Visualizzazione post con etichetta educatrice. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta educatrice. Mostra tutti i post

giovedì 22 febbraio 2018

La vie mouvementée d'Henriette Campan"- Come la Dama di Camera di Maria Antonietta rivoluzionò l'educazione delle donne- Geneviève Haroche-Bouzinac





In questo nuovo libro, 'La vie mouvementée d'Henriette Campan', in lingua francese, di Geneviève Haroche-Bouzinac, presentato  all' Institut français Centre Saint Louise a Roma, ieri, da Benedetta Craveri, la nota letterata e critica tra le più importanti studiose di letteratura e lingua francese ora a Napoli alla Università Sant'Orsola Benincasa, Henriette Campan, ha una nuova vita. La storica Bouzinac, Professoressa di Letteratura francese dell'età classica all'Università d' Orlèans, infatti su documenti finora inediti, tra cui le numerose lettere del fratello Edmond, primo ambasciatore della Repubblica francese negli Stati Uniti, conservate alla Biblioteca del Congresso, approfondisce un aspetto della vita di questa donna straordinaria ritenuta a torto solo la Dama di Camera della Regina Maria Antonietta.

Henriette Campan è una donna straordinaria, perché ha vissuto nel pieno e in pieno il cambiamento storico più esaltante e allo stesso tempo terrificante che il periodo moderno in Europa possa ricordare: la caduta dell'Ancien Régime, la Rivoluzione francese, l'Impero e la Restaurazione. La sua vita quindi fu straordinaria ma in effetti straordinaria fu lei che seppe, grazie alle sue capacità, diversamente da altre dame di Corte, districarsi nel corso degli anni e delle difficoltà che i cambiamenti politici, storici, come una ghigliottina di volta in volta sconvolgevano tutto ciò che era riuscita a costruire e a conquistarsi.

Il Direttore dell'Istituto francese presenta la serata
con Geneviève Haroche Bouzinac e Benedetta Craveri.
Henriette Campan, nata Geret, è stata finora considerata esclusivamente o per lo più la Prima Dama di Camera di Maria Antonietta e la prima fonte sulla quale ricostruire la vita della Regina ma Henriette stessa fu in realtà una figura di donna degna di rilevanza sia per noi posteri sia per i suoi contemporanei. In effetti Geneviève Haroche-Bouzinac riesce a porre in luce come Henriette attraverso la sua vita sì ma anche attraverso le sue scelte, soprattutto dopo la Rivoluzione Francese, è riuscita a imprimere un proprio contributo al suo paese grazie alla sua attività di istitutrice della futura classe dirigente francese.

Figlia di un abile traduttore, funzionario di Corte, fedele “servitore” seppur 'illuminato' infatti sente l'esigenza di riformare la monarchia, dà a sua figlia un'istruzione ai massimi livelli, con precettori importanti, le fa studiare l'inglese, l'italiano, la musica...è un padre attento che vuole dare alla figlia gli strumenti per cavarsela, è un funzionario fedele alla monarchia ma illuminato.
Henriette cresce quindi in questo ambiente e si ritrova alla Corte di Versailles, che poi vedrà anche le sue sorelle ed il fratello, quasi come in gabbia, si definirà infatti una “schiava”. Diventa grazie alle sue competenze, alla sua istruzione, la Prima Cameriera di Maria Antonietta, la Regina, e questo comporta grandi responsabilità. Henriette infatti a titolo del suo ruolo è responsabile dei gioielli della regina e soprattutto dei Conti. Si sposa con un funzionario anch'egli della Corte, perché così si conviene ma il matrimonio non sarà dei più riusciti. I suoi rapporti con la Regina sono professionali ma mai troppo intimi almeno fino alle Tuileries quando il Re in persona le dà da custodire dei documenti riservati che lei terrà al riparo e distruggerà su suo ordine.


Tanti gli aneddoti nel libro di Geneviève Haroche-Bouzinac che si sofferma però soprattutto sulla “missione” che Henriette si prefigge dopo la Rivoluzione. Infatti dopo la caduta dell'Ancien Régime, rimasta fedele alla Regina che vuole servire fino alla fine, riesce a cavarsela durante il Terrore, nascondendosi con la sua famiglia, il marito e i figli. Passa anni difficili ma caduto Robespierre bisogna reinventarsi nuovamente e così Henriette pensa alle donne. Le scuole non ci sono più, pensa quindi all'istruzione femminile, a dare alle donne strumenti formativi che le rendano indipendenti, soprattutto nel pensare.

