Visualizzazione post con etichetta Rivolta Femminile. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Rivolta Femminile. Mostra tutti i post

lunedì 5 agosto 2019

Sperlonga- La sua storia al femminile






Sperlonga è una ridente cittadina a sud della regione Lazio, oggi rinomata località turistica che vanta lontane e prestigiose origini che risalirebbero agli Spartani che qui fondarono un primo nucleo abitativo denominato Amyclae.
Con gli antichi Romani divenne sede di riposo imperiale e nel Rinascimento testimone, con la limitrofa zona di Fondi, di importanti avvenimenti storico-politici. Oggi ha trovato nuova vita nella vocazione vacanziera. La sua storia si lega ad alcune figure di donne, come la Contessa di Fondi Giulia Gonzaga Colonna e soprattutto alla rivolta femminile delle sue abitanti che si opposero alla dispersione di importanti reperti archeologici oggi convogliati in un importante museo locale.

Stemma della famiglia Caetani
presente sulle Porte della cittadina.
Unica testimonianza delle antiche mura
fatte costruire dalla famiglia.
Fino al 1400, Sperlonga rientrava nei possedimenti territoriali della nota famiglia romana dei Caetani quando Ladislao I d'Angiò, futuro Re di Napoli, la sottrasse ad Onorato Caetani. In effetti questa località rimarrà per secoli sotto l'influsso del Regno delle Due Sicilie e ancora oggi è largamente apprezzata e conosciuta dai vacanzieri campani infatti solo nel ventennio fascista Sperlonga sarà annessa al Lazio nella provincia della Littoria, oggi Latina.

Simbolo della cittadina è la possente Torre a picco sul mare, Torre Truglia fatta costruire nel 1532 dal barone di Carduccio e Sperlonga, Carduccio Gattola, commissario di Ladislao I.

La necessità sempre più impellente di difendere il territorio derivava infatti dal bisogno di arginare l'offensiva turca nel Mediterraneo. Già dal XV secolo infatti gli attacchi dei turchi si erano fatti sempre più decisi e preoccupanti tanto che i vari sovrani europei con il Papa si erano alleati contro il turco dando vita nel tempo a Leghe ed Ordini con lo scopo preciso di fermarlo in Europa, come ad esempio l'Ordine del Drago nato dall'iniziativa tra Sigismondo di Lussemburgo, Alfonso d'Aragona e Scandeberg d'Albania.
Qui Puoi leggere il post su
 Beatrice Caetani
Ancora un secolo dopo l'Europa si trovava a doversi difendere dai turchi- ottomani e a fianco del Papa si ritrovarono vari aristocratici tra cui Enrico Caetani che nel 1596 partì per la Polonia come legato papale per intessere un'alleanza diplomatica con la Transilvania e la Polonia in chiave anti-turca. Oppure ancora Angelo Cesi, marito di Beatrice Caetani 1, che morirà proprio in battaglia in Ungheria nel 1569-70. 

I Caetani come visto furono i signori anche di Sperlonga dove proprio per delimitare le incursioni turche costruirono delle mura cittadine di cui oggi però restano solo le porte di accesso. La popolazione infatti pur vivendo nella cittadina arroccata era soggetta a frequenti scorribande da parte dei corsari che depredavano e rapivano la popolazione, soprattutto donne. Di queste scorrerie se ne conserva memoria in alcuni murales presenti su di una casa dell'antico borgo.

Proprio per rapire, si dice, una donna il corsaro Bey di Algeri al soldo dei turchi il famoso Barbarossa, Khair Ad-Din, arrivò fin qui per Giulia Gonzaga Colonna, Contessa di Fondi avendo sposato Vespasiano Colonna nel 1526. La sua dimora, il Castello di Fondi, oggi Museo civico archeologico, divenne un importante ritrovo di artisti, poeti, letterati. Giulia infatti oltre ad essere molto bella era anche molto colta come si addiceva alla sua casata, i Gonzaga appunto. Fu una sovrana amata, apprezzata e stimata dagli artisti di corte e la sua fama arrivò perfino al di là del Mediterraneo se il Barbarossa cercò di rapirla per farne un omaggio a Solimano I.
Giulia Gonzaga Colonna, Tiziano  xvi secolo,
collezione privata.
Tuttavia il corsaro non riuscì nell'impresa e a farne le spese fu proprio il territorio di Sperlonga, la sua popolazione e il suo simbolo, la Torre Truglia che fu distrutta dal Barbarossa nel 1534.

