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martedì 8 marzo 2022

8 Marzo Giornata Internazionale delle donne - un Augurio da Opportunità di Genere OG




8 Marzo, Giornata Internazionale delle donne
, non chiamatela festa é una celebrazione ma non dimentichiamo mai che oggi l'otto tutto l'anno e anche domani.

Un augurio a tutte noi per non dimenticare mai da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo andare per noi stesse e per tutte le altre.

Le donne a parità di mansione hanno ancora un lavoro sottopagato quando spesso sono più formate dei loro colleghi. Le professioniste dello sport in realtà lo sono solo da pochi mesi dopo anni di lotta per far cambiare una legge sportiva iniqua che riconosceva solo gli atleti, uomini.

Per non parlare di tutti gli stereotipi nascosti o meno che riguardano e colpiscono maggiormente le donne nella loro vita privata, lavorativa, sociale…oggi é l'occasione di ricordarci di noi stesse, delle nostre piccole o grandi vittorie e di tutte le donne nel resto del mondo che come noi, seppur diversamente da noi, combattono le loro battaglie.

Oggi é solo un altro giorno a cui dare più visibilità alle nostre convinzioni da portare avanti non solo per noi stesse ma per tutte le donne anche per quelle inconsapevoli o che non ce la fanno.

Per questo non chiamiamola festa ma celebrazione sì e celebriamoci allora tutto l'anno! Oggi un pò di più insieme a tutte le donne del mondo!

 







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lunedì 29 marzo 2021

Quando il Vesuvio aveva il pennacchio- Rosanna Oliva de Conciliis



Acquarello napoletano
dove il Vesuvio ha ancora il pennacchio


Si sta concludendo questo mese di marzo che, come sappiamo, è il mese dedicato alla Storia delle donne nei paesi anglofoni 
Qui puoi leggere il post su
 Marzo il mese della Storia delle donne
e nel quale si celebra anche la giornata internazionale delle donne, l'8 marzo e proprio di questi giorni è la notizia che per la prima volta una donna ha raggiunto la massima carica diplomatica diventando ambasciatrice a Washington. Mariangela Zappia d'altronde ha nella sua carriera già infranto tanti traguardi come prima donna ambasciatrice alla NATO nel 2014 e come Rappresentante italiana alle Nazioni Unite nel 2018. Ma senza una sentenza di ben cinquant'anni fa neanche questo, che sarà solo il primo traguardo per le donne in diplomazia, sarebbe stato possibile. Con la Sentenza n.33 del 1960 si aprivano infatti anche alle donne le carriere pubbliche precluse loro fino ad allora per atavici stereotipi che non volevano le donne adatte a gestire la cosa pubblica. 

Rosa Oliva neo laureata in Giurisprudenza voleva infatti poter fare il Concorso in Magistratura ma non poté proprio perché scoprì che era chiuso alle donne, di fatto però violando i principi costituzionali sanciti agli Artt. 3  e 51 che sanciscono il divieto generale di discriminazione in base al sesso il primo e di discriminazione riferito proprio alle cariche pubbliche, il secondo.  Dobbiamo a Rosanna Oliva de Conciliis quindi se anche noi oggi e le nostre sorelle, figlie e nipoti possono impegnarsi nella carriera che preferiscono. Ma chi è Rosa Oliva? E' la stessa Rosanna Oliva de Conciliis con il suo libro "Quando il Vesuvio aveva il pennacchio", con la prefazione di Giuliana Cacciapuoti, ha darci modo di scoprirlo. Questo libro ci porta indietro ad una città, Napoli, dove nasce Rosa, Rosanna, che purtroppo non esiste più, appunto quando il Vesuvio aveva il pennacchio, cioè il fumo che usciva ancora dopo l'ultima eruzione del vulcano partenopeo del 1944 che era ben visibile ancora nel secondo dopoguerra come anche altre testimoni della mia famiglia ricordano bene. Ma è un libro che ci porta anche indietro ad un tipo di cultura che non esiste più, come ci racconta Rosanna Oliva de Conciliis, una cultura che veniva tramandata per via orale come il Cunto de li Cunti, quelle fiabe raccontate da generazioni, da nonne a nipoti, a sorelle a fratelli, a zie e zii, proprio quei racconti che accompagnano ogni capitolo del libro come una grande e continua narrazione in realtà qui di eventi e persone che ripercorre la storia di famiglia, anzi delle famiglie, materna e paterna, di Rosanna come probabilmente aveva anche accompagnato la sua infanzia.

