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martedì 16 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #29



Giovanna d'Arco, statua in piazza delle Piramidi, Parigi.
Emmanuel Fremiet, 1874


#29 Giovanna d'Arco


Il 16 maggio del 1920 Papa Benedetto XV canonizza la pulzella d'Orleans, Giovanna d'Arco. Figura storica femminile dall'indiscusso fascino, a lei sono state dedicati libri, saggi, quadri, pièce teatrali e film.

OG vi propone questa settimana il film premio Oscar: “Giovanna d'Arco” del 1948 interpretata da Ingrid Bergman  che fu candidata come miglior attrice ma questo film vinse comunque tre Oscar: fotografia, costumi ed onorario al produttore, Walter Wanger.
Il film però più recente a lei dedicato è quello del 1999 di Luc Besson con Milla Jovovich.

Trama: Siamo in Francia durante la Guerra dei Cent'anni tra Francia e Inghilterra, i numerosi scontri contro gli inglesi mettono in serie difficoltà il popolo francese. Dalle campagne però emerge una ragazza, Giovanna, che guidata dalla fede si impone all'attenzione perfino del Re che dopo averla messa alla prova, convincendosi delle sue capacità, le affida la guida dell'esercito francese contro gli usurpatori.
Giovanna alla guida dei soldati vince lo scontro diventando un'eroina tra i soldati, il popolo e il re ma quando viene catturata dalla fazione dei borgognoni che la vendono agli inglesi, il re Carlo VII non va più in suo aiuto, perchè già in trattative di pace con gli inglesi.
Giovanna confessa che la sua forza e capacità sono riconducibili alle voci divine che sente e che la guidano, così il re stesso decide di lasciarla al suo destino e alla persecuzione dell'Inquisizione che la condannerà al rogo, dopo innumerevoli torture per farle confessare di essere una strega.
Giovanna d'Arco solo dopo la sua morte sarà riconosciuta una martire e un'eroina anche dalle generazioni successive.



Scelto perché: La pulzella d'Orlèans è una figura storica entrata ormai nel mito e nell'immaginario collettivo ma fu “solo” una delle tante donne che subirono l'Inquisizione senza che le sue indiscutibili doti militari la salvarono dal preconcetto e dall'ignoranza. E' la più nota donna finita al rogo di cui si ha memoria storica a cui nei secoli si è cercato più volte di rendere giustizia ma forse l'unica che ebbe fu quella della Chiesa che la proclamò, dopo secoli, patrona di Francia.


Titolo: Giovanna d'Arco
Titolo originale: Joan of Arc
Nazionalità: USA 
Anno: 1948
Durata: 145 min.
Regia: Victor Fleming
Cast: Ingrid Bergman,  Francis, L. Sullivan



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venerdì 12 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #28


Maria Antonietta nel 1769, Joesph Ducreux.

 Credit: Wikipedia



#28 Maria Antonietta



Questa settimana ricorre l'anniversario della nascita di Olympe De Gouges, l'intellettuale che durante la Rivoluzione Francese lottò per rivendicare i diritti delle donne e per questo fu giustiziata al patibolo. OG vi propone un film che ripercorre, seppur in chiave moderna, gli avvenimenti principali di quei giorni nella sceneggiatura di Sofia Coppola e il suo “Maria Antonietta” del 2006.

La rivisitazione di questo film che unisce la visione “in costume” alla contemporaneità l'ha reso soggetto a numerose critiche ma anche ad altrettanti elogi.

Trama: Siamo nella seconda metà del 1700 e Maria Teresa, Imperatrice d'Austria, decide di dare in sposa al Delfino di Francia una delle sue figlie per instaurare un legame politico con questo paese europeo da sempre rivale dell'Impero Asburgico. La scelta ricade su Maria Antonia Giuseppa, arciduchessa d'Austria che però è abituata ad una realtà regale molto diversa da quella che la aspetta in Francia.
Una volta nel suo paese, la Francia, Maria Antonietta dovrà ben presto adattarsi ai nuovi usi e costumi del suo popolo e della sua Corte ma non senza difficoltà e visto che il suo è stato un matrimonio “di Stato” e le cose con il marito non vanno bene, il matrimonio non viene neanche consumato, Maria Antonietta si consola con gli aspetti più futili e mondani di Corte.

