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giovedì 4 settembre 2014

Le tre "L" per la crescita di potere delle donne secondo Christine Lagarde


Lo scorso mese  Christine Lagarde ha scritto e pubblicato sul sito dedicato dalle Nazioni Unite alla Piattaforma di Beijin un articolo sulle difficoltà che le donne incontrano nel mondo del lavoro e nel loro apporto concreto all'economia; dalla sua analisi ricava tre punti fondamentali per incrementare lo sviluppo dell' autorevolezza delle donne in campo economico: l'istruzione, il lavoro e la leadership, quelle che lei chiama "le tre L".

OG ha tradotto per voi questo articolo:



                       "Le tre L dell'autodeterminazione femminile"    di Christine Lagarde


Lagarde è stata prima donna ministra di un paese del G8 e ora capo del FMI

Una ex ministra francese con portfolio su varie materie economiche – incluse la finanza e l’occupazione, l’agricoltura, la pesca, e il commercio- Christine Lagarde è stata la prima donna a diventare ministra delle finanze di un’economia dei paesi del G8 ed è la prima donna a capo del Fondo Monetario Internazionale (IMF). Si appella in favore delle donne per l’educazione, il lavoro e la leadership nell’economia.





Il XXI secolo pone molte sfide che richiedono nuovi modi di pensare, nessuno è più importante di quello del ruolo delle donne nell’economia in un mondo che cambia rapidamente.

L’economia globale sta faticando a generare la crescita che può portare una vita migliore a tutti, tutti possono contribuire, le donne sono ancora bloccate dal contribuire con il loro reale potenziale. Questo ha un costo enorme: in alcuni paesi il reddito pro capite ristagna significativamente perché alle donne sono negati eguali opportunità. Esse rappresentano la metà della popolazione, ma contribuiscono a meno del 50% dell’attività economica. Quindi il divario tra uomini e donne in termini di attività economica arriva al 12%  nei paesi OECD e al 50% nei paesi del Centro-Est e del Nord Africa.

Quello di cui c’è bisogno per cambiare questo quadro è uno sforzo condiviso all’apertura di opportunità che, io chiamo “le tre L” dello sviluppo delle donne: istruzione, lavoro, leadership. ( Learning, Labour, Leadership).

Primo istruzione: l’educazione è il fondamento sul quale si costruisce il cambiamento. L’apprendimento aiuta le donne ad aiutarsi e a rompere gli anelli delle catene dell’esclusione. Da nessuna parte è più importante che nei paesi in via di sviluppo: uno studio su 60 paesi stima che l’economia perde dalla mancanza di educazione delle ragazze, per uno stesso livello dei ragazzi, un totale di 90 milioni di Dollari USD all’anno. Un altro studio suggerisce che un anno ulteriore della scuola primaria avvia guadagni potenziali tra il 10 e il 20 % e del 25% per un anno in più della scuola secondaria.

C’è un detto africano che dice: “Se educhi un ragazzo, cresci un uomo. Se educhi una ragazza, cresci un villaggio”. Questo non solo è vero ma è anche misurabile. Per esempio, le donne sono più propense a spendere le loro risorse in salute ed educazione, investendo fino al 90% dei loro guadagni a fronte di un 30-40% degli uomini. Questa spesa crea un potente effetto nella società e nelle generazioni successive.

Se l’istruzione è solo il primo gradino, il lavoro è il secondo: l’impiego permette alle donne di far sbocciare e raggiungere il loro reale potenziale.

Ma al momento, quando le donne partecipano alla forza lavoro, anche loro spesso tendono a rimanere incastrate in lavori sottopagati, sotto qualificati e con meno sicurezze - molte nei settori informali dei paesi in sviluppo. Sorprende quindi che le donne e le ragazze sono le vittime principali della povertà assoluta, rappresentando il 70% di milioni di persone che lottano per sopravvivere con meno di un dollaro al giorno?.
Globalmente le donne guadagnano solo 3/4 di quello che guadagnano gli uomini, anche se hanno lo stesso livello di istruzione e per la stessa mansione. Sicuramente una delle nostre norme di base dovrebbe essere “stessa paga per lo stesso impiego!”.

Un recente studio dell’IMF mostra che eliminare il divario di genere nella partecipazione economica può portare un incremento al reddito pro capite. Questo può avere un impatto maggiore – le donne controllano i cordoni delle borse domestiche in tutto il mondo, e più spesa da parte delle donne porta a livelli più alti della domanda e della crescita economica.

