"Melograno", incisione su rame, 1705. |
Maria Sybilla Merian fu una
ricercatrice, naturista e illustratrice tedesca che innamoratasi della natura volle
cogliere i suoi segreti e ce li regalò sotto forma di opere d’arte.
Maria nacque da una facoltosa
famiglia tedesca il 2 Aprile 1647, dal padre Matthaus Merian, di origini
svizzere e facente parte della famiglia di editori, una delle più importanti
dell’epoca, e dalla madre Jhoanna Heim che si risposò però di lì a pochi anni con
il pittore Jakob Marell una volta rimasta vedova. E proprio dal patrigno Maria
acquisì le basi e la tecnica della pittura naturalista che nella sua vita l’accompagneranno
e le permetteranno di dar voce allo spettacolo della natura, fino ad allora
sconosciuto e pieno di pregiudizi.
La sua passione per le farfalle
la porta fin da bambina ad osservare il miracolo di trasformazione dei bruchi e
piano piano Maria, raccoglie insetti e tutto ciò che la incuriosisce per
osservarlo e poi ritrarlo nei suoi dipinti. Così da sposata, una volta trasferitasi
a Norimberga nonostante la nascita della sua prima figlia, crea un laboratorio
casalingo nel quale raccogliere ed osservare insetti e bruchi, dipingendone ogni fase di sviluppo, nasce così
la sua prima opera illustrata nel 1675 intitolata “Nuovo libro di Fiori”. Qualche anno più tardi nel 1678 nasce
Dorothea che diventerà la sua aiutante prediletta, una vera compagna, anch’essa
interessata ed attiva che imparerà a dipingere e aiuterà concretamente la madre
nel suo lavoro.
Dalle osservazioni di Maria
Sybilla finalmente si apprende che le farfalle nascono dalla trasformazione
spettacolare dei bruchi che a loro volta si schiudono da uova e che le farfalle
una volta nate si cibano di fiori. Prende vita il suo secondo libro del 1679 “La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il
loro singolare nutrirsi di fiori”, in cui si occupa di quasi duecento tipi
di farfalla e dei fiori di cui esse si nutrono e che trovò molto compiacimento
tra le classi più elevate della società ma poca considerazione tra gli studiosi
che ritenevano la lingua Latina la sola espressione per trattati scientifici
degni di attenzione.
Nel frattempo per mantenere la sua attività
di ricercatrice, si sostiene con lezioni private a fanciulle di famiglie
benestanti di cui riesce così anche a vedere gli spettacolari e curati
giardini, ricchi di spunti interessanti.
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Separatasi dal marito nel 1685,
va ad abitare in Olanda dove, ad Amsterdam, ristabilisce la base del suo
laboratorio ed inizia a studiare esemplari particolari che riesce ad avere
grazie alla disponibilità di uno dei generi che commercia con le colonie
olandesi. Così, completamente affascinata da queste nuove specie, decide di
recarsi nella Guyana olandese, oggi la Repubblica di Suriname, nell’America
meridionale.
Organizza quindi una spedizione
con l’appoggio della comunità locale che, per la prima volta, vede un' esplorazione
guidata da una donna, che fa, tra l’altro, anche studi molto particolari, occupandosi
di insetti, ritenuti creature immonde.
E’ una naturalista sui generis insomma intanto in quanto donna, poi perchè si occupa di tematiche non pertinenti agli interessi “donneschi”
e poi anche come naturista sceglie l’osservazione diretta, anch’essa non sempre
una modalità di studio condiviso dagli altri ricercatori.
"Ragni, formiche e Colibrì su un ramo di Guava", 1705. |
Si imbarca e intraprende un viaggio di mesi per arrivare a destinazione fino alla capitale, dove stabilisce il suo laboratorio. Qui grazie al supporto, non degli olandesi né degli altri colonizzatori europei, ma degli indios e degli schiavi africani, riesce a portare a compimento il suo obiettivo, scoprendo ed illustrando centinaia di specie di insetti, farfalle e fiori ma anche animali locali come iguane, coccodrilli, rane e rettili.
"Coccodrillo Caimano e finto serpente corallo", 1719. |
Ammalatasi di febbre gialla
però, dopo due anni di spedizione, è costretta a rientrare in Olanda. Ci vollero
ben quattro anni per raccogliere e sistemare tutti gli oggetti raccolti, uova
di coccodrillo, ragni, le illustrazioni e le nozioni apprese e carpite agli
indigeni e dall’osservazione pura della natura. Tutto raccolto nell’opera del
1705 intitolata “La Metamorfosi degli
insetti del Suriname”. Ritenuta ad oggi la sua opera migliore.
Maria Sybilla però nel 1715 si
ammala e rimane paralizzata così che inevitabilmente è costretta a rallentare
il suo lavoro, dopo un infarto. La sua ultima opera, una collezione dei suoi
lavori, uscirà solo postuma per volontà della figlia; Mary Sybilla infatti morirà
qualche anno dopo, ultra settantenne ad Amsterdam nel 1717, il 3 Gennaio e sarà
cremata.
Ancora oggi è indiscutibile il
suo apporto alle scienze naturali, dovuto ad una donna che non si è fermata all’apparenza
ma ha voluto capire, adattando la sua vita alla voglia di comprendere, sfidando
tutti i preconcetti dovuti al suo sesso, ai suoi studi, al suo metodo e che però ha
visto sbocciare, come una farfalla, il suo mastodontico lavoro, attraverso il corso dei
secoli.
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Ti ringrazio per avermi fatto scoprire questa figura femminile: non sapevo neppure che esistesse ed ora ho scoperto una donna coraggiosa, caparbia, sognatrice.
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