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martedì 23 febbraio 2016

Tremate tremate le Suffragette sono arrivate




Sì, tremate perché finalmente le Suffragette, dopo tanti inspiegabili tentennamenti, visto anche il cast stellare, sono arrivate anche in Italia. Ovviamente si parla del film di Sarah Gavron  che ripercorre, come il titolo esplicitamente suggerisce, gli  inizi degli avvenimenti, le vite delle attiviste inglesi nel primo novecento e la loro battaglia per i diritti politici in favore delle donne
Abbiamo detto un cast stellare non tanto per enfatizzare ma perché nei panni di Emmeline Pankhurst c'è Meryl Streep ma troviamo anche Helena Bonham Carter, Carrey Mulligan già in 'Orgoglio e Pregiudizio' del 2005 e in 'Il grande Gatsby' del 2013, e attrici dal nome forse meno altisonante ma molto brave con carriere teatrali e collaborazioni importanti alle spalle come Anne Marie Duff o Romola Garai, insomma un cast di affermate professioniste e di brave talentuose promesse. Eppure questo film, in uscita però diciamolo ora il 3 Marzo, ha faticato ad essere distribuito nel nostro paese, è stato più volte annunciato, prima a settembre, poi a novembre tanto che si sospettava che non sarebbe mai arrivato sugli schermi e perché? Forse perché si riteneva una storia insignificante, chi in Italia avrebbe avuto l'interesse ad andarsi a vedere un film sulle Suffragette?Ancora una volta sottovalutando la storia delle donne che non può riguardare solo qualcuno e qualcun'altro no. Vero è che siamo un paese dimentico e ingrato verso la nostra stessa storia, quante conoscono la nostra storia, gli avvenimenti, i fatti, i nomi di quelle donne che hanno manifestato e lottato per noi, per il nostro diritto di voto?.

Il timore era che ancora una volta che si fosse dato per scontato il disinteresse di questa che solo all'apparenza sembra la storia che appartiene a qualcun'altro se per chi invece scrive è vero ciò che sosteneva la Woolf e che cioè ciascuna è allo stesso tempo erede e creatrice di una tradizione per conto di qualcun'altra che a sua volta prenderà il testimone. Ma se è bastata la presenza di un grande nome di richiamo per far decidere alla fine la sospirata uscita del film anche nel nostro paese, benvenga il nome della Star che aiuta alla causa. Allora forse non ci meritiamo questo film e quindi non perdiamoci questa occasione e buona visione... 




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giovedì 1 ottobre 2015

Annie, la donna delle libertà

Almanacco del 1 Ottobre:



Annie Wood Besant in favore del suffraggio femminile
Annie Besant in uno dei suoi primi ritratti.
Credits: Wikipedia






Nata il 1 ottobre 1847 a Londra Annie Wood Besant nacque in una famiglia borghese dell’epoca vittoriana.
A 19 anni sposò il vicario Frank Besant da cui ebbe due figli. Il suo carattere molto indipendente, amante della libertà, le procurò parecchie frustrazioni nella vita domestica a cui cercò inizialmente di reagire scrivendo storie per bambini che ebbero anche un certo successo ma, come da costume dell’epoca, i guadagni furono tutti trattenuti dal marito poiché le donne sposate non avevano il diritto di proprietà. Nella sua opera sul matrimonio, "Il Matrimonio, come era, come è, come dovrebbe essere"del 1878 scriverà infatti proprio sui diritti delle donne sposate mettendo in luce che in realtà la donna, nonostante il passare dei secoli e delle varie società: romana, ebraica, medievale, non aveva acquisito diritti e tutto si basava su un principio cardine: "L'uomo e la donna sono un'unica persona" per cui però questa persona era di fatto il marito. La donna non era proprietaria del suo corpo, della sua reputazione, di se stessa" . Non era infatti in grado di richiedere un risarcimento per danni, anche morali, perchè la legge non la riconosceva se non sotto la tutela del marito. [1] 




Annie Besant nel 1880.
Credits: Wikipedia

Nel frattempo Annie cominciò anche a relazionarsi con il suo credo mettendo in discussione la propria fede e quando arrivò a rifiutare la comunione il marito, pastore protestante, chiese il divorzio.
Abbracciò quindi una visione secolare dello Stato rinnegando completamente la sua vecchia fede cristiana. Strinse una salda amicizia con Charles Bradlaugh, capo del movimento secolare britannico con cui scrisse numerosi articoli, tra cui uno sul controllo delle nascite nella classe operaia che suscitò ampie polemiche che la portarono fino in tribunale  e ad essere giudicata colpevole.


