Corilla Olimpica cinta d'Alloro |
Colei che rimando, le “cantò”
ai poeti più famosi, incoronata d’alloro suscitò invidie e maldicenze che ne
condizionarono la vita più di quello che poterono i suoi talenti.
Maria Maddalena Morelli, nacque
a Pistoia il 17 Marzo 1727 dal musicista, violinista Jacopo e da Maria Caterina
Buonamici. Ebbe un’educazione sufficiente a far emergere fin da giovane età il
suo talento d’improvvisatrice letteraria nel collegio salesiano di Pistoia .
Conobbe la Principessa Vittoria Rospigliosi Pallavicini a Firenze dove si era
trasferita nel 1746 per dar lustro ai suoi talenti, che la vorrà con se’ a Roma
dove la sua fama raggiunse i massimi livelli vedendola iscritta all’Accademia
dell’Arcadia con il nome di Corilla Olimpica nel 1771.
Ma Maria Maddalena volle
portare le sue rime e i suoi talenti alla conoscenza dei molti così si trasferì
a Napoli e lì rimase per circa dieci anni. Qui la Principessa di Colobrano,
Faustina Pignatelli, la prese a ben volere e ne incoraggiò le attività
culturali. Maria Maddalena prese allora coraggio e sfidò addirittura il
Metastasio in una gara di improvvisazione, il quale comunque declinò l’invito
ma rimase colpito e ammirato dalla poetessa Maria Maddalena che gli scrisse “Dalle felici gloriose sponde” nel 1751
quando entrò anche all’Accademia degli Agiati di Rovereto come Madonna
Damerille.
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Il suo soggiorno partenopeo le valse le
ammirazioni dei letterati più importanti e conosciuti come Zanotti e Passeri
con i quali ingaggiava “duelli” a distanza ma le valse anche un marito, il
Segretario di Guerra spagnolo Ferdinando Fernandez con il quale si sposò ed
ebbe un figlio, Angelo che però lasciò a Napoli per far ritorno a Roma nel 1760, presso
la Principessa Rospigliosi Pallavicini, per ampliare la sua fama di poetessa
improvvisatrice.
Di lì a poco tuttavia si trasferì nuovamente prima a Pisa, dove incontrò il
famoso tombeur de femmes, Giacomo Casanova, poi a Siena dove fondò una sua Accademia, l’Ordine dei Cavalieri
Olimpici nel 1761, poi ancora a Parma e a Bologna, a Venezia e di nuovo a
Bologna fino ad Innsbruck, Inspruch, invitata da Francesco I alla corte
austriaca, la Corte Imperiale, nel 1765 in qualità di Poetessa Laureata in
occasione del matrimonio del Gran Duca Leopoldo di Toscana con l’Infante Maria
Luisa di Spagna.
L’anno seguente riceve un’altra
nomina, a membro dell’Accademia Clementina nel 1766. Trasferitasi permanentemente
a Firenze su invito personale del Granduca Leopoldo, creò presso la sua
abitazione un salotto frequentato dai più importanti letterati ed artisti
internazionali, come anche il giovanissimo Mozart portato in giro per l’Italia
dal padre Leopold per il “Grand Tour” come era di moda all’epoca.
Nel 1771 fu ammessa all’Arcadia
come Corilla Olimpica e solo pochi anni più tardi fu nominata per ricevere la “Coronazione”,
che fino ad allora era stata concessa solo a Petrarca, al Tasso e al Perfetti.
Lo stesso Papa Pio VI, acconsentì alla sua
nomina prima di Nobile Romana e poi alla Coronazione d’alloro in Campidoglio
ma: “[...] Vuole però, che a tal Funzione
precedano quegli esperimenti, che furono praticati nella Coronazione dell’inclito
nostro Compositore ALARO EUROTEO; [...]
Gli esperimenti si riducano a dodici temi da proporsi alla Poetessa da
dodici Pastori Arcadi, che dovranno da voi deputarsi”.[1] Così Corilla Olimpica fu
sottoposta, dopo proposta di Coronazione, all’esame di dodici Pastori su
altrettante materie in tre sezioni diverse: “Il Custode propose la lista di trenta Arcadi, tra i quali si poteano scegliere i Dodici Esaminatori,
che in tre sezioni separate dovessero dare a Corilla un argomento sopra la
Scienza o Arte, che sarebbe stata loro assegnata secondo l’ordine, che si vedrà
[...]”[2]; quindi: “Quindi si corse il bussolo, ed eletti che
furono per partito segreto gli
Esamonatori, vennero loro assegnate le rispettive materie [...]”[3].
