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giovedì 11 novembre 2021

Berthe Morisot. Le luci, le ombre- Adriana Assini




Berthe Morisot. Le luci, le ombre
Adriana Assini
Scrittura&Scritture





Berthe Morisot. Le luci, le ombre- Adriana Assini. Chi fu la più nota pittrice impressionista, tra gli impressionisti? Adriana Assini ne delinea le caratteristiche intime quelle di un carattere a volte indecifrabile, complesso, introverso con il sacro fuoco della pittura, eppure grazie al racconto di Assini, Berthe Morisot ci appare così coinvolgente, accessibile nei suoi pensieri e nelle sue voglie che convogliano sempre lì alla pittura, spauracchio della madre, soprattutto, che la vorrebbe ben maritata o comunque sistemata come si confà ad una donna nella Francia del XIX secolo.
Ma Berthe è "selvaggia" frequenta altri pittori più o meno apprezzati, più o meno risolti e come uomini e come artisti e con lei anche chi legge ha il privilegio di ascoltare i discorsi di Degas, Renoir, Monet, Pissarro, Manet...Assini infatti ci prende per mano e ci trasporta in una Parigi di fine ottocento tra le mura dei cafè, tra le scaramucce degli artisti e delle loro modelle ma anche tra il sangue dei vinti e la bagarre dei vincitori quando Thiers riprende il potere dopo l'esperienza della Comune così come tra i negozi dei primi grandi magazzini.
E sopra a tutto c'è lei, Berthe Morisot che con il suo carattere sornione, provocatorio e deciso sa solo che ciò che vuole è dipingere. 
Adriana Assini, sulla base di una grande ricerca storica ed artistica- che le appartiene in quanto apprezzata acquarellista- mai esibita ma che risalta dall'accuratezza dei dettagli e dai riferimenti, ci accompagna in una Parigi di fin de siècle dove una donna con l'arte sacra della pittura vuole perseguire il suo sogno, dare modo alla sua indole indomita e plasmata solo dalla pittura di darle forma e colore. Granitica e perseverante Berthe Morisot persegue la sua strada, una strada fatta di luci e ombre come quelle che ci vogliono per dipingere ma anche come quelle del suo carattere così enigmatico, dei chiari e scuri vividamente impressi nero su bianco da Adriana Assini in questo romanzo che non lascia dubbi né ombre: un viaggio in compagnia di Berthe Morisot, e dei suoi numerosi compagni di vita, che non si vorrebbe far finire.

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Berthe Morisot. Le luci, le ombre
Adriana Assini
ed. Scrittura&Scritture
2021
pagg. 223






  
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domenica 14 aprile 2019

Isabella Stewart Gardner- La collezionista


Almanacco del 14 Aprile:



Isabella Stewart Gardner nasce il 14 aprile 1840 a New York City in una famiglia benestante, il padre David infatti investì con successo i ricavi ottenuti dal commercio di lino irlandese permettendo alla famiglia una vita agiata e spensierata.
Isabella ebbe un'istruzione presso una scuola privata della sua città. Nel 1860 sposa Jack Gardner, fratello di una sua compagna di scuola e si trasferisce a vivere a Boston, la città d'origine del marito dove il padre di lui aveva regalato loro una casa in Beacon Street 152 come regalo di nozze.

Nel 1863 nasce il loro primo, ed unico, figlio John Lowell Gardner che però morirà all'età di due anni. Per supportare la coniuge in questa dura perdita il marito porta Isabella a viaggiare in giro per il mondo: Europa, Russia, Egitto (1874-75) e in Asia (1883-84).
Proprio a seguito di un suo viaggio in Italia ebbe l'idea di creare un suo museo. Isabella infatti grazie alla sua raffinatezza e cultura riuscì ad inserirsi con successo nei salotti culturali bostoniani e grazie alla sua passione per l'arte si perfezionò, in un primo periodo, nel collezionare rari manoscritti e libri antichi, tra cui una delle prime edizioni della Divina Commedia di Dante. Amava seguire le lezioni del Professor Charles Eliot Norton, primo professore di Storia dell'Arte che la invitò a far parte della Società di Dante.
A seguito di un suo viaggio in Italia, a Venezia presso Palazzo Barbaro, allora di proprietà di due bostoniani Daniel e Ariana Curtis, Isabella acquisisce la consapevolezza del suo amore per l'arte che la porta a pensare per la prima volta di voler creare un museo nella sua città, Boston.
All'epoca Palazzo Barbaro era un punto di riferimento per gli americani ed inglesi interessati alla cultura italiana che venivano in Italia ed era centro di incontri tra intellettuali, artisti, collezionisti.

