Come visto con il volume Autografa II
sulle scritture di donne come Artemisia Gentileschi, Vittoria Colonna
ed altre l'esercizio della scrittura femminile nel Cinquecento non
era appunto mero esercizio ma concreto scambio di vedute, sentimenti
racconti del vissuto proprio e dei propri cari ma le epistole
autografe sono anche fonte di ulteriori spunti storici, sociali e
culturali.
Qui puoi leggere il post suAutographa II |
La presentazione del libro Virtù
più che virili Le lettere di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608) a
cura di Caterina Fiorani si è svolta alla Biblioteca di Storia
Contemporanea in Via Michelangelo Caetani nel palazzo Mattei di Giove
che insieme ad altri edifici appartenevano ad un complesso proprio
della famiglia Caetani.
Questo libro è il tredicesimo volume
edito dalla casa editrice Viella della collana La memoria restituita-
Fonti per la storia delle donne, diretta da Marina Caffiero e Manola
Ida Venzo e che prende vita da un'iniziativa dell'Archivio di Stato e
dell'Università La Sapienza di Roma sulle orme di un progetto del
2001: L'Osservatorio per la scrittura delle donne nel Lazio
patrocinato dalla Regione Lazio.
Il volume si occupa di cinquantanove
lettere di Beatrice Caetani, di cui quarantotto solo sono autografe,
conservate all'Archivio di Stato di Roma. Onorato Caetani, infatti non volle bruciare le lettere di Beatrice che oggi
sono quindi potute essere oggetto di studio. In queste lettere Beatrice parla
poco dei figli ma lascia spazio comunque all'educazione da impartire
mentre parla di suo marito, Angelo Cesi che morirà in Ungheria
contro il turco in data ancora sconosciuta tra il 1569 e il 1570, e
di lui ne esce il ritratto di un marito violento, violenza di cui
tuttavia i suoi parenti sono a conoscenza. Beatrice sposa il Cesi,
famiglia nobile molto importante, a diciassette anni. La sua data di
nascita è stata finalmente identificata ed è il 1544, bambina dal
carattere ribelle non è acquiescente con il suo precettore tuttavia
si adegua a corrispondere all'educazione che si confà alla sua
classe sociale e alla sua condizione di donna del Cinquecento.
La sua scrittura ci dice molto oltre
che della sua vita, degli aspetti intimi, ci rivela anche però un
sentore del tempo Beatrice infatti risulta avere confidenza con la
scrittura ma usa molte univerbazioni (cioè l'unione grafica di due differenti parole in origine separate) soprattutto
all'inizio della sua corrispondenza, molto meno invece saranno nelle
ultime, questo denota senz'altro un'evoluzione che però non si nota
in altri aspetti come ad esempio il linguaggio d'altronde alle donne
veniva insegnato a leggere ma non si insisteva tanto nella scrittura.
Le lettere di Beatrice riportano i
canoni dell'epoca, formule di apertura e chiusura ma questa rigidità
formale non si riscontra però nei contenuti e nei temi trattati.
L'epistolario d'altronde era un mezzo colloquiale e così Beatrice
passa dal parlare di un cane bracco ricevuto in regalo ad un aborto
per poi tornare a parlare del cane, questa disinvoltura di argomenti
senza un filo per noi logico rende allo-a studioso-a di oggi molto
difficile l'analisi. Si tratta infatti di un italiano parlato e non è
quindi anomalo ritrovare elementi sintattici difficilmente costruiti
proprio perché ci si trova di fronte a lettere che surrogavano un
colloquio e nel parlato quindi non si può strutturare troppo un
pensiero complesso a meno di perdere il filo del discorso.
La lingua usata da Beatrice nelle
lettere che come detto sostituiscono un dialogo, è un italiano
colorito da elementi regionali si presentano infatti in realtà in
quello che si può definire un romanesco antico.
La Porta di Sperlonga con lo stemma della famiglia Caetani |
Il volume è poi introdotto da saggi di
Manuel Vaquero Piñeiro
che affronta la gestione dei territori della famiglia Caetani
evidenziando come questa si sia evoluta con l'ascesa della casata e
come altrettanto sia coincisa questa altolocatezza con l'aumento
delle spese di 'casta' che hanno poi di fatto portato al lastrico la
famiglia. Nel saggio “Terre e acque nella signoria dei Caetani di
Sermoneta” Vaquero Piñeiro
mette bene in evidenza le capacità gestionali della famiglia Caetani
e dei loro sforzi “imprenditoriali” in favore di risorse che producessero una rendita e per incrementare i profitti, risorse che tuttavia non
basteranno alla famiglia nel momento di massima ascesa sociale.
L'altro saggio introduttivo è affidato
a Rita Cosma con la nota paleografica d'altronde come ricorda la
direttrice della collana Marina Caffiero l'idea vincente della
collana è proprio quella di far lavorare settori disciplinari
diversi, l'archivista con lo storico e il linguista...
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