Ricostruita nel 1611 fu di nuovo danneggiata dai turchi nel 1623, ricostruita infine nel'700 dopo l'Unità d'Italia nel 1862 divenne un'importante avamposto militare e in seguito fino al 1969 comando della Guardia di Finanza, oggi è sede del Centro educazione dell'ambiente marino del Parco naturale regionale 'Riviera d'Ulisse'.

La Torre Truglia si basa su un'antica torre romana che serviva come punto di comunicazione, infatti l'Imperatore Tiberio aveva probabilmente ereditato dal nonno una villa in questa località, sua mamma Livia infatti era nata a Fondi; Tiberio aveva poi pensato anche ad attrezzare una grotta per i suoi pranzi estivi con giochi d'acqua e gruppi scultorei e la torre romana, sui cui resti sarà costruita torre Truglia, serviva per informarlo della situazione politica del suo Impero, già allora un poco in subbuglio, quando dovette abbandonare questa villa per un crollo scegliendo come dimora Capri.

I reperti e la grotta, oggi visitabile, furono ritrovati nel 1957 durante i lavori per ristrutturare la Via Flacca, già destinati ai principali musei capitolini rimasero invece sul territorio grazie alla determinazione delle sperlongane.
I camion da Roma per prelevare i reperti erano già giunti sul territorio ed erano pronti a ripartire dopo aver preso il carico ma le donne del luogo si posero difronte, molte di loro si finsero incinte e bloccarono il passaggio, come riporta uno scrittore testimone quell'ottobre in quel momento a Sperlonga che chiese a una di quelle donne, tutte vestite di nero, cosa accadesse ed essa rispose “Vogliono portar via le petre nostre2. Queste donne infatti capirono l'importanza per il loro territorio di quei ritrovamenti e li difesero con tenacia. Alla 'rivolta femminile' delle donne di Sperlonga si deve quindi l'incapacità dei camion di muoversi per portare, e disperdere, quei beni preziosi che appartenevano al territorio e alla sua popolazione e strenuamente difesi dalle donne tanto che nel 1963 lo Stato si vide costretto a creare proprio a Sperlonga il Museo archeologico Nazionale e l'Area archeologica di Sperlonga, che oggi risulta essere, esclusi i musei della Capitale, tra i poli museali più visitati della regione.


1 Caterina Fiorani (a cura di), 'Virtù più che virili- Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608)' , 2017, Roma, Viella.


2  Marisa de' Spagnolis, 'L'Antologia Omerica di Sperlonga Storia di una grande scoperta archeologica' , 2017, Gaeta, Ali Ribelli edizioni, pag. 73.





Bibliografia:

M. de' Spagnolis, "L'Antologia Omerica di Sperlonga Storia di una grande scoperta archeologica' , 2017, Gaeta, Ali Ribelli edizioni.

C. Fiorani (A cura di),  'Virtù più che virili- Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608)' , 2017, Roma, Viella.

P. Bertelli, 'Giulia Gonzaga: L'immagine di una Signora del Rinascimento Un approccio iconografico',  pdf consultato il 05/08/2019.












COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente specificato

venerdì 29 gennaio 2016

Si tratta solo e sempre di Barbie




"Saint Barbie", Mark Ryden, 1994.
http://www.markryden.com/paintings/two/index.html

