Almanacco del 12 Febbraio:
Katharine in abiti cinesi. |
Naceva
oggi, la pittrice che raccontò e dipinse anche il proibito, scegliendo per sé una professione scomoda, non riconosciuta,
che studiò con i grandi e che portò il suo talento al servizio dei reali del
mondo ma che fu vittima dei pregiudizi della sua epoca che non seppe apprezzare
mai fino in fondo la sua opera, pregiudicando il suo nome ai posteri. Lei fu,
Katharine Augusta Carl.
Katharina
A. Carl nasce il 12 Febbraio 1865
a New Orleans dal capitano Francis Augustus Carl e da
Mary Breadon parente di Hester Bredon moglie di Sir Robert Hart a cui Katharina
dedicherà le sue memorie cinesi.
Katharine
aveva un fratello, Francis Augustus Carl, ufficiale del governo, lavorò fino
alla sua pensione, nel 1912, per la Dogana della Imperiale Marina Cinese, intervenendo
come delegato per la Cina nella Commissione internazionale dell’Oppio nel 1909 a Shanghai e ancora nel
1911.[1]
Rimasta
orfana di padre, dopo la guerra di secessione, si sposta con la madre e il
fratello a vivere in Tennessee, a Memphis ma partirà di lì a poco per Parigi
dove è intenzionata a studiare arte per diventare pittrice. Nel 1878 quindi frequenta i corsi di Charles Louis Müller, membro dell’Accademia di Belle
Arti di Parigi e dell’Istituto dei Francesi, da cui apprende soprattutto la
tecnica ritrattistica. Dopo circa due anni però torna in Tennessee dove
perfeziona i suoi studi presso l’Accademia Femminile Statale diplomandosi
“Master of Art” nel 1882. Apre quindi un suo studio e laboratorio dove tiene
anche lezioni d’arte. Nel 1884 tuttavia è di ritorno a Parigi per frequentare
l’ Accadémie Julien, l’unica scuola di arte aperta alle donne e che consentiva
di frequentare a uomini e donne, seppur in corsi separati, le stesse materie
fin dalle basi: disegno e pittura, nudi inclusi.
"In the Studio", in 'The Accademie Julien in Paris', Marie Bashkirtseff, 1881. |
L’Accademia infatti preparava alla prestigiosa scuola delle Belle Arti che però
rimaneva preclusa alle donne; mentre l’Accademia tuttavia riusciva ad offrire a
tutti, uomini e donne, corsi di elevata qualità con i più importanti pittori ed
insegnanti, così da diventare essa stessa un punto di riferimento per artisti ed artiste di tutto il mondo, acquisendo fama, prestigio e adesioni a livello
internazionale.
Katharine, all’Accademiée Julien, perfezionò ancora di più la tecnica ritrattistica nello
stile accademico, classico studiando con insegnanti della fama di William
Bouguereau, Tony Robert- Fleury, Hector Le Rox e Gustave Courtois.
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La sua notorietà come ritrattista la portò quindi in giro per il vecchio continente dove a Londra diventa membro della Società Internazionale delle donne pittrici nonché della Società parigina degli Artisti francesi per la quale esponeva le sue opere nei Salon; dal 1886 al 1889 e dal 1895 al 1899.[2]
In
Africa dipinge il ritratto del Principe algerino El Hadj ma il suo ritratto più
noto sarà quello che riuscì a farsi commissionare in Cina.
Partita
nel 1903, al suo arrivo a Pechino le viene chiesto se fosse interessata a
ritrarre l’Imperatrice cinese, ma l’artista in quel momento non ne aveva la
possibilità ma solo la speranza, visto che nessun occidentale, né cinese,
poteva entrare nella Città Proibita e tanto meno ritrarre l’Imperatore o
l’Imperatrice viventi, poiché per i cinesi il ritratto era un’usanza riservata
ai defunti e quando anche Sir Richard Hart, di cui Katharine era ospite,
liquidò la cosa come impossibile, la questione fu chiusa. Dopo però sei mesi la
proposta fu di nuovo messa in cantiere dalla Signora Conger, moglie del
ministro della Lega Statunitense in Cina, istituzione nata dopo la rivoluzione
dei Boxer, che riuscì a far accettare la proposta all’Imperatrice Cixi per un
dipinto da mostrare poi all’Esposizione Universale di Saint Louis del 1904.