Copertina del quaderno di viaggio di Isabella,
licenza Isabella Stewart Gardner Museum, Boston 
Alla morte di suo padre con l'eredità che le spettava riuscì a concretizzare il suo sogno. Con la cifra di 1.75 milioni di dollari (circa 45 milioni di dollari di oggi) Isabella poté dar vita al suo museo. Cominciò quindi ad acquistare importanti dipinti come “Il concerto” di Vermeer nel 1891, “Il rapimento d'Europa” di Titan nel 1896 o come “L'autoritratto di Vermeer” nel 1896.
Nonostante nel 1899 suo marito muore d'infarto, lei continua il suo progetto, in quell'anno infatti comincia la costruzione dell'edificio che ospiterà il museo che verrà concluso nel 1901. L'edificio ospiterà anche gli appartamenti di Isabella al quarto piano, riservando invece i primi tre piani all'esposizione museale che vedeva i manoscritti antichi, i libri d'epoca, sculture, mobili acquistati da Isabella nei suoi viaggi. 

Il Museo, che porta il suo nome, verrà inaugurato e aperto al pubblico nel 1903.
Nei suoi interni Isabella organizzerà anche concerti, letture, incontri di arti visive.

Morirà nel 1924 lasciando stabilito nel testamento che nulla deve essere toccato nel Museo, né acquistato, né tanto meno venduto.

A lei si deve la prima opera di Botticelli che sia mai arrivata in suolo statunitense “La storia di Lucrezia” acquistata nel 1894 per l'esorbitante cifra di 2.300 mila sterline. Si premunirà di acquisire poi altre opere dell'artista come “La natività” (1482-85) dal Duca di Brindisi a Firenze a Palazzo Antinori nel 1900 e “La Vergine, il Bambino con un Angelo” (1470-74) dalla collezione del Principe Chigi di Roma nel 1899.

Tutte le sue opere sono quindi esposte al Museo Gardner di Boston che quest'anno ha ospitato la mostra dedicata a Botticelli Eroine +Eroi che ha visto riunite due opere pensate insieme dallo stesso artista “La storia di Lucrezia” proprietà appunto del museo e “La storia di Virginia” dell'Accademia di Carrara di Bergamo.

Nel 2004 la Biblioteca Marciana le ha dedicato una mostra dal titolo 'Gondola days. Isabella Stewart Gardner e il suo mondo'. 

https://www.gardnermuseum.org



COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente specificato

giovedì 31 gennaio 2019

Le Eroine di Botticelli in mostra


"La leggenda di Lucrezia" Sandro Botticelli, 1510 circa, Firenze.
Licenza Isabella Stewart Gardner Museum, Boston.


A febbraio la mostra su Botticelli e le sue Eroine ed eroi.



A Boston, al Gardner Museum  per la prima volta la mostra renderà omaggio alle eroine che il famoso pittore italiano del Rinascimento ha saputo raccontare con una narrativa nuova, adattando il mito romano alle esigenze della sua epoca; una rilettura che oggi grazie anche al contributo del graphic novel Karl Stevens sembra essere attuale anche per i nostri giorni. Partendo infatti dalle due opere al centro della mostra "La leggenda di Lucrezia" e  "La leggenda di Virginia", sono tanti gli avvenimenti che verranno organizzati per esaltare queste due figure di donne esemplari che con la loro vita e soprattutto morte hanno combattuto contro la tirannide. Così letture, danze, concerti, rappresentazioni saranno messe in scena per accompagnare questo evento ispiratore per dar voce ad altre storie di donne contemporanee e non, emblema di forza femminile seppur vittime di tirannide ed ingiustizie.