Crea quindi un istituto d'educazione femminile, la “Maison d'éducation de Saint Germain en Laye” dove accoglie alunne di ogni classe sociale, o meglio figlie di nobili ghigliottinati, così come di girondini. Sono bambine traumatizzate che hanno vissuto e visto violenze ma lei saprà essere una brava educatrice anche molto tenera. Tante saranno infatti le testimonianze rimaste di sue allieve che la chiamano “La mia cara mamma”, “la mia seconda mamma”. Molte alunne saranno anche americane grazie al supporto che il fratello, Edmond, primo ambasciatore della Repubblica francese negli Stati Uniti e poi cittadino americano, darà alla scuola. Quindi le sue classi saranno frequentate da giovani nobili, decadute e orfane così come da figlie di girondini, di diplomatici e di consoli. Fa del suo ruolo di Istitutrice, come lei stessa ama definirsi, quello che in America chiamano dell'American Mother, riesce infatti a creare un clima di familiarità, condivisione ed affetto che rimarrà nei cuori e nella personalità delle sue alunne, a vita. 

Incontrerà poi Bonaparte che rimarrà molto colpito dalla sua personalità e tempra tanto da affidarle l'educazione di Carolina e poi di Paolina e quando sarà Imperatore, la nominerà a capo della scuola della Legione d'Onore di Ecouen.
Con la Restaurazione però arriva per Henriette un nuovo momento di difficoltà, è il momento di rifuggiarsi di nuovo e soprattutto di fissare i suoi ricordi.


Il metodo educativo che Henriette mette in pratica alla scuola di Saint Germain en Leye è a dir poco rivoluzionario. Il suo principio cardine è che le ragazze devono imparare a pensare,  perché il futuro, come lei sa bene, è incerto e solo l'educazione può dare loro una chiave di svolta per cavarsela.
Al centro del suo programma educativo c'è l'alunna. Non ci sono classi fisse, Henriette crede nel merito perciò pur esistendo una progressività dell'educazione non esiste rigidità. Dopo gli esercizi che sono costanti se l'alunna dimostra di aver acquisito gli strumenti formativi passa a quelli successivi, non c'è obbligatorietà annuale. Per Henriette esiste una progressione “individuale”. Così sceglie come insegnati i migliori del Conservatorio per la musica, dell'Accademia per il disegno...crea un programma di studi complesso, articolato e molto esigente perché basato sul talento. 

Per aiutare le sue alunne che come detto venivano da estrazioni e situazioni diverse, anche traumatizzanti, Henriette pensò di utilizzare il Teatro come strumento di elaborazione, attraverso i suoi “Dialoghi d'educazione” insegna loro nuovi vocaboli ma anche a parlare in pubblico, a far fronte alle proprie paure e limitazioni. Vuole dare a queste ragazze gli strumenti per affacciarsi alla vita, cercarsi un lavoro ed essere indipendenti.


Quando Napoleone la nominerà capo dell'Istituzione educativa Nazionale di Ecouen cercherà di portare avanti questa sua visione nonostante le numerose limitazioni dei decreti imperiali, vorrà infatti applicare i suoi metodi, immaginandosi a capo di una emancipazione femminile.

Molto bello questo libro quindi che tratta anche, immancabile, di un grande e noto mistero: quello dei gioielli della Regina. Imperdibile.







Titolo: "La vie mouvementée d'Henriette Campan"
Autrice: Geneviève Haroche-Bouzinac
Editore: Flammarion
Anno: 2017
pagg: 450
Lingua: Francese








Link per gli acquisti:









COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente indicato


martedì 1 agosto 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? # 40

# 40 Anna and the King



Agosto! Periodo decisamente di ferie e allora cosa di meglio di una meta esotica, andiamo in Oriente con questo film per il nostro consueto “film di una donna a settimana per un anno” che OG ha scelto per l'inizio del mese dedicato alle ferie per eccellenza...

Anna and the King, girato nel 1999 con una bravissima Jodie Foster è il remake di “Il Re ed Io” del 1956 che vinse cinque premi Oscar. Nel 2000 invece questo ricevette due nomination, una per la scenografia grazie a Luciana Arrighi e una per i costumi.
La sceneggiatura è liberamente ispirata alla vita di Anna Leonowens, istitutrice presso il Re di Siam nel 1800 narrata nel romanzo di Margaret Landon del 1944 "Anna and the King of Siam".  Il Re del Siam era infatti intenzionato a emancipare il proprio regno, occidentalizzandolo e come le memorie di Anne Jemima Clough, la fondatrice del Newnham College, ci ricordano anche la Signora Smith si recò in Siam come insegnate di scuole femminili volute dal Re nel XIX secolo. 


Trama:
Anna dopo essere rimasta vedova decide di reagire al suo dolore e accetta di trasferirsi con suo figlio e i servitori nel Siam come istitutrice dei figli del Re.
Nel 1862 Anna si manifesta come una donna emancipata e intelligente che da subito si scontra oltre che con la diversa cultura e tradizione anche con la diversa considerazione che le donne hanno a Corte e nell'intero paese.
Il suo piglio fiero e forte la fa entrare mano a mano nelle simpatie del Re che tenta docilmente di farle capire e comprendere i loro usi e l'amore per una delle figlie più adorate del Re, “scimmietta” che muore improvvisamente li avvicinerà nel dolore che proveranno nel perderla. 


