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lunedì 23 settembre 2019

Victoria Claflin Woodhull broker editorialista e prima candidata alla Casa Bianca



Victoria Claflin Woodhull illustrata
come candidata alla Casa Bianca






Almanacco del 23 settembre:




Oggi ancora è una realtà vista solo nella fiction “Una donna alla Casa Bianca" (Commander in Chief) con Geena Davis ma più di un secolo fa era ritenuto un qualcosa di auspicabile, proponibile e realizzabile nonostante le donne americane non avessero neanche il diritto di voto.

Incarnò questo “sogno americano” del XIX secolo Victoria Woodhull Claflin nata il 23 settembre 1838 in Ohio nella città di Homer.






I primi anni della vita di Victoria Claflin sono poco conosciuti e difficilmente rintracciabili. Nata da una famiglia di proprietari di mulino, ricevette un’istruzione poco continuativa alla chiesa metodista della città ma quando l’attività legata al mulino venne meno per un incendio che lo distrusse la famiglia perdette tutto e fu costretta a lasciare la città di Homer decidendo di creare una compagnia nomade di chiaroveggenza e guaritori incoraggiando le doti paranormali che la madre di Victoria sosteneva di avere.


All’età circa di 14 anni Victoria sposò quello che sarà il suo primo marito il medico Canning Woodhull con cui ebbe due figli: il primogenito Byron, disabile, e la figlia Zulu ma dopo numerose relazioni extraconiugali del marito che aveva anche dipendenze dall'alcol, nel 1865 divorziò diventando libera di sposare il colonnello ed eroe della guerra civile, James Harvey Blood con il quale rimase dieci anni e dal quale non ebbe figli ma lo vide al suo fianco nelle battaglie più importanti come quella per il suffragio femminile.
Infatti nel 1868 i due e la sorella di lei, Tennessee, si trasferirono a New York dove stavano nascendo i primi movimenti sociali in favore dei diritti civili e politici in seguito alla guerra civile che aveva emancipato gli schiavi. Da questa realtà infatti le donne mossero le prime rimostranze per rivendicare la loro importanza nella società alla quale non corrispondeva una loro rappresentanza politica.


Grazie all'aiuto di uno dei personaggi più influenti a New York, il magnate Cornelius Vanderbilt, Victoria riuscì in una serie di operazioni speculative nel mercato dell’oro e così insieme alla sorella Tennessee nel 1869 fu in grado di aprire la prima società femminile di agenti di borsa a Wall Street, la “Woodhull Claflin & Co. Bankers and Brokers”. Viste come le regine della finanza, il loro successo fu salutato con entusiasmo e visto, con le parole di Susan B. Anthony nel 1870, come ‘una nuova fase della questione dei diritti delle donne’.


Con quegli stessi introiti aprirono un loro giornale il settimanale “Woodhull and Claflin Weekly” nel 1870 che si occupava appunto di tematiche legate al voto alle donne, al raggiungimento dell’uguaglianza, all'occupazione femminile, al controllo delle nascite ma anche di temi legati al loro lato più anticonformista e stravagante che in qualche modo aveva da sempre riguardato il loro stile di vita come il libero amore, l’educazione sessuale, l’uguaglianza sessuale, la legalizzazione della prostituzione, l’abolizione della proprietà privata. Temi quest’ultimi che suscitarono non poco scandalo e le valsero gli attacchi dei non riformisti per tanti anni, epiteti come "Strega impudente" "vile carcerata" e addirittura dipinta e letteralmente raffigurata come un demonio sulla rivista Harper’s Weekly.

Victoria Claflin
 caricatura di Thomas Nast 1872.
Ma la loro attività procedeva spedita grazie comunque al successo che i loro articoli avevano sia quando si occupavano del diritto di voto delle donne sia quando denunciavano frodi fiscali, così che le maggiori agenzie di broker e banche non mancavano di acquistare spazi pubblicitari sulle prime pagine del loro giornale.
E a loro e al loro giornale è dovuto tra l’altro la prima traduzione ed edizione negli USA, del “Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx, uscito nel numero 30 del 1871 che non mancò anch'esso di produrre scandalo.
Nello stesso anno Victoria fu la prima donna che si presentò davanti alla Commissione Giudiziaria della Camera dei Rappresentanti per reclamare il suffragio femminile poiché nessun articolo della Costituzione negava formalmente alle donne il voto.


