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lunedì 30 settembre 2024

Ugolina di Biella-Jean Webster- PUBLISHERSTORY




Ugolina di Biella: Una storia di emigrazione italiana di Jean Webster - PublisHERstory 

Quanti italiani, tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, sono emigrati in America in cerca di prospettive di vita migliori? La nostra penisola, colpita da una profonda crisi economica, non garantiva un salario adeguato ai lavoratori, i quali, con coraggio e spirito d’iniziativa, ma con il cuore straziato, decisero di lasciare le proprie famiglie e origini per trasferirsi e inseguire il sogno americano. Tante furono le difficoltà incontrate, tra cui una severa discriminazione da parte degli abitanti autoctoni che costrinse gli italiani ad accettare spesso condizioni di lavoro innaturali e trattamenti inaccettabili, con la speranza di poter migliorare un giorno la loro situazione.

 

Jean Webster, celebre per il suo capolavoro Papà Gambalunga, visitò il Bel Paese durante il secondo semestre del suo terzo anno al Vassar College per scrivere la tesi Pauperism in Italy, e rimase colpita dai luoghi, dalla storia, dalla cultura e dal colore locale tanto da ritornarci tra l’inverno del 1903 e la primavera del 1904, e nell’estate del 1905. Sempre attiva in campo sociale, Jean Webster prese a cuore la questione della povertà in Italia e dei moti contadini di fine Ottocento. 

 

L'autrice statunitense era vissuta in una famiglia di attiviste, si era interessata alle battaglie per la parità di genere e il diritto all’istruzione - tematiche che emergono dalla maggior parte dei suoi romanzi -, ma anche per la riforma degli orfanotrofi e delle carceri; la sua produzione si prefigge l’obiettivo di trattare con ironia e scrupolosità anche altre tematiche come quella del razzismo (Il mistero di Four-Pools), della salute mentale e dell’alcolismo (Caro nemico), e Ugolina di Biella non fa eccezione.

L'emancipazione femminile è infatti uno dei principi cardine su cui basò la sua vita e le sue opere: da Judy a Sallie, da Marcia a Polly, le donne di Webster sono tutte indipendenti e anticonvenzionali, proprio come Ugolina di Biella.

 

Il racconto, che vede protagonista una delle domestiche che animò casa Webster dal marzo 1905 circa, abbraccia sia la tematica dell'emigrazione che quella dell'emancipazione femminile. Jean Webster si abbandona a un ritratto di Ugolina alternando episodi esilaranti ad aneddoti raccontati dalla domestica stessa che la presentano come una donna testarda, determinata, dedita al lavoro, ma soprattutto emancipata, trasferitasi dall'Italia negli Stati Uniti su consiglio del fratello per assicurarsi l’indipendenza assoluta.

 

All’interno del racconto si mescolano elementi tipici della cultura italiana (come le canzoni popolari cantate da Ugolina, l’amore per la buona cucina e la profonda religiosità, i quali vengono utilizzati come stereotipi tipici del consueto stile ironico che caratterizza la prosa dell’autrice) e di quella americana (come i riferimenti a usi, costumi e luoghi). L’apparato di note previsto nell’edizione PublisHERstory fornisce a chi legge tutte le informazioni necessarie per inquadrare il testo nel periodo storico in cui è stato concepito, oltre a integrare il racconto di Jean Webster con le informazioni che si ricavano dalla bozza scritta dalla madre Annie Moffett dal titolo Enter Ugolina. Quest’ultima riporta molti episodi già presenti in Ugolina of Biella, ma indugia su altri particolari che la figlia ha escluso e che risultano utili per avere un’idea di insieme della vita e dei modi di fare della domestica italiana. Inoltre, il volume è fruibile da tutti, grazie all’utilizzo di un font ad alta leggibilità.

 

Ugolina di Biella viene dato alle stampe oggi per la prima volta in Italia e nel mondo: il dattiloscritto, che rientra tra i Jean Webster Papers del Vassar College (istituto dove lei si formò), fu messo in un cassetto per dare spazio alla stesura di altre opere più importanti, e di fatto non fu più rimaneggiato né proposto ad alcuna rivista. Ciò lo rende un tesoro prezioso da riscoprire per conoscere più a fondo una parte della vita di Webster, date le scarse notizie biografiche riportate nel volume di Alan e Mary Simpson e Ralph Connor Jean Webster: Storyteller.