Il concerto "La città delle Dame" del 17 febbraio darà luce sì alle protagoniste della mostra con danze a loro ispirate ma sarà l'occasione anche per sentire la storia di Cristina di Pisan
Qui puoi leggere il post su Cristina di Pisan
di Suor Juan Ines de la Cruz 
o ancora letture di Malala Yousafzai o in memoria di Sandra Bland, la afroamericana fermata dalla polizia texana per non aver messo la freccia mentre svoltava con la sua auto, arrestata, malmenata e ritrovata cadavere nella sua cella tre giorni dopo il fermo, nel 2015. 


Al centro della mostra appunto i due capolavori di Botticelli, "La leggenda di Virginia" che è qui presente dall' Accademia di Carrara di Bergamo e "La leggenda di Lucrezia" la prima opera botticelliana mai arrivata prima sul territorio statunitense nel 1894 grazie ad Isabella Stewart Gardner che la acquistò convinta di voler creare un museo per la sua fiorente collezione di capolavori.
La stanza del Gardnermuseum dove è conservato il dipinto
"La leggenda di Lucrezia" di Botticelli, 1510.

I due dipinti furono pensati insieme  da Botticelli, entrambi furono infatti commissionati dalla famiglia Vespucci, probabilmente da Giovanni di Guidantonio Vespucci e da Namicina di Benedetto Nerli per il loro palazzo di Firenze a via de' Servi. Nei secoli furono però divise tra  diversi proprietari e solo oggi ritrovano la loro dimensione originaria.
Qui puoi leggere
 il post susu
Isabel Stewart Gardner

La mostra si compone di altre opere del grande pittore italiano provenienti dall'Europa e dagli Stati Uniti come "I tre miracoli di San Zanobi" dalla National Gallery di Londra o "L'adorazione dei Magi" dagli Uffizi di Firenze ma sono proprio le due opere delle eroine che hanno ispirato l'intera mostra, notare il titolo "Eroine ed eroi", e intorno a cui gira la riflessione ancora attuale del messaggio delle loro esistenze, per quanto leggendarie, a cui perfino un grande maestro come Botticelli volle rendere omaggio facendole diventare appieno protagoniste del Rinascimento.






Boston, Gardner Museum, Hostetter Gallery,
25 Ewans Way,
dal 14 Febbraio al 19 Maggio 2018: "Botticelli: Heroines+Heroes"







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venerdì 19 gennaio 2018

Una Vita Oltre- Luciana Gentilini

La Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma
credits: Opportunità di Genere OG



Alla presentazione del nuovo libro di Luciana Gentilini “Una Vita Oltre” è difficile trovare un posto seduti  alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Con impegno riesco a guadagnarmi un bel posto anche se poi girandomi vedo che ci sono persone rimaste in piedi.

A parlarci di questa novità editoriale, ci sono lo storico dell'arte, accademico Giuseppe Appella, anch'esso tra gli amici più cari dei coniugi Gentilini, il critico letterario Arnaldo Colasanti, che riesce in pochi tratti, si direbbe per restare in tema, poche pennellate a chiudere con poetica la presentazione e Maria Pia Ammirati, scrittrice e giornalista, ex vice presidente della Rai e membro della Commissione Pari Opportunità Rai che dona, immancabile, una visione femminile.

Anna Maria Ammirati, Luciana Gentilini,
Giuseppe Appella, Arnaldo Colasanti.

Credits: Opportunità di Genere OG
Il tutto è costantemente completato da immagini che riprendono quelle presenti nel libro ma anche foto inedite che scorrono sul tableau affianco ai relatori e che accompagnano aspetti evidenti del libro ma che ci restituiscono anche una dimensione più privata, intima, coinvolgente, si direbbe familiare che è poi quella che si è respirata durante la presentazione grazie agli interventi che si sono susseguiti ma che è anche afferente al libro stesso.