Gli ingenti debiti dello stato francese, impegnato a supportare la rivoluzione americana, impoveriscono la popolazione creando un forte mal contento popolare che sfocia soprattutto contro la Regina Maria Antonietta, che nel frattempo è diventata madre dell'erede al trono...la Rivoluzione è alle porte e la vita dei sovrani francesi è appesa ad un filo, anzi ad una carrozza mentre tentano di scappare e lasciare la Francia.


Scelto perché: Le donne nella storia emergono soprattutto come “merce di scambio” tra paesi che per “ragioni di Stato” combinano matrimoni per creare o rinsaldare legami dinastici e di potere politico. La vicenda tristemente nota di Maria Antonietta è da sempre emblema di queste politiche matrimoniali adottate soprattutto in epoca moderna. Il periodo della Rivoluzione francese in cui la vicenda è ambientata poi ha visto nel tempo la riscoperta anche da parte di importanti storici della presenza e del contributo delle donne che però poi alla resa dei conti sono state rilegate in ambiti privati o quelle più scomode, come fu Olympe de Gouges, giustiziate.

Titolo: "Maria Antonietta"
Titolo originale: "Marie Antoinette"
Nazionalità: USA, Fr
Anno: 2006
Durata: 125 min.
Sceneggiatura: Sophia Coppola
Regia: Sophia Coppola
Costumi: Milena Canonero
Cast: Kristen Dunst,  Judy Davis, Jason Schwartzman



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mercoledì 3 maggio 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #27







#27 Il resto di niente



Eleonora de Fonseca Pimentel fu una scrittrice, poetessa, intellettuale e politica del XVIII secolo di origine portoghese, nata a Roma e vissuta poi a Napoli dove le sue origini aristocratiche non le impedirono di prendere parte più che attivamente alla nascita della Repubblica Napoletana nel 1799 insieme a illustre figure dell'intellighenzia partenopea infatti fu tra le fondatrici dell'esperienza repubblicana. Il film di questa settimana, basato sul libro di Enzo Striano, parla proprio della sua biografia ripercorsa nel film del 2004.

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nello stesso anno, il film vince il Davide di Donatello per i costumi e viene nominato per l'interpretazione femminile e miglior sceneggiatura.

Trama: Il film si basa sulla vita di Eleonora de Fonseca Pimentel che rivive la sua straordinaria vita giacobina affianco dei più importanti personaggi intellettuali della città partenopea, come il Conte Francesco Pignatelli, Domenico Cirillo, Mario Pagano, con cui darà inizio all'esperienza Repubblicana che però ha vita breve, in pochi mesi si restaura la monarchia che comincerà a darle la caccia insieme a tutti i suoi compagni e sostenitori.
Eleonora ripercorrerà così la sua esistenza e il suo personale percorso di donna colta in una Napoli di fine Settecento che non ha capito fino in fondo l'opportunità di libertà che lei e i suoi alleati erano riusciti a creare e offrire al popolo napoletano.

La cittadina Eleonora Fonseca Pimentel, che rinuncia alla sua aristocraticità in favore di un bene più grande, il bene comune che solo la Repubblica può garantire, alla fine della sua vita accetterà con dignità e coraggio, meritandosi il rispetto del suo stesso boia, la conseguenza che la libertà repubblicana garantisce al suo popolo: l' auto-determinazione dei popoli che porterà però a restaurare la monarchia, la dittatura contro cui Eleonora non ha paura di perdere la vita, senza libertà, senza Repubblica cosa altro resta? Nulla...anzi “come dicono a Napoli, il resto di niente”.


Scelto perché: In questo film si rivivono le stagioni che hanno portato un Regno alla prima esperienza moderna di Repubblica, una vicenda essenziale della Storia italiana a cui ha preso parte a pieno titolo e in prima persona una donna colta, intellettuale, fiera e decisa che fino alla fine ha portato avanti le proprie idee dando una precisa impronta all'esperienza repubblicana napoletana insieme a tutti gli altri intellettuali partenopei e che merita di essere conosciuta e ricordata nei libri di Storia e nelle pagine di cronaca repubblicana affinché si avveri quello che essa stessa sul punto di morte, salita sul patibolo pochi attimi prima di morire pronunciò in latino, sommessamente quasi come una prieghiera: Forsan et haec olim meminisse iuvabit- Forse un giorno gioverà ricordare queste cose”.


Titolo: Il resto di niente
Anno: 2004
Durata: 103 min.
Nazionalità: ITA
Regia: Antonella De Lillo
Sceneggiatura: Antonietta De Lillo, Giuseppe Rocca
Produzione: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia
Costumi: Daniela Cancio
Cast: Maria de Medeiros, Rosario Sparno, Imma Villa






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martedì 4 marzo 2014

La Rosa Chiara e Sanculotta

Almanacco del 04 Marzo:

"Donne in marcia verso Versailles", giornate rivoluzionarie del 5 e 6 Ottobre 1789. Autore sconosciuto.





Ci troviamo a Parigi nel suo periodo più affascinante, foriero di novità che avrebbero interessato il cambiamento di tutte le società europee, e non solo. Il suo momento più alto, quello ricco di promesse, dove anche le donne sembravano poter avere i loro riconoscimenti, dove sono state le protagoniste, come sempre però poi dimenticate. Dove le donne per essere qualcuno hanno lottato, difeso le loro convinzioni, dichiarate in pubblico, per iscritto, implacabili anche davanti ai Tribunali, integerrime anche nella prigionia, e anche perfino davanti alla morte.


Claire Lacombe, era, prima della Rivoluzione Francese, un’attrice di teatro, molto nota e conosciuta, si potrebbe ben dire di successo. Un personaggio molto amato ed apprezzato dal pubblico di Marsiglia e Lione, con il nome d’arte di Rose Lacombe. Nasce il 4 Marzo 1765 nel sud della Francia, quasi al confine con la Spagna, nella zona dei bassi Pirenei, a Pamiers, figlia del commerciante Bertrand Lacombe e di sua moglie.
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All’età di 27 anni, nel 1792, si trasferisce nella capitale, Parigi dove inizia a frequentare gli ambienti, guidati da Marat e  Danton, del Club dei Cordiglieri. Seguendo i loro sproni e le loro iniziative si distingue nelle sommosse del 10 Agosto 1792, legate alla presa delle Tuileries, dove, da dopo la Rivoluzione, risiedeva il Re, Luigi XVI e la sua famiglia. Una giornata che depone il consiglio comunale prima, sostituito dalla Comune Insurrezionale, e la monarchia poi,  definitivamente il 21 Settembre, quando la Convenzione proclama la Repubblica; inizia così la fase repubblicana, quella più democratica delle vicende rivoluzionare ma anche quella che porterà paradossalmente invece al Terrore. E non poteva di certo immaginarlo Claire quando partecipò a questa giornata e quando soprattutto, proprio per il suo contributo, riceverà la “corona civica”.
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La sua prima esperienza in pubblico risale ancora all’ Assemblea Legislativa del 1792 quando il 25 Luglio, per la prima volta reclama per le donne il  diritto di impugnare le armi per la difesa della patria così come già facevano  solo gli uomini: “ […] aboliamo i privilegi del sesso maschile […]”[1].
Si avvicina all’ala radicale degli “Arrabbiati”, un’area altamente avversata da quelli a cui in un primo momento Claire si era avvicinata e di cui aveva condiviso intenti e ideali come Danton, Robespierre, Marat e  Hébert; gli “Arrabbiati”, infatti, avevano idee più radicali, predicavano la democrazia diretta e soprattutto l’uguaglianza politica, economica e sociale.
Ritratto, presunto, di Claire Lacombe, 1792. 
Autore sconosciuto.
E in questa visione ugualitaria Claire vede anche le donne, che come anche lei ha dimostrato, sono una parte fondamentale della società e non solo per i ruoli tradizionali che svolgono. Così, il 10 Maggio, fonda con Pauline Léon, la Società delle Repubblicane Rivoluzionarie, in risposta all’apposito decreto del 30 Aprile con cui le donne venivano escluse dall’esercito. La Società di cui sarà segretaria e anche Presidente, raccoglierà 170 iscritte tra le giovani parigine desiderose di partecipare alla formazione della nuova Francia. La sua organizzazione si appellerà anche a quelle donne delle classi sociali più basse, le lavoratrici, rilevando una sensibilità pre-socialista che però sarà anche elemento di dissenso interno che vedeva convivere posizioni più estremiste, con visioni femministe ritenute eccessive dall’ala più popolare delle lavoratrici.
In corrispondenza della I Guerra di Vandea, Le Repubblicane riaffermano il loro diritto, e quello delle donne, di armarsi per combattere per la Repubblica, per la  libertà contro la regione anti-rivoluzionaria della Vandea.
Durante questi primi giorni di scontri, Claire prenderà piena parola per incitare i rivoluzionari ad armarsi e partecipare alla presa della regione.
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Nonostante il suo incitamento alle forze rivoluzionare d’azione di Vandea e il suo apporto al morale delle truppe dei volontari rivoluzionari, Lacombe, ormai esponente di spicco della frangia più rivoluzionaria ed estremista mal vista sia dai girondini, più moderati, sia dai giacobini, comincia a farsi notare un po’ troppo e anche il loro leader Jeacques Roux dalla prigione continua i suoi interventi in loro favore, denunciando quegli uomini che mettono in giro voci infamanti per screditare la Società[2]. 
Così i giacobini inventano false accuse, come quella di aver chiamato in pubblico Robespierre,  il “Signor (Monsieur) Robespierre”, un titolo allora bandito dal nuovo ordine sociale, e di averlo definito un uomo ordinario[3] o ancora di aver nascosto aristocratici antirivoluzionari, accuse poco credibili per un’attivista che invece reclamava l’espulsione dei nobili dall’esercito e le tasse sui più ricchi, così come la responsabilità degli assalti allo zucchero e al sapone di Febbraio e di Giugno[4].  Claire viene comunque arrestata ma si salva, almeno questa volta, da un’accusa incredibile, e viene rilasciata il giorno stesso, poiché dalla perquisizione della sua casa vengono trovate solo carte che “emanano patriottismo”[5].