 

                                                                     Miriam Chiaromonte

                                                                  traduttrice e curatrice                                                                          della unica edizione                                                                          italiana  e mondiale                                                                                                per                                                                              PUBLISHERSTORY.










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giovedì 18 novembre 2021

RECOVI-EW Roma

Locandina di RECOVI-EW Roma


RECOVI-EW Roma- La situazione economica e lavorativa delle donne in Italia non è mai stata particolarmente semplice né favorevole. Come sappiamo le cariche pubbliche non erano accessibili fino al 1963 quando con Legge n.63 si sancì l'ammissione della donna ai pubblici uffici e alle libere professioni dopo che Rosanna Oliva de Conciliis  fece ricorso quando scoprì, dopo la laurea in giurisprudenza, che non avrebbe potuto fare il concorso in magistratura in quanto donna.
Ed é solo di qualche settimana fa l'approvazione in Parlamento della legge per equiparare gli stipendi delle donne a quelli degli uomini come già succede in altri paesi da anni per colmare il gender pay gap, anche se dovrebbe essere la normalità.
Una disparità economica che ha una pesante ripercussione sulle vite quotidiane delle donne e della collettività e un riflesso inevitabile sulle retribuzioni pensionistiche.
Questa situazione già complicata é stata aggravata dall'avvento pandemico che a livello lavorativo ha colpito soprattutto le donne le quali sono state le prime a pagare la crisi dovuta al Covid-19.
Sono state infatti le donne a perdere per prime il lavoro quando hanno dovuto seguire le proprie figlie e i propri figli in dad a casa, quando i datori e datrici di lavoro hanno dovuto ridimensionare il personale in mancanza di richiesta. Questa è la situazione che i dati da più parti ci dicono. La crisi dovuta al Covid-19 è gravata in modo preponderante soprattutto sulle donne.
Eppure "l'economia delle donne" é una risorsa ed é per questo che RECOVI-EW (Restarting the Economy after Covid-19 throught the Empowerment of Women) vuole "valorizzare il contributo imprescindibile alla ripresa delle donne e delle ragazze", proprio loro saranno il motore per ripartire dopo la crisi portata dal Covid-19. Quattro Hackathon in quattro città diverse, l'ultima venerdì 20 novembre a Roma. Tanti le e gli ospiti che animeranno con i loro interventi questa tappa che si basa su quattro pilastri dell'incontro di Roma alla Fondazione De Gasperi ( e online): Giovani, STEM, Sicurezza, Giustizia.
Modererà l'incontro il giornalista della Rai-Tg 1 Paolo di Giannantonio, interverranno:
Monica Lucarelli- Assessora Pari Opportunità del Comune di Roma,
Cristiana Carletti -Università Roma Tre;
Irma Conti- Donne Giuriste Italiane;
Veronique Sainte-Luce - WFP;
Consuelo Lollobrigida- University of Arkansas Rome Program;
Maria Giovanna De Vivo- Inps;
Maria Grazia Ponunzi- Aidos;
Irene Fellin- Wiis Italia;
Rappresentante USA in Italia.

Special Guess: Michela Murgia.

Con il patrocinio della missione USA in Italia  e il W20- Italia.
Comitato organizzatore:
Pierfrancesco Torrisi
Raffaella Patino
Martina Improta 

Il programma completo su:
www.recoview.it/programma-roma-19-novembre-2021/

Ci si può registrare e seguire l'evento al link:
http://docs.google.com/forms/d/1uHz6cXBPe9alQyQThzt4H1TWZRs3PrQx7kuSDcxiRLs/viewform?edit_requested=true







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mercoledì 27 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #48







#48 We want sex



Sulla scia del tema che OG ha scelto per arrivare a concludere questa iniziativa di “Un film di una donna a settimana per un anno?” liberamente ispirata a #52FilmsbyWomen che appunto si concluderà tra qualche settimana, un film inglese di qualche anno fa che è stato prodotto dalla BBC e che ci introduce seppur con qualche finzione scenica, negli avvenimenti realmente accaduti in un paese dell'Essex nel 1968 quando un gruppo di quasi duecento operaie lottò per rivendicare i loro diritti.