Le immagini scorrono nel tableaux della sala  delle Colonne.
Credits: Opportunità di Genere OG.
Il nuovo libro di Luciana Gentilini, edito da Silvana editoriale,  ci regala infatti le sue memorie dal 1971 al 1981, anno della scomparsa del marito, il pittore Franco Gentilini.
In questa decade Luciana ha tenuto infatti un diario dopo il suggerimento di Augusto Augustinci, il titolare della nota Galleria d'Arte francese la Rive Gauche, che un giorno le disse “Mon Dieu Luciana, lei incontrerà certamente molte persone interessanti, o persone che le raccontano cose interessanti e questi incontri, questi racconti, potrebbero essere materia dei suoi scritti1 e su questi scritti, oggi è incentrato proprio il nuovo libro dove ritroviamo i pensieri e le impressioni dirette della Signora Gentilini che dopo premiazioni, vernissage, mostre o 'semplici' serate tra amci, annotava i suoi pensieri. Sì perché Franco e Luciana Gentilini avevano come amici Ungaretti, De Chirico, Alfonso Gatto, Bona De Pisis, Falqui, Manzini...solo per citarne alcuni, così che il tempo passato in loro compagnia era un gran bel tempo insieme “Dietro specifica domanda, ho dovuto riconoscere che con te frequentavamo poco i teatri, fosse per i concerti, opere, balletti o pièce teatrali. Tu preferivi le serate intorno a un tavolo con gli amici. Ma quali amici!
Potevano essere Ungaretti, De Libero, Sinisgalli, Falqui, Petroni, Gianna Manzini, per citarne alcuni, e a Parigi Gualtieri di San Lazzaro, Alain Jouffroy, André Pièyre de Mandiargues, Bona de Pisis, Patrick Walderberg. E accanto a loro lo spettacolo era comunque garantito...le loro conversazioni, i loro ricordi, i loro racconti, le loro grandezze, le loro debolezze, le loro manie, le loro bizzarie e quant'altro, come tutti del resto, ma sempre con qualcosa in più.
Che necessità c'era di andare a teatro? Quello che loro ci offrivano era di qualità extra.
E gratis per giunta
2.

Questo di più è quello che Luciana Gentilini ci regala in questo nuovo libro con le sue impressioni e suoi pensieri sull'intellighenzia internazionale del secolo scorso. Così scopriamo i retroscena del rapporto tra Falqui e Gianna Manzini, il senso, scarso, di ospitalità di Bona De Pisis e insomma l'aspetto più umano e forse più vero di grandi personalità; un documento storico che riesce a divertire grazie allo stile ironico e pungente della sua autrice anche se ci lascia un po' di malinconia per un tempo che non c'è più.
A differenza del precedente libro “Continuare il tempo” dove di fatto il tempo è sospeso perché Luciana Gentilini decide di non inserire alcun riferimento temporale ai suoi ricordi di una vita coniugale che è rimasta sospesa, interrotta, dopo la scomparsa del marito, in questa opera invece i suoi appunti seppur circoscritti, datati ci raccontano di un'epoca sospesa in cui le varie forme d'Arte si incontravano tra loro e dal cui incontro nasceva altra insuperabile Arte.
Una Vita Oltre” ci restituisce un tempo passato ma non superato, anzi eterno come l'Arte di questi grandi artisti e grandi artiste che oggi in questa opera ci vengono restituiti in una dimensione concreta eppure effimera, proprio come solo l'Arte sa essere.



 "Una Vita oltre"   di Luciana Gentilini
 Ed. SilvanaEditoriale
2017
pagg. 177










________________________________________
1 L.GENTILINI, “Una Vita Oltre”, ed. SilvanaEditoriale, Milano, 2017, pag. 13.

2 L. GENTILINI, “Continuare il tempo”, ed. De Luca Editori d'Arte, Roma, 2013, pag. 129.




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martedì 28 febbraio 2017

Donne mecenate dell'arte





Di donne mecenate nella Storia, soprattutto antica e moderna, non ne sono rimaste tracce evidenti se non le poche privilegiate come ad esempio Isabella d’Este, Caterina de’Medici, Lucrezia Borgia, Isabella Gonzaga prima o Caterina II  e  Felicita Bevilacqua in seguito.

Eppure esempi di donne anche in epoca più contemporanea che hanno valorizzato l’arte nelle sue forme ce ne sono state di importanti per la cultura del proprio paese e per l’intero patrimonio umano, la più nota, forse, Peggy Guggenheim. Con il suo amore per l’arte e la novità è riuscita a collezionare opere d’arte ancor prima che fossero ritenute tali, a scoprire e valorizzare artisti sconosciuti come Pollock rendendolo un artista quotato e richiesto dai collezionisti e musei di tutto il mondo. Ancor di più fece Johanna Van Gogh, non molti sanno infatti che la fama e notorietà di uno dei più importanti e valutati artisti dei nostri tempi, Vincent Van Gogh, deve tutto questo alla cognata.

