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mercoledì 7 dicembre 2022

Donne mussulmane: un ritratto contro stereotipi e luoghi comuni. Giuliana Cacciapuoti








Donne mussulmane: un ritratto contro stereotipi e luoghi comuni di Giuliana Cacciapuoti è innanzitutto un libro ben fatto, e non è scontato, nonostante l'argomento che può risultare ostico é infatti molto chiaro e accompagna chi legge nella disamina con piacevolezza. Per sua vocazione è rivolto a chi non è una-o addetta-o ai lavori, ha infatti una finalità divulgativa e tiene fede alla sua natura perché è un libro che senza dare per scontato né essere pernicioso ci fornisce una luce nuova su questo argomento, a volte spinoso. Come ci tiene ad evidenziare infatti l’autrice la chiave di svolta per comprendere questo mondo che a volte può sembrarci lontano, geograficamente e culturalmente, è cambiare la prospettiva scevra di stereotipi e implicazioni valoriali che quando interessano l’universo femminile sono ancora più caratterizzanti e condizionanti.

Fornendoci facili,  ma non semplicistiche, nozioni sulla religione, sui luoghi e sulle vicende di un passato che per la religione è un atto presente che si rinnova quotidianamente, Giuliana Cacciapuoti ci fornisce il quadro d’insieme della condizione femminile mussulmana partendo dal presupposto comune a tutte le società: il patriarcato. Le donne mussulmane hanno da sempre lavorato dall’interno per cambiare la loro condizione ma senza volerla rinnegare. Prima di tutto scopriamo che proprio l’Islam vide tra le prime compagne di Maometto, le donne che vissero appieno la nuova fede come guerriere ma anche come imam, addirittura esiste un genere letterario specifico che elenca queste straordinarie figure di donne ancora oggi esempio per tutte le mussulmane. Così scopriamo interessanti e poco note, per la maggior parte sconosciute, donne affascinanti e carismatiche che hanno dato subito valore all’Islam con il loro contributo di guerriere, mediche, mistiche, poete…Seguendo questa linea matrilineare, nel senso di femminile, arriviamo con l’autrice a capire quanto il nostro atteggiamento di donne occidentali sia rivolto in modo sbagliato verso quello di donne mussulmane che credono e non vogliono rinnegare la propria fede ma reclamano i primigeni valori che dichiaravano e praticavano l’uguaglianza e parità di genere basata sull’istruzione e sulla conoscenza. Un divario tra Occidente e Oriente ancora lungi dall’essere colmato e di cui le donne occidentali quasi mai si accorgono.

Ma questo non è solo un viaggio nel passato, Giuliana Cacciapuoti ci dimostra quell’assioma per cui ogni cosa nell’Islam anche se passata è attuale, infatti l’analisi si allarga ai nostri giorni in cui qualcosa ci appare in cambiamento nei paesi più vicini come la Turchia o in quelli più lontani come l’Arabia Saudita; situazioni tuttavia condizionate dal covid-19. E viaggiando attraverso la moda e la religione possiamo capire cosa sta succedendo ad esempio in Iran.

Un libro che rende fruibile concetti a noi lontani e ostici poiché li vediamo con una lente inadeguata, rendendoli chiari e intellegibili, per di più è scaricabile gratuitamente sul sito dell’autrice. Giuliana Cacciapuoti ha studiato lingue e civiltà orientali sezione vicino e medio oriente e  lingue e letteratura all'Orientale di Napoli. Da quasi quaranta anni si occupa di cultura e lingua araba e mussulmana insegnando anche all'estero. Si occupa anche di parità di genere. 


 

www.giulianacacciapuoti.it






COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente specificato

lunedì 20 luglio 2020

Maschiaccio e Femminuccia- Silvia Pillin


 Maschiaccio e Femminuccia 


Maschiaccio e Femminuccia è il nuovo libro contro gli stereotipi di genere in uscita in questi giorni edito da EL la casa editrice di Enaudi per ragazzi. 

