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lunedì 21 giugno 2021

Paolina Leopardi IV Parte Il rapporto fraterno



IV Parte-  Il rapporto fraterno



Paolina Leopardi

di Elisabetta Benucci


Nel 1829 Paolina aveva perso la compagnia di una delle sue amiche più care, la cugina Paolina Mazzagalli (1803-1850), rea di essersi unita in matrimonio con il fratello Carlo, nonostante il divieto dei genitori. Carlo si allontanò irrimediabilmente dalla famiglia e anche dalla sorella. Analogamente, un anno dopo, Giacomo si allontanò per sempre da Recanati. Di fatto, Paolina non lo rivedrà mai più.

Un intensissimo affetto aveva caratterizzato il rapporto fra i due fratelli: Giacomo era di solo due anni più grande di Pilla, come affettuosamente lui la chiamava, ed erano cresciuti insieme. L’ascendente che Giacomo fin da bambino esercitò su Paolina fu molto forte. Con il passare degli anni, l’affetto della sorella crebbe sempre di più, fino a trasformarsi in una sorta di adorazione. Per parte sua, Leopardi intrattenne con lei il più intenso, prolungato e condiviso rapporto col femminile della sua esistenza. Per i primi trent’anni, la vita di Paolina s’intrecciò con quella del fratello, che le aprì con passione generosa e assolutamente paritaria i suoi interessi intellettuali, filologici e filosofici, e la sua attività creativa. Ma dopo il 1830, quando Giacomo lasciò definitivamente Recanati e la famiglia, trovando quella libertà da sempre desiderata, anche con Paolina si verificò la dolorosa rottura, pur se mai dichiarata: una rottura che avvenne sul piano religioso, ideologico e politico e che si tradusse nel silenzio epistolare degli ultimi anni dell’esistenza del poeta. A Paolina rimarrà un culto quasi ossessivo per questo fratello che aveva tanto amato, e ne difenderà la memoria e le opere finché avrà vita.

Paolina aveva intanto iniziato la corrispondenza con le sorelle Marianna e Anna Brighenti e con Antonietta Tommasini, amiche bolognesi di Giacomo. Scrivere lettere le dava sollievo e speranza, ma la severa sorveglianza dei genitori, che non volevano che Paolina avesse corrispondenze epistolari, la costrinsero ad adottare romanzeschi sotterfugi, come vasi di fiori alla finestra o notturni appuntamenti in biblioteca, per ricevere e spedire le lettere, complice il vecchio precettore don Sanchini che abitava in una casa di fronte a Palazzo Leopardi. 

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lunedì 14 giugno 2021

Pia de' Tolomei- Da storia a Leggenda




Post su Pia de' Tolomei per il Dantedì
Ci siamo già occupate di Pia de' Tolomei per il Dantedì e allora vediamo chi fu veramente e come da storia divenne leggenda, Pia de' Tolomei...