Katharine
così fu accolta nel Palazzo Imperiale all’interno della Città Proibita, dove
visse per quasi un anno, ospite dell’Imperatrice che la accolse e la ospitò
sempre con tutti i maggiori riguardi, tanto che alla sua partenza la fregiò dei
titoli dell’Ordine del Doppio Dragone e della Perla Fiammeggiante, oltre che di un
cane pechinese scelto tra i suoi personali cani da compagnia.
L’impatto
iniziale per Katharine non fu semplice nonostante la bellezza dei luoghi, degli
appartamenti, la sontuosità dell’ambiente e le cortesie a lei riservate,
Katharine sentiva infatti tutto il peso dell’importanza di essere lì: “La prima straniera a domiciliare in una
residenza del Figlio del Paradiso dai tempi di Marco Polo”[3]
. Ma il suo soggiorno fu subito ricco di emozioni, e soprattutto relazioni
umane, caratterizzate dalle mille attenzioni che l’Imperatrice le riservava: “Dubito che un Cinese alla Corte Europea,
perfino alla nostra Casa Bianca, sarebbe trattato con la stessa considerazione
da tutti, servitù compresa ”.[4]
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La sua
opera tuttavia nell’Esposizione nonostante sia l’unica immagine
dell’Imperatrice regnante di un paese, la Cina, con cui il resto del mondo,
Stati Uniti in primis, intrattengono legami politici ed economici, non suscita
il meritato riconoscimento; vittime entrambe degli stereotipi, artista e Imperatrice cinese, suscitano curiosità ma non il dovuto rispetto, come ci testimonia
una voce dell’epoca: “ Il mio stupore fu
grande quando mi fu detto che quello era il lavoro della signora americana.
Sembra che l’imperatrice abbia dato un suo tocco personale allo stile. E’
rappresentata rivolta direttamente verso lo spettatore, con una faccia larga e
paonazza appartenete ad una trentenne, artificialmente dipinta, e assolutamente
piatta, senza alcun gioco d’ombra. Il risultato generale comunque non sembra
possa aumentare la sua reputazione come pittrice ”[5].
Colpita
dalle tante dicerie sull’Imperatrice cinese, l’ultima della dinastia, Katherine
decide di scrivere le sue memorie che verranno pubblicate nel 1907 dal titolo “Con l’Imperatrice Dowager di Cina” pur
sapendo che avrebbe infranto quel senso di riservatezza tipico dello stile e
cultura cinesi ma “ Dopo il mio ritorno
in America ho costantemente visto o sentito, riportate da giornali,
dichiarazioni a me attribuite che io non ho mai fatto. Sua Maestà era
rappresentata come se mi avesse minacciata e forzata a dipingerla giovane e
bella! ”[6].
“Ho deciso dunque che in giustizia della mia
Augusta Patrona, nonché verso me stessa, devo correggere queste affermazioni e
scrivere una relazione veritiera e completa della mia vita a Palazzo e della
mia esperienza nel dipingere il ritratto di Sua Maestà, l’Imperatrice Dowager e
questo mi sembra che sia l’unico modo”[7],
sebbene: “So che pubblicando questo
resoconto corro il rischio di offendere la sensibilità dei miei amici cinesi
(…) Facendo questo, trasgredirò un’altra regola di lungo corso della
‘convenienza’ cinese, che fa di ogni commento, positivo o negativo, sulla Sacra
Persona di Sua Maestà, uno strappo all’etichetta”[8]
ma “Ho deciso di correre il rischio di
incorrere nella loro disapprovazione e riprovazione, perché sono sicura che
quello che ho da dire, servirà a chiarire certe incomprensioni e a mettere Sua
Maestà l’Imperatrice Dowager sotto una luce più favorevole”[9].
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Queste memorie senza poterlo sapere sono la testimonianza degli ultimi anni di un Impero che non resisterà all’impatto con la modernità.