Il 28 luglio infatti uscirà nelle librerie e online, ma è già preordinabile, il nuovo libro di Silvia Pillin 'Maschiaccio e Femminuccia' che come ci suggerisce il titolo affronta il tema degli stereotipi di genere nell'infanzia. Come ben cinquant'anni fa ci insegnava Elena Gianini Belotti infatti gli stereotipi di genere sono presenti sin dai primi anni di vita dei bambini e delle bambine che ne risentono nella loro crescita e nel modo in cui saranno grandi. 
Il libro ci parla di Caterina una bambina che ama il calcio e stampa supereroi in 3d e che per questo non ha amiche e Riccardo che si atteggia a bullo ma in realtà ama fare braccialetti quando un mercatino scolastico scompiglierà i loro segreti... 

Opportunità di Genere OG ha fatto qualche domanda all'autrice, Silvia Pillin su questo libro unico 'rappresentante' di questa tematica nei libri per ragazzi delle edizioni Einaudi. Ecco cosa ci ha risposto:



>Tu hai all'attivo già altri libri ma questo è il primo che tratta di stereotipi di genere, da dove l'idea? E perché proprio rivolto alle bambine e ai bambini?

Ciao e grazie per questa bella opportunità.

Rispondo prima alla domanda più facile: ho scritto un libro per ragazzi perché adoro i libri per ragazzi e ne leggo a volontà, per cui è un genere che conosco e nel quale mi sento a mio agio. Un libro sugli stereotipi di genere perché l'ho scritto nel periodo in cui uscivano notizie come quella dei libri "gender" messi all'indice da un comune del Veneto, o quella della madre indignatissima perché le maestre dell'asilo hanno fatto indossare al figlio un paio di pantaloni rosa (per non lasciarlo nei suoi pantaloni bagnati di pipì). Insomma, volevo reagire a queste notizie tristi e scoraggianti con un libro positvo.

>Per chi è stato pensato questo libro, chi 'dovrebbe' comprarlo?

Il libro è stato pensato per tutti i bambini e le bambine dai 9 anni, per mostrare loro che ci sono diverse possibilità, che si può scegliere. Spero che piacerà anche alle mamme, alle nonne, alle insegnanti, alle zie che come me sognano un mondo più aperto e inclusivo, libero da stereotipi.


>Pensi che la scelta di questa tematica ti abbia penalizzato presso alcune case editrici?

No, non direi. Gli editori che pubblicano libri per bambini solitamente sono molto sensibili.

>Quali stereotipi affronti in questo libro?
I protagonisti si trovano di fronte ai più radicati e frequenti: le femmine devono essere carine, gentili, praticare danza e vestirsi di rosa, i maschi devono essere forti, non possono piangere né giocare con le bambole. Ma attorno a loro si muovono altri personaggi "sovversivi": la mamma ingegnera, il papà casalingo, la sorella tutta tatuata campionessa di boxe... insomma tutti quanti rivendicano la libertà di essere se stessi e fare ciò che li rende felici fuori dalla prevedibilità degli schemi culturali.

>La tua esperienza, la vita di tutti i giorni tua e degli altri ti ha ispirato mano mano nei vari aspetti del libro?

Sicuramente. Come dicevo l'idea è nata da delle notizie lette sui quotidiani, poi devo ammettere che ho preso molto spunto dalla mia infanzia: ero una scavezzacollo con le ginocchia sempre piene di croste. La mia idea di "giocare con le Barbie" era tagliare loro i capelli in modi pochi ortodossi. Mia sorella non era contenta.

Silvia Pillin
 >Caterina e Riccardo non sono reali ma potrebbero esistere...
Per me esistono. Ho sempre scritto (e amo leggere) romanzi realistici ambientati nella contemporaneità perché credo fermamente che i libri, e in generale le parole, hanno il potere di modificare e creare la realtà.

>Ci sono stereotipi di genere  a cui non avevi pensato ma che con questo libro hai dovuto affrontare?

In realtà ho dovuto tenerne fuori moltissimi per non perdere il focus e rischiare di scivere una storia poco "compatta" e coerente. Un argomento di cui mi piacerebbe sicuramente parlare e che non ha trovato posto in "Maschiaccio e femminuccia" sono le donne che scelgono di non avere figli.


Grazie e allora chissà al prossimo libro per tutte quelle donne che legittimamente scelgono di non avere prole. Intanto leggiamo "Maschiaccio e Femminuccia".
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mercoledì 12 aprile 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #24








# 24  Orlando 




Per la settimana pasquale OG ha scelto il film “Orlando” dall'omonimo romanzo di Virginia Woolf. Ha ricevuto due nomination agli Oscar nel 1993, un David di Donatello come miglior attrice straniera a Tilda Swinton e il Ciak d'Oro del pubblico al Festival di Venezia.

Trama: Orlando è un bellissimo giovane alla Corte Inglese nel Seicento quando viene notato e scelto come favorito dalla regina Elisabetta I che gli lascerà una cospicua eredità per i servigi resi soprattutto amatoriali ma allo stesso tempo gli “ordina” di non invecchiare mai e così accadrà. Passano gli anni e Orlando non sembra accusare i segni del tempo, lo si ritrova innamorato di una cosacca, figlia di un ambasciatore russo, suscitando tutte le perplessità della Corte inglese soprattutto perché Orlando è già fidanzato ma la ragazza russa gli preferirà un marinaio lasciandolo disperato. Grazie alla poesia trova consolazione nonostante la natura sleale delle donne. Accetta di diventare Ambasciatore in oriente a Costantinopoli sotto Guglielmo I a metà del Settecento quando dopo un lungo sonno si sveglia e si trova donna.

Torna quindi in madrepatria come Lady Orlando ma tutti stentano a credere ad un suo spontaneo cambio di sesso mentre ora deve fare i conti con una realtà estremamente cambiata e non solo perché siamo in epoca vittoriana quanto perché la condizione femminile è molto diversa da quella a cui era abituato da uomo fatta di balli, cene e corteggiamenti a Corte. Ora deve combattere contro una situazione che pone Lady Orlando a confronto con la condizione femminile di un' Inghilterra vittoriana che alle donne lascia poca scelta soprattutto se sole e non sposate. 
Prima edizione del Romanzo "Orlando"
 di Virginia Woolf, 1928.
Credits: wikicommons
Quando rischia di perdere la sua eredità, l'amico di sempre Harry le propone di sposarsi perché a lui non importa se la splendida ragazza era stata un uomo prima e soprattutto il suo migliore amico ma Orlando fugge alla proposta di matrimonio e si ritrova alla fine dell' 800 innamorata di un giovane ribelle pronto a partire per gli Stati Uniti che le chiede di partire con lui Lady Orlando però resta e ci troviamo agli inizi del XX secolo...con un figlio, anzi figlia.Orlando è stanca ormai e torna nella sua tenuta con la figlia e sedendosi sotto il suo albero preferito, quello di sempre, chiama la figlia e insieme guardano il cielo da cui scende un essere asessuato, come lei verrebbe da pensare, un angelo a dare un senso ancor più profondo alla sua esistenza. 


Scelto perché: Questa sceneggiatura rilancia il messaggio woolferiano per cui c'è una cosa che va oltre ogni altra, oltre il tempo, la vita o la morte e a cui non interessa il genere o il sesso ed è l'amore. Orlando nel suo lungo peregrinare temporale e sessuale è testimone, per noi, dello stato delle cose attraverso il tempo e il genere di appartenenza ma solo con l'amore come può essere quello filiale, trova pieno appagamento in questa sua ricerca identitaria e lascia a noi il messaggio che l'amore va oltre ogni condizione umana di forma e tempo.

Titolo: Orlando
Anno: 1992
Nazionalità: UK
Durata: 92 min.
Regia: Sally Poter
Sceneggiatura: Sally Poter
Cast: Tilda Swinton, Quentin Crisp, Billy Zane




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venerdì 29 gennaio 2016

Si tratta solo e sempre di Barbie




"Saint Barbie", Mark Ryden, 1994.
http://www.markryden.com/paintings/two/index.html

La Mattel ha annunciato la commercializzazione di una nuova Barbie con nuove corporature e colori di pelle, ci sarà quella bassa, la curvy, la rossa, la alta, la robusta, la mora, la magra, la bionda, la nera, quella con i fianchi larghi, la diafana e tutte, tutte con piedi “reali”, cioè proporzionati alle diverse corporature. A parte la contestazione che si potrebbe muovere per cui nella realtà non sempre tutto, ahinoi, è proporzionato nella corporatura degli individui, c’è chi a prescindere non è contenta e si lamenta del cambiamento, dopo anni di lotte, di litri di inchiostro, di letteratura sul “valore simbolico della Barbie”  ora si riaffaccia, nel mondo anglossassone e in particolare negli USA, patria di ogni inizio ma anche subito di opposizione così come la polemica sulla necessità del Femminismo di qualche tempo fa, la necessità di mistificare il cambiamento perché è senza dubbio meglio la tradizione, quella difficile da abbandonare, quella dei più profondi stereotipi che ci appartengono, ci formano e ci tranquillizzano, c’è chi infatti non è contenta perché la Barbie deve essere la Barbie, deve essere quella bionda, dagli occhi indaco, dal corpo “perfetto” (sproporzionato in avanti), dalla pettinatura platinata e dalla messa in piega inamovibile, dai piedi minuscoli che non la fanno restare neanche in piedi, squilibrata verso i suoi enormi seni, ma che importa Cenerentola non aveva anche lei un piedino piccolo e grazioso e la sua scarpina non era d’oro o al più di cristallo?, e a lamentarsi non è colei che con impegno, forza e risorse, per fortuna lei economicamente ne ha molte seppur ereditate, ha fatto di tutto per incarnarne l’immagine, la stra-nota Paris Hilton che non a caso è l’idolo dei più giovani, non lei che invece avrebbe effettivamente da lamentarsi con la Mattel e da ridire, paventando magari anche un’azione per risarcimento danni ma delle giornaliste, donne quindi che fanno delle loro capacità intellettuali la loro espressione e il loro mezzo di sostentamento economico ma che non hanno saputo e non sanno fare a meno dei loro stereotipi.

Noi invece che preferiamo Alice a Barbie siamo contente di questo cambiamento che riflette una nuova sensibilità, un mondo che sta cambiando, lentamente se volete ma questo è un cambiamento epocale, c’è un nuovo messaggio non facile certamente perché scardina sessant’anni di mentalità culturale della donna bella e scema che ora viene trasformato in bambole più affini invece alla realtà corporale di ciascuna e ciascuno di noi e in cui ogni bambina e bambino può in qualche modo rivedere se stessa e l’altro perché la Barbie non è solo una Barbie se “ il modo in cui il gioco si esprime, le sue regole, i suoi oggetti sono indubbiamente il prodotto di una cultura[1].
Alcune giornaliste statunitensi invece gridano all’orrore,c’è chi  invoca il ritorno  alle origini, chi deride l’iniziativa dicendo che se si volesse la Barbie veramente specchio del reale dovrebbe avere i capelli arruffati la mattina, il rimmel che si sbafa, e il bucato rosa perché ha dimenticato un calzino rosso all’interno, insomma “accuse” infondate, giustificazioni che come la vecchia Barbie non stanno in piedi. Anche in un paese quindi dove un nero è diventato Presidente e l’uomo più potente del mondo e dove ora una donna si candida al suo posto, lì dove tutto è nato nella lotta femminile, lì allo stesso tempo nello stesso luogo, ora, c’è bisogno di tornare ad un confronto serio, vero in spazi importanti, perché  tutto viene oggi rimesso in discussione e dalle stesse donne, perché assistiamo ancora alla vecchia storia di donne che lottano per le donne e altre donne che deridono e mistificano “Non conta. Non conta, si diceva trent’anni fa, quando si sottolineava che, senza  l’azione sul mito e sui simboli, una stagione di riflessioni, di battaglie, di entusiasmi, sarebbe rifluita come l’acqua[2], e purtroppo sembra davvero passata tanta acqua sulle pagine di una Betty Friedan o di una Germaine Greer, acqua che ha lavato via quel periodo di riflessioni, di denuncia, quella necessità di confronto con se stesse e gli altri e le altre per superare quegli stereotipi che subdoli ci condizionano ma la realtà è ancora, per concludere,  che “per confutarli e distruggerli occorre non solo una notevolissima presa di coscienza ma anche il coraggio della ribellione che non tutti hanno[3].

Credits: Pinterest







[1]  BELOTTI GIANINI E., “Dalla Parte delle Bambine”,Universale economica Feltrinelli, 2004, pag. 82.
[2]  LIPPERINI L., "Ancora dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 2007, pag. 57.
[3] Ivi, pag. 58.




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