Come possiamo promuovere maggiori opportunità per le donne nel posto di lavoro? Qualche volta si tratta di cambiare le leggi; per esempio assicurare leggi sulla proprietà ed eredità che non discriminino le donne. Questo significa anche politiche che incoraggiano l’educazione e la salute, e forniscano un accesso migliore al credito così che le donne possano raggiungere un’indipendenza economica maggiore. Questa è un’area dove l’IMF sta lavorando duro per aiutare, tramite le nostre analisi e capacità, a costruire sforzi nei nostri paesi membri.

I campi su cui lavorare devono anche essere livellati nei paesi più ricchi. Hanno bisogno di più schemi in favore della donna e in favore della famiglia, della qualità, di una cura dell’infanzia più conveniente; di una tassazione individuale (piuttosto che familiare), e di crediti di tassazione o di benefici per lavoratori con basso reddito.

Quindi istruzione e lavoro sono elementi chiave. La terza “L” è Leadership: rendere capaci le donne di raggiungere e portare avanti i loro talenti ed abilità innate. Qui, ci sono una quantità di scelte per l’accrescimento: per esempio, le donne costituiscono solo il 4% del CEO nella lista di 500 compagnie di Standard & Poor; e solo 1/5 delle poltrone parlamentari mondiali.

L’ironia è che quando le donne comandano tendono a fare un ottimo lavoro, se non un lavoro migliore. Uno studio mostra che il patrimonio di 500 compagnie che registrano una raccolta di donne a posizioni di alto livello sono mediamente di gran lunga più redditizie di aziende che operano negli stessi settori. Le donne sono anche meno propense a impegnarsi nella sconsiderata assunzione di rischi che ha scatenato la crisi finanziaria mondiale del 2008. Esse sono più portate a prendere decisioni basate sulla costruzione del consenso, l’inclusione, la compassione e con un focus sulla sostenibilità a lungo termine.

E’ vero- ed è concepibile, dato il pregiudizio che esiste- che le donne a volte perdono confidenza nelle loro competenze. Ma anche loro hanno bisogno di cambiare questo modo di pensare e resettare la narrazione in loro favore. Così è essenziale che le donne siano pronte “a osare la differenza- a prendere rischi e andare oltre le loro zone di comfort”.

Ciò nonostante, perfino quelle con gli strumenti per arrivare al successo continuano ad incontrare barriere. Quindi sono arrivata a concepire che gli obiettivi e le quote di genere giocano un ruolo nell’assicurare alle donne un posto al tavolo. Non dobbiamo quindi né forzare il cambiamento né rimanere impantanati in autocompiacimento.

Sia che parliamo di fornire un’educazione primaria alle ragazze nei villaggi, o di posizioni da executive per le donne negli affari, è tempo di creare un mondo dove tutte le donne possono incontrare il loro potenziale senza impedimenti o pregiudizi e  il mondo ne raccoglierà i benefici. Le tre L ci aiuteranno ad arrivarvici.





Traduzione di Silvia Palandri
















sabato 2 agosto 2014

Clamoroso! Simone de Beauvoir risponde alle antifemministe: "Vi spiego perché hanno torto"


In un'intervista immaginaria, Simone de Beauvoir analizza e risponde alle numerose prese di posizione delle antifemministe mettendo a nudo ancora una volta la condizione femminile che a distanza di quasi cinquant'anni dal suo intervento alla Conferenza tenuta in Giappone nel 1966 sulla 'Situazione della donna oggi', che è riportato fedelmente qui sotto ma in forma di risposta, appare drammaticamente invariata, in stallo sulle stesse tematiche.


Fonte: Web


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D: “Signora de Beauvoir innanzitutto come vede la situazione della donna di oggi?”.

R: “Quando nel 1950 ho scritto ‘Il Secondo sesso’, dove lottavo contro l’alienazione della donna e per la sua emancipazione, ho espresso, terminando, la speranza che il libro diventasse ben presto superato. Voglio dire che mi aspettavo che entro i dieci-quindici anni successivi, il problema della donna si sarebbe posto in modo del tutto diverso, e la donna avrebbe raggiunto quell'uguaglianza concreta, reale e totale, che auguravo per lei. Invece le cose sono andate in maniera assolutamente diversa.”


D: “Cioè?”

R: “Vedo un vero e proprio regresso. Su questo punto so bene che non tutti sono d’accordo, poiché esiste un movimento antifemminista fortissimo..., nel complesso del mondo”.


D: “Da cosa dipende questo regresso?
R: “La prima ragione è costituita dagli insuccessi che le donne subiscono sul piano professionale. Le libere professioni sono state loro aperte, e molta gente pretende che oggi le loro possibilità sono pari a quelle degli uomini. Ma questo è assolutamente falso”.