Tuttavia la sua nomina, non fu accolta solo da clamore e curiosità ma ebbe tanti detrattori, primo fra tutti il famigerato Pasquino ma anche i gesuiti, fieri oppositori del neo eletto Papa Pio VI.
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Nonostante il suo esame si volse alla presenza di tantissima gente accorsa ad
ammirare la celebrata capacità poetica di Corilla e alla presenza di persone
importanti ma anche qualificate: “Non
solo la consueta sala preparata per la Funzione, ma anche le camere contigue si
riempirono di Letteratura e di Nobiltà, oltre diciotto Dame, ed alcune
Principesse”[4],
la sua Coronazione destò malcontenti, calunnie e addirittura molti suoi
sostenitori ritennero più saggio toglierle la loro protezione e amicizia, tanto
che Maria Maddalena si rifugiò di nuovo a Firenze.
Solo l’anno dopo, anche con la pubblicazione degli “Atti della Coronazione di Corilla” il malcontento si placò ma rimase molta amarezza in Maria Maddalena soprattutto per il comportamento poco leale di alcuni suoi sostenitori.
Tuttavia la sua nomina, non fu accolta solo da clamore e curiosità ma ebbe tanti detrattori, primo fra tutti il famigerato Pasquino ma anche i gesuiti, fieri oppositori del neo eletto Papa Pio VI.
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Solo l’anno dopo, anche con la pubblicazione degli “Atti della Coronazione di Corilla” il malcontento si placò ma rimase molta amarezza in Maria Maddalena soprattutto per il comportamento poco leale di alcuni suoi sostenitori.
Dedica dell'opera che il Miollis volle per la morte di Corilla. |
L’incoronazione comunque fu
spettacolare ed avvenne in Campidoglio dopo che: “Noi infrascritti Pastori Arcadi Deputati dal seggio Collegio d’Arcadia
sotto il 26 Luglio 1776 a fare l’Esperimento del poetico valore dell’inclita ed
erudita Pastorella Corilla Olimpica signora Donna Maria Maddalena Morelli Fernandez
Pistojese, in preliminare della solenne Coronazione in Campidoglio [...]
attestiamo di averla interrogata ciascuno di noi sopra una delle infrascritte
materie scientifiche e letterarie, e di aver ascoltato le di lei risposte
dateci estemporaneamente in vari metri toscani, con solo con mirabile poetico entusiasmo, ma ancora con
pienezza di erudizione, con eleganza e purità di lingua, e con sorprendente
felicità di stile, dimodoche di comun sentimento giudichiamo l’incomparabile
Poetessa superiore al sesso, eccellente nel canto Estemporaneo, e dotata di
ingegno così straordinario e sublime, che ben si rende degna del cospicuo onore
della Laurea Capitolina accordatele dalla Sovrana Autorità a maggior incremento
delle buone Lettere Italiane,, e a perpetua gloria dell’Arcadia e di Roma”[5].
In Campidoglio, verso sera, Maria Maddalena Morelli Fernandez, Corilla
Olimpica: “ [...] indi inginocchiatasi
innanzi ai signori Conservatori,..., ricevé sul capo dalle mani del primo di
essi la Corona d’alloro [...]”[6] e “ricevuta che ebbe la Laurea, Corilla, levassi, in piedi, e si portò a
sedere nella sedia a lei preparata sul piano del trono istesso”[7].
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Così però dopo gli allori,
Maria Maddalena dovette quasi fuggire da Roma, per le grandi proteste e rimostranze
dei suoi detrattori e si rifugiò nella sua città, Firenze, dove vi restò per il
resto della sua vita, e dove continuò a coltivare uno dei suoi talenti più
spiccati, oltre la musica, appunto l’arte dell’improvvisazione poetica che le
valse tanta fama e riconoscimenti come quello di Caterina II di Russia che la
invitò presso la sua corte ma che non ebbe seguito per motivi di salute,
infatti Maria Maddalena ormai era debilitata e messa a dura prova anche da
disgrazie finanziarie, tanto che nel 1782 la stessa Imperatrice Caterina II le riconoscerà una pensione; si mosse solo per passare l’inverno a Napoli
nel 1785 invitata dai regnanti Ferdinando IV e Carolina delle Due Sicilie per i
quali aveva scritto un componimento per la loro visita a Firenze.