Trama:
Nella cittadina di Dagenham ha sede una delle fabbriche americane delle automobili tra le più importanti, la Ford tuttavia le condizioni lavorative riservate alle operaie sono davvero critiche.
Le donne assunte nella fabbrica sono addette alla cucitura dei sedili automobilistici ma sono sottopagate, hanno orari massacranti che minano la loro stabilità fisica e familiare, né alcuna condizione di sicurezza, occupano infatti il vecchio capannone degli anni '20 vecchio ed obsoleto, dove fa caldo e ci piove dentro. Le operai decidono quindi di unirsi e protestare per reclamare i loro diritti e la loro condizione economica, infatti sono state paragonate ad operai non qualificati e come tali vengono retribuite.

Così si raggruppano sotto la guida di Rita O'Grady e attuano uno sciopero che sarà davvero in grado di mettere in serie difficoltà l'azienda, ottenendo visibilità tra l'opinione pubblica e il governo, coinvolgendo perfino la deputata Barbara Castle che supporterà la rivendicazione dei diritti lavorativi delle operaie per un' uguaglianza anche retributiva.

La loro lotta e determinazione sarà alla base della Legge che porterà alla parità di diritti lavorativi e salariali tra uomini e donne in Inghilterra.


Scelto perché:
La rivendicazione per un'adeguata remunerazione in favore delle donne a parità di mansione è davvero ancora molto attuale in tutto il mondo se pensiamo che negli Stati Uniti il Presidente Obama ha firmato una legge su questa materia solo nel 2009 o se ancora a Marzo di quest'anno il Censis stabiliva che le manager italiane guadagnano ben il 33% in meno rispetto ai manager.
Insomma se lo striscione originale delle operaie dell'Essex dichiarava: “We want Sex Equality!”, ovunque ancora c'è bisogno di sventolarlo!.




Titolo: We want sex
Titolo originale: Made in Dagenham
Nazionalità: UK
Durata:113 min.
Anno: 2010
Regia: Nigel Cole
Produzione: Laurie Borg, Elisabeth Karlsen, Stephen Woolly

Cast: Sally Hawkins, Miranda Richardson, Rosamunde Pinke




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lunedì 18 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #47






#47 Luisa Spagnoli 



Continuiamo per questa settimana ancora con il tema delle donne e del lavoro questa volta con una storia di successo al femminile, una grande imprenditrice italiana dello scorso secolo non sempre nota per i suoi successi che invece sono stati di importanza secolare visto che ancora oggi noi stess* possiamo godere delle sue intuizioni imprenditoriali.

La protagonista raccontata in questo film è infatti Luisa Spagnoli, inventrice sì della nota e ancora pregiata marca di abbigliamento femminile ma ancor prima di tanti prodotti dolciari tra cui il golosissimo Bacio e della Perugina stessa!.
Il Film è stato pensato per la tv e interpretato da Luisa Ranieri, uscito a puntate sulle reti nazionali nel 2016, é proposto in  2 dvd. E' liberamente ispirato al racconto della biografia che ne fece Maria Rita Parsi nel libro "Le Italiane" a cura di Annamaria Barbato Ricci, dal titolo appunto di "Luisa Spagnoli" pubblicato nel 2010 da Castelvecchio.


