martedì 7 novembre 2017

Lo sguardo di Artemisia Gentileschi



Un anno fa si inaugurava a Roma, "Artemisia Gentileschi e il suo tempo" una delle mostre più importanti dedicate ad Artemisia Gentileschi perché per la prima volta il fulcro di tutta l'analisi artistica partiva da lei, era lei infatti l'artista a cui si sono ispirati altri pittori della sua epoca, a lei molti allievi hanno dovuto la loro tecnica per la prima volta è stata lei, la sua arte, ad essere celebrata e ricordata anche nella maestria altrui quale anello propulsore di artisti a venire.

Artemisia Gentileschi
Foto tratta
dalla riproduzione
del pannello d'entrata,
 introduttivo alla mostra.
OG non poteva perdersi una mostra così e solo ora ma dedica questo post alle sensazioni e riflessioni di quella visita alla mostra  in cui ho potuto incontrare lo sguardo di Artemisia...





Artemisia Lomi Gentileschi rappresenta la pittrice più nota di tutti i tempi ed è tale perché seppe crescere, nonostante una vita che la mise a dura prova, non solo come donna ma anche come artista, seppe coniugare l'esperienza esistenziale con quella pittorica.
Spesso la vita privata di Artemisia la condizionò ma sempre riuscì a ricavare del buono dalle nuove situazioni per quanto complicate e a far si che la sua arte seguisse la sua evoluzione.

Artemisia, nasce a Roma dove uno dei libri più famosi sul suo conto* la vuole testimone dell'esecuzione di un'altra donna romana con una storia per alcuni versi simile alla sua: Beatrice Cenci. Una giovane aristocratica vittima, come tutti gli altri membri della sua famiglia, della violenza paterna a cui un giorno cercano di porre fine ma vengono ferocemente accusati e giustiziati, anche Beatrice condannata alla decapitazione per decisione di Papa Clemente VIII in realtà interessato non tanto a far giustizia ma ad accaparrarsi gli averi di questa nobile famiglia romana. Beatrice verrà tenuta in carcere in attesa dell'esecuzione, la stessa carcere che vedrà qualche anno dopo la stessa Artemisia reclusa.
E' già brava Artemisia e la sua 'Susanna e i vecchioni' lo dimostra apertamente, mostra al mondo la sua bravura con i nudi femminili, una scena che racconta e che in qualche modo anticipa il suo destino. Dipinto solo un anno prima dello stupro che subirà, il quadro infatti narra di una giovane che è sconcertata, impaurita e infastidita dalle attenzioni di due uomini che la guardano nella sua totale intimità. L'anno dopo vede Artemisia contro il suo stupratore Agostino Tassi, famoso pittore anch'egli anzi fin troppo apprezzato visto che nonostante la condanna all'esilio dalla città eterna, costata ad Artemisia la reclusione alla Corte Savella e la tortura per dimostrare la veridicità delle accuse, non sconterà neanche un giorno grazie all'appoggio dei suoi illustri estimatori e protettori.

Artemisia quindi si vede costretta da una parte a prendere marito, il fiorentino Stiattesi, e dall'altra ad abbandonare Roma. Ma come detto, di necessità virtù, Firenze diventerà per Artemisia un'opportunità per crescere e farsi un nome, perfezionarsi nel disegno che non solo sarà comunque ben proporzionato ma anche giustamente narrativo ed ancora 'Susanna e i vecchioni' nella versione del 1622 lo dimostra, come lo dimostra la sua ammissione quale prima donna all'Accademia del Disegno di Firenze.
Artemisia cerca di superare lo stupro tramite il dipinto che realizza sul tema di Giuditta e Oloferne proprio l'anno dopo la denuncia in cui però la protagonista appare essere sempre e comunque lei anche nella versione di molti anni dopo (quello del 1622 agli Uffizi rispetto alla versione del 1613 a Capodimonte).
Che questa scena che sa ridarci così veritiera sia data dai suoi ricordi di Piazza Tor di Nona quando da bambina assistette alla decapitazione di Beatrice Cenci? Giuditta forse allora non è solo Artemisia ma è la vendicatrice di quelle donne che come lei erano state vittime di violenza maschile che per lei si chiamava Agostino ma che prendeva nella vita quotidiana di molte donne sue contemporanee, altri nomi e altre forme come quella che per Beatrice Cenci fu quella di un padre.
E Artemisia con suo padre, che le insegnò fin da piccola tutti i segreti tenendola a bottega a lei sola escludendo invece i suoi fratelli, ebbe anch'essa un rapporto difficile, tormentato dopo il processo se Artemisia infatti se ne dovette andare da Roma anche Orazio cercò riparo dall'onta altrove e mentre sua figlia viaggiando ora di ritorno a Roma, a Venezia, a Napoli ormai era diventata una pittrice nota ed apprezzata, la potè rivedere solo dopo molti anni in Inghilterra quando Artemisia accettò di andare dopo le insistenze del fratello Francesco.
A Londra Artemisia rivide suo padre, il grande artista ormai al tramonto dei suoi giorni e talenti, ammalato e affaticato ma pur sempre artista, impegnato comunque al servizio del Re Carlo I che anche Artemisia onorò aiutando suo padre negli impegnativi lavori commissionatigli.
Artemisia ormai è cittadina del mondo, artista internazionale, affermata pittrice che non teme più per la sua reputazione tanto meno per quella artistica quando torna di nuovo in Italia, costretta a fuggire dopo la decapitazione di Carlo I nel 1640, sceglie di andare nella città in cui si sente libera, Napoli.
La sua pittura ormai riflette la sua vita, matura, intensa come i suoi tratti, ormai Artemisia è affermata, affermatissima e accetta commissioni su commissioni ma non per se' ma per le sue figlie; sì perché nel frattempo suo marito è sparito, alla macchia ed è nata un'altra figlia, tutta sua nessuno tranne lei sa e saprà chi è il padre. Ma per lei le sue figlie sono uguali, sue e basta e a loro dedica i suoi ultimi anni di lavoro e di vita per garantire loro, come sarà, un buon matrimonio e una posizione sociale che le protegga e le garantisca.

Mostra di Artemisia Gentileschi, pannello espositivo d'entrata
Artemisia morirà a Napoli nel 1656 e la sua tomba sarà una fossa comune. A ricordarla ci pensano però le sue magistrali opere d'arte. 













* Il testo a cui mi riferisco è quello ormai "classico" di Alexandra Lapierre.





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6 commenti:

  1. grande donna grande artista
    finalmente anche in italia se ne sono accorti e ci hanno dedicato una mostra..
    buon pome cara nina

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  2. Eh si finalmente si sono accorti della grande artista! Speriamo sia da apripista anche per altre pittrici passate e presenti...

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  3. interessante.Sei insegnante di lettere di scuola media? Poiché potresti proporre alle tue alunne la tesina dell'esame della terza media sulla donna e tu hai molto da dare. Oppure se insegni materie letterarie all'UniversitÀ potresti proporre un corso monogreafico ...

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    1. Grazie Mariadoria ma non insegno, sarebbe un sogno un corso sulla storia delle donne o monografico ma per ora sono una semplice Ricercatrice. Un saluto

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  4. Ciao Silvia,
    ho letto con molto interesse il tuo articolo, ho visto diverse opere di Artemisia Gentileschi, ma non sapevo che era stata detenuta nella stessa prigione in cui è stata detenuta Beatrice Cenci.
    Devi sapere che sono in uno splendido paesino in montagna in cui si trovano le "Grotte di Beatrice Cenci", quelle in cui si presume fosse fuggita prima del triste destino.
    Adesso vado a leggere anche l'altro articolo!!!

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