Durante il suo soggiorno a New York conobbe numerosi personaggi che l’aiutarono ad introdursi nei movimenti per i diritti delle donne e per i quali molto spesso teneva discorsi pubblici e conferenze per riuscire ad interessare anche il Congresso su questo tema. Fu l’unica dopo Elisabeth C. Stanton ad indirizzare una petizione sulla questione direttamente al Congresso, guadagnando pagine intere sui giornali dell’epoca che la raffiguravano mentre declamava le sue argomentazioni in favore delle donne, ribattezzandola come la regina delle tribune, una tra le più abili avvocate delle donne, piena di originalità e potere. I suoi sostenitori spaziavano dalle suffragiste come Elisabeth Cady Stanton, Lucretia Mott, ai riformatori liberali, ai pacifisti, agli spiritisti come il Congressista Benjamin F. Butler e Stephen Pearl Andrews grazie al quale entrò nel gruppo socialista chiamato Pantarchy che auspicava il libero amore, l’abolizione della proprietà privata in favore di una condivisione della proprietà e una responsabilità comunitaria dei bambini.
Qui puoi leggere il post su
Elisabeth C. Stanton 
e
Susan B. Antonhy
Continuò comunque in modo tenace la sua attività in favore della condizione femminile in particolar modo per il suffragio femminile, così nel 1871 tenne una sua deposizione sull'argomento di fronte al Comitato Giuridico; il discorso, scritto insieme al deputato Benjamin Butler, sosteneva il diritto di voto delle donne in base al tredicesimo e quattordicesimo emendamento della Costituzione americana che lo prevedeva per tutti i cittadini, poiché: “le donne erano uguali di fronte alla legge, e lo erano quindi rispetto anche a tutti gli altri diritti”.
Questo discorso le valse l’ammirazione della National Woman Suffrage Association, NWSA, che cominciò a promuoverla quale sua figura di spicco nei discorsi pubblici in favore del voto alle donne e la volle per l’apertura del Terzo Congresso del NWSA a Washington.
Tuttavia molte attiviste dell’associazione non furono così contente di essere rappresentate da una donna così 'scandalosa' che predicava anche il libero amore, la legalizzazione della prostituzione e altre tematiche ad esse legate.
Tra i più accaniti detrattori della Woodhull c’era il reverendo Henry Beecher che cominciò una forte azione di demolizione della reputazione della candidata alla rappresentanza femminile all’interno dell’associazione.
Nonostante però le numerose critiche Victoria fu nomiata da un gruppo isolato del NWSA alla Presidenza del partito per l’uguaglianza dei diritti: l’ Equal Rights Party che nel 1872 la candidò alla Presidenza degli Stati Uniti d’ America per acclamazione con 1500 voti di uomini e donne: liberali, suffragiste, pacifisti, internazionalisti...

In questo periodo però si intensificarono gli attacchi alla sua vita privata, demonizzata quale donna dissoluta, fu più volte denunciata per immoralità, questo causò a lei e alla sua famiglia problemi finanziari che portarono anche alla sospensione della pubblicazione del settimanale da lei creato. Probabilmente stanca della situazione creatasi, rivelò più volte in pubblico la relazione extra coniugale che il reverendo Beecher ebbe con la moglie di un altro suo grande detrattore l’editore, nonché autore di una biografia a lei dedicata, Theodore Tilton, accusandolo esplicitamente di ipocrisia e doppia morale. Non contenta pubblicò parte della notizia sul numero del Weekly.
Questo però portò all'arresto suo e della sorella per aver distribuito materiale osceno proprio nel giorno in cui si tennero le votazioni presidenziali per le quali Victoria pur concorrendo non ebbe la possibilità di farsi campagna elettorale e non ricevette quindi neanche un voto.


Nel 1876 divorziò anche dal secondo marito e terminò definitivamente anche la pubblicazione del Weekly.  Tentò invano di impugnare il testamento di Cornellius e poi Victoria, i figli e la sorella si trasferirono in Inghilterra dove si risposò con il facoltoso banchiere John Biddulph Martin.
Qui usando il suo nuovo nome da sposata, Victoria Woodhull Martin scrisse altre opere insieme alla sorella che nel frattempo sposò Lord Francis Cook.
Tornò solo saltuariamente negli Stati Uniti e nel 1892 fu di nuovo nominata come candidata alla Casa Bianca per il Humanitarian Party.


Nel 1895 fondò un nuovo giornale l’ Humanitarian insieme alla figlia Zulu, aprì una scuola e una fiera agricola. Si interessò al movimento per il suffragio femminile in Inghilterra promosso da Emmeline Pankhurst e a varie cause umanitarie. Morì in Inghilterra nel 1927 a Londra.
Qui puoi leggere il post su
Emmeline Pankhurst


Il suo esempio di donna manager, broker, editorialista nonché prima  candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, di donna che lottò per rivendicare la libertà all'autodeterminazione della sua vita e al diritto di tutte le donne di votare e di esprimersi per i propri diritti è stato alla base delle future richieste di rivalsa a noi più vicine anche se ne abbiamo perso, anche solo in parte, la memoria e forse per questo ancora in parte stiamo in attesa che si realizzino.

Negli ultimi anni infatti l'esempio di Victoria e di sua sorella Tennessee è stato accostato da qualcuno al movimento del metoo grazie alla loro storia e soprattutto per il loro esempio nel denunciare gli abusi e la doppia morale del reverendo Beecher, come ebbe a dire Victoria nel suo discorso alla Steinway Hall di New York nel 1871 "La verità vi renderà libere"1 .














1 N. Katz, "Outrages: the Victoria Woodhull Saga 2: Fame, Infamy and Paradise Lost", LLC, New York, 2018.








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martedì 17 settembre 2019

Ponza- La sua storia al femminile


Ponza 




Ponza si trova nell'arcipelago pontino, è un rifugio per i romani che dalla Capitale da Anzio o da Formia si imbarcano per trovare ristoro.

E' una piccola isola eppure molto antica che si perde nel mito e ricca di storia.



Il Mito:


Ecco, ed all'isola Eéa giungemmo...

Omero


Grotte dell'isola di Ponza
Qui infatti proprio su questa isola viveva la maga Circe che affascinava gli uomini e li rendeva porci finché non incontrò Ulisse. Una delle tante interpretazioni vuole proprio Ponza quell'isola Eéa della mitologia. Qui vuole sempre la tradizione in queste grotte Circe ogni sera trasformata in luna le illuminava, possedendo Ulisse.

Oggi queste grotte mitologiche sono visibili solo dal mare.



La Leggenda:

In una zona dell'isola poco visitata ci sono degli scogli forse simili a tanti altri che potrebbero passare senz'altro inosservati ma non per chi è del posto e ne conosce il nome e la storia.
Questi scogli infatti sono chiamati Lucia Rosa, portano il nome di una giovane ponziana che nel Settecento qui consacrò la sua vita in mare. 
Faraglioni di Lucia Rosa
La ragazza non ancora ventenne un giorno vide un giovane contadino e se ne innamorò. Il giovane ricambiò con passione il sentimento ma il loro amore non fu accettato dal padre di lei per le misere condizioni sociali del giovane e non acconsentì al matrimonio. Così Lucia in un soleggiato pomeriggio estivo decise di gettarsi giù dalla scogliera che da quel giorno porta il suo nome e ricorda a tutti e a tutte la sua triste storia di disperazione ancora viva nel ricordo della gente e ormai entrata nel folklore popolare che rivive visitando i faraglioni di Lucia Rosa.




Ma Ponza è anche ricca di storia, oggi come ieri questo approdo isolano infatti fu riparo di eccellenti esponenti delle famiglie imperiali romane che mandarono proprio qui in esilio i loro membri più scomodi, madri, sorelle, mogli e nel ventennio fascista confino per quegli intellettuali e politici contro il regime; oggi invece è ristoro per turisti ed artiste-i.



La Storia del territorio al femminile:


L'Impero Romano:

Chiesa Santissima Trinità
Santa Domitilla e San Severio


Le crudeltà dell'imperatore Caligola portarono i suoi collaboratori e familiari ad ordire una congiura per eliminarlo ma la cospirazione fu scoperta e l'Imperatore corse ai ripari eliminando i suoi nemici perfino quelli interni alla sua stessa famiglia. Così anche le sue sorelle, Agrippina minore e Giulia Livilla che avevano partecipato al complotto, si videro duramente punite e seppur fu risparmiata loro la vita furono esiliate nell'isola di Ponza.
Agrippina aveva da poco avuto un figlio, Nerone, che dovette lasciare a Roma alle cure della zia paterna Domizia. Solo nel 41 d.C. con la morte di Caligola, Agrippina minore viene richiamata nella capitale imperiale da Claudio, diventato il nuovo imperatore.
Ponza, Chiesa di Santa Domitilla
Stessa sorte subisce l'altra sorella Giulia Livilla che confinata a Ponza rientra a Roma grazie alla volontà del nuovo sovrano ma entrata in contrasto con l'imperatrice Messalina viene di nuovo allontanata dalla capitale e confinata questa volta nell'isola di Ventotene dove dopo poco tempo viene uccisa per volontà dello stesso Imperatore.

Flavia Domitilla invece orfana di madre all'età di nove anni viene cresciuta dallo zio, l'Imperatore Vespasiano che sceglie per lei suo cugino, il console Tito Flavio Clemente che sposa in giovane età ma quando si converte al Cristianesimo per evitare lo scandalo viene esiliata a Ponza. Qui fu imprigionata e torturata a lungo prima di morire sull'isola nel 95/100 d. C.
Santa Domitilla
La sua figura e il suo martirio cristiano rimasero un esempio per la comunità dei primi credenti come narra infatti San Girolamo nei suoi ricordi una pellegrina romana di nome Paola si fece condurre in questi luoghi dove era avvenuto l'esilio di Domitilla, alle celle che la videro martirizzata sull'isola di Ponza che diventa celebre grazie alla Santa.



Altare maggiore Chiesa Santa Domitilla
La Chiesa più antica di Ponza fu costruita dai Borbone nel 1738 e dedicata in un primo momento alla Santissima Trinità tuttavia proprio la longevità dell'esempio di Domitilla fece sì che il vescovo Pergamo la nominò, con San Saverio Papa, patrona dell'isola nel 1772 e nel 1778 ne consacrò l'altare maggiore. Oggi la Chiesa è intitolata a San Saverio e Santa Domitilla.




Il Ventennio Fascista:


Anche in epoca fascista Ponza divenne sede di confino per quei politici, intellettuali diffidenti del regime fascista.
Qui tanti 'soggiornarono' e molti si innamorarono anche, tante furono le storie d'amore tra i confinati e le isolane che a volte furono contrastate e a volte invece lasciate fiorire.

La targa che a Ponza ricorda il soggiorno forzato
di Pertini
Trai i celebri 'ospiti' di Ponza nel periodo fascista si ricorda soprattutto l'ex Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini che fu portato sull'isola nel Settembre del 1934.

In poche interviste ma anche lui ha lasciato memoria di una donna ponzese con cui all'epoca ebbe una bella storia d'amore e nonostante le lunghe passeggiate sempre scortato in quanto 'elemento pericoloso' la concessione di poter vivere in una casa privata da cui si vedeva il mare aiutò decisamente l'intesa con questa donna. La casa in questione è oggi un hotel, Il piccolo hotel Luisa, che conserva ancora la stanza in cui soggiornò Pertini e l'innamorata era la cugina della proprietaria Giuseppina Mazzella che invano però dopo la partenza di Pertini lo aspettò tanto che alla fine andò ad abitare negli Stati Uniti e lì si sposò. La rincontrò moltissimi anni dopo quando lui era ormai Sandro Pertini, Presidente della Repubblica Italiana.1

La strada di Ponza dove visse Pertini
Tante altre furono poi le storie che come questa non ebbe un seguito come ad esempio l'amore contrastato tra Rita Parisi e Mario Magri. Rita ragazza orfana viveva con lo zio prete ma quando la sua storia d'amore fu scoperta fu cacciata e si nascose a Napoli finché Mario, trasferito a Lipari, riuscì ad unirsi alla Resistenza ed entrambi si riunirono a Roma dove però Mario fu catturato dai tedeschi ed ucciso alle Fosse ardeatine. Rita lo seppe quasi un mese dopo.
O ancora la storia tra Libera Scarpati e Vittorio Zovich uno dei pochi rapporti che ebbero un lieto fine. Dopo aver subito persecuzioni, vessazioni e violenze si videro separati dopo la nascita del loro figlio ma finita la guerra riuscirono ad emigrare insieme negli Stati Uniti.2


La contemporaneità:

Quando nel 1804 Lady Mary Acheson Duchessa di Gosford sposa Lord William Cavendish-Bentick non poteva immaginare che tra i tanti impegni militari del marito ci sarà anche quello di fortificare una piccola, microscopica sconosciuta isola nell'arcipelago pontino durante gli scontri che videro impegnate le potenze europee contro Napoleone.
Scoglio Ravia con la casetta bianca e il Faro del Porto di Ponza
Così il Duca rese il porto isolano più sicuro armando la Torre borbonica e il Fortino del Lanternino ma non solo. Si rese conto che c'era un punto vulnerabile ma strategico che valeva assolutamente la pena ed anzi era necessario difendere e armare: il grande scoglio di fronte al porto. Questo scoglio, della Ravia, venne dotato di una cisterna per l'acqua, di un deposito per le armi e vi furono sistemati gli alloggi dei militari.
Scoglio Ravia, il fortino di Lord Bentick
 o la casetta di Florentina
Cessata però l'esigenza difensiva le strutture militari rimasero inutilizzate e con il tempo abbandonate infatti neanche nel ventennio fascista con l'esigenza di controllo dei confinati gli impianti dello scoglio vennero recuperati.
Nel 1961 però giunse con la sua famiglia sull'isola di Ponza la turista Ursula Querner che trovando nella natura, nel mito e nelle leggende isolane una continua ispirazione per la sua arte decise di fermarsi e di vivere qui. Scelse di acquistare proprio lo scoglio Ravia, anche conosciuto come il fortino di Lord Bentick, e di farne la sua casa. Da qui le sue sculture partivano per le esposizioni mondiali a New York passando per Parigi, Anversa, Roma...e qui le sue due figlie, Silveria e Florentina sono cresciute tanto che ancora oggi è chiamata così “la casetta di Florentina”, la casetta vicina al faro sullo scoglio.


Ma Ponza è capace di regalare suggestioni e ispirazione anche ai nostri giorni, Christine Whittemore, scrittrice inglese, ha dedicato il suo ultimo romanzo proprio a questa isola, “Inscription” così il titolo del libro, narra di una scribba di Ponza, Marina vissuta nel I secolo dopo Cristo il cui manoscritto viene ritrovato nel XX secolo da Aubrey che lo interpreta scoprendo le difficoltà della vita di una donna nella società romana. Le loro storie così si intrecciano a secoli di distanza.



Società:

Ponza è una meta turistica che soprattutto nel Lazio è conosciuta, apprezzata per la natura, i colori e oggi per le attività turistiche che offre ai visitatori dagli alberghi affacciati sul mare ai ristoranti prelibati per non parlare degli scorci sulle baie, delle calette e delle grotte di un mare limpido.
Ma per quanto visitata ed apprezzata l'isola di Ponza cela ancora una sua parte più privata ed intima, sconosciuta o poco nota.
Le Forna, Ponza in cartina
'Le Forna' è infatti la parte meno turistica e quindi meno visitata a nord dell'isola. Qui l'attività principale infatti si basa sulla pesca e accompagna con se' un'organizzazione sociale del tutto particolare e diversa rispetto a “Ponza”.
Le ragioni sono da ricercare in primo luogo nella storia infatti 'Le Forna' fu colonizzata in un secondo momento rispetto alla prima colonizzazione che interessò la parte del porto nel Settecento a seguito della cessione dell'arcipelago pontino da parte di Elisabetta Farnese al figlio Carlo III Re di Napoli. Qui la popolazione dei coloni non arrivò come per “Ponza” da Ischia ma da Torre del Greco e si dedicò prevalentemente all'attività ittica. Qui dunque gli uomini sono assenti da casa per lunghi periodi per dedicarsi alla pesca ed ogni cosa ed attività è lasciata alle donne; si può ben dire che è un'organizzazione sociale al femminile.
Elisabetta Farnese (1692-1766)
I lunghi ed intensi periodi di solitudine sono infatti mitigati dall'aiuto delle donne della comunità in cui i figli/e di ciascuna sono di tutte e in cui le attività sono scandite dal ritrovarsi insieme e riescono meglio se condivise. Il tempo è meglio impiegato e passa più in fretta se in compagnia di chi ha più esperienza e ha già trovato ed imparato soluzioni da tramandare da donna a donna da chi prima di lei ha vissuto aspettando il sospirato ritorno del proprio marito dal mare.3


Curiosità:

L'isola di Ponza è sede del più piccolo cinema del mondo. L'iniziativa è partita dall'idea di cinque donne dell'associazione Eikon che hanno creato l' evento “Feelmare” con cui in apecalessino girano l'isola portando la rassegna cinematografica tra le piazze dell'isola di Ponza.





Note:
1A Ponza l'amore segreto di Pertini”, Ciro Paglia , “Il Mattino” del 06 luglio 1985.
2Donne ponzesi nel ventennio” di Gennaro Di Fazio, www.ponzaracconta.it; consultato il 30/08/2019.
3 Per approfondire: “Donne di Le Forna- Isola di Ponza (1989)” di Gabriella Mondardini Morelli.


















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