L'artista Katharine ci delinea infatti un quadro completo della vita di corte dai riti, alle audizioni, dalla vita quotidiana fatta di passeggiate o gite sul lago alle cerimonie religiose, dalle descrizioni folkloristiche accompagnate da indicazioni antropologiche a descrizioni culinarie, dalla composizione della società cinese in generale ai loro usi e costumi come quello di vendere i propri figli o portare le proprie figlie a far servizio a corte con la speranza di dar loro una vita migliore. Così apprendiamo che nella Cina di inizio novecento le vedove non possono risposarsi e devono portare il lutto a vita, potendo però scegliere di adottare un figlio non loro, e che le ragazze che scelgono di non sposarsi alla loro morte vengono onorate con monumenti pubblici, eretti con l'aiuto di tutta la comunità se la famiglia è indigente, perché le vergini sono venerate.[10]. La dinastia dell'Imperatrice Tzu-Hsi, Cixi, dei Qing apparteneva all'etnia dei Manchu le cui caratteristiche sociali sono ben delineate da Katharine come ben distinte da quelle dei cinesi. L'esempio importante che la pittrice porta é l'usanza dei cinesi di fasciare i piedi alle donne, un' usanza che tuttavia le donne manchu: "Loro non solo non hanno mai fasciato i loro piedi ma ne hanno orrore tanto quanto gli europei. Le donne manchu sono meno circoscritte e godono di più libertà individuale di ogni altra donna orientale. Di fatto, le donne della Manciuria sono agli occhi delle altre donne orientali l'equivalente di quello che le donne americane sono per le sorelle europee"[11] .
Completato il suo ritratto per l’Esibizione, Katharine viene invitata dall’Imperatrice stessa a rimanere ancora a Palazzo per farle altri ritratti; in tutto l’artista ne farà ben quattro prima di decidere che ormai la sua strada era fuori dalle dorate mura imperiali.
Tornata
nel Tennessee, fonda con altri, il Museo delle Arti Brooks a Memphis nel 1916
entrando nella sua amministrazione e giuria anche se continuerà saltuariamente
a recarsi in Cina dove nel frattempo la società era cambiata tanto che Katharine verrà anche invitata a tenere lezioni
universitarie dove porterà la sua testimonianza di vita dall’impero alla
modernità che la Cina stava vivendo[12].
Aprì
infine un suo studio a New York dove decise di vivere e dove portò avanti il
suo lavoro fino alla sua morte avvenuta nel 1938, il 7 Dicembre.
L'opera più famosa di questa straordinaria artista, pittrice, è, e resta, proprio il ritratto dell’ultima Imperatrice Cinese,
Tzu Hsi, Cixi, “Dowager”, che fu regalato a Roosevelt proprio per volere della
Regnante Cinese[13] e
che fu poi donato alla collezione dell’Istituto Smithsonian, dove tutt’ora
risiede.
"Ritratto dell'Imperatrice Dowager Cixi" |
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[1] SHAVIT
David, “The United States in Asia: A
Historical Dictionary”, Ed. Greenwood Publishing Group, 1990, pag. 80.
[2]" Kate Augusta Carl- The Tennessee Encyclopedia of History and Culture" - Published » December 25, 2009 | Last Updated » January 01, 2010 http://tennesseeencyclopedia.net/entry.php?rec=199
[3] CARL K., “With
The Empress Dowager”, New York , The
Century Co. , 1905, pag. 14.
[5] RUXTON C. I., a cura di , “The Semi- official Letters of British Envoy
Sir Ernest Satow from Japan
and China
(1895- 1906)”, Ed. Lulu.com, 2007., pag. 407.
[6] CARL K., “With
The Empress…”, Op. Cit., pag. XXI
[7] Ivi, pag. XXII.
[8] Ivi, pag. XXIII.
[9] Ivi, pag. XXV.
[10] Ivi, pag. 45.
[11] Ivi, pag. 63.
[12] Si veda il suo contributo presso l’Università di Clarke: "Una valutazione personale del carattere dell'ultima Imperatrice Dowager, Tze- Hsi" by Katharine A. Carl, pittrice del ritratto dell'ultima Imperatrice Dowager" (http://library.uoregon.edu/ec/e-asia/read/carl-3.pdf).
[13] CARL A. K., “With The Empress…”, Op. Cit. pag. 299.
[12] Si veda il suo contributo presso l’Università di Clarke: "Una valutazione personale del carattere dell'ultima Imperatrice Dowager, Tze- Hsi" by Katharine A. Carl, pittrice del ritratto dell'ultima Imperatrice Dowager" (http://library.uoregon.edu/ec/e-asia/read/carl-3.pdf).
[13] CARL A. K., “With The Empress…”, Op. Cit. pag. 299.
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