D: “Può spiegarci meglio perché?
R: “Le possibilità offerte ai maschi e alle femmine sono molto diverse in partenza. In teoria nelle libere professioni, un’avvocata, una giovane dottoressa possono riuscire in modo più o meno brillante. Ma in realtà le loro possibilità non sono uguali nell'esercizio della professione”.


D: “Perché?”

R: “ Esistono terribili sbarramenti che condannano la donna- tranne alcune rarissime eccezioni- alla mediocrità”.


D: “ Quali sono secondo lei questi sbarramenti che condizionano la vita lavorativa della donna?”

R: “ Anzitutto verrà assunta molto meno facilmente di un uomo: “A parità di competenza preferiamo un maschio, a conti fatti tutte le spese sostenute in questi primi anni in cui lei non sarà ancora molto esperta, non saranno compensate, se lei non lascia l’impiego al primo bambino, c’e da pagare il congedo di maternità”...Farsi assumere è molto più difficile per una donna che per un uomo.

Fonte: Web
                                        

D: “E quali altri muri vede nella vita lavorativa di una donna?

R: “ In Francia abbiamo molte avvocate, ma sono generalmente semplici assistenti in studi tenuti da uomini, sono i loro colleghi maschi che dirigono gli studi, analogamente le dottoresse non diventano luminari; non hanno una brillante clientela come i loro colleghi maschi”.


D: “E questo come condiziona concretamente la carriera delle donne?”

R: “Ad esempio, si affida ad una donna un lavoro da capoufficio e la si paga come un sotto- capo. In tutti i campi si vede succedere esattamente la stessa cosa. Su questo punto, la donna è di solito profondamente svantaggiata rispetto all'uomo. Non farà una carriera brillante, non avrà un successo che le dia soddisfazione, e sarà pagata meno di lui. L’uguaglianza dei salari...questa vittoria rappresenta una speranza, un esempio, ma è eccezionale”.


D: “ A cosa attribuisce più precisamente quindi questo regresso?”

R: “Ci sono alcune ragioni molto precise. Anzitutto ragioni di ordine economico. All'indomani della prima guerra mondiale molti uomini erano morti in guerra, c’è stato bisogno delle donne, si è fatto ricorso alla manodopera femminile, e questo ha aiutato le donne a emanciparsi. Ma oggi non si può accrescere la manodopera femminile. Per dare lavoro a tutte le donne, si sarebbe obbligati a “prendere”, come dicono, posti di lavoro agli uomini. Nessuna società vi consente, perché la disoccupazione maschile è considerata un’anomalia. Una prova che la società è malata. Mentre si trova assolutamente normale che la maggioranza delle donne non lavori. Una società sana può avere un’alta percentuale di donne senza impiego. Ciò che si farà, sarà di scoraggiare lo slancio delle donne verso carriere e professioni: saranno esortate a rimanere in casa e a non cercare un’occupazione”.
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D: “ E l’altro fattore?”

R: “ Una causa che definirei politica. La politica non significa andare semplicemente a infilare una scheda di voto in una cassetta. Essere veramente politicizzati significa partecipare alle lotte sociali, e l’unico mezzo per fare presa sulla società, per integrarvisi veramente, in modo da poter agire efficacemente, è appartenere a sindacati, a gruppi di pressione, essere solidali con altri. Se si priva una donna di queste possibilità, la si priva anche di qualsiasi valore politico. Tranne naturalmente alcune eccezioni, le donne sono spoliticizzate.


D: “ Come concludere considerando le recenti  manifestazioni antifemministe manifestatesi negli Stati Uniti ma che hanno scosso le varie realtà internazionali?

R: “ Concluderò perciò dicendovi che a mio avviso il femminismo è tutt'altro che superato, e che bisogna anzi mantenerlo vivo; opporvisi, negarlo, non significa superare qualcosa, significa regredire.”
Fonte: Web


D: “Alcune di queste antifemministe hanno spiegato la loro posizione dicendo che non sono contro gli uomini, che loro amano gli uomini e che difendono tutti gli esseri umani. Cosa risponde a queste donne che per queste ragioni si definiscono antifemministe?”
R: “ Penso che il femminismo sia una causa comune per la donna e l’uomo, e che gli uomini riusciranno a vivere in un mondo più equo, meglio organizzato, un mondo più valido, soltanto quando le donne avranno uno status più equo e più valido; la conquista dell’uguaglianza li riguarda entrambi.
Le donne non devono limitarsi a rivendicazioni specifiche. Bisogna che ne allarghino la portata, e che lottino anche a fianco degli uomini per un cambiamento generale della società, perché riusciranno a fare trionfare la propria causa soltanto aiutando il progresso dell’umanità tutta intera
”.


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