Iʟ ᴍɪᴛᴏ ᴅɪ Pɪᴀ ᴅᴇ'Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ᴛʀᴏᴠᴀ ɪʟ sᴜᴏ ᴠᴀᴛᴇ ɪɴ Dᴀɴᴛᴇ ᴍᴀ ʟᴀ sᴜᴀ ғᴀᴍᴀ ᴛʀᴏᴠᴀ ɴᴜᴏᴠᴏ ᴠɪɢᴏʀᴇ ɪɴ ᴘɪᴇɴᴏ Rᴏᴍᴀɴᴛɪᴄɪsᴍᴏ.
Lᴇ sᴄᴀʀsᴇ ɴᴏᴛɪᴢɪᴇ ᴄʜᴇ Dᴀɴᴛᴇ ɴᴇ ᴅᴀ̀ ɴᴇʟʟᴀ Dɪᴠɪɴᴀ Cᴏᴍᴍᴇᴅɪᴀ ᴘᴇʀᴍᴇᴛᴛᴏɴᴏ ᴀʟʟ'ᴇsᴛʀᴏ ᴅɪ sᴄʀɪᴛᴛᴏʀɪ, ᴘɪᴛᴛᴏʀɪ, ᴍᴜsɪᴄɪsᴛɪ ᴅɪ ɪɴᴛᴇʀᴘʀᴇᴛᴀʀʟᴀ ʟɪʙᴇʀᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴇ ɪɴғᴀᴛᴛɪ ᴅɪ Pɪᴀ ᴅᴇ'Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ʀɪᴛʀᴏᴠɪᴀᴍᴏ ɴᴜᴍᴇʀᴏsɪ ǫᴜᴀᴅʀɪ ᴍᴀ ᴀɴᴄʜᴇ ᴏᴘᴇʀᴇ ʟɪʀɪᴄʜᴇ ᴇ sᴏɴᴇᴛᴛɪ. C'ᴇ̀ ᴜɴᴀ ᴠᴇʀᴀ ʀɪsᴄᴏᴘᴇʀᴛᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʟᴇɢɢᴇɴᴅᴀ ᴅɪ ǫᴜᴇsᴛᴀ sғᴏʀᴛᴜɴᴀᴛᴀ ᴅᴏɴɴᴀ ᴄʜᴇ ʀᴀᴄᴄᴏɴᴛᴀɴᴅᴏsɪ ᴀ Dᴀɴᴛᴇ ɴᴇʟ V ᴄᴀɴᴛᴏ ᴅᴇʟ Pᴜʀɢᴀᴛᴏʀɪᴏ ᴅɪᴄᴇ ᴘᴏᴄʜᴇ ᴛᴏᴄᴄᴀɴᴛɪ ᴘᴀʀᴏʟᴇ '𝑆𝑖𝑒𝑛𝑎 𝑚𝑖 𝑓𝑒' 𝑀𝑎𝑟𝑒𝑚𝑚𝑎 𝑚𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑓𝑒𝑐𝑒' ᴇ ᴘʀᴇɢᴀ ɪʟ sᴏᴍᴍᴏ ᴘᴏᴇᴛᴀ ᴅɪ ɴᴏɴ ᴅɪᴍᴇɴᴛɪᴄᴀʀsɪ ᴅɪ ʟᴇɪ ᴇ ᴅɪ ᴘᴀʀʟᴀʀᴇ ᴀʟ ᴍᴏɴᴅᴏ ᴅᴇʟʟᴀ sᴜᴀ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴀ.
Sɪ̀ ᴘᴇʀᴄʜᴇ́ Pɪᴀ ᴅᴇ'Tᴏʟᴏᴍᴇɪ sɪ ᴅɪᴄᴇ ᴄʜᴇ ғᴜ ɢᴇᴛᴛᴀᴛᴀ ᴅᴀ ᴜɴᴀ ғɪɴᴇsᴛʀᴀ Dᴇʟ Cᴀsᴛᴇʟʟᴏ ᴅɪ Pɪᴇᴛʀᴀ ɪɴ Mᴀʀᴇᴍᴍᴀ ᴅᴏᴠᴇ sᴜᴏ ᴍᴀʀɪᴛᴏ Nᴇʟʟᴏ ᴏ Pᴀɢᴀɴᴇʟʟᴏ ʟ'ᴀᴠᴇᴠᴀ ʀɪɴᴄʜɪᴜsᴀ ᴘᴇʀ ɢᴇʟᴏsɪᴀ ᴏ ᴘᴇʀᴄʜᴇ́ ɪɴᴠᴇᴄᴇ ᴠᴏʟᴇᴠᴀ ʀɪᴘᴏsᴀʀsɪ. Iɴ ᴏɢɴɪ ᴄᴀsᴏ ғᴜ ᴜɴᴀ ᴠɪᴛᴛɪᴍᴀ ɪɴɴᴏᴄᴇɴᴛᴇ.


Iɴ ʀᴇᴀʟᴛᴀ̀ ᴅɪ Pɪᴀ ᴅᴇ'Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ɴᴏɴ sɪ sᴀ ᴍᴏʟᴛᴏ ᴇ ᴘʀᴏᴘʀɪᴏ ʟᴇ ᴘᴏᴄʜᴇ ɪɴғᴏʀᴍᴀᴢɪᴏɴɪ, ᴜɴ ᴘᴏ'sɪʙɪʟʟɪɴᴇ ɪɴ ᴠᴇʀɪᴛᴀ̀, ᴄʜᴇ Dᴀɴᴛᴇ ᴄɪ ʟᴀsᴄɪᴀ ɴᴇʟʟᴀ Dɪᴠɪɴᴀ ᴄᴏᴍᴍᴇᴅɪᴀ ʜᴀɴɴᴏ sᴏʟᴏ ʀᴇsᴏ ᴅɪғғɪᴄɪʟᴇ sᴛᴏʀɪᴄᴀᴍᴇɴᴛᴇ ᴛʀᴏᴠᴀʀᴇ ᴅᴇɪ ʀᴇsᴘᴏɴsɪ, ᴀʟɪᴍᴇɴᴛᴀɴᴅᴏ ᴄᴏsɪ̀ ʟᴀ ʟᴇɢɢᴇɴᴅᴀ.
Mᴏʟᴛᴇ ɴᴇʟ ᴛᴇᴍᴘᴏ sᴏɴᴏ sᴛᴀᴛᴇ ʟᴇ ɪᴘᴏᴛᴇsɪ, ɴᴇssᴜɴᴀ ᴍᴀɪ sᴜғғʀᴀɢᴀᴛᴀ ᴅᴀ ᴅᴏᴄᴜᴍᴇɴᴛɪ ᴇ ʀɪsᴄᴏɴᴛʀɪ sᴛᴏʀɪᴄɪ ᴘᴇʀ ᴄᴜɪ ʀɪᴍᴀɴɢᴏɴᴏ sᴏʟᴏ ᴛᴇsɪ. Tᴜᴛᴛᴇ sᴜᴘᴘᴏsɪᴢɪᴏɴɪ ᴄʜᴇ ᴀᴅ ᴏɢɢɪ ʀɪᴍᴀɴɢᴏɴᴏ sᴏʟᴏ ɪᴘᴏᴛᴇsɪ. Vᴇʀᴏ ᴇ̀ ᴄʜᴇ Dᴀɴᴛᴇ ɴᴏɴ ᴀᴠʀᴇʙʙᴇ ᴍᴀɪ ɪɴᴠᴇɴᴛᴀᴛᴏ ᴜɴᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ᴄᴏsɪ̀ ᴅʀᴀᴍᴍᴀᴛɪᴄᴀ sᴇɴᴢᴀ ᴜɴ ғᴏɴᴅᴏ ᴅɪ ᴠᴇʀɪᴛᴀ̀.
Qᴜᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ ᴄɪ ʀᴇsᴛᴀ sᴏɴᴏ sᴏʟᴏ ᴘᴏᴄʜɪ ᴠᴇʀsɪ ᴅᴀɴᴛᴇsᴄʜɪ ᴇ ᴜɴᴀ ʟᴇɢɢᴇɴᴅᴀ ᴄʜᴇ sɪ ᴘᴇʀᴘᴇᴛᴜᴀ ᴇ ᴄʜᴇ ᴛʀᴏᴠᴇʀᴀ̀ ɴᴜᴏᴠᴀ ᴠɪᴛᴀ ɴᴇʟ Rᴏᴍᴀɴᴛɪᴄɪsᴍᴏ...

Pɪᴀ ᴅᴇɪ Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ᴏ ʟᴀ sᴜᴀ ʟᴇɢɢᴇɴᴅᴀʀɪᴀ ғɪɴᴇ ᴅɪᴠᴇɴɴᴇʀᴏ ᴜɴ ᴇʟᴇᴍᴇɴᴛᴏ ɪᴍᴘʀᴇsᴄɪɴᴅɪʙɪʟᴇ ɴᴇʟʟ'ɪᴍᴍᴀɢɪɴᴀʀɪᴏ ᴏᴛᴛᴏᴄᴇɴᴛᴇsᴄᴏ, ɴᴜᴍᴇʀᴏsɪ ғᴜʀᴏɴᴏ ɪ ʀɪᴛʀᴀᴛᴛɪ ᴀ ʟᴇɪ ᴅᴇᴅɪᴄᴀᴛɪ ᴅᴀʟ sᴜᴏ ᴜʟᴛɪᴍᴏ ᴠɪᴀɢɢɪᴏ ᴅᴀ Sɪᴇɴᴀ ᴀʟʟᴀ Mᴀʀᴇᴍᴍᴀ, ᴀʟʟᴀ sᴜᴀ ᴘʀɪɢɪᴏɴɪᴀ, ᴀʟʟᴀ sᴜᴀ ᴅɪsᴘᴇʀᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴇ ᴍᴏʀᴛᴇ. Mᴀ ᴍᴏʟᴛᴇ ғᴜʀᴏɴᴏ ᴀɴᴄʜᴇ ʟᴇ ᴏᴘᴇʀᴇ ᴀ ʟᴇɪ ᴅᴇᴅɪᴄᴀᴛᴇ ᴄᴏᴍᴇ ᴀᴅ ᴇsᴇᴍᴘɪᴏ ʟ'ᴏᴘᴇʀᴀ ʟɪʀɪᴄᴀ ᴅɪ Dᴏɴɪzᴇᴛᴛɪ ᴅᴇʟ 1837 .
Sᴇsᴛɪɴɪ ғᴜ ɪʟ ᴘʀɪᴍᴏ ɪɴ ᴇᴘᴏᴄᴀ ᴍᴏᴅᴇʀɴᴀ ᴀ ʀɪᴘʀᴇɴᴅᴇʀᴇ ʟᴀ 'ᴠɪsɪᴏɴᴇ' ᴅᴀɴᴛᴇsᴄᴀ; ᴀ ʟᴜɪ sɪ ᴅᴇᴠᴇ ᴜɴ'ᴀᴍʙɪᴇɴᴛᴀᴢɪᴏɴᴇ ɢᴏᴛɪᴄᴀ ᴅᴇʟʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅɪ Pɪᴀ ᴅᴇɪ Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ᴇ ᴅᴇʟʟ'ᴀᴍᴏʀᴇ ɴᴏɴ ᴄᴏʀʀɪsᴘᴏsᴛᴏ ᴅᴇʟʟ'ᴀᴍɪᴄᴏ ғʀᴀᴛᴇʀɴᴏ ᴅᴇʟ ᴍᴀʀɪᴛᴏ ᴅɪ Pɪᴀ ᴄʜᴇ ᴘᴇʀᴄɪᴏ̀ ʟᴀ ᴄᴀʟᴜɴɴɪᴀ ᴄᴏɴᴅᴀɴɴᴀɴᴅᴏʟᴀ ᴅɪ ғᴀᴛᴛᴏ ᴀʟʟᴀ ᴍᴏʀᴛᴇ. 
Aʟᴛʀᴀ ᴏᴘᴇʀᴀ sᴀʀᴀ̀ ɪɴ sᴇɢᴜɪᴛᴏ ǫᴜᴇʟʟᴀ ɪɴ ᴏᴛᴛᴀᴠᴇ ᴅɪ Gɪᴜsᴇᴘᴘᴇ Mᴏʀᴏɴɪ ᴅᴇʟ 1873 ᴍᴀ ʟᴀ ɴᴀᴛᴜʀᴀ ɪɴ ʀɪᴍᴀ ɴᴏɴ ᴘᴇʀᴍᴇᴛᴛᴇ ᴀʟʟᴏ sᴄʀɪᴛᴛᴏʀᴇ ᴅɪ sᴠɪʟᴜᴘᴘᴀʀᴇ ʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ʀɪᴘʀᴇɴᴅᴇɴᴅᴏ ᴅɪ ғᴀᴛᴛᴏ ɢʟɪ ᴇʟᴇᴍᴇɴᴛɪ ᴘɪᴜ̀ ᴘɪᴛᴛᴏʀᴇsᴄʜɪ ᴄʜᴇ Sᴇsᴛɪɴɪ ᴀᴠᴇᴠᴀ ᴘᴇʀ ᴘʀɪᴍᴏ ᴘᴇɴsᴀᴛᴏ ᴘᴇʀ ʟᴀ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴀ ᴅɪ Pɪᴀ. Qᴜɪ Pɪᴀ ᴇ̀ ᴜɴᴀ ғɪɢᴜʀᴀ ᴀɴɢᴇʟɪᴄᴀᴛᴀ, ғʀᴀɢɪʟᴇ ᴄʜᴇ ᴍᴜᴏʀᴇ ᴅɪ ɪɴᴇʀᴢɪᴀ ʀɪɴᴄʜɪᴜsᴀ ɴᴇʟ Cᴀsᴛᴇʟʟᴏ ɪɴ Mᴀʀᴇᴍᴍᴀ ᴍᴀ ᴄʜᴇ ᴠɪᴇɴᴇ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴍᴇɴᴛᴇ ʀɪᴀʙɪʟɪᴛᴀᴛa ᴅᴀʟʟᴀ ᴄᴏɴғᴇssɪᴏɴᴇ ᴅᴇʟʟ'ᴀᴍɪᴄᴏ ғʀᴀᴛᴇʀɴᴏ ᴅɪ Nᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ ᴄᴏʟᴛᴏ ᴅᴀɪ ʀɪᴍᴏʀsɪ ᴄᴏɴғᴇssᴀ ʟ'ɪɴɢᴀɴɴᴏ. Qᴜᴇsᴛᴀ ʙᴀʟʟᴀᴛᴀ ᴇʙʙᴇ ᴜɴ ᴇɴᴏʀᴍᴇ sᴜᴄᴄᴇssᴏ ᴘʀᴇssᴏ ǫᴜᴇʟʟᴇ ᴢᴏɴᴇ ᴘɪᴜ̀ ʀᴜʀᴀʟɪ ᴅᴏᴠᴇ ᴅɪᴠᴇɴɴᴇ ᴜɴᴀ ᴠᴇʀᴀ ᴇ ᴘʀᴏᴘʀɪᴀ ᴄᴀɴᴛɪʟᴇɴᴀ ᴛʀᴀᴍᴀɴᴅᴀᴛᴀ ᴅɪ ɢᴇɴᴇʀᴀᴢɪᴏɴᴇ ɪɴ ɢᴇɴᴇʀᴀᴢɪone ᴛʀᴀ ɪ ᴄᴏɴᴛᴀᴅɪɴɪ, ʙᴏsᴄᴀɪᴏʟɪ ᴇ ʟᴇ ᴅᴏɴɴᴇ ɴᴇɪ ᴄᴀᴍᴘɪ.