Dopo che la sentenza a 6 mesi di prigione fu ridimensionata in Appello, essa scrisse una sua opera sulla necessità della limitazione delle nascite nella classe operaia intitolata “La legge del popolo” in cui dalle leggi di riproduzione naturale che coinvolgono vegetali ed animali, dalle teorie di Darwin a quelle dei primi sociologi come Malthus e Stuart Mill, analizza le condizioni ambientali e sociali che condizionano la riproduzione umana e ravvede nelle guerre, nell'insalubrità dei luoghi di lavoro, nelle abitazioni troppo piccole che non garantiscono spazio ai suoi abitanti con episodi frequenti di bambini rimasti schiacciati durante il sonno perchè si dorme tutti in uno stesso, solo, letto, nonchè nella prolapsus uteri soprattutto nelle donne povere che subito dopo aver partorito devevano tornare al lavoro e non potevano dare ai propri muscoli il tempo fisiologico per riprendersi, le  condizioni che fino ad allora avevano regolato la crescita demografica ma che con il miglioramento della società erano destinate a scomparire, favorendo però un aumento della popolazione mondiale a cui non si sapeva far fronte soprattutto in considerazione delle risorse disponibili, da qui la necessità di un controllo demografico e quindi delle nascite.
Annie  Besant nel 1922
Credits: Wikipedia

Analizza quindi varie posizioni e soluzioni proposte come quella di Malthus che vorrebbe matrimoni differiti fino al momento in cui un uomo non era in grado di mantenere i propri figli, una soluzione tuttavia impraticabile per motivi etici, sentimentali, nessun uomo nè nessuna donna avrebbe accettato di restare celibe proprio nel mezzo della gioventù sia, adduce Annie, per motivi sanitari poichè l'astinenza sessuale era alla base di disturbi di salute documentati ad esempio nel Dizionario di Scienze Mediche di M. Villamay che provocavano isteria nella donna e spermatorrea nell'uomo. Annie quindi propone dei metodi contraccettivi per le donne, da una soluzione da inserire nel diaframma ad un raschino di utilizzo indiano ad un tampone vaginale e fornisce i nomi e gli indirizzi di quei medici che forniscono questo "servizio" a cui rivolgersi. [2]
L’idea di un controllo sulle nascite da parte della donna suscitò però scandalo e molti giornali dell’epoca, compreso il Times, definirono quest’opera “oscena” ; il marito, sulla base dello scandalo, le portò via i figli facendole revocare a vita la custodia.


L’amicizia con Charles Bradlaugh la portò a conoscere molti esponenti politici soprattutto socialisti come tra l'altro il commediografo George Bernard Shaw.

Dopo aver aderito alla Fondazione Nazionale Socialista, creò la sua rivista “Il Link” dalla quale continuò a sostenere i suoi punti di vista e a fare le sue rimostranze sulle condizioni, avulse da ogni diritto, in cui le donne dovevano lavorare, soprattutto sostenne, nello specifico, le precarie condizioni di igiene e salute delle operaie della fabbrica Bryant & May.
Aiutata infatti da alcune operaie della fabbrica scrisse l’articolo “ Le schiave bianche di Londra” pubblicato sulla sua rivista nel 1888, mettendo in luce le paghe inique delle donne che lavoravano anche 16 ore al giorno e i problemi di salute connessi al loro lavoro come il pericolo delle esalazioni del fosforo, alto elemento cancerogeno, che faceva cadere i capelli, e rendeva gialla la loro pelle.
Le operaie però che avevano passato ad Annie le informazioni furono licenziate dalla fabbrica.
Annie le aiutò creando il loro sindacato di cui divenne la leader. Proclamò quindi il primo sciopero che ebbe risonanza a livello nazionale. Dopo tre settimane la fabbrica annunciò il reinserimento delle operaie licenziate e nel 1901 il direttore della fabbrica, dato la cattiva pubblicità derivata dai fatti, decise di abolire l’uso del fosforo.
L’iniziativa inoltre ispirò la nascita dei sindacati in tutto il paese.

Nel 1889 AnnieWoodBesant fu eletta membro del Consiglio della scuola di Londra. Le sue iniziative per le scuole londinesi si caratterizzarono per favorire le classi sociali più deboli che furono supportate ad esempio con un pasto per tutti i denutriti e visite mediche gratuite in tutte le scuole elementari.
Nel 1890 si convertì, dopo un’intervista con Madame Blavatsky che la inventò nel 1875, alla Teosofia, basata sull’idea induista del karma e della reincarnazione.
Si trasferì quindi in India rimanendo sempre attenta alle esigenze delle donne, continuò infatti a scrivere articoli e lettere sui diritti della donna e nel 1911 appoggiò il movimento suffragista in favore del voto alle donne tornando anche a Londra come una delle voci più autorevoli che sostennero il movimento.

Annie Besant in India nel 1897.
Credits: Wikipedia

Anche in India si rivelò animo sensibile e portò avanti la causa dell’indipendenza indiana creando il primo partito politico “The Home Rule League” che chiedeva maggiori diritti di partecipazione e rappresentanza per l’India. Durante però la prima guerra mondiale le autorità britanniche ritennero pericolose le rimostranze mosse dalla Besant che venne quindi arrestata.

Questo portò alla reazione del Congresso e della Lega mussulmana che ne richiesero la scarcerazione con una lettera firmata tra l’ altro anche da Ghandi; fu liberata in settembre con la promessa da parte del governo inglese di importanti concessioni finalizzate all’indipendenza del paese come poi avvenne dopo la fine della guerra grazie anche alla leadership che si era accentrata ormai intorno a Ghandi.

Annie Besant morì in India il 20 settembre, 1933.

