L'Agenda globale delle donne indigene- Molte volte si è parlato di intersezionalità rispetto alle questioni legate alle donne. Da poco questo concetto, ormai base, è entrato nell'analisi della realtà femminile ed è utile ed ormai imprescindibile quando parliamo di condizione femminile. Si è visto infatti quanto anche tra donne sia diversa la loro condizione a seconda ad esempio del luogo dove nascono e del colore della pelle. Queste furono le critiche alla Mistica della femminilità di Betty Friedan , la più nota delle femministe della così detta seconda ondata che fu appunto 'accusata' in tempi recenti di non aver tenuto conto della condizione delle donne afroamericane ma solo delle donne bianche della classe media americana.
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Esistono infatti più fattori che si sommano e che condizionano lo stato in cui vivono le donne. Spesso non valutiamo il fatto che esistono minoranze ancora più svantaggiate.
E' il caso delle culture indigene, ne esistono 5000 in tutto il mondo dove alle donne non sempre viene garantita pari dignità sociale. Spesso sono proprio loro ad avere minor accesso all'istruzione anche quella più elementare per cause come i matrimoni combinati e la maternità infantile. Anche in ambito di sanità poi risentono delle scarse risorse sanitarie con un alto tasso di mortalità materna.
Tuttavia la “questione indigena” non è sconosciuta alle organizzazioni internazionali che da vent'anni affrontano questa tematica con sessioni dedicate loro visto che sono il 6,2% della popolazione mondiale1 e proprio in vista di queste giornate le donne indigene stesse hanno pensato di organizzarsi per portare le loro istanze. Donne indigene da ogni parte del globo, dall'Oceania all'Asia, dalla Scandinavia all'America Latina, dalla Russia all'Africa, si sono riunite per confrontarsi e pianificare azioni e richieste da sottoporre ai governi coinvolti ed alle istituzioni internazionali preposte. E' nata così la prima Conferenza globale delle donne indigene nel 2013 a Lima con una delegazione di 200 donne in vista della Conferenza Mondiale dei Popoli Indigeni tenutasi l'anno seguente.
Anche lo scorso anno, in modo virtuale per la condizione della pandemia, si sono riunite questa volta quasi in cinquecento per focalizzare ed organizzare delle linee comuni d'azione con le quali imprimere una direzione alle politiche e ai fondi in favore delle donne indigene. Anche nel recente incontro di Glasgow sul clima si sono fatte sentire. In effetti spesso l'economia indigena è in mano alle donne che sono l'unica o la principale fonte di sostentamento delle proprie famiglie. In queste realtà sono loro a preservare tradizioni e valori in armonia con la natura e con un ecosistema che resta in equilibrio fin tanto che non si scontra con le esigenze di un mercato che richiede il massimo profitto e sfruttamento. In questo clima sono le donne indigene a trovarsi, spesso da sole, a lottare per proteggere il loro territorio e le loro tradizioni restando vittime di violenze di cui quelle sessuali sono solo le più raccontate seppur sempre con reticenza e come dice la rappresentante della First Nation canadese, spesso il femminicidio è collegato all'ecocidio.
E' chiaro quindi che il problema delle donne indigene interessa tutte e tutti e che le loro istanze toccano tutte noi perché se l'80% della biodiversità è in mano ai popoli indigeni la maggior parte di questa dipende, come visto, dalle donne indigene senza tener conto di un normale sentimento di “sorellanza” visto che spesso anche nelle loro comunità sono i soggetti più deboli con meno garanzie di sanità ed educazione di base. La pandemia poi ha, se possibile, acuito le differenze visto l'irragiungibilità di alcune zone in cui il vaccino non arriva e anche a livello economico; le economie delle donne indigene infatti sono spesso semplici e locali e non rientrano quindi nei fondi destinati all'imprenditoria formale per i danni che ha subito con la pandemia.
Le leader indigene, di ogni regione terrestre, hanno quindi sentito l'esigenza di confrontarsi e nella seconda Conferenza globale delle donne indigene (2019) sono riuscite a stilare una loro Agenda globale e politica con cui intervenire a livello internazionale per far sentire la loro voce e promuovere le loro istanze e necessità.
Già nel 2018 la FAO aveva istituito l'iniziativa di una sedia viola con cui invitava i governi, le associazioni accademiche, le autorità e istituzioni internazionali a favorire la partecipazione delle donne indigene nelle decisioni che coinvolgono le loro comunità. E poi c'è il Forum Internazionale delle donne Indigene creato dopo l'esperienza di Beijing del 1995 e che ormai è un'istituzione in grado di far valere la leadership femminile delle donne indigene e un punto di riferimento grazie alle capacità delle donne indigene a vari livelli politici ed internazionali.
Ancora nel marzo scorso l'ONU nel Dipartimento per gli affari economici e sociali ha reso noto il rapporto "State of the World's Indigenous People" in cui evidenzia l'imprescindibile rapporto tra cambiamenti climatici ed indigeni dato il legame con il loro territorio, ancora una volta è necessario sottolineare che questo è ancora più vero per le donne indigene che nella loro Agenda globale hanno infatti fissato i temi della partecipazione politica, dell'impatto della violenza sulle comunità e la difesa dei territori.
Come più volte evidenziato nella seconda Conferenza globale delle donne indigene è quindi un'evidenza sempre più pressante il fatto che bisognerà tener conto delle istanze delle indigene poiché, per concludere con loro, “Niente di noi, senza di noi”*.
1Studio globale sulla situazione delle donne e delle ragazze indigene, Seconda Conferenza globale delle donne indigene, 2019.
* Slogan della seconda Conferenza globale delle donne indigene.
Molto interessante! Sto arrivando a riscoprire questo universo di pensiero e di cultura da un po' di tempo, seguendo letture e scoperte casuali. E' ora di farlo!
RispondiEliminaOgni volta che ti leggo imparo cose nuove, tu racconti di donne speciali che cambiano il mondo o perlomeno ci provano. Grazie di vero cuore.
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