Victoria Claflin Woodhull illustrata come candidata alla Casa Bianca |
Almanacco del 23 settembre:
Oggi ancora è una realtà vista solo nella fiction “Una donna alla Casa Bianca" (Commander in Chief) con Geena Davis ma più di un secolo fa era ritenuto un qualcosa di auspicabile, proponibile e realizzabile nonostante le donne americane non avessero neanche il diritto di voto.
Incarnò questo “sogno americano” del XIX secolo Victoria Woodhull Claflin nata il 23 settembre 1838 in Ohio nella città di Homer.
I primi anni della vita di Victoria Claflin sono poco conosciuti e difficilmente rintracciabili. Nata da una famiglia di proprietari di mulino, ricevette un’istruzione poco continuativa alla chiesa metodista della città ma quando l’attività legata al mulino venne meno per un incendio che lo distrusse la famiglia perdette tutto e fu costretta a lasciare la città di Homer decidendo di creare una compagnia nomade di chiaroveggenza e guaritori incoraggiando le doti paranormali che la madre di Victoria sosteneva di avere.
All’età circa di 14 anni Victoria sposò quello che sarà il suo primo marito il medico Canning Woodhull con cui ebbe due figli: il primogenito Byron, disabile, e la figlia Zulu ma dopo numerose relazioni extraconiugali del marito che aveva anche dipendenze dall'alcol, nel 1865 divorziò diventando libera di sposare il colonnello ed eroe della guerra civile, James Harvey Blood con il quale rimase dieci anni e dal quale non ebbe figli ma lo vide al suo fianco nelle battaglie più importanti come quella per il suffragio femminile.
Infatti nel 1868 i due e la sorella di lei, Tennessee, si trasferirono a New York dove stavano nascendo i primi movimenti sociali in favore dei diritti civili e politici in seguito alla guerra civile che aveva emancipato gli schiavi. Da questa realtà infatti le donne mossero le prime rimostranze per rivendicare la loro importanza nella società alla quale non corrispondeva una loro rappresentanza politica.
Grazie all'aiuto di uno dei personaggi più influenti a New York, il magnate Cornelius Vanderbilt, Victoria riuscì in una serie di operazioni speculative nel mercato dell’oro e così insieme alla sorella Tennessee nel 1869 fu in grado di aprire la prima società femminile di agenti di borsa a Wall Street, la “Woodhull Claflin & Co. Bankers and Brokers”. Viste come le regine della finanza, il loro successo fu salutato con entusiasmo e visto, con le parole di Susan B. Anthony nel 1870, come ‘una nuova fase della questione dei diritti delle donne’.
Con quegli stessi introiti aprirono un loro giornale il settimanale “Woodhull and Claflin Weekly” nel 1870 che si occupava appunto di tematiche legate al voto alle donne, al raggiungimento dell’uguaglianza, all'occupazione femminile, al controllo delle nascite ma anche di temi legati al loro lato più anticonformista e stravagante che in qualche modo aveva da sempre riguardato il loro stile di vita come il libero amore, l’educazione sessuale, l’uguaglianza sessuale, la legalizzazione della prostituzione, l’abolizione della proprietà privata. Temi quest’ultimi che suscitarono non poco scandalo e le valsero gli attacchi dei non riformisti per tanti anni, epiteti come "Strega impudente" "vile carcerata" e addirittura dipinta e letteralmente raffigurata come un demonio sulla rivista Harper’s Weekly.
Victoria Claflin caricatura di Thomas Nast 1872. |
Ma la loro attività procedeva spedita grazie comunque al successo che i loro articoli avevano sia quando si occupavano del diritto di voto delle donne sia quando denunciavano frodi fiscali, così che le maggiori agenzie di broker e banche non mancavano di acquistare spazi pubblicitari sulle prime pagine del loro giornale.
E a loro e al loro giornale è dovuto tra l’altro la prima traduzione ed edizione negli USA, del “Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx, uscito nel numero 30 del 1871 che non mancò anch'esso di produrre scandalo.
Nello stesso anno Victoria fu la prima donna che si presentò davanti alla Commissione Giudiziaria della Camera dei Rappresentanti per reclamare il suffragio femminile poiché nessun articolo della Costituzione negava formalmente alle donne il voto.
Durante il suo soggiorno a New York conobbe numerosi personaggi che l’aiutarono ad introdursi nei movimenti per i diritti delle donne e per i quali molto spesso teneva discorsi pubblici e conferenze per riuscire ad interessare anche il Congresso su questo tema. Fu l’unica dopo Elisabeth C. Stanton ad indirizzare una petizione sulla questione direttamente al Congresso, guadagnando pagine intere sui giornali dell’epoca che la raffiguravano mentre declamava le sue argomentazioni in favore delle donne, ribattezzandola come la regina delle tribune, una tra le più abili avvocate delle donne, piena di originalità e potere. I suoi sostenitori spaziavano dalle suffragiste come Elisabeth Cady Stanton, Lucretia Mott, ai riformatori liberali, ai pacifisti, agli spiritisti come il Congressista Benjamin F. Butler e Stephen Pearl Andrews grazie al quale entrò nel gruppo socialista chiamato Pantarchy che auspicava il libero amore, l’abolizione della proprietà privata in favore di una condivisione della proprietà e una responsabilità comunitaria dei bambini.