La stima tra persone così diverse si accrescerà di giorno in giorno e gli scontri che Anna dovrà superare in questa realtà così diversa dalle maniere occidentali faranno sì che i suoi modi decisi e diretti la aiuteranno a ritrovare se stessa e a guardare in faccia il suo dolore e la sua vedovanza ritrovando anche il rapporto con il suo bambino.


Scelto perché: La vita di Anne è una vita avventurosa che pochi nell'800 potrebbero dire di aver vissuto, figuriamoci una donna! Il suo esempio reale è una fonte di ispirazione, conoscenza e ammirazione.

Titolo: Anna and the King
Anno: 1999
Durata: 148 min.
Nazionalità: USA
Regia: Andy Tennant
Scenografia: Luciana Arrighi
Cast: Jodie Foster, Chow  Yun-Fat


TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

giovedì 15 giugno 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #33





#33 Maria Montessori

Una vita per i bambini




Si sono da poco chiuse le scuole e alcune/i  alunne/i  sono impegnate/i ancora negli esami finali, OG ha quindi pensato di suggerirvi questa settimana il film pensato per la tv ma reperibile in supporto dvd, sia su amazon che ibs, dedicato alla nota pedagogista, educatrice Maria Montessori” che  è stato confezionato in sole due puntate con una durata pari a quella di un normale film cinematografico. 
La vita di Maria Montessori è stata interpretata dall’attrice Paola Cortellesi, alla sua prima esperienza drammatica, accanto a lei un corollario di figure femminili come la madre di Maria , interpretata da Giulia Lazzarini.
Una produzione di qualità, a partire dai costumi, affidata a Camilla Nesbit come la scenografia a Sonia Peng e la sceneggiatura a Monica Zapelli e a Gianmario Pagano.


Trama: Siamo a Roma alla fine dell’800 quando Maria già studente modello decide di frequentare la Facoltà  di Medicina nonostante i desideri paterni la volessero una maestra. Maria invece, prima donna, anche grazie all’appoggio della madre va oltre e si iscrive alla facoltà che le permetterà di diventare la più grande pedagogista italiana. Nei banchi universitari tra la perplessità maschile di tutti gli alunni conosce uno psichiatra, Giuseppe Montesano di cui si innamora. I due decidono di collaborare e Maria lavora al suo fianco nella clinica psichiatrica infantile ma scopre di essere incinta e Giuseppe nonostante riconosca il bambino decide di allontanarlo dalla madre per evitare uno scandalo. Maria, ormai laureata, visti i buoni risultati della sua esperienza nella clinica accanto a Giuseppe decide di aprire una sua scuola d’infanzia riversando il dolore per la lontananza di suo figlio, sul lavoro. 

Apre nel quartiere romano di San Lorenzo la “Casa del bambino” nel 1907. Ha grandi risultati ottenuti con grande sforzo ed impegno dal suo rivoluzionario metodo educativo ma il clima politico che si è venuto ad instaurare in Italia la opprime e assistita dal suo stesso figlio, ormai cresciuto la cui vicenda rimane sempre sullo sfondo di una vita privata sacrificata ma presente, Maria va all’estero dove riceve grandi gratificazioni  e riconoscimenti per il suo metodo.

Scelto perché: Maria Montessori è una delle poche se non l’unica donna che in questo periodo di fermento pedagogico si impone non solo nel suo paese ma anche all’estero come figura di riferimento con un metodo educativo nuovo e rivoluzionario in grado allo stesso tempo di rispettare le capacità delle/i bambine/i e fornire  loro stimoli all’apprendimento.
Il metodo Montessori è tutt’oggi molto noto, apprezzato e ancora usato a livello internazionale. Un punto di orgoglio per tutto il nostro Paese che spesso dimentica le Grandi Italiane che hanno contribuito a far grande all’estero il nome dell'Italia.


Titolo: Maria Montessori. Una vita per i bambini
Nazionalità: ITA
Anno: 2007
Durata: 200 min.
Regia:  Gianluca Maria Tavarelli
Sceneggiatura: Monica Zapelli, Gianmario Pagano
Produzione:  Camilla Nesbit, Pietro Valsecchi

Cast: Paola Cortellesi, Giulia Lazzarini, Massimo Poggio




TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT



venerdì 20 febbraio 2015

Anne che ispirò perfino Virginia


Almanacco del 20 Febbraio:


Anne Clough da sempre fu coinvolta nell'educazione di bambine, ragazze e donne


Nasce oggi, Anne Jemima Clough, prima Rettora di uno dei College femminili più prestigiosi, colei cui dobbiamo tutte qualcosa, perfino Virginia Woolf.

Anne, nasce il 20 febbraio 1820 a Liverpool da James Buthler Clough e da Anne Perfect. La sua famiglia di buone origini, dopo un tracollo finanziario cerca di riprendersi dedicandosi al commercio, così che suo padre si trasferisce a Liverpool per commerciare con il cotone, città dove sia Anne, sia i suoi fratelli nasceranno. A soli due anni però si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, in Carolina sempre per seguire gli affari del padre, a Charleston. Qui però trascorse parte dell’infanzia solo con il suo fratello minore, visto che gli altri furono mandati in madrepatria per avere un’istruzione.