La Mattel ha annunciato la commercializzazione di una nuova Barbie con nuove corporature e colori di pelle, ci sarà quella bassa, la curvy, la rossa, la alta, la robusta, la mora, la magra, la bionda, la nera, quella con i fianchi larghi, la diafana e tutte, tutte con piedi “reali”, cioè proporzionati alle diverse corporature. A parte la contestazione che si potrebbe muovere per cui nella realtà non sempre tutto, ahinoi, è proporzionato nella corporatura degli individui, c’è chi a prescindere non è contenta e si lamenta del cambiamento, dopo anni di lotte, di litri di inchiostro, di letteratura sul “valore simbolico della Barbie”  ora si riaffaccia, nel mondo anglossassone e in particolare negli USA, patria di ogni inizio ma anche subito di opposizione così come la polemica sulla necessità del Femminismo di qualche tempo fa, la necessità di mistificare il cambiamento perché è senza dubbio meglio la tradizione, quella difficile da abbandonare, quella dei più profondi stereotipi che ci appartengono, ci formano e ci tranquillizzano, c’è chi infatti non è contenta perché la Barbie deve essere la Barbie, deve essere quella bionda, dagli occhi indaco, dal corpo “perfetto” (sproporzionato in avanti), dalla pettinatura platinata e dalla messa in piega inamovibile, dai piedi minuscoli che non la fanno restare neanche in piedi, squilibrata verso i suoi enormi seni, ma che importa Cenerentola non aveva anche lei un piedino piccolo e grazioso e la sua scarpina non era d’oro o al più di cristallo?, e a lamentarsi non è colei che con impegno, forza e risorse, per fortuna lei economicamente ne ha molte seppur ereditate, ha fatto di tutto per incarnarne l’immagine, la stra-nota Paris Hilton che non a caso è l’idolo dei più giovani, non lei che invece avrebbe effettivamente da lamentarsi con la Mattel e da ridire, paventando magari anche un’azione per risarcimento danni ma delle giornaliste, donne quindi che fanno delle loro capacità intellettuali la loro espressione e il loro mezzo di sostentamento economico ma che non hanno saputo e non sanno fare a meno dei loro stereotipi.

Noi invece che preferiamo Alice a Barbie siamo contente di questo cambiamento che riflette una nuova sensibilità, un mondo che sta cambiando, lentamente se volete ma questo è un cambiamento epocale, c’è un nuovo messaggio non facile certamente perché scardina sessant’anni di mentalità culturale della donna bella e scema che ora viene trasformato in bambole più affini invece alla realtà corporale di ciascuna e ciascuno di noi e in cui ogni bambina e bambino può in qualche modo rivedere se stessa e l’altro perché la Barbie non è solo una Barbie se “ il modo in cui il gioco si esprime, le sue regole, i suoi oggetti sono indubbiamente il prodotto di una cultura[1].
Alcune giornaliste statunitensi invece gridano all’orrore,c’è chi  invoca il ritorno  alle origini, chi deride l’iniziativa dicendo che se si volesse la Barbie veramente specchio del reale dovrebbe avere i capelli arruffati la mattina, il rimmel che si sbafa, e il bucato rosa perché ha dimenticato un calzino rosso all’interno, insomma “accuse” infondate, giustificazioni che come la vecchia Barbie non stanno in piedi. Anche in un paese quindi dove un nero è diventato Presidente e l’uomo più potente del mondo e dove ora una donna si candida al suo posto, lì dove tutto è nato nella lotta femminile, lì allo stesso tempo nello stesso luogo, ora, c’è bisogno di tornare ad un confronto serio, vero in spazi importanti, perché  tutto viene oggi rimesso in discussione e dalle stesse donne, perché assistiamo ancora alla vecchia storia di donne che lottano per le donne e altre donne che deridono e mistificano “Non conta. Non conta, si diceva trent’anni fa, quando si sottolineava che, senza  l’azione sul mito e sui simboli, una stagione di riflessioni, di battaglie, di entusiasmi, sarebbe rifluita come l’acqua[2], e purtroppo sembra davvero passata tanta acqua sulle pagine di una Betty Friedan o di una Germaine Greer, acqua che ha lavato via quel periodo di riflessioni, di denuncia, quella necessità di confronto con se stesse e gli altri e le altre per superare quegli stereotipi che subdoli ci condizionano ma la realtà è ancora, per concludere,  che “per confutarli e distruggerli occorre non solo una notevolissima presa di coscienza ma anche il coraggio della ribellione che non tutti hanno[3].

Credits: Pinterest







[1]  BELOTTI GIANINI E., “Dalla Parte delle Bambine”,Universale economica Feltrinelli, 2004, pag. 82.
[2]  LIPPERINI L., "Ancora dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 2007, pag. 57.
[3] Ivi, pag. 58.




TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT



giovedì 9 ottobre 2014

L'astratta realista


Almanacco del 9 Ottobre:




Carla Accardi
Fonte: Unione Femminile 






Oggi nasceva colei che riuscì a "realizzare" l'astrattismo: Carla Accardi. Figura emblematica dell'arte italiana del secondo dopo guerra, impresse un nuovo corso all'arte italica, come artista e come donna.


Nacque il 09 Ottobre 1924 a Trapani, dopo il liceo si trasferì a Palermo per frequentare l'Accademia di Belle Arti e nel 1946 a Roma, dove frequenta l'intellighenzia dell'epoca, venendo a contatto con illustri rappresentanti della vita intellettuale romana. L'anno seguente, con un gruppo di colleghi quali Attardi, Guerrini, Turcato, Perilli, Dorazio, Maugersi e Sanfilippo, che diventerà suo marito, firma, sola donna, il Gruppo Forma 1, movimento dell'astrattismo italiano che cerca di coniugare realismo e astrattismo, che cerca cioè di andare  oltre ogni forma di astrattismo puramente formale.

Il Gruppo Forma 1, 1947.
Fonte: Wikipedia


Due anni dopo inizia per lei l'esperienza delle mostre, dapprima con il gruppo e poi la sua prima personale a Roma nel 1950, viaggia poi in italia e all'estero, a Parigi frequenta l'Accademia e i più importanti artisti dell'epoca.


La sua produzione artistica, improntata all'astrattismo dei segni,  richiama ad un rifiuto del linguaggio, un linguaggio che non appartiene ma viene ed è stato imposto, è un linguaggio atavico di tradizione patriarcale nel quale l'artista non si sente rappresentata, e da qui la necessità di un percorso personale alla ricerca di una propria capacità espressiva che culminerà, negli anni '60,  nella ricerca di colore che caratterizzerà la sua produzione artistica, emblema di una ricerca di se stessa, di un se' sommerso a cui non è stata data la possibilità di esprimersi e di cercare un proprio linguaggio comunicativo. 



TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT

Questa ricerca artistica si affianca, in questo periodo della sua vita, al movimento femminista e dall'incontro con Carla Lonzi nascerà nel 1970 "Rivolta Femminile" ma già pochi anni dopo, nel 1973, le loro posizioni, divergenti su come vivere ed interpretare il mondo artistico, si evidenzieranno al punto tale che la Accardi lascerà "Rivolta Femminile" e con la Colucci, la Santoro e altre artiste fonderà nel 1976 la Cooperativa Beato Angelico che diventerà subito un punto di riferimento importante per la creatività romana al femminile ma che vede anch'essa una fine molto rapida, infatti già nel 1978 anche l'esperienza della Cooperativa terminerà.


Negli anni '80 la produzione artistica della Accardi si riavvicina al dipinto su tela, lasciato in disuso negli anni addietro in favore di altre tecniche espressive come grandissimi teli e geometrie, negli anni '70, quelli del suo coinvolgimento nel movimento femminista, e strumenti invece più materici, nella fattispecie la plastica, negli anni ancora prima, gli anni '60.


La sua continua evoluzione artistica si mostra ancora una volta nel 1993 alla Biennale di Venezia a cui partecipa al Padiglione Italia, nel 1996 poi viene eletta membro dell'Accademia di Brera e l'anno seguente viene nominata tra gli esperti incaricati di realizzare la XLVII Biennale di Venezia, per poi vedersi dedicare l'anno seguente, dalla propria città, una retrospettiva personale.



Sentitasi male e ricoverata all'ospedale, Carla Accardi muore nel febbraio 2014. Le sue esequie sono state svolte in Campidoglio a Roma dove si è spenta una grande rappresentante del mondo artistico italiano, del movimento femminista italiano, che ha saputo con la sua arte, sempre in itinere, sollevare e proporre questioni artistiche e sociali ancora aperte, alle quali essa stessa, il suo cammino artistico, mai concluso, non hanno trovato risposte certe, la certezza, infatti era per lei una prerogativa dell'ansia maschile come si legge nel ricordo di Maria Luisa Boccia, ma a cui certamente una valida risposta ha dato: il conciliare una grande figura d'artista con quella di grande donna del suo tempo.



TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT