Paolina Leopardi
di Elisabetta Benucci
Nel 1829 Paolina aveva perso la compagnia di una delle sue amiche più care, la cugina Paolina Mazzagalli (1803-1850), rea di essersi unita in matrimonio con il fratello Carlo, nonostante il divieto dei genitori. Carlo si allontanò irrimediabilmente dalla famiglia e anche dalla sorella. Analogamente, un anno dopo, Giacomo si allontanò per sempre da Recanati. Di fatto, Paolina non lo rivedrà mai più.
Un intensissimo affetto aveva caratterizzato il rapporto fra i due fratelli: Giacomo era di solo due anni più grande di Pilla, come affettuosamente lui la chiamava, ed erano cresciuti insieme. L’ascendente che Giacomo fin da bambino esercitò su Paolina fu molto forte. Con il passare degli anni, l’affetto della sorella crebbe sempre di più, fino a trasformarsi in una sorta di adorazione. Per parte sua, Leopardi intrattenne con lei il più intenso, prolungato e condiviso rapporto col femminile della sua esistenza. Per i primi trent’anni, la vita di Paolina s’intrecciò con quella del fratello, che le aprì con passione generosa e assolutamente paritaria i suoi interessi intellettuali, filologici e filosofici, e la sua attività creativa. Ma dopo il 1830, quando Giacomo lasciò definitivamente Recanati e la famiglia, trovando quella libertà da sempre desiderata, anche con Paolina si verificò la dolorosa rottura, pur se mai dichiarata: una rottura che avvenne sul piano religioso, ideologico e politico e che si tradusse nel silenzio epistolare degli ultimi anni dell’esistenza del poeta. A Paolina rimarrà un culto quasi ossessivo per questo fratello che aveva tanto amato, e ne difenderà la memoria e le opere finché avrà vita.
Paolina aveva intanto iniziato la corrispondenza con le sorelle Marianna e Anna Brighenti e con Antonietta Tommasini, amiche bolognesi di Giacomo. Scrivere lettere le dava sollievo e speranza, ma la severa sorveglianza dei genitori, che non volevano che Paolina avesse corrispondenze epistolari, la costrinsero ad adottare romanzeschi sotterfugi, come vasi di fiori alla finestra o notturni appuntamenti in biblioteca, per ricevere e spedire le lettere, complice il vecchio precettore don Sanchini che abitava in una casa di fronte a Palazzo Leopardi.
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