"La libertà guida il Popolo", particolare, dipinto di E. Delacroix, 1830.
La Libertà è rappresentata dalla Marianna che indossa il berretto frigio rosso,
tipico della Rivoluzione.

Ormai è però nel mirino e solo alcuni giorni dopo si fa in modo di creare un caso nel quale, non per fatalità, risulta coinvolta. Alcune donne, probabilmente corrotte a tale scopo, accusarono le Rivoluzionarie di avere costretto alcune di loro ad indossare il tipico berretto della Rivoluzione, il frigio rosso, riservato agli uomini anche se poi diventerà l’emblema della rivoluzione stessa e fatto indossare, nell’iconografia rivoluzionaria, anche alla Marianna. Queste accuse, in realtà, false, scatenano dei disordini, il 28 Ottobre, in cui la stessa Lacombe viene aggredita da alcune delle accusatrici; i tafferugli avvengono alla Convenzione Nazionale, l’organo legislativo ed esecutivo principale durante la Rivoluzione almeno fino al 1795.
E proprio alla Convenzione Nazionale, solo pochi giorni prima,  il 7 Ottobre, Claire si era recata per difendersi, e difendere la Società, e tutte le donne dalle insistenti insinuazioni e maldicenze che continuavano a imperversare nei loro confronti, argomentando che : “I nostri diritti sono quelli del popolo, e se ci opprime, noi opprimeremo resistenza all’opposizione[6]; queste sue parole sollevarono non pochi malcontenti e le fruttarono le nuove accuse.
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Dopo le zuffe, provocate e volute,  avvenute alla Convenzione Nazionale, quest’ultima, usa l’accaduto per proibire le associazioni politiche femminili, tutti i club delle donne vengono chiusi, anche quindi, a maggior ragione, la Società Rivoluzionaria di Claire Lacombe.  
Il Presidente del Comitato della Salute Pubblica incaricato, Amar chiude la questione su un possibile riconoscimento politico in favore delle donne, rappresentato dalle associazioni femminili che avevano sollevato la questione con le loro azioni e discorsi in pubblico. Egli chiude la faccenda, sancendo che le donne non avevano doti fisiche adatte né tanto meno morali per esercitare dei diritti politici  ma il loro dovere naturale era quello di madri e mogli attente e premurose, educatrici preziose di quell’ordine sociale che è una questione : “essenzialmente legata alla morale, e senza morale non può esserci la Repubblica[7].

Così il  movimento di Claire Lacombe, e delle sue compagne, il 30 Ottobre 1793 cessa di esistere dopo solo cinque mesi di vita.  Finisce l’esperienza rivoluzionaria delle donne, quelle a cui la Convenzione, qualche mese prima, aveva reso obbligatorio indossare la coccarda rivoluzionaria; quella coccarda che però avvicinava le moglie, le madri al resto dei cittadini; un accostamento troppo pericoloso che avrebbe potuto garantire anche alle donne, a quel punto non più solo semplici madri e mogli, pari diritti politici e partecipazione attiva alla società, come stava effettivamente già accadendo grazie all’azione proprio anche di quella Società delle Rivoluzionarie, che “per fortuna” era stata chiusa, per sempre.
Qui puoi leggere il post
su Olympe De Gouges


E anche la vita della ormai "semplice donna", Claire non sarà più tanto serena, come neanche quella degli Hebertisti che, fortemente osteggiati da Danton e Robespierre, vedono la loro fine così come ormai lo stesso movimento degli "Arrabbiati".

In questo clima in cui anche i deputati girondini sono stati condannati a morte e la stessa Olympe De Gouges viene ghigliottinata il 3 Novembre 1793, si appresta ad aprirsi un nuovo anno, il 1794 che vede Claire sempre più esposta alle “leggi dei sospetti”. Cerca allora di nascondersi ma invano, viene trovata e arrestata, il 2 Aprile 1794.



Il palazzo del Lussemburgo, oggi sede del Senato francese.
Image by Freedom Wizard

Per sua fortuna, attende il processo per più di un anno, in prigione, sì, al Palazzo del Lussemburgo per l'occasione diventato prigione rivoluzionaria, in cella sì, ma almeno viva, almeno ancora viva per poter godere di nuovo della libertà, quando nel Luglio dello stesso anno Robespierre e i giacobini cadono. Le viene quindi concessa la grazia da parte del Direttorio e viene liberata finalmente il 18 Agosto 1795. Si conclude anche il suo impegno politico. 

Riacquistata la libertà, Claire torna al teatro, al suo antico mestiere, lascia la capitale per Nantes non senza però tornavi ancora pochi mesi dopo, forse per l’ultima volta, si perdono infatti  qui le sue tracce nella primavera parigina del 1798.

E così, come si addice ad una grande attrice, abbandona la scena, almeno quella ufficiale di rivoluzionaria, paladina delle donne, dei loro diritti, consumati all’ombra di ghigliottine, di prigioni, di una Rivoluzione che ha tradito i suoi ideali di fraternità ed uguaglianza, ha tradito le sue sostenitrici, foriera solo di semplici illusioni scomparse, come le sue eroine, coperte dal rumore della Senna che ha nascosto alla storiografia, per secoli, la loro esistenza, il loro contributo, il loro apporto di donne sì ma soprattutto di cittadine.

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[1] WILSON KATHERINA M., “An Encyclopedia, of continental Women Writers”, vol. I,  Ed. Taylor&Francis,1991, pag. 683.
[2] GODINEAU DOMINIQUE, “The Women of Paris and their French Revolution”, Londra, Ed. University of California Press, 1998, pag. 164.
[3] WILSON KATHERINA M., Op. Cit., pag.  683.
[4] GODINEAU DOMINIQUE, Op. Cit. , pag. 162.
[5] Ibidem.
[6]  Ivi, pag. 165.
[7] Ivi, pag.  169.


Biobligrafia:

WILSON KATHERINA M:, "An Encyclopedia, of continental Women Writers", Vol. I- II, New York, Ed. Taylor&Francis, 1991.
GODINEAU DOMINIQUE, "The Women of Paris and their French Revolution",  Londra, Ed. University of California Press, 1998.


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