Annie Besant fu indubbiamente una figura emblematica della sua epoca e un riferimento di lotta per i diritti e la libertà nel suo più ampio respiro, tant'è che oggi perfino Google nella sua versione americana le regala il doodle commemorativo per  quello che sarebbe stato il suo 168° compleanno.
Il doodle di Google dedicato ad Annie Besant ritratta con in mano il New India.
Credits: Google



[1] A. BESANT, "Marriage, As It Was, As It Is, And As It                                          Should Be: A Plea For Reform", 1878;
[2]A. BESANT, " The Law Of Population", 1877


                                               Traduzione a cura di Silvia Palandri



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Alcuni suoi scritti:


sulle donne:

The Political Status of Women (1874)
The Law Of Population (1877)
Marriage, As It Was, As It Is, And As It Should Be: A Plea For Reform (1878)


sulla religione:

Why I became a Theosophist (1889)
Introduction to Yoga (1908)
Occult Chemistry
Esoteric Christianity




Bibliografia:
 BESANT Annie, "Autobiografia - Una mistica femminista fra Otto e Novecento" , Ed. Le Lettere. 2002.




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sabato 2 agosto 2014

Clamoroso! Simone de Beauvoir risponde alle antifemministe: "Vi spiego perché hanno torto"


In un'intervista immaginaria, Simone de Beauvoir analizza e risponde alle numerose prese di posizione delle antifemministe mettendo a nudo ancora una volta la condizione femminile che a distanza di quasi cinquant'anni dal suo intervento alla Conferenza tenuta in Giappone nel 1966 sulla 'Situazione della donna oggi', che è riportato fedelmente qui sotto ma in forma di risposta, appare drammaticamente invariata, in stallo sulle stesse tematiche.


Fonte: Web


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D: “Signora de Beauvoir innanzitutto come vede la situazione della donna di oggi?”.

R: “Quando nel 1950 ho scritto ‘Il Secondo sesso’, dove lottavo contro l’alienazione della donna e per la sua emancipazione, ho espresso, terminando, la speranza che il libro diventasse ben presto superato. Voglio dire che mi aspettavo che entro i dieci-quindici anni successivi, il problema della donna si sarebbe posto in modo del tutto diverso, e la donna avrebbe raggiunto quell'uguaglianza concreta, reale e totale, che auguravo per lei. Invece le cose sono andate in maniera assolutamente diversa.”


D: “Cioè?”

R: “Vedo un vero e proprio regresso. Su questo punto so bene che non tutti sono d’accordo, poiché esiste un movimento antifemminista fortissimo..., nel complesso del mondo”.


D: “Da cosa dipende questo regresso?
R: “La prima ragione è costituita dagli insuccessi che le donne subiscono sul piano professionale. Le libere professioni sono state loro aperte, e molta gente pretende che oggi le loro possibilità sono pari a quelle degli uomini. Ma questo è assolutamente falso”.


D: “Può spiegarci meglio perché?
R: “Le possibilità offerte ai maschi e alle femmine sono molto diverse in partenza. In teoria nelle libere professioni, un’avvocata, una giovane dottoressa possono riuscire in modo più o meno brillante. Ma in realtà le loro possibilità non sono uguali nell'esercizio della professione”.


D: “Perché?”

R: “ Esistono terribili sbarramenti che condannano la donna- tranne alcune rarissime eccezioni- alla mediocrità”.


D: “ Quali sono secondo lei questi sbarramenti che condizionano la vita lavorativa della donna?”

R: “ Anzitutto verrà assunta molto meno facilmente di un uomo: “A parità di competenza preferiamo un maschio, a conti fatti tutte le spese sostenute in questi primi anni in cui lei non sarà ancora molto esperta, non saranno compensate, se lei non lascia l’impiego al primo bambino, c’e da pagare il congedo di maternità”...Farsi assumere è molto più difficile per una donna che per un uomo.

Fonte: Web
                                        

D: “E quali altri muri vede nella vita lavorativa di una donna?

R: “ In Francia abbiamo molte avvocate, ma sono generalmente semplici assistenti in studi tenuti da uomini, sono i loro colleghi maschi che dirigono gli studi, analogamente le dottoresse non diventano luminari; non hanno una brillante clientela come i loro colleghi maschi”.


D: “E questo come condiziona concretamente la carriera delle donne?”

R: “Ad esempio, si affida ad una donna un lavoro da capoufficio e la si paga come un sotto- capo. In tutti i campi si vede succedere esattamente la stessa cosa. Su questo punto, la donna è di solito profondamente svantaggiata rispetto all'uomo. Non farà una carriera brillante, non avrà un successo che le dia soddisfazione, e sarà pagata meno di lui. L’uguaglianza dei salari...questa vittoria rappresenta una speranza, un esempio, ma è eccezionale”.


D: “ A cosa attribuisce più precisamente quindi questo regresso?”