La vita per Anne in America non fu semplice perché i suoi, proiettati ancora solo verso la madrepatria, non le permettevano un’assimilazione con le persone del posto né le permettevano di frequentare la scuola per non perdere la loro identità inglese che il padre severamente non perdeva occasione di ricordarle. Lasciata sola anche dopo la partenza del fratello più piccolo che da buon maschio era partito anch’esso per ricevere un’istruzione in Inghilterra, Anne ebbe tante occasioni per riflettere sulla natura e condizione umana, soprattutto, guardando il porto che si vedeva dalle finestre di casa sua, poté riflettere sulla malvagità della schiavitù, che riuscì a “toccare con mano” grazie al fratello maggiore, Charles che, tornato in America, la portò con sé in un viaggio in Georgia, Virginia, Philadelphia, New York fino a Montreal. Nel 1863 tuttavia la famiglia abbandonò definitivamente Charleston per tornare in Inghilterra, a Liverpool. Tornati in città il padre di Anne decise, insieme con altri attivisti, di aprire una Scuola Nazionale Gallese dove Anne poté insegnare alle ragazze.

Anne, a differenza dei suoi fratelli, in quanto donna, come visto, non ebbe un’istruzione organizzata ma ricevette un’adeguata cultura a casa anche grazie alla mamma, appassionata di storia e letteratura, e ai numerosi libri che i fratelli le portavano da leggere. Così Anne oltre alla scuola gallese volle tenere corsi ad una scuola domenicale e perfino presso il suo domicilio a gruppi di ragazze, ormai adulte, per “dare loro consapevolezza del mondo in cui vivono[1].



TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

Purtroppo però la vita di Anne cambia drasticamente, il suo fratello più dotato per gli affari si ammala di febbre gialla a Charleston dove era tornato per affari e lì muore nel 1841, suo padre tracolla negli affari e la famiglia tutta, cade nell’ indigenza. Nel 1843 muore anche suo padre tornato dalle Americhe ammalato e prostrato. In queste condizioni la famiglia si sposta in una casa più piccola ed è costretta a farsi aiutare da parenti ed amici, Anne cerca una sua strada per aiutare la sua famiglia a restituire i soldi prestati, pensa così di diventare un'educatrice, di aprire una scuola a casa sua e nonostante lo scetticismo dei suoi familiari, l’iniziativa ha successo.
La sua scuola, anche se con sole 3-4 alunne, andrà avanti per ben quattro anni, fino al 1846 quando Anne deciderà di chiuderla ma rimarrà comunque ancora coinvolta nella scuola domenicale e in quella Nazionale, avviando anche un progetto di Letture per donne, da tenersi in itinere.


Placca apposta a Liverpool sul luogo di nascita di Anne,
dalla Società Storica di Lancashire e Cheshire,
foto di TonyMo22
Nel 1852 si trasferisce ancora una volta, ad Ambleside, con sua madre. Qui, istituisce una vera e propria scuola per bambine della classe media i cui genitori, spesso, non molto abbienti non avevano l’abitudine né la volontà di mandare i propri figli a scuola, tanto meno le ragazze; questa esperienza le sarà di grande importanza perché si metterà a confronto con un’organizzazione strutturata di un istituto vero e proprio, sorto ad Eller How; una sua alunna ricorderà: “Non posso mancare di riconoscere che il suo scopo era quello di metterci nelle condizioni di essere utili, donne che avrebbero saputo aiutare, capaci e caparbie, quando sarebbe arrivato il momento per noi di prendere la nostra parte di lavoro nel mondo[2].

Purtroppo i periodi difficili però non sono superati, nel 1860 muore sua madre e l’anno dopo  il suo adorato fratello Arthur a Firenze, dove Anne accorre al capezzale. Non c’è dubbio che questi anni sono per lei durissimi, i più difficili della sua vita, in cui, insegnamento a parte, si sente imprigionata in un’esistenza di difficoltà, contrapposte alla realtà che cominciava invece a sorridere alle donne, donando loro nuove possibilità di cui essa stessa a volte parla, così come si esprime su quelle donne che avevano avuto modo invece di potercisi dedicare: “Crescevano inquiete come uccelli, con la loro intensa passione, intensificata dalla loro voglia di fare[3]. La sua salute ebbe dei contraccolpi e medici e amici le consigliarono di riposarsi, di prendersi un periodo di riposo e di abbandonare la sua scuola. Decise quindi di seguire i consigli del medico e lasciò Ambleside per andare a vivere con la cognata, la moglie di Arthur e aiutarla a crescere e i loro tre figli. Ma prima di partire approntò la scuola affinché continuasse a restare aperta e funzionante. Nominò sua successora la Signora Fleming che la gestirà fino al 1894, The Girls’ Public Day School Company fu poi, nel 1906, la The Girls’ Day School Trust che ha, ad oggi, ben 29 scuole, aperte negli anni, per promuovere l’educazione femminile.
Anne tornerà comunque ogni anno a visitare la scuola e a seguire le “sue” alunne e ad interessarsi delle loro famiglie.




TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

"Anne Clough", William Richmond,
Collezione Newnham College, University of Cambridge. 
Anne, si trasferisce quindi con la cognata ad Combe Hurst, dove non intende riprendere un’attività nello specifico ma cerca di riposarsi, anche se intraprende viaggi in tutto il paese e la vicinanza con Londra la agevola a conoscere  persone per lei molto interessanti con cui confrontarsi sul suo tema preferito: l’istruzione delle donne. Conosce i Carter, parenti della cognata, in particolare lega con Alice Bonham Carter e la Signora Smith, che raccomanderà negli ultimi anni della sua vita al Re di Siam intenzionato a reperire insegnanti in Inghilterra per aprire una scuola femminile a Bangkok, o la Signora Davies e Madame Bidichon o la Signora Bostock.

Erano gli anni in cui alle donne veniva negato l’accesso agli esami di laurea mentre si assisteva alla nascita di scuole superiori femminili: la Queen’s College nel 1848, la Bedford nel 1849, la Cheltentham College e il dibattito era quindi forte, era chiaro che si rendeva reale l’esigenza di poter riconoscere alle donne gli studi fino ai massimi livelli.  Nel 1863 il Comitato Londinese si appellò al Sindacato che preparava le prove di esame per gli uomini affinché approntasse le stesse prove anche per le ragazze, l’esperimento riuscì e nel 1864 un dettagliato resoconto fu inviato al Senato dell’Università di Cambridge chiedendo la definitiva apertura agli esami per le ragazze che venne data nel 1865 e per tre anni, scaduti i quali in realtà divenne definitiva.
Questa esperienza fu importante per molte maestre che videro la necessità di unirsi nell’Associazione di Maestre, che si diffusero in varie città da Londra a Manchester e a Liverpool proprio per iniziativa di Anne stessa: “ Il fatto che l’Università di Cambridge ha mostrato interesse per l’istruzione femminile, ammettendo le ragazze all’ammissione degli esami locali, è stato un gran regalo per l’Unione ed è qualcosa per cui lavorare…”[4].
Nel 1866 Anne decise di dare un suo personale contributo al dibattito sulle mancanze dell’educazione femminile, inviando un suo scritto, basato sulla sua esperienza, alla Commissione istituita per questo scopo nel 1864: The Royal Commission, nota come la Commissione d’Inchiesta della Scuola. Il suo testo “Suggerimenti sull’ Organizzazione delle Scuole Femminili” contiene quindi una descrizione di tutti i limiti dell’educazione femminile che è, secondo Anne, superficiale e non dà stimoli intellettuali, ora con l’apertura alle donne agli esami universitari dei cambiamenti erano però necessari.
Anne passa ad elencare tre punti fondamentali di svolta: “Primo, un piano educativo, in parte composto dai membri delle Università, andrebbe messo a punto dal Governo per supervisionare l’educazione femminile. Secondo, che scuole giornaliere, in edifici solidi, devono essere attivate in ogni città e distretto e queste scuole private devono essere coordinate con le scuole pubbliche per alcune materie ed infine che nelle città più grandi devono essere tenute una serie di Letture sulle materie più importanti[5].
Anne fu invitata a leggere i suoi Suggerimenti nelle varie città  dove erano presenti le Associazioni di Maestre e le sue idee non solo vennero accolte ma favorirono addirittura la collaborazione tra le diverse Associazioni. Così furono istituite Letture da tenersi nelle varie città nonché un Consiglio eletto dalle varie Associazioni delle Maestre nel 1867 che prese il nome di Consiglio del Nord Inghilterra per la Promozione dell’Istruzione Superiore delle Donne. La prima lettura fu a tema astronomico e fu tenuta dalla Signora Stuart, membro del Trinity College, a Liverpool, Manchester, Sheffield e Leeds. Il Consiglio sarà attivo per ben sette anni, in cui Anne fece grande esperienza per quella che di lì a poco sarà la sua avventura più grande.

La Newnham College nel 1895.



TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

Nel 1871 fu infatti invitata a Cambridge dal fondatore delle Letture di quella città, il signor Sidgwick, per occuparsi di un ostello che avrebbe dovuto accogliere le studentesse che avrebbero voluto prendere parte alle Letture tenute lì o nei dintorni. Anne accetta solo dopo qualche insistenza e si trasferisce a Cambridge ma subito capisce che la sede, nel centro della città, non è adatta e aiuta a cercare la sede più propizia, dopo qualche ulteriore trasferimento, finalmente la sede definitiva viene costruita in quella parte di Cambridge che si chiama Newnham, da cui appunto prenderà il nome di Newnham College; grazie ai suoi contatti e sforzi, Anne riesce a racimolare i fondi per la costruzione di quella che oggi è la Old Hall, finita nel 1880.
L’anno seguente nel 1881 finalmente il Sindacato dell’Università di Cambridge riunito, delibera il riconoscimento dei Colleges preposti all’istruzione femminile finalizzata al riconoscimento degli Esami di laurea; da ora le donne erano certe di vedere i loro sforzi negli studi, riconosciuti venendo ammesse di certo agli esami universitari, ottenendo un certificato firmato dal Vice Cancelliere dell’Università.