Continuò tuttavia, nonostante i
problemi di salute, a comporre per i sovrani e per celebrare gli avvenimenti
più importanti della vita pubblica e della sua vita privata e nel 1793 fu
mecenate di un’altra poetessa Teresa Bandinetti Landucci, la Pastorella
Amarilli Etrusca, in cui rivedeva doti da incoraggiare e promuovere e per la
quale scrisse il sonetto Anglico e piccol
dono nel 1793.
Di lì a poco fu colpita da apoplessia e tre anni dopo morirà a Firenze nel 1800, l’8 Novembre, lasciando alla Chiesa della Madonna dell’Umiltà di Pistoia la sua Corona d’alloro. Sarà seppellita nell’oratorio di San Francesco di Paola.
Di lì a poco fu colpita da apoplessia e tre anni dopo morirà a Firenze nel 1800, l’8 Novembre, lasciando alla Chiesa della Madonna dell’Umiltà di Pistoia la sua Corona d’alloro. Sarà seppellita nell’oratorio di San Francesco di Paola.
Madame de Staël, si ispirerà a
lei e alla sua figura per scrivere “Corinne
o l’Italie”, romanzo del 1807, considerato
il primo romanzo della letteratura femminile dell’Ottocento, che vede come
protagonista proprio una poetessa che incontra un ragazzo inglese. Corinna, la protagonista diventa l’emblema
dell’emancipazione femminile nella cultura europea, quando Napoleone ormai da
anni con il suo nuovo codice l’ha invece nuovamente rilegata a figura sociale
e familiare di secondo piano.
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Maria Maddalena Morelli,
Fernandez, Corilla Olimpica dedicò la sua vita alla sua Arte, fu figura
dirompente, sposata, lasciò marito e figlio pur di realizzare la sua vocazione
di poetessa, arrivando ai più alti livelli, e forse per questo non fu perdonata ma che tuttavia comunque fu protagonista: “[...] d’un meraviglioso fenomeno
accaduto ai nostri giorni, cioè, che una Gentildonna Poetessa abbia potuto
farsi rivale del Petrarca, e del Tasso col meritare la Corona Capitolina, [...]”[8] , “[...] dalla pubblica autorità per mano del Senato Romano l’onorificenza
perenne dell’ Alloro Capitolino, di quell’ Alloro, che Roma sola dispensa al vero
Merito e alla Virtù, che passa nome di chi lo porta alla più tarda posterità, e
di cui niuna Donna finora giunse su questo luogo a porersene le chiome fregiare”.
E così celebriamo ed onoriamo
colei che per tutte noi è arrivata al massimo riconoscimento, con uno dei componimenti
che per lei scrissero i più importanti membri dell’Arcadia e non, chiamati a
festeggiare e celebrare la sua Coronazione; questi sono i versi che la Contessa
Massimilla Paradisi, membro degl’ Ipocondriaci di Reggio con il nome di
AGLAURO scrisse per commemorarla, e anche noi tramite lei:
Sonetto
“ Del Sesso nostro i vanti Invidia vede,
E bieca gli dissimula, e gl’invola:
Tace le illustri nell’Aonia scola,
Tace le chiare in armi, o in regia sede;
Ma tu non tacerà, cui Febo diede
L’arti, onde a chiare eternità si vola,
Dama immortal, che a render basti sola
Del femmineo valor splendida fede.
L’arti, onde a chiare eternità si vola,
Dama immortal, che a render basti sola
Del femmineo valor splendida fede.
Ecco festivo il Campidoglio attende
Il trionfal tuo Cocchio; e il sacro Alloro
Sovra le bionde chiome ecco ti splende.
Il trionfal tuo Cocchio; e il sacro Alloro
Sovra le bionde chiome ecco ti splende.
De’ Vati assorge a te lo stuol canoro;
e Febo te, cui divo onor si rende,
Decima aggiunge delle Muse al Coro.”
e Febo te, cui divo onor si rende,
Decima aggiunge delle Muse al Coro.”
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