R: “Ci sono alcune ragioni molto precise. Anzitutto ragioni di ordine economico. All'indomani della prima guerra mondiale molti uomini erano morti in guerra, c’è stato bisogno delle donne, si è fatto ricorso alla manodopera femminile, e questo ha aiutato le donne a emanciparsi. Ma oggi non si può accrescere la manodopera femminile. Per dare lavoro a tutte le donne, si sarebbe obbligati a “prendere”, come dicono, posti di lavoro agli uomini. Nessuna società vi consente, perché la disoccupazione maschile è considerata un’anomalia. Una prova che la società è malata. Mentre si trova assolutamente normale che la maggioranza delle donne non lavori. Una società sana può avere un’alta percentuale di donne senza impiego. Ciò che si farà, sarà di scoraggiare lo slancio delle donne verso carriere e professioni: saranno esortate a rimanere in casa e a non cercare un’occupazione”.
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D: “ E l’altro fattore?”

R: “ Una causa che definirei politica. La politica non significa andare semplicemente a infilare una scheda di voto in una cassetta. Essere veramente politicizzati significa partecipare alle lotte sociali, e l’unico mezzo per fare presa sulla società, per integrarvisi veramente, in modo da poter agire efficacemente, è appartenere a sindacati, a gruppi di pressione, essere solidali con altri. Se si priva una donna di queste possibilità, la si priva anche di qualsiasi valore politico. Tranne naturalmente alcune eccezioni, le donne sono spoliticizzate.


D: “ Come concludere considerando le recenti  manifestazioni antifemministe manifestatesi negli Stati Uniti ma che hanno scosso le varie realtà internazionali?

R: “ Concluderò perciò dicendovi che a mio avviso il femminismo è tutt'altro che superato, e che bisogna anzi mantenerlo vivo; opporvisi, negarlo, non significa superare qualcosa, significa regredire.”
Fonte: Web


D: “Alcune di queste antifemministe hanno spiegato la loro posizione dicendo che non sono contro gli uomini, che loro amano gli uomini e che difendono tutti gli esseri umani. Cosa risponde a queste donne che per queste ragioni si definiscono antifemministe?”
R: “ Penso che il femminismo sia una causa comune per la donna e l’uomo, e che gli uomini riusciranno a vivere in un mondo più equo, meglio organizzato, un mondo più valido, soltanto quando le donne avranno uno status più equo e più valido; la conquista dell’uguaglianza li riguarda entrambi.
Le donne non devono limitarsi a rivendicazioni specifiche. Bisogna che ne allarghino la portata, e che lottino anche a fianco degli uomini per un cambiamento generale della società, perché riusciranno a fare trionfare la propria causa soltanto aiutando il progresso dell’umanità tutta intera
”.


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martedì 15 luglio 2014

Emmeline Pankhurst: la Suffragetta



Almanacco del giorno: 15 Luglio



Emmeline Pankhurst nel 1909





Emmeline Pankhurst Goulden nasce oggi, 15 Luglio, a Manchester nel 1858 da Robert, commerciante e appassionato di teatro e Sophia Jane Cane i cui antenati  provenivano delle isole irlandesi di Man e per questo era molto sensibile e attenta alle questioni sociali e a quelle delle minoranze, aspetti che cercherà di tramandare anche ai suoi dieci figli.

Nonostante le loro posizioni liberali in realtà i coniugi Goulden non permettono alle figlie di avere un’istruzione formale e strutturata riservata ai soli maschi della famiglia, alle figlie si conviene di più imparare ad essere brave moglie e madri per sposarsi presto e uscire dalla famiglia. Emmeline tuttavia imparerà a leggere, si dice, già all’età di tre anni e si diplomerà in Francia. Tornata in Inghilterra conosce un avvocato già impegnato nel sociale soprattutto nella causa del diritto di voto alle donne, Richard Pankhurst con cui si sposa nel 1879. Nascono i loro primi figli Christabel, Sylvia, Francis, Adela. In accordo con il marito prende ad occuparsi a tempo pieno all’attivismo in favore del diritto di voto alle donne e la famiglia decide di spostarsi a Londra, dopo la morte prematura dell’unico figlio maschio Francis, in Russell Square che diventa un punto di riferimento e di incontro anche per altri attivisti abrogazionisti statunitensi; nasce anche un altro maschio che verrà chiamato come il suo defunto fratello.

Nel 1888 aderisce al nuovo gruppo PSS Parliament Street Society per il diritto di voto femminile che concepiva una affiliazione con alcune parti politiche a differenza di un gruppo originario che era contrario ad ogni accordo, il NSWS National Society for Women’s Suffrage. Nel 1889 però Emmeline crea il Women’s Franchise Leage WFL che rivendica il diritto al voto per tutte le donne non solo per quelle nubili sostenuto invece dal PSS sulla base che per le donne sposate votata il marito. A questo nuovo gruppo aderisce anche la figlia di Elisabeth Cady Stanton: Harriot Stanton.