Già dal 1876 Anne ha tutta l’organizzazione della Newnham nelle sue mani, la responsabilità delle ragazze, della loro salute, del loro tempo libero, delle letture e della struttura, occupandosi anche della Segreteria e della burocrazia. Si occupava inoltre dell’istruzione di ciascuna ragazza,  confrontandosi con ciascuna di loro sul proprio lavoro e sulle letture suppletive o di supporto se necessarie, e raffrontandosi poi infine anche con il signor Sidgwick. Tutto questo però con il passare del tempo e l’aumento considerevole delle iscritte e anche delle condizioni di salute di Anne dovette essere organizzato in un Comitato Educativo e in una Segreteria, tenuta dalla Signora Kennedy, con  Alice Bonham Carter quale Tesoriera, dopo la creazione della Newnham Hall Company, nata dalla fusione tra l’Associazione Letteraria, di cui Anne era presidentessa, e il Consiglio della Newnham Hall.

Il Cancello dedicato ad Anne all'interno della Newnham nel passaggio che unisce le due ali più antiche, che il College volle dedicarle dopo la sua morte. Anne infatti non riuscì a vedere l'unione delle strutture ma vi si era dedicata molto.
Foto di Keith Edkins.

Quello che caratterizzò la sua visione educativa fu che per lei la studentessa doveva essere seguita nelle sue inclinazioni, voleva che ciascuna alunna imparasse quello che era più confacente alle proprie predisposizioni anche se non era materia d’esame. L’istruzione per Anne era infatti uno strumento per prepararsi alla vita.




TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

Con il passare del tempo tuttavia, i suoi numerosi interessi, sempre in campo educativo, se non la scalfirono in modo evidente, fecero preoccupare più di una volta i suoi amici che la vedevano sempre più affaticata e stanca. Anne teneva infatti anche incontri nelle scuole di varie città, visitandone fino a cinque- sei nella stessa giornata; riceveva visitatori esteri interessati a quello che stava accadendo all’ educazione femminile in Inghilterra; viaggiava per il paese inaugurando scuole femminili rette da sue ex allieve, senza scordarsi di tornare a Ambleside nella sua prima scuola. Fece parte di varie commissioni create per eleggere le prime Presidi di scuole in Australia, così come incontrò il re di Siam  e gli suggerì la sua amica Smith come insegnante della scuola che il sovrano voleva aprire a Bangkok.




foto di Julia&Keld 
La sua salute era quindi messa a dura prova e malesseri vari si fecero sentire già dall’ inizio di Febbraio del 1862 quando ebbe degli attacchi respiratori e visitata dal medico, questo concluse che il suo cuore era in pessime condizioni. Curata da una delle sue nipoti, dalla cognata e da alcune sue assistenti della scuola, trascorse giornate a letto, debole ma sempre vigile e interessata a ciò che accadeva nella scuola e alla vita delle sue allieve. Il 27 Febbraio, guardando fuori dalla finestra, spirò dolcemente. Fu cremata, come da suo volere, a Grantchester, vicino Cambridge.

Nel suo ultimo discorso alle alunne che lasciavano il College nell’estate del 1861, qualche mese prima di morire, disse: “La porta è aperta ai piacevoli pascoli del sapere della vita, dove, per alcuni anni, credo, avete avuto istruzione e avete equipaggiato voi stesse per quello che succederà (…), State per costruire una nuova vita per voi stesse nelle vostre case o nel lavoro attivo. Sicuramente non dovrete avere paura; avete acquisito forza, avete acquistato potere, sarete in grado di creare qualcosa di piacevole e soddisfacente intorno a voi[6]. E alle sue alunne che restavano in casa, diceva: “Ovunque viviate, c’è sempre del lavoro da fare ma lasciate del tempo per speciali doveri domestici e per viaggiare[7] e soprattutto “Due o tre ore al giorno prendetevele per voi stesse[8].

Non sarà un caso se proprio la Newnham ispirerà Virginia Woolf per il suo “Una stanza tutta per se’ ”.

Nel suo College, negli anni hanno studiato: Sylvia Plath, Rosalind Franklin, Germaine Greer, Emma Thomson.

Il Newnham College è tutt’ora una pregiata istituzione dedicata alla sola istruzione femminile.




TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT


Traduzioni a cura di Silvia Palandri




[1] CLOUGH B. A., “ A Memory of Anne Jemima Clough”, London, Ed. Edward Arnold, 1897, pag. 17.
[2] Ivi, pag. 94.
[3] Ivi, pag. 96.
[4] Ivi, pag. 110.
[5] Ivi, pag.114.
[6] Ivi, pag. 251.
[7] Ivi, pag. 247.
[8] Ibedem.



TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT



mercoledì 26 marzo 2014

Rosa, la maestra che creò l'educatrice... materna

Almanacco del 26 Marzo:








Siamo nell’Italia dell’Ottocento quando fervente era l’interesse per l’educazione e importante l’impegno di chi vi si interessava. Le sorrelle Agazzi furono tra queste, il loro metodo sarà apprezzato e diffuso. Siamo infatti in un periodo di proposte e modelli poi attuati che vede ancor prima Luisa Amalia Palladini, poi Maria Montesssori e appunto anche Rosa e Calorina Agazzi. Tutte con delle loro specificità educative nate dalla loro esperienza, patriottica l’una, scientifica l’altra, empirica le ultime due.

Rosa Agazzi nasce il 26 Marzo a Volongo in provincia di Cremona nel 1866 da una normalissima famiglia, dal papà artigiano, Achille, e dalla mamma Angela. Ebbe i primi rudimenti educativi grazie ad uno zio prete per poi frequentare la scuola elementare di Volongo e in seguito la scuola di perfezionamento  in vista di frequentare la  scuola Normale a Brescia che la preparerà ad intraprendere la professione di insegnante nel 1870 in un paesino del bresciano, insieme con la sorella Carolina. E proprio dalla loro diretta esperienza nell’insegnamento presero poi lo spunto per proporre una loro nuova esperienza d’istruzione soprattutto per le classi dell’asilo. 
TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

Rosa i primi anni si trova ad insegnare in una scuola elementare, con classi affollate anche da quasi cento alunne/i, scarse condizioni igieniche, carenza di materiale didattico e in un ambiente poco aerato e insalubre. Una situazione molto diffusa anche nel resto dell' Italia.
Basandosi probabilmente sull'esperienza fröbeliana, aveva frequentato infatti un corso, Rosa Agazzi rielabora in base alla sua esperienza gli  aspetti del gioco e della spontaneità di questo metodo che si era diffuso in Italia ma che nella sua esperienza vedeva essersi ridotto in aspetti astratti che nella pratica non aiutavano i bambini e le bambine. In uno dei suoi testi affermerà infatti proprio l’esigenza di modificare il  metodo di Fröbel.

Il suo metodo, condiviso con la sorella anch'essa maestra, prevedeva un’educazione che partiva dalla bambina e dal bambino, dall’attenzione e al rispetto di questa/o. Quindi la loro idea vedeva sì il gioco ma come momento esperienziale, c’erano lezioni di vita pratica, con esercizi atti a stimolare ma sempre in modo autonomo le reazioni dei bambini e delle bambine tramite gli oggetti veri della vita quotidiana, con il così detto “Museo delle cianfrusaglie” che raccoglieva oggetti all’apparenza privi di senso, come bottoni, cappelli, fili, tutti quegli oggetti che Rosa aveva notato i bambini e le bambine portavano da casa per giocarci spontaneamente, questi oggetti venivano collezionati ed ordinati secondo un criterio, insieme agli oggetti che invece si producevano in classe. Rosa li fece diventare elementi attivi dell’esperienza educativa, cosi  insieme agli esercizi pratici in cui rientravano, ed erano fondamentali, il canto, il disegno spontaneo con cui esprimere il proprio mondo interiore ed il giardinaggio con cui l’educatrice esortava anche riflessioni religiose sul Creato e allo stesso tempo  permetteva  alle bambine e ai bambini un rapporto diretto con la natura, con il terreno, una esperienza ritenuta fondamentale nel percorso formativo agazziniano poiché avvicinava il bambino e la bambina a Dio, gli permetteva di toccare la terra, di sporcarsi, di fare quelle esperienze con la materia di cui a questa età infantile si ha bisogno e in più permetteva di concentrarsi comunque su un lavoro ed apprezzare la natura. Poi però c’era anche il linguaggio, che veniva coltivato anche a livello dialettale, riscoprendo il ruolo della fiaba tradizionale.