Una volta rimasta vedova infatti, ereditando tutta la collezione dal marito Theo, Johanna si rese conto del talento di Vincent e cominciò a promuoverlo. Tornata in Olanda quando il marito era già molto malato, alla morte di lui apre una pensione e recuperate le tele del cognato dalla Francia, le espone nella sua locanda; è già un primo passo per farle conoscere ma non basta…
Comincia a leggere le lettere che i due fratelli si erano scritti nel tempo, cogliendo i suggerimenti che Vincent stesso dà a Theo: poche mostre e vendere solo il necessario. I primi risultati arrivano presto, Maus le propone una prima mostra a Bruxelles dove però i quadri sono stroncati senza pietà. Ma Johanna non si arrende e cerca nuove opportunità: piccole gallerie, critici d’arte aperti al nuovo, piccole mostre, nuove amicizie artistiche e così piano piano, ispirata da una frase letta in un giornale femminista che spronava a ricercare un successo lungo ma duraturo piuttosto di uno veloce ma fugace, Johanna non si scoraggia ed ecco che mano a mano le mostre si moltiplicano, le recensioni si animano, i Musei chiamano e l’arte di Vincent Van Gogh si impone al mondo.


Una storia analoga tutta italiana, ma solo per i protagonisti e non per l’arte che rimane patrimonio internazionale, è quella che vede da oltre trent’anni il lavoro di recupero, archivio, tutela e esposizione delle opere di Franco Gentilini da parte di sua moglie Luciana. Ultima sua iniziativa è la mostra che si svolge a Pontassieve dal titolo “Franco Gentilini- Opere della collezione di Luciana Gentilini” fino ai primi di marzo.

Alcune analogie abbiamo detto con Johanna Van Gogh, soprattutto nell’impegno e nella riuscita promozionale dell’arte dei loro cari ma le similitudini finiscono qui, perché quando Franco Gentilini scompare è già un artista molto noto ed apprezzato in Italia e all’estero, di fama mondiale, quotato e ricercato dal mercato nazionale ed internazionale e sarà proprio la sua arte che riporterà Luciana in vita dopo la perdita del marito: “L’atroce dolore della sua morte rubò la mia mente. (…) Inerzia e silenzio. Interminabili giorni in attesa  che scendesse la notte, interminabili notti in attesa che si affacciasse il nuovo giorno… ‘Depressione grave’ è il termine medico[1]. La richiesta di organizzare una mostra in memoria del marito però le indica la via giusta da percorrere soprattutto per se stessa: “Da quel momento l’incontrollabile inerzia che mi aveva attanagliata per tanti mesi si trasformò in un’altrettanta incontrollabile frenetica attività, che non si è più arrestata[2].
Ed effettivamente Luciana Gentilini dal 1984 ad oggi ha organizzato più di cento mostre in Italia e all’estero, viaggiando da Venezia a Bruxelles, da Marrakech a Budapest, da Parigi al Cairo, da Torino ad Halle… e non solo per  organizzare mostre ma anche per tutelare l’opera del marito contro i contraffattori che ormai la temono come uno spettro di notte e a cui fa tagliare a loro stessi con possenti forbici i quadri incriminati!. In questi anni ha poi recuperato, grazie ad un estenuante lavoro trentennale, la preziosa opera artistica del Maestro Gentilini fin dai suoi primi lavori giovanili, organizzata nel Fondo Luciana Giuntoli Gentilini e convogliata successivamente nell’ Archivio Gentilini che raccoglie anche la corrispondenza e i documenti biografici dagli anni ’30 agli anni ’80 del’900, e infine donato alla Quadriennale di Roma  e dichiarato nel 2013 dal Ministero dei Beni Culturali “di interesse storico particolarmente rilevante”.

Storie di donne che nell’arte dei loro cari hanno trovato la loro realizzazione non più però come soggetti artistici ma come fautrici di una memoria artistica; rare testimoni di un percorso inedito nella storia dell’arte.




[1] A. Natali, A. Bimbi a cura di, “Franco Gentilini- Opere della collezione di Luciana Gentilini”, catalogo della collezione, Ed. Polistampa, Firenze, 2016, pag. 27
[2] Idem



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