Lᴀ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅɪ Pɪᴀ ᴅᴇ'Tᴏʟᴏᴍᴇɪ ᴇ̀ ᴄᴏᴍᴇ ᴠɪsᴛᴏ ᴀɴᴄᴏʀᴀ ᴍᴏʟᴛᴏ ᴠɪᴠᴀ ᴘʀᴇssᴏ ʟᴀ ᴘᴏᴘᴏʟᴀᴢɪᴏɴᴇ ᴅᴇʟʟᴀ ᴢᴏɴᴀ ᴍᴀʀᴇᴍᴍᴀɴᴀ ᴄʜᴇ ᴀɴᴄᴏʀᴀ ᴄᴏɴᴏsᴄᴇ ʟᴀ sᴜᴀ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴀ ɢʀᴀᴢɪᴇ ᴀʟʟᴀ ᴄᴀɴᴢᴏɴᴇ ᴅɪ ᴛʀᴀᴅɪᴢɪᴏɴᴇ ᴏʀᴀʟᴇ ᴅᴇʟʟ'ᴏᴛᴛᴏᴄᴇɴᴛᴏ sᴄʀɪᴛᴛᴀ ᴅᴀ Mᴏʀᴏɴɪ ᴄᴏsɪ̀ ᴠɪᴠᴀ ᴄʜᴇ ᴀɴᴄᴏʀᴀ ᴏɢɢɪ ᴇ̀ ғᴏɴᴛᴇ ᴅɪ ɪsᴘɪʀᴀᴢɪᴏɴᴇ. Nᴇʟ 2007 ʟᴀ sᴇɴᴇsᴇ Gɪᴀɴɴᴀ Nᴀɴɴɪɴɪ ʟᴇ ʜᴀ ᴅᴇᴅɪᴄᴀᴛᴏ ᴜɴ ɪɴᴛᴇʀᴏ ᴀʟʙᴜᴍ ᴄᴏɴ ʙᴇɴ 11 ʙʀᴀɴɪ ᴄʜᴇ ɴᴇ ʀɪᴘᴇʀᴄᴏʀʀᴏɴᴏ ʟᴀ ᴅʀᴀᴍᴍᴀᴛɪᴄᴀ ᴠɪᴄᴇɴᴅᴀ ɪɴ 'Pɪᴀ ᴄᴏᴍᴇ ʟᴀ ᴄᴀɴᴛᴏ ɪᴏ' ᴀ ᴄᴜɪ ʟ'ᴀɴɴᴏ sᴇɢᴜᴇɴᴛᴇ ғᴇᴄᴇ sᴇɢᴜɪʀᴇ ᴜɴ Mᴜsɪᴄᴀʟ ɪɴᴛɪᴛᴏʟᴀᴛᴏ 'Lᴀ ᴅᴏʟᴇɴᴛᴇ Pɪᴀ'.


Aɴᴄʜᴇ Cᴀʀᴏʟɪɴᴀ Iɴᴠᴇʀɴɪᴢɪᴏ sᴇᴍᴘʀᴇ ᴀᴛᴛᴇɴᴛᴀ ᴀ ᴄɪᴏ̀ ᴄʜᴇ ᴘᴏᴛᴇᴠᴀ ᴄᴏʟᴘɪʀᴇ ᴇᴅ ɪɴᴛᴇʀᴇssᴀʀᴇ ɪʟ ᴘᴜʙʙʟɪᴄᴏ ʀɪᴘʀᴇɴᴅᴇ ǫᴜᴇsᴛᴏ ᴛᴏᴘᴏs ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀʀɪᴏ ᴅᴇʟ Rᴏᴍᴀɴᴛɪᴄɪsᴍᴏ ᴇ ɴᴇ ғᴀ ᴜɴ ᴘɪᴄᴄᴏʟᴏ ᴄᴀᴘᴏʟᴀᴠᴏʀᴏ oggi ripubblicato per  la PUBLISHERSTORY.


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martedì 1 giugno 2021

Paolina Leopardi III Parte


Dal post precedente   
III Parte La vita sentimentale


Paolina Leopardi nel 1863.
foto Alinari


Paolina Leopardi
di Elisabetta Benucci


Un avvenimento imprevisto, a dir poco memorabile per le conseguenze differenti che ebbe su Paolina e su Giacomo, rischiarò come un lampo la vita dei due fratelli nel dicembre del 1817, quando giunse da Pesaro la cugina ventiseienne Gertrude Cassi, ospite in casa Leopardi insieme al marito, il conte Giovanni Lazzari, e alla figlia Vittoria di otto anni.


L’occasione della visita e del breve soggiorno era l’entrata della piccola Vittoria nell’educandato delle Suore Oblate dell’ Assunta di Recanati. Durante la permanenza degli ospiti, dalla sera dell’11 dicembre alla mattina del 14, Giacomo provò un forte sentimento amoroso per la cugina Geltrude, avvenente signora dagli occhi scuri e dai lunghi capelli castani. Per parte sua, l’ormai diciassettenne Paolina si affezionò a tal punto a quella cuginetta di dieci anni più piccola, da andarla spesso a trovare nel collegio recanatese, dove Vittorina rimase per quattro anni. Iniziò così un’ amicizia che si protrarrà per tutta la vita e che si tradurrà in un carteggio a tratti intenso, durato per ben quarantacinque anni, dal 1822 al 1868. Uscire da palazzo Leopardi, lasciarsi alle spalle l’odiata Recanati e la sua gente rozza e pettegola: era questo il desiderio più intenso di Paolina, ma anche il più difficile da realizzare nelle sue condizioni. Molta della sua infelicità fu legata, negli anni giovanili, alle mancate nozze. Il matrimonio infatti era l’unico modo per lasciare le mura domestiche, per liberarsi da quelle catene che l’opprimevano. Sposarsi significava però accettare altre catene, sperando che fossero più lievi. Per lungo tempo, la contessina sperò che il matrimonio, oltre a realizzare il sogno di una ragazza appassionata, le permettesse di cambiare quell’insopportabile sistema di vita. È anche vero che maritarsi per una ragazza del secolo XIX era un passo obbligato, pena l’alternativa di monacarsi o di restare umiliate zitelle. Per questo tutta la famiglia era alla ricerca di un “buon” partito per la contessina.

A quei tempi, soprattutto per una fanciulla di nobile casato, il matrimonio era quasi sempre una questione di interesse, con interminabili trattative sull’ ammontare della dote, sulle garanzie e sulle modalità di pagamento. Il patrimonio dei Leopardi non consentiva di assicurare a Paolina una dote cospicua, che potesse competere con quella di cui erano fornite le sue concorrenti, cioè le altre ragazze nobili in età da marito. Se a questo si aggiungeva la poca avvenenza e la timidezza della ragazza, oltre al requisito che il pretendente dovesse avere origini nobiliari, si capisce quanto la ricerca di un marito per Paolina fosse un’impresa ardua e, alla fine, disperata.

Il primo pretendente fu un certo Pietro Peroli, vedovo trentaquattrenne di Sant’ Angelo di Vado, cittadina nei pressi di Urbino, con il quale i Leopardi furono in trattative nel 1821. Per il matrimonio, dato per certo nel 1821, Giacomo compose la canzone Nelle nozze della sorella Paolina. Il matrimonio sfumerà miseramente per questioni economiche. Anche le successive trattative matrimoniali con il nobile e giovane marchigiano Raniero (Ranieri) Roccetti di Filottrano (l’unico per il quale Paolina provò una certa infatuazione amorosa), con il cav. Marini di Roma, Direttore generale del Censo (uomo di circa quarantacinque anni, vedovo con una figlia, ma pronto a seconde nozze perché desideroso di un erede maschio), con lo squattrinato Leopoldo Staccoli di Urbino, con il giovane marchese Stefano Castellani di Treia (che la rifiuterà soprattutto per il suo aspetto fisico), non andranno a buon fine.

Paolina capì che più nessuno sarebbe venuto a prenderla. Se non la pace, per lei fu almeno la quiete. Per sfuggire alla solitudine e alla disperazione di vivere reclusa nel palazzo di Recanati, Paolina intensificò l’attività intellettuale. La scrittura e la lettura diventarono ben presto il suo mondo: era l’unico modo per sopravvivere all’infelicità, ai mancati matrimoni, al carcere familiare. Ed era l’unico modo per difendersi dalle intrigate e dolorose questioni di famiglia: costrizioni, fughe, liti patrimoniali e parentali, lutti, morti sospette, funerali controversi, questioni legate alla dispersione dei manoscritti del fratello e alla loro pubblicazione, oltre alla presunta conversione di Giacomo in punto di morte. 

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