Giovanna d'Arco bacia la spada della Libertà, Dante Gabriel Rossetti,1863. |
Nasceva oggi nel 1515, il 4
Giugno a Lucca, Chiara Matraini, da Benedetto
Matraini e da Agata Serantoni.
Emblema di raffinata poetessa ma
anche sorprendente esperta dell'arte marziale, fine osservatrice della realtà e delle
necessità sociali adatte a far riuscire nella vita, concilierà le spinte di
realizzazione personale con una visione imperniata dalla
religione, come tipico dell’epoca.
Di famiglia piccolo borghese,
erano commercianti di seta originari di una delle quaranta frazioni di
Capannori, in provincia di Lucca, Matraia appunto da cui deriva il nome
familiare. Facenti parti dei piccoli commercianti di Lucca, i suoi parenti furono interpreti
della “rivolta degli straccioni” con cui i piccoli e medi commercianti, nel 1531, chiedevano al governo cittadino più rappresentanza e quindi più potere
commerciale nell’ambito degli scambi soprattutto della seta, materia di scambio
importante per Lucca, per contrastare il potere ascendente dei grandi
commercianti lucchesi nel settore. Questa rivolta tuttavia non portò ai
risultati sperati e anzi i congiuranti furono messi a morte o esiliati, tra
questi i fratelli di Chiara, Ludovico, condannato a morte e Louiso che
imprigionato, morì in carcere mentre lo zio paterno Rodolfo, con cui Chiara era
cresciuta in quanto orfana paterna, decise opportunamente di ritirarsi dalla
vita pubblica per sottrarsi a situazioni di pericolo per se’ e per la sua
famiglia.
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Chiara nel frattempo si era sposata proprio nel 1531 con un rappresentante di un’altra
importante famiglia lucchese di commercianti di seta i Cantarini, da Vincenzo
ebbe poi un figlio, Federigo nel 1533. Nel 1542 rimase vedova e si legò
dapprima ad un giovane che fu poi trovato assassinato, Graziani, e dal 1560 a Cesare
Coccapani, nobile di Carpi.
Frontespizio dell'Opera di Chiara Matraini del 1595. |
La sua fama di poetessa era nota
in città già dopo il suo matrimonio col Cantarini come apprendiamo da quello
che scrive Vincenzo Tagliuoli: “Chiara,
luce e splendor del secolo nostro, che al ciel alzate il bel tosco idioma,[...],non
vengo là dove il desio mi scorge, alto a cantare i vostri eterni honori.
Maraviglia non fia,.., che vostra fama tanto in alto sorge, che trapassa del
Serchio i grandi allori”[1] tuttavia i suoi componimenti
troveranno pubblicazione molti anni dopo solo negli anni ’50 del 1500. Le sue prime opere poetiche pubblicate
risalgono infatti al 1555 con le sue Rime
dove troviamo accenni della sua storia d’amore con Bartolomeo Graziani e l’anno
seguente tradurrà dal latino al volgare “Orazione
d'Isocrate a Demonico figliuolo d'Ipponico” sui costumi che si addicono ai
giovani nobili mentre a Venezia vengono rieditate le Rime pubblicate a Lucca l’anno prima. Le sue ultime opere invece si ravvisano in un arco di tempo di
trent’anni infatti solo nel 1581 escono le sue Meditazioni sprituali e qualche anno più tardi le “Considerazioni sopra i sette salmi
penitenziali del Gran Re e profeta David” del 1586 e quattro anni dopo “Breve discorso sopra la vita e laude della
Beatissima Vergine e Madre del Figliuol di Dio” ed infine nel 1602 la sua ultima opera edita “Dialoghi spirituali con una notabile
narrazione alla grande Academia de' Curiosi e alcune sue rime e sermoni”.
Mentre le sue prime opere, le Rime, verranno ripubblicate ancora una volta nel 1595
con una parte inedita di poesie ed epistolari.
Nei periodi in cui non era
impegnata nello scrivere o pubblicare le sue opere era presa da avvenimenti familiari come la disputa per questioni economiche con il figlio Federigo che
la farà risiedere per un breve periodo a Genova oppure era alle prese con sue
esigenze pratiche e religiose allo stesso tempo, quando si fece costruire nella
Chiesa di Santa Maria Forisportam una cappella la cui decorazione fu affidata
all’opera di Alessandro Ardenti prima e di Francesco Cellini poi, il quale terminò
il quadro dell’ Augusto e la Sibilla
in cui le sembianze di quest’ultima erano proprio, si dice, quelle di Chiara
Matraini, la committente.
"Hip, hip, hurra!", Peder Severin, 1888. |
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Chiara Matraini si rivelò sì una
apprezzata poetessa e delicata rimatrice ma dal suo epistolario si evince anche
una stratega militare e prima che l’opera di Sun Tzu dell’arte della Guerra
potesse arrivare alla conoscenza degli uomini e donne del 1500.