Quando il Vesuvio aveva il pennacchio
di Rosanna Oliva de Conciliis
Quella in cui cresce e si forma quindi Rosanna è una città specchio di una società e cultura che non esistono più fatta di relazioni necessariamente strette, interdipendenti in cui ci si formava alla socialità, all'amicizia, alla solidarietà, alla sensibilità per gli altri e per se stessi-e inquadrati in una visione d'insieme non ancora particolaristica. Le famiglie di Rosanna, quella di nobili origini della madre e quella alto borghese del padre, sono tipiche famiglie in cui ci sono tanti parenti, spesso con lo stesso nome per onorare gli avi, con tante zie, zii, cugine e cugini ma anche vicine e vicini di casa, compagni e compagne di scuola con cui si creano relazioni, condivisioni e dove ve se ne creano di nuove. Un luogo, la famiglia nel suo concetto appunto allargato, fatto di luoghi e persone, dove apprendere e formarsi dove l'altro è espressione di noi stesse-i in un sociale condiviso. Forse è questo l'aspetto che ha reso Rosanna Oliva de Conciliis la futura donna che con un semplice gesto non ha accettato lo status quo che penalizzava non solo se stessa ma tutte le donne e che, come ha ricordato il Presidente della Repubblica prima nel suo discorso del'8 marzo per la giornata internazionale della donna, e poi qualche giorno più tardi premiando Rosanna Oliva de Conciliis con la più alta onorificenza della Repubblica Italiana quella di Cavaliere di Gran Croce: "E' stato un piccolo gesto che ha smosso una montagna. L'Italia le deve riconoscenza". 


E la montagna l'ha spostata per tutte noi. Grazie Rosanna Oliva de Conciliis!
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mercoledì 8 marzo 2017

Buona Giornata internazionale della donna






Un film di una donna a settimana per un anno? #19




Ipazia nel film Agorà
credit: web


#19 Agorà


Il film che OG vi suggerisce questa settimana in cui ricorre la giornata internazionale delle donne, è dedicato alla più grande matematica, astronoma, scienziata della storia che tuttavia non ha mai trovato posto nella memoria storica: Ipazia di Alessandria che venne giustiziata proprio  in questo mese nel 415 per mano di fanatici cristiani.

Trama: Agorà parla  della vita di Ipazia d’Alessandria dove la vita religiosa dei cittadini si incentra sulle rivalità dei cristiani e dei pagani che stanno mano a mano prendendo piede ma non pacificamente nella realtà cittadina. La condizione in cui Ipazia si trova a vivere non è quindi pacifica ma contornata da violenze e massacri continui a cui si aggiungono le rivalità scientifiche tra chi supporta le tesi geocentriche e chi invece  le più acute tesi  di un sistema eliocentrico. A distanza di anni nei difficili rapporti tra le due fazioni si inseriscono anche gli ebrei  che partecipano ai già numerosi scontri in questo clima già surriscaldato tra scienziati di diversa opinione. Ipazia abbraccia il modello eliocentrico essendo fortemente convinta che sia la Terra a girare intorno al Sole e molto di più perché è anche fortemente convinta che l’asse terrestre e dei pianeti in generale non sia perfettamente tondo ma ellittico e inizia a studiare questa sua ipotesi.  

Quando un suo allievo, Oreste, seppur cristiano rifiuterà di chinarsi al Vangelo di Paolo che diffida le donne dall’insegnare agli uomini, tutti attribuiscono questa   grave mancanza all’influenza malevola di Ipazia. Una folla inferocita si organizza quindi per andare a prendere Ipazia e linciarla ma il suo fedele servitore, Davo riesce a far tramutare la pena in un linciaggio così che quando sono tutti occupati a cercare le pietre, lui si avvicina a Ipazia e con il suo assenso la soffoca per donarle una morte meno penosa.



Scelto perché: Al di là degli aspetti più romanzati, perché che Ipazia si fosse già accorta dell’asse ellittico dei pianeti non è un dato certo, che Oreste non era un suo discepolo e che il suo servitore Davo non è mai esistito...questo film è comunque un’ottima occasione per richiamare l’attenzione su questa straordinaria figura di scienziata che per troppo tempo è stata trascurata. 


Titolo: Agorà
Nazionalità: Spagna
Anno: 2009
Durata: 140 min.
Regia: Alejandro Amenabar
Cast: Rachel Weisz, Mix Minghella



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giovedì 3 marzo 2016

Camicette bianche Oltre l'8 marzo- Ester Rizzo







Camicette bianche. Oltre l'8 marzo' è il libro di Ester Rizzo sulla tragedia dell’incendio che interessò nel 1911 la fabbrica ‘Triangle Waist Company’, una fabbrica tessile al decimo piano di un edificio che si trovava, e si trova, a Manhattan . In questo incendio morirono 146 operaie che quel pomeriggio, era un sabato alle 16.00, si trovavano al turno di lavoro e tra di loro 38 italiane.

Questa fabbrica produceva camicette…bianche molto alla page all’epoca ed emblema di riscatto femminile perché indossate anche da quelle donne che si emancipavano e andavano a lavorare seppur sempre in condizioni precarie sia da un punto di vista di sicurezza sia di condizioni di produzione. I tavoli da lavoro erano infatti studiati in modo da non far parlare tra loro le operaie e incrementare la produzione che prevedeva una consegna giornaliera di 1000 pezzi e alla sola luce di lampade a gas.
In questa atmosfera dei primi del ‘900 Ester Rizzo riesce a rievocare la storia e la vita di queste operaie italiane, donne di cui la memoria aveva perso l’identità, la storia, la voce, seguendone le tracce, in una ricerca storica durata anni, al di qua e al di là dell'oceano, ridando loro un volto, un’identità, un’origine…una voce che giunge ora anche ai nostri giorni.

L’esperienza, la vita vissuta di queste giovani donne, alcune erano si e no adolescenti, costrette  a viaggiare accompagnate, chi dalla madre chi da un improvvisato sposo, su navi riadattate, stracolme di passeggeri che sognavano un futuro migliore per loro, la loro famiglia, le loro radici, la loro esperienza che viene alla luce ora grazie a questo libro in realtà ci dice che il passato è ancora attuale, il passato è ancora purtroppo presente  fatto di viaggi della speranza, di folle di immigrati su barche di fortuna, di migliaia di morti e di altrettanti lavoratori sfruttati. Il libro ci dona una chiara prospettiva di come allora l’immigrato, italiano, veniva visto e gestito  fin dall’arrivo e poi sul lavoro, spesso umile e poco retribuito; realtà che per le donne erano ancora più umilianti.

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Camicette bianche Ester Rizzo
Ma, se dopo cento anni la situazione non è cambiata per gli immigrati, se non per la rotta e l’approdo, la morte di queste giovani donne non è stata vana perché la loro fine segnò uno spartiacque per altre donne che avendo vissuto la tragedia, seppur indirettamente, decidono di impegnarsi attivamente in prima persona e in gruppo per migliorare le condizioni di lavoro delle donne come la "brigata del visone" o come Frances Perkins, testimone indiretta dell’incendio che vide le operaie incastrate al piano più alto gettarsi giù dalle finestre per non morire arse vive,  e che divenne la prima donna ad essere Segretaria del Lavoro sotto il Presidente Roosvelt e Truman e a cui si devono le leggi in tema di sicurezza sul lavoro che furono adottate negli anni successivi.


Ester Rizzo ci accompagna in un viaggio terribile ma emozionante che ridà vita a molte di queste italiane coraggiose che chiedevano di essere ritrovate; un libro che apre una nuova realtà sulla storia delle donne che colma un silenzio su un evento dimenticato, un’opera attuale che apre spunti di riflessione per il passato ma anche per il presente.

Un ricordo che va però coltivato, custodito affinchè non sparisca, da qui l’iniziativa collegata al libro: tramite una Petizione, far dedicare a queste donne coraggiose che avevano voluto un riscatto sociale prima lasciando il proprio paese e poi conoscendo la fatica di un lavoro, le strade, le vie, le piazze in quei  paesi d’origine che avevano voluto/dovuto lasciare. Il progetto infatti fa parte delle iniziative dell’AssociazioneToponomastica Femminile che vuole restituire all’identità femminile il giusto spazio, cominciando dal dedicare alle donne i luoghi pubblici, segno tangibile della loro presenza e contributo nella società.

Un nuovo pezzo di storia quindi che viene alla luce e che merita di rimanerci al chiarore di un lampione, ai raggi di un sole che riscalda i passanti o colora le voci di bambini che giocano in piazza, una piazza intitolata ad una di quelle donne a cui sarà così dato un luogo della memoria. 

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"Camicette bianche Ester Rizzo" di Ester Rizzo, Navarra editore, 2014, pagg. 128.