Trama:
Luisa vive a Perugia ed è sposata con Annibale un musicista con poca dimestichezza con il lavoro pratico mentre Luisa ha una grande creatività che alla fine decide di assecondare comprando una confetteria abbandonata a cui ridà vita grazie ai suoi esperimenti culinari e intraprendenza, lavora fino a notte fonda nonostante la cura dei tre figli. La sua buona volontà e i suoi sacrifici la mettono in luce in tutta Perugia e anche il signorotto della città, il Conte Sangiorgi le mette gli occhi addosso e cerca di condizionare le sorti della sua attività imprenditoriale per farla cedere al suo corteggiamento ma Luisa non cede.
Nonostante i pettegolezzi alimentati dal pregiudizio per il solo fatto che sia una donna a tirare avanti un'azienda e a mantenere la famiglia, riesce comunque grazie al suo talento dolciario ad avere un qualche successo ma Luisa stessa capisce che non basta e così per rispondere alle continue difficoltà anche date dalla diffidenza verso una donna 'manager', ha un'intuizione impegnativa ma che può aiutare sostanzialmente la sua impresa.
Propone infatti ai Buitoni, la nota azienda alimentare, una 'fusione' ...nasce la Perugina grazie a Francesco Buitoni che accetta la sfida, intuendone i benefici. Suo figlio Giovanni va quindi a Perugia per riassettare i conti dell'azienda e con la sua giovinezza ma perspicacia, lanciare i prodotti dolciari. Tra Luisa e Giovanni però, almeno inizialmente, non si crea un buon rapporto, i due caratteri molto forti e la determinazione di Giovanni indispettiscono Luisa mentre nel frattempo è scoppiata la Guerra e anche i suoi operai sono dovuti partire per il fronte, a corto di manodopera Luisa ha un'intuizione geniale, accoglie nella sua azienda le moglie, le sorelle degli operai garantendo così a se stessa continuità e alle famiglie un reddito. 
La presenza di operaie induce l'imprenditrice Spagnoli a voler creare un asilo aziendale, il primo mai pensato e creato, sostenendo che rendere migliori le condizioni di lavoro degli operai/e era essenziale per avere un rendimento migliore.
Luisa quindi difende le sue decisioni con Giuseppe e tra i due, costretti a lavorare tutto il giorno insieme, scoppia la passione che però non resta celata per troppo tempo. Di questo tenta di approfittarne il Conte Sangiorgi per far scoppiare uno scandalo e riprendersi la sua rivincita ma il marito di Luisa, Annibale, decide invece di fare un passo indietro senza darle nessuna colpa e rinunciando a lei, ritirandosi ad Assisi. Anche Francesco Buitoni però crede sia opportuno che i due si lascino ma Giuseppe invece lascia la famiglia e si trasferisce a Perugia, proprio nei locali della Perugina per stare con Luisa. L'azienda grazie alle idee di Luisa e l'appoggio e intraprendenza di Giuseppe intanto ha successo e si ingrandisce, Luisa inventa il cioccolatino più noto e mangiato ancora oggi: Il Bacio! Che diventa un po' l'emblema del marchio.

I prodotti dell'azienda dolciaria sbarcano anche oltreoceano e hanno un successo strepitoso ma le cose tra Luisa e Giuseppe si complicano, infatti Luisa, più grande di quattordici anni, si rende conto che Giuseppe ha bisogno di una compagna più giovane che possa dargli una vera famiglia con dei figli e lo lascia ma Giovanni non è della stessa opinione per risposta però decide di andare negli Stati Uniti per seguire gli affari dell'azienda.
Luisa a questo punto ha bisogno di un nuovo progetto e decide di assecondare la sua fantasia e progettualità aprendo una sartoria, che porterà il suo nome, essendo convinta che non ci sia ancora una moda adatta alle signore.
Inizia on poche lavoranti quando però si ammala improvvisamente e neanche l'arrivo di Giuseppe, accorso al suo capezzale, la potrà aiutare.


Scelto perché: La figura di Luisa Spagnoli, la sua forza creativa unita ad un'imprenditorialità straordinaria ha creato nell' 800 due aziende diverse ma altrettanto di successo grazie ad intuizioni geniali sia sul tipo di prodotti che per qualità e progettualità, e che hanno portato queste aziende ad essere a tutt'oggi ancora dei marchi di successo dopo secoli, eppure la sua figura non è così conosciuta né ricordata come invece dovrebbe al pari di altri grandi industriali italiani.