Raro per una donna, Chiara si esprime sulle caratteristiche necessarie al valoroso guerriero parlando e portando ad esempio Giulio Cesare, Annibale, Marco Aurelio, Alessandro Magno: “Bisogna adunque, a voler essere ottimo guerriero, havere intelligenza dell’arte militare, e saper ben conoscere le qualità de’ tempi, le nature dei luoghi, e le condizioni dei nemici, e saper, con astuzia attraversar le strade, dei loro disegni [...]”[4] ma non di meno, e non potrebbe essere altrimenti, è importante l’intelletto e la cultura che affiancata al coraggio e all’intelligenza rende la valenza militare elemento essenziale alla difesa della civiltà, della patria e della politica: “non si può già negare, che l’armi non apportino grandissimo giovamento alla vita civile, se in beneficio della patria e in conservazione della politica si vengono ad esercitare.”[5] Ma sono le scienze lo strumento con cui guidare le armi: “Le buone scienze sono quelle, che mostrano altrui in qual modo si debba servar la giustizia, così nelle private, come nelle pubbliche cose, dando sempre a ciascuno, quello che debitamente gli si conviene”[6] e a suo figlio infatti tra le cose che raccomanda come si conviene ad una madre attenta e premurosa nonchè colta e sensibile, ricorda e raccomanda che subito dopo seguire i precetti del Signore, sono le scienze gli strumenti più adatti a concretizzare le cose importanti della vita e per questo: “Sempre che sarai libero dai tuoi importanti negozi, attentamente attendi all’onorato studio delle migliori scienze: perché il frutto, che da esse si raccoglie, è molto più prezioso che qual si voglia tesoro che si possa nel mondo acquistare. Né ti debba parer mai grave l’andar lontano per poter alcuna cosa buona e onorata imparare”[7].
Raro per una donna, Chiara si esprime sulle caratteristiche necessarie al valoroso guerriero parlando e portando ad esempio Giulio Cesare, Annibale, Marco Aurelio, Alessandro Magno: “Bisogna adunque, a voler essere ottimo guerriero, havere intelligenza dell’arte militare, e saper ben conoscere le qualità de’ tempi, le nature dei luoghi, e le condizioni dei nemici, e saper, con astuzia attraversar le strade, dei loro disegni [...]”[4] ma non di meno, e non potrebbe essere altrimenti, è importante l’intelletto e la cultura che affiancata al coraggio e all’intelligenza rende la valenza militare elemento essenziale alla difesa della civiltà, della patria e della politica: “non si può già negare, che l’armi non apportino grandissimo giovamento alla vita civile, se in beneficio della patria e in conservazione della politica si vengono ad esercitare.”[5] Ma sono le scienze lo strumento con cui guidare le armi: “Le buone scienze sono quelle, che mostrano altrui in qual modo si debba servar la giustizia, così nelle private, come nelle pubbliche cose, dando sempre a ciascuno, quello che debitamente gli si conviene”[6] e a suo figlio infatti tra le cose che raccomanda come si conviene ad una madre attenta e premurosa nonchè colta e sensibile, ricorda e raccomanda che subito dopo seguire i precetti del Signore, sono le scienze gli strumenti più adatti a concretizzare le cose importanti della vita e per questo: “Sempre che sarai libero dai tuoi importanti negozi, attentamente attendi all’onorato studio delle migliori scienze: perché il frutto, che da esse si raccoglie, è molto più prezioso che qual si voglia tesoro che si possa nel mondo acquistare. Né ti debba parer mai grave l’andar lontano per poter alcuna cosa buona e onorata imparare”[7].
Chiara Matraini invece non avrà bisogno di andar lontano per conoscere nè per farsi apprezzare e resterà a Lucca dove morirà nel 1604, l’ 8 novembre, venendo tumulata nella cappella che lei stessa aveva fatto costruire
nella chiesa di Santa Maria, fuori le mura medievali di Lucca, ora nel pieno centro della città.
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MARCHESCHI Daniela, "Chiara Matraini. Poetessa lucchese e la letteratura delle donne nei nuovi fermenti letterari del'500", Ed. Pacino Fazio, 2008.
[1]
“Lettere della Signora Chiara Matriani, gentildonna luchese, con la prima, e seconda parte delle sue Rime”,
Ed. Vincenti e Bufdraghi, 1595, pag. 64.
[2]
Ivi,
pag. 37.
[3]
Ivi, pag. 38.
[4]
Ivi,“Lettere della Signora Chiara Matriani,
gentildonna luchese, ...”, Op. Cit., pag. 3.
[5]
Ivi, pag. 4
[6]
Ibidem
[7]
Ivi, pag. 29.
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