Emmeline e Christabel, 1908.
Tornata a Manchester con la famiglia dopo i dissesti economici dei loro affari londinesi, aderisce al partito Indipendente dei Labouristi ILP diventando membro di una delle autorità che amministrano le leggi in favore dei poveri, il Board of Guardians (attivo dal 1835 al 1930) grazie a questo incarico cerca di cambiare le condizioni di lavoro in cui si trovavano le donne e i loro figli.
Durante un viaggio in Svizzera per trovare una sua vecchia amica di scuola in Francia, viene raggiunta da un telegramma che la mette a conoscenza delle condizioni critiche di salute del marito, decide quindi di intraprendere il viaggio di ritorno ma non riesce a rivedere vivo  il coniuge. Rimasta vedova e piena di debiti lasciati dal marito, Emmeline trova lavoro e riapre il vecchio negozio di famiglia.
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 Nel frattempo alcuni passi avanti per il diritto di voto alle donne sono stati fatti, o almeno così sembrerebbe, nel 1870 così come nel 1886 e ancora nel 1897 vengono presentate delle proposte di legge in merito che però non portano a nulla, Emmeline allora abbandona l’ILP Indipendent Labour Party e fonda il WSPU la Women’s Social and Political Union aperta solo alle donne e focalizzata ad azioni dirette per conquistare il voto: “La condizione del nostro sesso è così deprecabile che è un nostro dovere infrangere la legge per richiamare l’attenzione sulle motivazioni che ci spingono a farlo[1].
Così iniziarono le azioni del gruppo tra manifestazioni e proteste che portarono all’arresto delle attiviste tra cui le figlie e la stessa Emmeline nel 1908 per aver voluto entrare a forza in Parlamento per poter dare al Primo Ministro, Asquith, una petizione. Rimase in carcere per sei settimane e rendendosi conto dell’effetto potente della situazione, si fece arrestare altre sette volte poiché: “ Siamo qui non perché infrangiamo la legge ma perché, con le nostre forze, vogliamo fare la legge[2].

Le dimostrazioni si fecero più serrate e violente, alcune attiviste lanciarono sassi alle finestre di Downing Street e furono di nuovo arrestate, e di nuovo la detenzione fu usata come rilancio e lo sciopero della fame a cui la polizia carceraria rispose con la nutrizione forzata, provocò l’atteso clamore. Un clamore che spaccò l’opinione pubblica e i giornali tra coloro che appoggiavano i metodi del WSPU e chi auspicava una moderazione, ed è in questo frangente che nasce il termine di suffragette: un giornalista del Daily infatti usa questa parola per distinguerle dalle richiedenti il voto alle donne più moderate, una differenza che piace alla stessa Emmeline che adotta il termine proprio con lo stesso scopo.

Emmeline Pankhurst nel tour negli Stati Uniti, 1913.
Nel frattempo anche Francis, il secondo figlio maschio erede del primo defunto, si ammala e rimane paralizzato così Emmeline per racimolare fondi per le cure decide di vendere la casa a Manchester e di intraprendere un tour di conferenze e discorsi  in Inghilterra e negli Stati Uniti, però sarà costretta a tornare nel 1910 per la morte del figlio. Nello stesso anno si arriva per la prima volta ad un accordo con 54 membri del Parlamento appartenenti a diversi schieramenti con il Comitato del Concilio per il Suffragio delle Donne grazie al quale per il momento Emmeline e le sue militanti accettano una tregua per permettere l’ accordo. Ma la tregua dura poco perché non si arriva all’accordo sperato e così gli scontri riprendono con una marcia davanti al Parlamento di trecento donne che viene però soffocata dalla Polizia e dal Segretario Winston Churchill, provocando la morte di due donne e l’arresto di altre duecento e che passò alla storia con il nome di Venerdì Nero, era il 18 Novembre 1910. 
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Emmeline viene arrestata nel 1914.
Questi episodi di violenza repressiva provocarono imbarazzo al governo per i suoi metodi violenti ripresi e denunciati da tutti i giornali, così la Conciliation Bills fu ammessa alla lettura nelle Camere ma al secondo turno, fu insabbiata. La reazione del WSPU non si fece attendere e gli assalti delle attiviste alla proprietà privata con lanci di sassi alle finestre riprese tanto da indurre la polizia a perquisire i locali della sede della WSPU:  Emmeline fu arrestata di nuovo mentre sua figlia Christabel fugge in Francia da dove continua a coordinare il movimento. Le detenute riprendono lo sciopero della fame ma vengonoo alimentate a forza, nutrite tramite i cavi nasali o auricolari.
Le azioni del gruppo tuttavia diventano sempre più intense con ordigni rudimentali, roghi e acidi sui muri per imprimere slogan suffragisti ma tutto questo allontana anche molte altre attiviste tra cui le altre figlie di Emmeline, Sylvia avvicinatasi al socialismo ed Adela, mandata in Australia per permetterle di capire e scegliersi un futuro ma le due, madre e figlia, non si rivedranno più. Adela non tornerà neanche per il funerale della madre.


Emmeline viene portata in prigione, 1914.
 Allo scoppio della Prima Guerra mondiale Emmeline decise di deporre “l’ascia di guerra”, la questione del Suffragio femminile e soprattutto le azioni militanti in favore della necessità di un’unione nazionale resa necessaria dalla guerra. Questa presa di posizione però lascia perplesse alcune iscritte che creano due distinti correnti il Suffragettes of the Womens Social and Political Union SWSPU e l’ Indipendent Women’s Social and Political Union ognuno dedicato a mantenere alta l’attenzione verso il voto alle donne.

