Valentine de Saint-Point |
Cento
anni fa veniva proclamato un movimento che si prefiggeva l’azione,
la velocità, la forza e l’opposizione all’antico, alle
Accademie.
Nella sua costituzione, immancabile, un riferimento
sprezzante alla donna: “noi vogliamo glorificare la guerra, [...]
il militarismo, il patriottismo, [...], e il disprezzo della donna”*.
Ma anche la donna è futurista e lei glielo ricorda nei panni di
Valentine de Saint-Point, che con il suo Manifesto della Donna
Futurista, saprà vedere molto più in là di quello che era forse
nel suo stesso intento.
Al Marinetti rispose che: “E’ assurdo
dividere l’Umanità in uomini e donne. Essa è composta solo di
femminilità e di mascolinità. Ogni superuomo, ogni eroe, ogni
genio, [...], è composto ad un tempo di elementi femminili e
maschili [...] ossia è un essere completo”.
Valentine è
futurista perché riesce ad accogliere i proclami e gli ideali del
Futurismo ma riesce anche allo stesso tempo ad andarvi oltre.
Li
accoglie quando dice allo stesso Marinetti, quasi ad educarlo,
proprio a lui, il fondatore, ai principi futuristi: “Ciò che manca
alle donne, come agli uomini, è la virilità. Ecco perché il
Futurismo, [...], ha ragione”,
quindi,
“Bisogna imporre a
tutti, uomini e donne, ugualmente deboli, un nuovo dogma di
energia”.
E li supera quando si appella non più ad una
dicotomia tra l’uno e l’altra, non parla più di uomini e di
donne ma di un’unica umanità in cui “la donne non è né
superiore né inferiore all’uomo. Meritano entrambi lo stesso
disprezzo”, è vero ma l’aspetto femminile e quello maschile si
possono bilanciare perfettamente in un individuo completo che rende
l’Umanità superiore.
Infatti la donna, angelo del focolare,
come sino ad allora era stata cantata, concepita e forgiata era solo
una femmina come però un uomo solo virile era semplicemente un
bruto.
Quindi bisognava liberare la donna dall'oppressione
poiché: “per istinto la donna non è saggia, non è pacifista, non
è buona” “Le donne sono le Erinni, Le Amazzoni; le Semiramidi,
le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette; Le Giuditte e le Carlotte
Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con
più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che,
spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio
e la disperazione, “la disperazione che dà al cuore tutto il suo
rendimento”.
Valentine de Saint Point fu anche danzatrice, qui in una sua performance |
“Smettiamo di predicare la giustizia spirituale,
verso cui si è sforzata invano. Donne, tornate ad essere sublimi ed
ingiuste, come tutte le forze della natura!”.
“ecco perché
nessuna rivoluzione deve escluderla. Ecco perché invece di
disprezzarla bisogna rivolgersi a lei”
E nonostante gridi che: “
Da secoli si contrasta l'istinto della donna, se ne apprezzano solo
il fascino e la tenerezza. L’uomo anemico, avaro del suo sangue,
gli chiede solo di fargli da infermiera. E lei si è lasciata
domare”,
quindi,
“Basta con le donne infermiere, [...],
basta con le donne che fanno figli solo per se stesse...”.
Essa
tuttavia rifiuta il femminismo poiché da futurista inneggia alla
rivolta e il femminismo invece eleverebbe solamente, a suo dire, la
donna allo stesso livello dell’uomo, creando una mera
stabilizzazione del sistema esistente: “niente femminismo[...] Non
bisogna dare alla donna nessuno dei diritti reclamati dalle
femministe. Accordarglieli non porterebbe a nessuno dei disordini
auspicati dai Futuiristi ma anzi ad un eccesso di ordine”** .
Più
rivoluzionaria di Marinetti stesso che invece afferma: “[...] noi
difendiamo col massimo fervore il diritto delle suffraggette[...]
affrettiamoci dunque ad accordare alle donne il diritto di voto”
***.
A favore di un’emancipazione femminile uno quanto contraria
l’altra ma se da un lato, quello di Marinetti, questo si traduce
in un "no" ad una “donna-angelo” che non porta comunque
ad un’emancipazione ma che le toglie solo l’ edulcorazione
patinata che nei millenni è stata associata alla donna per diventare
mero strumento di e a piacere dell’uomo, dall’altra parte, quella
di Saint- Point, se essa rifiuta il femminismo parla tuttavia,
spingendosi oltre, non più di sesso ma di individuo e lì dove,
nell’individuo, c’è un equilibrio tra femminilità e virilità,
c’è un individuo completo e un’umanità che si
eleva.
Rivoluzionaria, esaltante quando abbatte la condizione che
è stata creata per le donne e si richiama ad una donna naturalmente
non buona, non pacifica, non saggia.
Lei che fu più femminista
delle femministe, più futurista dei futuristi nell’intento ma
anche forse nella sua inconsapevolezza.
*
Punto 9 del “Manifesto Futurista”, F.T. Marinetti, 1909.
**
“Manifesto della Donna futurista”, V. de Saint-Point, 1912.
***“
Contro l’amore e il parlamentarismo” , F. T. Marinetti, 1915.
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Manifesto della donna futurista Valentine de Saint Point
Prologo
Leggo
proprio di recente dopo aver scritto l’articolo su Valentine de
Saint-Point, su una rivista di editoria un articolo sulle donne
futuriste dove si sostiene che il futurismo non fu misogino poiché
invece diede come nessun altro movimento artistico, spazio e
valorizzazione alla donna. A riprova di ciò si riportano le frasi
di Marinetti in favore dell’uguaglianza dei sessi, del diritto di
voto alle donne e di apprezzamento del genio delle sue colleghe. Ma
gli auspici di Marinetti in favore delle donne tuttavia, se è vero
che sono comunque contro l’immagine di una “donna del focolare”,
sono comunque augurali per la “liberazione” maschile non più
oppressa dall’amore soffocante e limitante delle donne educate al
romanticismo. “Quest'odio, appunto, contro la tirannia dell'amore,
noi esprimemmo con una frase laconica: "il disprezzo della
donna.
Noi disprezziamo la donna, concepita come unico ideale,
divino serbatoio d'amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico,
la donna fragile, ossessionante e fatale, [...].
Noi disprezziamo
l'orribile e pesante Amore che ostacola la marcia dell'uomo[...]”,
e ancora rispetto al tema del voto in favore delle donne, la visione
di Marinetti non risulta così benevola verso le donne perché è un
sostegno alle suffraggette sì ma solo perché così “In questo
nostro sforzo di liberazione, le suffragette sono le nostre migliori
collaboratrici, poiché quanti più diritti e poteri esse otterranno
alla donna, quanto più essa sarà impoverita d'amore, tanto più
essa cesserà di essere un focolare di passione sentimentale o di
lussuria". E inoltre anche perché: “Per questo, appunto, noi
difendiamo col massimo fervore il diritto delle suffragette, pur
compiangendo il loro entusiasmo infantile pel misero e ridicolo
diritto di voto.
Infatti, siamo convinti che esse se ne
impadroniranno con fervore e ci aiuteranno così involontariamente, a
distruggere quella grande minchioneria, fatta di corruzione e di
banalità, a cui è ormai ridotto il parlamentarismo” Poiché:
“Noi che disprezziamo profondamente i mestieranti della politica,
siamo felici di abbandonare il parlamentarismo agli artigli astiosi
delle donne; poiché alle donne, appunto, è riservato il nobile
còmpito di ucciderlo definitivamente” dato che, sostiene Marinetti : “La donna, com'è stata formata dalla nostra società
contemporanea, non può che far crescere in splendore il principio di
corruzione inseparabile dal principio del voto” °
Nell’articolo
stesso alla fine comunque l’autore arriva alla conclusione che “la
critica alla misogenia del movimento emerge, [...], fin dai primi
manifesti negli scritti di Rosa Rosà e Enif Robert” °°, che
rifiutarono l’immagine di mero oggetto sessuale.
Valentine de Saint-Point in una sua performance di danza |
Quindi la
presenza femminile nel movimento dovette dapprima, come per ogni
settore, mettersi in evidenza da se’ per poi essere apprezzata
senza comunque che questa valorizzazione abbia prodotto nei
meccanismi della diffusione storica un’altrettanta notorietà
artistica come quella riservata ai loro colleghi futuristi, oggi
infatti solo grazie al centenario del movimento e ad una timida
visione di genere della storia, dai suoi svariati punti di vista, si
stanno riscoprendo queste figure e tuttavia se ne parla sempre come
qualcosa di eccezionale e di sorprendente, in realtà le donne
futuriste, lo furono più degli stessi futuristi, si veda la Saint-
Point.
°
“Contro l’Amore e il Parlamentarismo”, F.T. Marinetti, 1915.
°°
“Donne e futurismo”, E. C. Mendoza Garofani, in “Terza Pagina-
Trimestrale di editoria e cultura”, Ed. Sovera, Numero 20-21, 2009.
Bibliografia
sulle donne futuriste:
"Le futuriste italiane nelle arti
visive" di Mirella Bentivoglio, Franca Zoccoli, De Luca Editori
d'Arte.
"Spirituale di dolcezza. Serpe di fascino.
Scrittrici futuriste" a cura di C. Bello Minciacchi,
Bibliopolis.
"Futuriste. Letteratura: Arte. Vita" a
cura di Giancarlo Carpi, Edizioni Castelvecchi.
"Quando
il futurismo è donna. Barbara dei colori" di Francesca Brezzi,
Mimesis.
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