Titolo: Luisa Spagnoli
Nazionalità: ITA
Durata: 200 min.
Anno: 2016 
Regia: Lodovico Gasparini
Sceneggiatura: Franco Bernini, Gloria Malatesta
Produzione: Federica Rossi, Matteo Martari


mercoledì 13 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #46





#46 Mi piace lavorare (Mobbing)



La scorsa settimana abbiamo affrontato per la rubrica “Un film di una donna a settimana per un anno?” il tema delle donne e del lavoro da un punto di vista della commedia, questa settimana continuiamo a parlare del lavoro e delle donne ma in chiave più realistica e drammatica con un film di Francesca Comencini, interpretato da Nicoletta Braschi che ha vinto al Festival di Berlino del 2003 la sezione Panorama.

Trama: Anna è una mamma divorziata divisa tra lavoro, suo padre e sua figlia ma massimizzando il suo tempo e le sue energie ha saputo creare un buon equilibrio tra gli impegni lavorativi e personali, ottenendo gratificazioni perfino sul lavoro nella sua azienda dove è capocontabile.
Un giorno però la sua azienda annuncia una fusione con una multinazionale che non prevede in realtà, almeno a parole, un ricollocamento del personale che quindi è solo felice per la joint venture.

In verità per Anna comincerà una discesa professionale che la farà ammalare. Dal nuovo pc rotto, che nessuno le aggiusterà mai, alla ricerca di una fattura in archivio , precedentemente sottratta proprio dal capo, dal controllo della fotocopiatrice alla sincronizzazione temporale dei magazzinieri fino alla richiesta espressa dell'azienda di dimissione “volontarie” per aver deluso le aspettative aziendali tanto più che così da mamma single può avere più tempo per sua figlia.
Anna cade quindi in depressione da cui uscirà proprio grazie all'affetto di sua figlia che la spingerà a fare causa e a vincerla.


Scelto perché: Questo film è un'altra chiave di lettura della condizione femminile nel mondo del lavoro che ci presenta una realtà cruda in cui le donne protagoniste della scena lavorativa fuori casa, spesso sono doppiamente coinvolte come ci dimostra una recente ricerca del Censis per cui non solo a parità di mansione lavorativa una donna guadagna di meno di un collega ma un uomo passa un terzo del tempo di quello che passa una donna per fare le faccende domestiche e su cui spesso grava anche il così detto 'lavoro di cura', cioè il prendersi cura di un familiare malato o anziano.


Titolo: Mi piace lavorare (Mobbing)
Nazionalità: ITA
Durata: 89 min.
Anno: 2003
Regia: Francesca Comenicini
Soggetto: Francesca Comencini, Assunta Cestaro, Daniele Ranieri
Scenografia: Paola Comencini
Cast: Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini, Impero Bartoli.




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sabato 9 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #45



#45 Baby Boom




Ormai periodo di vacanze terminato, le scuole riaprono e il lavoro riprende e allora riprendiamo alla grande con questo film che OG vi suggerisce per questa settimana, la prima di settembre.


Questo film parla infatti delle donne e il lavoro, una commedia piacevole ma che tratta delle difficoltà per una donna di coniugare carriera e prole; del 1987 e candidato a due Golden Globe tra cui miglior attrice protagonista vede Diane Keaton donna in carriera ormai lanciata verso il successo quando...

Trama:

J.C. Wiatt è una donna in carriera con il suo bell'ufficio con tanto di segretaria personale nelle sfavillanti Torri Gemelle, sempre pronta a lottare per mantenere il suo posto di comando ai vertici dagli attacchi dei colleghi quando un giorno riceve una telefonata con cui le prospettano un'eredità di un lontanissimo cugino inglese.
J.C. é raggiante e felice di questo inaspettato colpo di fortuna e pensa di accettare senz'altro credendo ad un'enorme somma di denaro quando si reca in aeroporto per ritirare i documenti dell'eredità scopre che questa è una bimba di pochi mesi, Elisabeth! Sconvolta da questa novità che a sua volta le scombussolerà l'esistenza fatta di riunioni e orari notturni a lavorare decide di non tenere la bambina e di darla in adozione ma si accorge di non volerla lasciare e cerca allora di organizzare la sua vita privata e professionale intorno alla bambina.
Questa sua decisione però non viene accettata dal suo compagno storico che la lascia per un'esistenza più tranquilla e meno impegnativa e anche sul lavoro non sono più contenti della disponibilità condizionata di J.C. così perde anche il lavoro.
Credits:
By Source, Fair use,
https://en.wikipedia.org/w/
index.php?curid=12433298
Perso tutto, J.C. non si scoraggia e seppur demoralizzata decide di cambiare completamente vita e vende tutto, lascia la grande città e decide di traslocare in Vermont con la bambina, lì compra una fattoria e quando vede che Elisabeth è ghiotta degli omogenizzati fatti con i frutti del loro frutteto, le sue capacità manageriali verranno fuori e dal nulla J.C. realizzerà una nuova linea per bambini/e.


Superate le iniziali difficoltà per entrare nel mercato a cui risponderà di volta in volta modificando il suo piano aziendale, riuscirà ad affermarsi al punto tale che la sua vecchia azienda le propone l'acquisizione per 3 milioni di dollari...J.C. quindi rientra nella sua vecchia azienda ma questa volta direttamente nella Sala delle Grandi Riunioni come cliente e, nonostante l'allettante proposta, rifiuta. Presasi questa grande rivincita decide infatti di tornare in Vermont dove ha trovato anche il suo grande amore, il dottore del villaggio, e con tante altre buone idee in testa...

Scelto perché:
Questo film affronta in chiave di commedia quelle situazioni che le donne si trovano a dover fronteggiare sul lavoro soprattutto poi quando è presente un'esigenza legata alle/i bambine/i ma anche di come esse stesse possono essere la soluzione. Le donne stesse infatti hanno la forza e le capacità di riprendere in mano le situazioni più difficili e, pur non senza difficoltà, risollevarle anche a loro vantaggio grazie alla loro intelligenza senza paura di ricominciare da capo.


Titolo: Baby Boom
Nazionalità: USA
Durata: 103 min.
Anno: 1987
Regia: Charles Shyer
Sceneggiatura: Nancy Meyers, Charles Shyer
Produzione: Nancy Meyers
Cast: Diane Keaton, Sem Sheppard, Harold Raims.





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venerdì 17 febbraio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #16




Squadra femminile di baseball nel 1945.

Fonte: http://baseballhall.org




#16 Ragazze Vincenti



Le donne durante le Grandi Guerre  si sono rivelate ottime sostitute del genere maschile nelle mansioni più disparate. La mancanza di manodopera impiegata al fronte fece sì che le donne venissero “arruolate” al posto degli operai, netturbini, tranvieri e anche nello sport. Il film di questa settimana ci parla proprio di questo, della storia di una squadra femminile di baseball con Geena Davis e Madonna, ispirato ad una storia vera quando durante la Seconda Guerra Mondiale non c’erano più uomini per giocare il campionato di baseball così se ne svolse solo uno tutto al femminile.

Trama: Siamo in Oregon nel 1943 e tutte le manifestazioni sportive sono sospese perché gli uomini sono impegnati al fronte ma proprio per questo nasce e si afferma la Lega femminile delle sportive americane in cui rientra a pieno titolo anche quella di baseball delle “Pesche”.

Due sorelle, Dotti e Kit, sono i  nuovi fenomeni sportivi e tuttavia dovranno combattere con un allenatore, ex campione ed alcolizzato, molto scettico sulle capacità delle donne in ambito sportivo. A questa diffidenza si unisce poi la iniziale insoddisfazione del pubblico sorretta dai tanti pregiudizi ma la bravura e l’impegno delle ragazze farà presto cambiare loro idea.  Sullo sfondo degli allenamenti e delle partite si svolgono le vite delle ragazze e soprattutto delle due sorelle rivali in campo e nella vita ma che a distanza di tanti anni si ritroveranno unite nei ricordi di una stagione sportiva e di vita straordinaria ma ormai lontana.