Emmeline invece continua nella sua nuova professione nazionalista e continua i suoi tours per spronare le lobbies a prendersi cura delle donne, dei bambini nati mentre i loro padri sono al fronte, crea infatti un’istituto con l’idea di dare loro un’istruzione su modello della Montessori ma è costretta a chiuderlo poco dopo per mancanza di fondi. Induce anche il governo ad impiegare le donne nei lavori lasciati improduttivi dall’assenza degli uomini impiegati in guerra.

Parte per la Russia con il benestare del Primo Ministro, David Lloyd George per cercare di convincere la Russia a non accettare le condizioni di Pace con la Germania e di continuare la Guerra ma l’ambasciata non riesce e l’incontro lascia una brutta impressione sia ad Emmeline che al Primo Ministro russo. Tornata però in patria scopre con piacere che finalmente il voto alle donne era stato riconosciuto con la Rappresentation of the People Act con cui si rimuovevano i limiti patrimoniali al voto maschile e si riconosceva il voto alle donne con più di trent’anni di età e seppur con molte limitazioni.
Raggiunto a questo punto lo scopo Emmeline aderisce al Women’s Party aperto alle sole donne e che auspicava leggi che garantissero parità all’interno del matrimonio, parità di retribuzione a parità di incarico e parità di opportunità lavorative per le donne. Subito dopo le elezioni tuttavia il Partito cessò di esistere data la sconfitta seppur per pochissimi voti della candidata, la figlia prediletta di Emmeline, Christabel.
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Emmeline Pankhurst nel 1913.

Emmeline si trasferisce quindi in Canada dove dopo tantissimo tempo compra una casa ma subisce i lunghi inverni canadesi e comincia ad avere problemi finanziari, quindi dopo poco tempo si trasferisce ancora una volta in Inghilterra nel 1925. Nel frattempo Christabel ha abbracciato la fede avventista e dedica ormai tutta la sua vita alla chiesa, così alle elezioni del 1926 si candida la stessa Emmeline ma incredibilmente con il Partito Conservatore.

Gli anni tuttavia e soprattutto le esperienze passate cominciano a farsi sentire ed Emmeline si ammala soprattutto dopo lo scandalo della figlia Sylvia che ha un bambino fuori dal matrimonio e che chiama Richard Pankhurt in memoria di suo padre.
Ricoverata, chiede di essere assistita dallo stesso medico che la curava in prigione; le sue condizioni si aggravano e muore il 14 Giugno 1928, a 69 anni. Viene sepolta in uno dei cimiteri più antichi e prestigiosi di Londra a Brompton e nel 1930 le viene dedicata una statua commemorativa nei Giardini dell’ala sud- ovest di Westminster, il Victoria Tower.

La Statua a Victoria Tower di
 Emmeline Pankhurst,
by Fin Fahey.

Il Time l’ha riconosciuta come uno dei cento personaggi più importanti del XX secolo ed indubbiamente lo è stata e ancora lo è visto che le donne inglesi e di riflesso tutte noi,  dobbiamo a lei e al suo attivismo il diritto di voto, a volte dato per scontato, a volte non usato e a cui a volte ignobilmente ci si appella solo in campagna elettorale.


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[1] Bartley Paula, “Emmeline Pankhurst”, Routledge, 2002, pag. 98.
[2] Ivi, pag. 100.


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martedì 27 maggio 2014

Amelia, che amava vestire alla turca

Almanacco del 27 Maggio:

diritti delle donne Stati Uniti 1800

Amelia Jenks nasce nello stato di New York a Homer in una famiglia puritana e numerosa, il 27 Maggio 1818 dal commerciante Ananias e da sua moglie Lucy Webb.

Le notizie sulla sua prima infanzia ed istruzione, come quella delle eroine più classiche, è avvolta dal mistero, poche infatti  sono le notizie, perfino suo marito ha poche informazioni ma sappiamo che ha ricevuto i suoi primi rudimenti dalla mamma, così come anche i suoi altri sei tra sorelle e fratelli per poi successivamente frequentare una scuola pubblica. D’altronde come ci ricorda suo marito, nelle memorie che lui stesso si incarica di pubblicare alla morte della moglie, ad una donna era richiesto giusto di saper leggere e scrivere quel tanto che bastava per la sufficienza. Ciò però non le impedì all’età di circa  diciassette anni di diventare insegnante e per almeno due anni esercitare questa professione; in seguito diventa governante presso la casa di Chamberlain dove accudirà i ragazzi della casa e dove conoscerà  il giovane studente di legge, Dexter Chamberlain Bloomer che fonderà il giornale “Il Corriere di Seneca County”.
Dopo un periodo di fidanzamento, il 15 Aprile del 1890 si sposano e già al ricevimento durante i festeggiamenti, Amelia va fiera e ricorda a tutti che durante i voti, ha omesso la parola “obbedisco” prevista invece ineluttabilmente nella formula matrimoniale per le donne.
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Inizialmente spronata dal marito a scrivere sul suo giornale, accetta di collaborare agli articoli ma in modo anonimo ma non si tira indietro invece nel trattare i temi che riteneva importanti, dagli aspetti sociali a quelli morali a quelli politici.
Dopo essere entrata nel movimento della Temperanza e aderito alla Società femminile della Temperanza nel 1848, decide con altre donne di dar vita ad un giornale in cui le donne possano esprimersi visto che le donne nell’associazione religiosa potevano assistere alle riunioni, ascoltare ma non esprimere delle proprie idee o commenti. Questa iniziativa però incontrando da subito difficoltà, lasciò  Amelia sola ma facendo di lei la prima donna editrice e proprietaria di un giornale, oltretutto per donne. Il giornale intitolato “Lily” fu dato alle stampe nel 1849, dai suoi fogli Amelia iniziò a scrivere trattando i primi temi sulla condizione delle donne anche grazie ai contributi di una Elisabeth Cady Stanton, figlia dell’eminente giudice Daniel Cady, che si firmava come “Girasole” e da Lucretia Mott: “E’ la donna che parla 
attraverso Lily. Riguarda un tema importante, che essa possa parlare in pubblico per essere ascoltata...[1].

Aderisce alla chiesa episcopale di cui farà parte per cinquant'anni, e cioè fino alla sua morte, e da subito comincia a “predicare” che alcuni passaggi della Bibbia con soggetto le donne erano stati mal interpretati, poiché la donna è compagna del suo “fratello” nel governare e nella salvezza della razza.[2].

É grazie al suo lavoro, al suo giornale e alla entusiastica ricerca di nuove collaborazioni che si deve l’incontro di una straordinaria coppia di amiche e collaboratrici che tanto con il loro concorso hanno dato a tutte le donne, il “binomio” tra Elisabeth Cady Stanton ed Susan B. Anthony che si incontrarono nel 1850 quando la Anthony arrivò a Seneca Falls per partecipare ad una convention sulla schiavitù. 
Bloomer fa incontrare due importanti femministe
Gruppo di bronzo che raffigura l'incontro promosso dalla Bloomer tra Elisabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony in cui Amelia indossa i pantaloni alla turca. Scultura del Prof. Ted Aub: "When Anthony met Stanton".

E se agli inizi i suoi articoli tendono a mantenere una certa moderazione, la sua partecipazione alla convention di Seneca Falls, seppur come semplice uditrice che non firmò alcuna dichiarazione o proposta, la colpì profondamente tanto che anche il suo apporto al giornale divenne più deciso: “...più tardi altri casi mi vennero sottoposti, molto simili tra loro che mi diedero la piena consapevolezza della crudeltà della legge riguardo alle donne, e quando la Convention per i Diriti delle Donne mise in chiaro i suoi sentimenti e indirizzi, ero pronta a schierarmi con questa parte per domandare questo sostanziale cambiamento della legge in favore delle donne per dar loro un diritto ad ereditare, e ai loro figli un’opportunità più ampia di impiego e una migliore educazione, e anche un diritto che protegga i loro interessi alle urne.”.[3]
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Amelia era una donna che sperimentò anche su se stessa la fattibilità di una nuova condizione per la donna, spronata dal marito diventato direttore delle poste di Seneca Falls, diventa il suo vice e rimane quasi compiaciuta dalle sue capacità da lavoratrice rendendosi conto che effettivamente una donna non aveva alcun impedimento concreto che potesse giustificare l’esclusione delle donne dal mondo del lavoro. Ma Amelia era anche amante della moda e della cucina e ai suoi impegni più serrati e principali del giornale e delle conferenze amava partecipare anche ad incontri di cucina e di costume e proprio un episodio legato alla moda rese un importante servizio al suo giornale e alla sua popolarità.
Dalle pagine di Lily , Amelia prende le difese di Elisabeth Smith Miller, figlia del riformatore Smith, venuta a Seneca per trovare sua cugina Elisabeth Cady Stanton con un abbigliamento di ispirazione orientale: pantaloni alla turca con una gonna più corta sopra, abbigliamento condiviso dalla stessa Stanton e Bloomer, che trovandolo molto comodo lo adottò per ben otto anni. Questo abbigliamento tuttavia fu molto criticato e la polemica di “costume” che, riguardando le donne acquista subito anche valenza di fatto sociale appropriato o meno, viene ripresa dal più importante New York Tribune rendendo il nome e il giornale di Amelia noto al punto che  le sottoscrizioni a Lily moltiplicarono.

amelia Bloomer Costume
Raffigurazione del "Costume alla Bloomer"

In un primo momento Amelia fu lusingata e sfruttò lo scandalo-controversia, passata alla storia proprio come il “costume alla Bloomer” ma poi si rese presto conto che in realtà in questo modo si offuscavano temi più importanti trasferendo l’attenzione altrove rispetto a questioni fondamentali come il miglioramento dell’educazione per le donne, della maggiorazione dei salari delle donne, cioè si perdeva di vista la questione dei “Diritti delle Donne”.

Nel 1852 all’incontro delle Figlie della Tolleranza, a Rochester, dove lei fu segretaria insieme a Susan B. Anthony e presidente  Stanton, sollevò il tema del diritto della donna di divorziare da un marito alcolizzato “crediamo che gli insegnamenti dati alla moglie dell’alcolizzato, l’inculcarle il senso del dovere- [...]- ha fatto molto nel promuovere e aggravare i vizi e i crimini di una società che cresce nell’intemperanza. L’alcolismo è terreno per un divorzio e ogni donna che è strozzata da un ubriacone deve poter tagliare il laccio: e se lo fa, la legge dovrebbe sostenerla, specialmente se ha dei bambini”.[4]  

L’anno seguente partì, insieme ad altre rappresentanti femministe tra cui Susan B. Anthony, per un ciclo di conferenze nello Stato di New York che la portò in lungo e in largo, da Brooklyn a Sing Sing dal Broadway Tabernacle al Metropolitan Hall, nelle quali volle spronare le donne a prendere coscienza della loro situazione ritenendole corresponsabili delle privazioni sociali sofferte: “[...] la donna non è senza colpa in questa faccenda, mentre l’uomo tentava di costringerla all’obbedienza delle sue leggi, e rendeva la donna dipendente da lui e un eco dei suoi pensieri, mentre l’uomo peccava così enormemente usurpando questa grande prerogativa, la donna peccava altrettanto enormemente sottomettendosi a questo potere.[...]. La donna dimentica che Dio ci ha creati eguali, dimentica che il Padre Celeste non ha fatto l’uno per dominare l’altro. Dimentica che lei è altrettanto necessaria alla felicità di lui quanto lui alla felicità di lei. Sono stati creati per lavorare mano nella mano, per sopportare equamente il peso della vita [...][5]
per i diritti delle donne, suffragio femminile

Successivamente si trasferì in Ohio con il marito che aveva avuto un nuovo incarico ma continuò nel suo impegno editoriale, visto che nel frattempo il suo giornale, Lily, era diventato a tiratura nazionale ma questo comunque non le impedì tuttavia di doverlo vendere qualche anno più tardi ancora con il trasferimento della coppia in Iowa e ciò condannò il suo giornale a chiudere i battenti nel 1890.

Spese i suoi ultimi anni di vita costruendo chiese e impegnandosi in atti caritatevoli ma non perse mai di vista le donne e i loro diritti, soprattutto quello del suffragio anche in loro favore: “Un corrispondente mi chiede cosa noi ed altre avvocatesse dei diritti delle donne vogliamo? Noi rispondiamo che rivendichiamo tutti i diritti garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti ai cittadini della Repubblica. Noi reclamiamo l’essere l’altra metà del popolo degli Stati Uniti, e neghiamo il diritto dell’altra metà di svalutarci”. [6]

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Nel 1856 si indirizzò alla Camera dei rappresentati del Nebraska con un discorso dopo il quale fu proposta una legge per il suffragio femminile che passò alla Camera bassa e letta per tre volte al Senato ma poi, al momento sostanziale, la seduta fu rimandata sine die e la legge si arenò per poi essere dimenticata.

Nel 1870 diventa la Presidente della "Società per il Suffragio delle Donne dell’Iowa" dando il suo personale contributo al codice legale dell’Iowa del 1873 che “aboliva quasi interamente la separazione legale tra uomini e donne sposate in materia di diritti di proprietà[7]. Continuò quindi sempre ad essere una figura di riferimento e di rappresentanza per il suo stato, l' Iowa, come nel 1869 all’incontro dell’Associazione Americana per l’Uguaglianza dei diritti, a New York City, e  a scrivere articoli, seppur non più a tiratura nazionale ma sempre sostenendo e difendendo le sue idee e le  necessità delle donne.

Perduta, seppur per un breve periodo, la possibilità di parlare ma essedosi  ripresa nel 1891, tentò di prendersi un periodo di riposo e svago con un viaggio in Colorado dove, oltre agli amici e conoscenti, frequentò anche una casa di cura per sottoporsi ai più moderni trattamenti che prevedevano sedute di terapia elettrica. Da sempre di costituzione delicata non sopravvisse ad un attacco di cuore che si verificò al ritorno dal suo soggiorno in Colorado, e morì in Iowa il 30 Dicembre del 1894: 

La sua vocazione per il movimento per il suffragio femminile la rende una delle più eminenti donne americane del secolo. Il suo nome è diventato strettamente legato ad ogni movimento di riforma per il miglioramento e progresso della condizione femminile in questi ultimi cinquant’anni ". [8]


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[1] BLOOMER D. C. , “Life and writing of Amelia Bloomer”, Boston, Arena Publishing Company, 1895. Republished 1976 by Scholary Press. Inc., pag. 42.
[2] Ivi, pag. 27.
[3]Ivi, pag. 47.
[4] Ivi, pag. 87.
[5] Ivi, pag. 104.
[6] Ivi, pag. 158.
[7] JAMES T. Edward, JAMES WILSON Janet, BOYER S. Paul, “Notable American Women, 1607-1950: A Biographical Dictionary, vol. 1”,  Harvard University Press, 1971, pag. 181.
[8] BLOOMER D. C., “Life and writings...”, Op. Cit., pag. 324.


Traduzioni a cura di Silvia Palandri



Bibliografia:

BLOOMER D. C. , “Life and writing of Amelia Bloomer”, Boston, Arena Publishing Company, 1895. Republished 1976 by Scholary Press. Inc.


JAMES T. Edward, JAMES WILSON Janet, BOYER S. Paul, “Notable American Women, 1607-1950: A Biographical Dictionary, vol. 1”, Harvard University Press,                    .

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