bambina e bambino ambiente e spazioPoi c’erano le lezioni di sviluppo di vita sensoriale, con esercizi dedicati allo sport, e gli esercizi di socievolezza, infatti i bambini e le bambine imparavano a vivere insieme in un ambiente che doveva essere armonico, pulito ed esteticamente bello, poiché ordinato e proporzionato. Doveva essere un ambiente che richiamasse la familiarità poiché era importante il rapporto che doveva instaurarsi tra le bambine, i bambini e l’adulto, l’educatore, che doveva stimolarli al confronto e quindi doveva richiamare quell’ambiente che più li tranquillizza come la casa, la famiglia. La maestra, che ormai si doveva definire educatrice, doveva sostituirsi per quelle ore alla figura della mamma, da qui gli asili presero il nome di scuole materne.
Quindi anche il ruolo delle insegnati cambiò, si chiamarono educatrici e dovevano avere una preparazione specifica, dovevano avere una vocazione, entusiasmo, una grande capacità di osservazione per intervenire, senza sovrastare il bambino o la bambina, a seconda delle esigenze dei singoli bimbi e bimbe, stando attente a non sostituirsi
  a loro ma lasciandoli liberi/e nelle loro reazioni agli stimoli, inoltre dovevano sapersi organizzare e pensare la lezione nelle sue attività quotidiane, non dovevano quindi improvvisare, come spesso succedeva invece  nella realtà scolastica dell'epoca. Diventava di conseguenza poi importante anche il rapporto tra la scuola e la famiglia, poiché il bambino o la bambina doveva poter continuare la sua esperienza anche in casa, con la famiglia, nasceva quindi una collaborazione tra le due primarie istituzioni socializzanti ed educative della società.
TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

L’ambiente inoltre doveva essere armonioso, pulito, e a portata di bimbo e bimba per stimolare il saper fare, e soprattutto il fare da sé. Tavoli, sedie, attaccapanni... tutto doveva essere alla loro portata poiché fondamentale in questa nuova metodica educativa è proprio stimolare i bambini e le bambine a saper fare da soli senza però tralasciare la socievolezza infatti con gli esercizi preposti tipo il far allacciare il bavaglino dal bambino più grande a quello più piccolo o far insegnare direttamente dalla bambina che già sa fare una determinata cosa a quella nuova che non sa, nasce la figura del/la bambino/a tutore e di quello/a distributore.

Ma l’educazione del bambino e della bambina passa anche per quella spirituale per cui doveva essere informato/a ed “abituato/a” alla religione parlandogli/le delle festività che di volta in volta interessavano quel periodo dell’anno.
Bisognava rivolgersi alla bambina o al bambino per educarla/o al sentimento tramite riflessioni stimolate dalla maestra anche tramite gesti di cortesia. L' educazione morale veniva invece stimolata grazie a regole di pulizia, igiene personale e dell’ambiente, con l’ordine e con palese disapprovazione dei comportamenti scorretti, ma c’era anche l'educazione fisica e quella religiosa.

Il metodo delle sorelle Agazzi prevedeva una formazione completa della bambina e del bambino per educare una futura persona adulta che era stata istruita alla bellezza intesa come armonia data dall' igiene personale, dell’ambiente in cui si vive, attenta a se stessa  ma anche agli altri, perché ha imparato a prendersene cura, alla natura e alla spiritualità.

Questa nuova idea di intendere l’educazione ebbe successo in Italia, e il loro asilo, di Montiano, divenne un riferimento per tutto il paese, tanto che nella circolare ministeriale del 1914 in cui si vedevano chiari riferimenti alla nuova metodica agazziniana, gli asili vengono definiti per la prima volta in modo ufficiale con il termine di scuole materne.
Ma con il periodo fascista Rosa e la sorella furono messe a riposo anche se continuarono la loro azione divulgatrice tenendo incontri e corsi di formazione soprattutto a Brescia. Tanto che sul finire della seconda guerra mondiale il loro sistema si era diffuso anche all’estero, soprattutto in Svizzera, Spagna, Belgio, Germania, Romania, e addirittura in Sud Africa.

Subito dopo la guerra Rosa tornò nel suo paese di origine, Volongo, dove riprese la sua professione di educatrice nella locale scuola materna. Dopo aver ricevuto la medaglia d’argento dei Benemeriti dell’istruzione e la Stella d’oro al merito della scuola nel 1941, fu nominata anche Ispettrice Onoraria della scuola materna dal Presidente della Repubblica.

Morirà nel 1951, il 9 Gennaio nel suo paesino di Volongo.



Opere:

¨“L'abbicì del canto educativo”, 1908; 
¨“La lingua parlata”, 1910; 
¨“Bimbi, cantate!”, 1911,
¨“Come intendo il museo didattico nell'educazione dell'infanzia e della fanciullezza”, 1922
¨Guida per le educatrici dell'infanzia”, 1932
¨Note di critica didattica”, 1942.



Bibliografia (più recente):

¨BORGHI.  B. Q., a cura di “Coro di bimbi a Mompiano. La didattica del canto in Rosa Agazzi”, Ed-. Junior, 2001;
¨DALLE FRATTE G., a cura di “Azione educativa, formazione professionale, comunità. Le tracce agazziane”, Ed. Junior, 2001;
¨MACCHIETTI S. S., a cura di  “Alle origini dell'esperienza agazziana: sottolineature e discorsi”, Ed. Junior, 2001;
¨PAPARELLA N., a cura di Infanzia apprendimento creatività”, Ed. Junior, 2001;
¨MAROLLA A., ROSSETTO T., a cura di “La Scuola Agazziana tra presente e futuro”, Ed. Junior, 2002;
¨ALTEA Francesco, “Il metodo di Rosa e Carolina Agazzi”, Ed. Armando, 2011.

TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT