Almanacco del 15 ottobre:
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Isabella Bird indossa indumenti cinesi
durante il suo soggiorno in Manciuria, 1899. |
Un’antesignana dei moderni reporter che scelse il viaggio e l’avventura invece della sedentaria vita che l’aspettava a casa. Scelse i tramonti dell’oriente, i deserti rocciosi, le campagne sterminate come compagni...questo animo libero, rese onore al suo cognome perchè come un uccello si spostò e viaggiò sempre in quei paesi sconosciuti a volte inospitali ma di cui non riusciva a fare a meno, lei fu, Isabella Lucy Bird.
Nata in Inghilterra il 15 ottobre 1831 da un pastore anglicano costretto a cambiare spesso residenza e così la sua famiglia, Isabella non ricevette un’istruzione costante ma questo non le impedì di poter conoscere e interpretare il mondo.
Alla fine del 1800 il suo nome era una firma che garantiva ai periodici e ai giornali un racconto avvincente, “un marchio di garanzia” dopo decenni di resoconti e reportage.
Fu la prima donna ad essere introdotta nel 1892 nella Royal Geographical Society e qualche anno più tardi, nel 1897, eletta membro della Royal Photographic Society.
Il suo primo viaggio venne dall’occasione che le diede un’operazione alla schiena nel 1850 quando andò a visitare dei parenti emigrati negli Stati Uniti e da lì, l’anno dopo si spostò, anche in Canada. Da questa esperienza di diversi mesi prese spunto per scrivere la sua prima opera “The Englishwoman in America”, pubblicato però solo sei anni dopo e in forma anonima.
La famiglia si trasferì poi ad Edimburgo, nel 1858, dopo la morte del padre ed Isabella cominciò a viaggiare per la Scozia, rivendendo i suoi articoli ai periodici.
La sorella Hanrietta, di carattere opposto ad Isabella, molto sedentaria e riservata decise di trasferirsi sull’isola di Mull nel 1868 alla morte della loro madre. Isabella intollerante ad una vita di regolarità e formalità decise invece di sovvenzionare la sua vita girovaga con opere ed articoli da rivendere a periodici e quotidiani specializzati. Così nel 1872 salpò in direzione dell’Australia dove però non si sentì particolarmente attratta dai luoghi, proseguì il viaggio per le isole Sandwich, oggi le Hawaii, dove scalò il vulcano Mauna Loa e rese omaggio alla regina Emma Kaleleonalani; queste esperienze e molte altre vennero racchiuse nel suo secondo libro “The Hawaiian Archipelago”.
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Il ricovero di Isabella Bird nelle Montagne Rocciose. |
La sua esperienza negli Stati Uniti proseguì poi in Colorado, l’ultimo stato unitosi alla Federazione, di cui Isabella aveva sentito parlare come un luogo dall’aria salubre e terapeutica, qui nel 1873 a cavallo, cavalcando alla maniera maschile, volle vedere e saggiare il deserto roccioso nelle Montagne Rocciose. Il suo legame con la sorella rimasta in Inghilterra fu, nonostante la differenza di carattere e di stili di vita, sempre molto buono e solido e proprio in questo periodo la loro corrispondenza fu molto fitta tanto che fu inizialmente pubblicata sul periodico ‘Leisure Hour’ e poi convogliò nel suo terzo libro, il più conosciuto, “A Lady’s Life in the Rocky Mountains”. Durante il soggiorno in questa regione del Colorado conobbe anche l’avventuriero e losco ‘Rocky Mountain Jim’, per gli amici "Mountain Jim", Jim Nugent di cui parlerà anche in più di una lettera alla sorella descrivendolo come l’uomo di cui ogni donna si innamorerebbe ma che nessuna sana di mente sposerebbe, in effetti poi Jim rimase ucciso in una sparatoria pochi mesi dopo la partenza di Isabella: "Mi ripeteva alcuni poemi di grande merito che aveva composto, e mi raccontava di più della sua vita. Sapevo che nessun altro avrebbe potuto parlargli così, e per l'ultima volta lo misi sull' avviso di cambiare il suo stile di vita, cominciando dall'abbadonare il whisky , cominciando dal dirgli che disprezzo uomini con questo vizio. 'Troppo tardi! Troppo tardi!, mi rispondeva sempre. [...] l'ho visto con un'eccezione singolare, una gentilezza, una correttezza e una squisitezza di modi che sorprenderebbe in ogni uomo, ma specialmente in un uomo associato solamente alla rudezza dell'uomo del West" tanto che all'ufficio postale aspettando i francobolli, un' avventrice " creò un' occassione per chiedermi se era vero che il gentleman con me fosse "Mountain Jim", e aggiunse che una persona così gentile non poteva essere colpevole dei misfatti attribuitigli".
Isabella si innamorò però effettivamente di questi posti per quanto impervi, poco accoglienti e disadorni di ogni comodità, così scriveva infatti alla sorella in Settembre: " Non so davvero come andare avanti, non c'è un tavolo, un letto, non una vasca, nè asciugamani, nè bicchieri, nè finestre, nè fissaggio alla porta, il tetto ha buchi, i tronchi non sono stati tagliati, e dulcis in fundo una delle estremità della capanna è stata parzialmente rimossa! La vita è stata ridotta ai minimi termini" , ma i sogni hanno un prezzo e Isabella lo sa bene: " Qui la vita è rude, più ruvida di quella che ho mai visto prima, e le persone hanno facce e modi che mi repellono, ma se posso resistere qualche giorno, potrei, ho pensato, andare a vedere i canyons e tutte le altre difficili zone a Estes Park, che sono diventate lo scopo del mio viaggio e delle mie speranze. Quindi ho deciso di restare". E Isabella riesce ad avere ciò che cercava se dopo pochi giorni scrive alla sorella descivendo le Montagne, i canyons e il paesaggio circostante:
"Lo scenario da qui su é glorioso, combina sublime e bellezza...Non é una regione per turisti nè donne, solo per qualche cacciatore di alci ed orsi, e questa freschezza improfanata mi da nuova vita". ed ancora: "E' una vista a cui non c'è bisogno di aggiungere altro. E' davvero 'la loggia nella vasta zona selvaggia' per la quale spesso si sospira quando si è in pieno trambusto sordido e banale'. Diversamente dal Dott. Johnson, 'queste mostruose protuberanze' 'infiammano l'immaginazione ed elevano la comprensione'. Questo scenario soddisfa la mia anima. Ora, le Montagne Rocciose realizzano, anzi, il sogno della mia infanzia"*.
Non paga nonostante tutto dell’avventura statunitense, si imbarcò dagli Stati Uniti per far rotta verso l’estremo oriente. In Giappone, dove regnava il filo occidentale imperatore Meiji, percorse a cavallo la parte settentrionale dell’isola di Hokkaido, soggiornando per sette mesi nel 1878, presso la popolazione degli Aiun, per poi dirigersi verso Hong Kong, Canton, Saigon e Singapore. Da questa lunga esperienza tra il Giappone, la Cina, il Vietnam, Singapore e la Malaysia, nacque il libro “Unbeaten tracks in Japan” del 1880.
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Rientrando finalmente in Inghilterra apprese della salute inferma della sorella che morì di lì a poco, solo allora nel 1881, quasi cinquantenne, decise di sposarsi con il medico della sorella, John Bishop.