Scelto perché: Proprio questa settimana la Società Italiana delle Storiche ha presentato due volumi sul ruolo delle donne nella Grande Guerra e questo film ci restituisce un esempio proprio di quello che accadde nella società in cui le donne dovettero sostituirsi agli uomini nei vari settori tra cui appunto anche in quello sportivo anche se alla fine dell’emergenza molte vollero o furono costrette a tornare alla sola vita privata e coloro che invece, ormai emancipate, vollero rimanere coinvolte nella società che avevano contribuito a pieno titolo a salvare trovarono nuove sfide davanti a loro.



Titolo: Ragazze vincenti
Titolo originale: A League of Their Own
Nazionalità: USA
Anno: 1992
Durata: 128 min.
Regia: Penny Marshall
Cast: Geena Davis, Madonna, Tom Hanks




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lunedì 7 novembre 2016

Un film di una donna a settimana per un anno? #2












#2Julie&Julia



Siamo alla seconda settimana dell’iniziativa #52FilmsbyWomen e il secondo film che vi propongo è “Julie&Julia”, una commedia che ripercorre la vita di due donne di età diverse, di epoche diverse, di condizioni sociali diverse ma imperterrite nel realizzare se stesse

La trama:
E’ la vita di due donne che lottano, ognuna con i propri mezzi e nella propria epoca, per realizzare se stesse tramite la loro passione: la cucina.
Due vite di donne diverse, Julia Child moglie di un diplomatico negli anni ’40 e Julia Powell impiegata precaria, aspirante scrittrice che ad un certo punto si incontreranno: da una parte Julia Child cuoca diplomatasi al Cordon Bleu in Francia negli anni ’40 nonostante l’ostracismo riservatole in quanto donna e  che fa conoscere la cucina francese negli Stati Uniti grazie ad un ricettario che è ormai entrato nella storia e ad un programma televisivo antesignano dei più contemporanei show culinari. Dall’altra una scrittrice in erba, appassionata di cucina che  nel XXI secolo riscopre la grande cuoca riproponendo nel suo blog le vecchie ricette francesi attualizzate ai nostri giorni e condite però anche dai tanti fatti quotidiani e dalle difficoltà del precariato e della frustrazione di non riuscire a fare il lavoro desiderato a cui si contrappone l’esperienza di Julia Child in un continuo flashback che solo ad un certo punto si congiungerà con la linea temporale del presente di entrambe. Ma non è un film solo sulla cucina, è infatti ispirato alla storia vera di queste due donne e di questo avvenimento accaduto realmente. La regista e  sceneggiatrice poi è anch’essa una donna e ci sono tra l'altro due bravissime attrici nei ruoli principali.
Infatti la sceneggiatura è di Nora Ephron che è anche la regista. Il cast è affidato a grandi attrici come Amy Adams e soprattutto Meryl Streep nella parte di una Julia Child difficilmente distinguibile dall’originale che infatti ha vinto per questo ruolo nel 2010 il Golden Globe come miglior attrice di un film commedia ed è stata candidata agli Oscar come miglior attrice nello stesso anno.

Scelto perché: E’ un film che ci racconta tramite la biografia di due donne che in epoche diverse lottano entrambe per realizzarsi, che la realtà femminile a distanza di tanti anni non è molto cambiata, per realizzarsi professionalmente le donne devono lottare per andare oltre i pregiudizi e le difficoltà che il mondo del lavoro ma anche della propria vita privata esige da loro ma con una chiave di lettura piacevole.

Titolo: Julie&Julia
Anno: 2009
Nazione: USA
Durata: 118 min.
Regista: Nora Ephron
Sceneggiatura: Nora Ephron
Cast: Meryl Streep, Amy Adams, Stanley Tucci





Buona visione o in questo caso Bon appétit! 



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giovedì 3 marzo 2016

Camicette bianche Oltre l'8 marzo- Ester Rizzo







Camicette bianche. Oltre l'8 marzo' è il libro di Ester Rizzo sulla tragedia dell’incendio che interessò nel 1911 la fabbrica ‘Triangle Waist Company’, una fabbrica tessile al decimo piano di un edificio che si trovava, e si trova, a Manhattan . In questo incendio morirono 146 operaie che quel pomeriggio, era un sabato alle 16.00, si trovavano al turno di lavoro e tra di loro 38 italiane.