Qui puoi leggere il post su Elisabeth C. Stanton e Susan B. Antonhy |
Continuò comunque in modo tenace la sua attività in favore della condizione femminile in particolar modo per il suffragio femminile, così nel 1871 tenne una sua deposizione sull'argomento di fronte al Comitato Giuridico; il discorso, scritto insieme al deputato Benjamin Butler, sosteneva il diritto di voto delle donne in base al tredicesimo e quattordicesimo emendamento della Costituzione americana che lo prevedeva per tutti i cittadini, poiché: “le donne erano uguali di fronte alla legge, e lo erano quindi rispetto anche a tutti gli altri diritti”.
Questo discorso le valse l’ammirazione della National Woman Suffrage Association, NWSA, che cominciò a promuoverla quale sua figura di spicco nei discorsi pubblici in favore del voto alle donne e la volle per l’apertura del Terzo Congresso del NWSA a Washington.
Tuttavia molte attiviste dell’associazione non furono così contente di essere rappresentate da una donna così 'scandalosa' che predicava anche il libero amore, la legalizzazione della prostituzione e altre tematiche ad esse legate.
Tra i più accaniti detrattori della Woodhull c’era il reverendo Henry Beecher che cominciò una forte azione di demolizione della reputazione della candidata alla rappresentanza femminile all’interno dell’associazione.
Nonostante però le numerose critiche Victoria fu nomiata da un gruppo isolato del NWSA alla Presidenza del partito per l’uguaglianza dei diritti: l’ Equal Rights Party che nel 1872 la candidò alla Presidenza degli Stati Uniti d’ America per acclamazione con 1500 voti di uomini e donne: liberali, suffragiste, pacifisti, internazionalisti...
In questo periodo però si intensificarono gli attacchi alla sua vita privata, demonizzata quale donna dissoluta, fu più volte denunciata per immoralità, questo causò a lei e alla sua famiglia problemi finanziari che portarono anche alla sospensione della pubblicazione del settimanale da lei creato. Probabilmente stanca della situazione creatasi, rivelò più volte in pubblico la relazione extra coniugale che il reverendo Beecher ebbe con la moglie di un altro suo grande detrattore l’editore, nonché autore di una biografia a lei dedicata, Theodore Tilton, accusandolo esplicitamente di ipocrisia e doppia morale. Non contenta pubblicò parte della notizia sul numero del Weekly.
Questo però portò all'arresto suo e della sorella per aver distribuito materiale osceno proprio nel giorno in cui si tennero le votazioni presidenziali per le quali Victoria pur concorrendo non ebbe la possibilità di farsi campagna elettorale e non ricevette quindi neanche un voto.
Nel 1876 divorziò anche dal secondo marito e terminò definitivamente anche la pubblicazione del Weekly. Tentò invano di impugnare il testamento di Cornellius e poi Victoria, i figli e la sorella si trasferirono in Inghilterra dove si risposò con il facoltoso banchiere John Biddulph Martin.
Qui usando il suo nuovo nome da sposata, Victoria Woodhull Martin scrisse altre opere insieme alla sorella che nel frattempo sposò Lord Francis Cook.
Tornò solo saltuariamente negli Stati Uniti e nel 1892 fu di nuovo nominata come candidata alla Casa Bianca per il Humanitarian Party.
Nel 1895 fondò un nuovo giornale l’ Humanitarian insieme alla figlia Zulu, aprì una scuola e una fiera agricola. Si interessò al movimento per il suffragio femminile in Inghilterra promosso da Emmeline Pankhurst e a varie cause umanitarie. Morì in Inghilterra nel 1927 a Londra.
Qui puoi leggere il post su Emmeline Pankhurst |
Il suo esempio di donna manager, broker, editorialista nonché prima candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, di donna che lottò per rivendicare la libertà all'autodeterminazione della sua vita e al diritto di tutte le donne di votare e di esprimersi per i propri diritti è stato alla base delle future richieste di rivalsa a noi più vicine anche se ne abbiamo perso, anche solo in parte, la memoria e forse per questo ancora in parte stiamo in attesa che si realizzino.
Negli ultimi anni infatti l'esempio di Victoria e di sua sorella Tennessee è stato accostato da qualcuno al movimento del metoo grazie alla loro storia e soprattutto per il loro esempio nel denunciare gli abusi e la doppia morale del reverendo Beecher, come ebbe a dire Victoria nel suo discorso alla Steinway Hall di New York nel 1871 "La verità vi renderà libere"1 .
1 N. Katz, "Outrages: the Victoria Woodhull Saga 2: Fame, Infamy and Paradise Lost", LLC, New York, 2018.
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