Il matrimonio durò fino alla morte di lui nel 1886, qualche anno dopo, nel 1888 pur non essendo in buona salute e forse proprio per riprendersi volle visitare un altro paese che le interessava molto, l’India. Negli anni precedenti, avendo da sempre una salute precaria, aveva voluto studiare medicina e in questo ulteriore viaggio voleva mettere a frutto queste nozioni, proponendosi anche come missionaria. Qui fondò l’Henrietta Bird Hospital ad Amritsar in onore della sorella e il John Bishop Memorial Hospital a Srinigar in memoria del marito. Si spinse fino in Kashmir e a Ladakh al confine con il Tibet, anche se durante il tragitto cadde e si fratturò le costole. Nel percorso conobbe il maggiore Herbert Sawyer che era diretto in Persia, così si aggregò alla spedizione e insieme attraversarono il deserto arrivando a Tehran dove lasciò il suo compagno di viaggio e proseguì a settentrione, per il Kurdistan e la Turchia. L’esperienza di questo viaggio convogliò nel libro “Jouneys in Persia and Kurdistan” e nel 1894 uscì anche “Among the Tibetans”, il suo resoconto del viaggio in Tibet, in cui descrive gli abitanti dell'area come le persone più piacevoli mai incontrate, e donandoci una descrizione dettagliata, come solo lei può fare, delle loro cerimonie, dei loro templi, delle loro usanze, descrivendoci di fatto un tempo ormai perduto.
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"Generali di Pyongyang catturati vivi",
di Migita Toshihide, October 1894
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Nel 1894 partì nuovamente per il Giappone e poi per la Corea dove rimase per mesi , fino allo scoppio della guerra sino- giapponese. Si rifugiò in Manciuria dove riuscì a scattare delle foto ai soldati diretti al fronte, tornò quindi in Corea per documentare la devastazione della guerra e nel 1896 risalì il fiume Yangtze e Han, in Cina l’uno e in Corea l’altro, ma nella provincia del Sichuan fu imprigionata in una casa che poi fu data alle fiamme dalla folla, si salvò in extremis grazie all’intervento di una truppa di soldati, quindi riuscì ad arrivare in Tibet dove si diresse in patria nel 1897 e dove ebbe la tranquillità per poter riportare questa inquietante esperienza nel libro “The Yangtze valley and Beyond” del 1900. L’anno seguente volle visitare il Marocco dove rimase per alcuni anni e dove visse con le comunità berbere e dove il sultano volle regalarle uno stallone nero. Tornò quindi in Inghilterra nel 1904 in vista di un altro viaggio in Cina, ma si ammalò e morì il 7 ottobre ad Edimburgo. Finì così il lungo cammino di colei che scelse una vita fatta di tracciati, percorsi e tragitti, si spegneva nella sua patria dopo una vita di avventura solitaria in giro per il mondo.
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Opere:
“
The Englishwoman in America”, 1856;
“
The aspects of religion in the United States of America”, 1859;
“
Pen and Pencil Sketches Among The Outer Hebrides”, in ‘
The Leisure Hour’, 1866;
“
Notes on Old Edinburgh”, 1869;
“
The Hawaiian Archipelago”, 1875;
“
The Two Atlantics”, in ‘
The Leisure HourT’, 1876;
“
Australia Felix: Impressions of Victoria and Melbourne”, in ‘
The Leisure Hour’, 1877;
“
A Lady's Life in the Rocky Mountains”, 1879;
“
Unbeaten Tracks in Japan”, 1880, Volume 1
“
Sketches In The Malay Peninsula”, in ‘
The Leisure Hour’, 1883;
“
The Golden Chersonese and the Way Thither”, 1883;
“
A Pilgrimage To Sinai”, in ‘
The Leisure Hour’, 1886;
“
Journeys in Persia and Kurdistan”, 1891;
“
Among the Tibetans”, 1894;
“
Korea and her Neighbours”, 1898
“
The Yangtze Valley and Beyond”, 1899;
“
Chinese Pictures: notes on photographs made in China”, 1900;
“
Notes on Morocco”, in ‘
The Monthly Review’, 1901
Opere tradotte in lingua italiana:
“
Una Lady nel West. Tra pionieri, serpenti e banditi sulle Montagne Rocciose”, EDT editore, Torino, 1998.
* Tutti i brani sono tratti da "
A Lady's Life in The Rocky Mountains"; traduzione a cura di Silvia Palandri.
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