Questa fabbrica produceva camicette…bianche molto alla page all’epoca ed emblema di riscatto femminile perché indossate anche da quelle donne che si emancipavano e andavano a lavorare seppur sempre in condizioni precarie sia da un punto di vista di sicurezza sia di condizioni di produzione. I tavoli da lavoro erano infatti studiati in modo da non far parlare tra loro le operaie e incrementare la produzione che prevedeva una consegna giornaliera di 1000 pezzi e alla sola luce di lampade a gas.
In questa atmosfera dei primi del ‘900 Ester Rizzo riesce a rievocare la storia e la vita di queste operaie italiane, donne di cui la memoria aveva perso l’identità, la storia, la voce, seguendone le tracce, in una ricerca storica durata anni, al di qua e al di là dell'oceano, ridando loro un volto, un’identità, un’origine…una voce che giunge ora anche ai nostri giorni.

L’esperienza, la vita vissuta di queste giovani donne, alcune erano si e no adolescenti, costrette  a viaggiare accompagnate, chi dalla madre chi da un improvvisato sposo, su navi riadattate, stracolme di passeggeri che sognavano un futuro migliore per loro, la loro famiglia, le loro radici, la loro esperienza che viene alla luce ora grazie a questo libro in realtà ci dice che il passato è ancora attuale, il passato è ancora purtroppo presente  fatto di viaggi della speranza, di folle di immigrati su barche di fortuna, di migliaia di morti e di altrettanti lavoratori sfruttati. Il libro ci dona una chiara prospettiva di come allora l’immigrato, italiano, veniva visto e gestito  fin dall’arrivo e poi sul lavoro, spesso umile e poco retribuito; realtà che per le donne erano ancora più umilianti.

COPYRIGHT DEI CONTENUTI

Camicette bianche Ester Rizzo
Ma, se dopo cento anni la situazione non è cambiata per gli immigrati, se non per la rotta e l’approdo, la morte di queste giovani donne non è stata vana perché la loro fine segnò uno spartiacque per altre donne che avendo vissuto la tragedia, seppur indirettamente, decidono di impegnarsi attivamente in prima persona e in gruppo per migliorare le condizioni di lavoro delle donne come la "brigata del visone" o come Frances Perkins, testimone indiretta dell’incendio che vide le operaie incastrate al piano più alto gettarsi giù dalle finestre per non morire arse vive,  e che divenne la prima donna ad essere Segretaria del Lavoro sotto il Presidente Roosvelt e Truman e a cui si devono le leggi in tema di sicurezza sul lavoro che furono adottate negli anni successivi.


Ester Rizzo ci accompagna in un viaggio terribile ma emozionante che ridà vita a molte di queste italiane coraggiose che chiedevano di essere ritrovate; un libro che apre una nuova realtà sulla storia delle donne che colma un silenzio su un evento dimenticato, un’opera attuale che apre spunti di riflessione per il passato ma anche per il presente.

Un ricordo che va però coltivato, custodito affinchè non sparisca, da qui l’iniziativa collegata al libro: tramite una Petizione, far dedicare a queste donne coraggiose che avevano voluto un riscatto sociale prima lasciando il proprio paese e poi conoscendo la fatica di un lavoro, le strade, le vie, le piazze in quei  paesi d’origine che avevano voluto/dovuto lasciare. Il progetto infatti fa parte delle iniziative dell’AssociazioneToponomastica Femminile che vuole restituire all’identità femminile il giusto spazio, cominciando dal dedicare alle donne i luoghi pubblici, segno tangibile della loro presenza e contributo nella società.

Un nuovo pezzo di storia quindi che viene alla luce e che merita di rimanerci al chiarore di un lampione, ai raggi di un sole che riscalda i passanti o colora le voci di bambini che giocano in piazza, una piazza intitolata ad una di quelle donne a cui sarà così dato un luogo della memoria. 

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Camicette bianche Ester Rizzo


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"Camicette bianche Ester Rizzo" di Ester Rizzo, Navarra editore, 2014, pagg. 128.