domenica 2 luglio 2023

Il Castello di Bracciano- La sua storia al femminile





Il Castello di Bracciano- La sua storia al femminile
Il Castello Orsini- Odescalchi, meglio conosciuto come il Castello di Bracciano, sorge a pochi kilometri da Roma ma in passato non ha avuto bisogno  del suo lustro per rifulgere poiché fu una dimora molto ambita e fulcro di potere papalino e aristocratico. Questo luogo infatti racchiude uno scrigno di bellezze non solo paesaggistiche, sorgendo sul lago, architettoniche o di preziosità antiche ma anche di aspetti di Storia delle donne non ancora troppo conosciuti o approfonditi.

Il castello venne costruito da Napoleone Orsini nel 1470. Leggenda vuole che tutta la famiglia discenda da certo Ursus che venne allattato da un'orsa, che diventa il simbolo araldico, insieme ad una rosa,  di questa antica e prestigiosa famiglia aristocratica romana.
E ancora oggi è proprio un orso con lo stemma familiare ad accogliere chi arriva al castello, vicino alla grande scala che porta alla Corte principale.In passato era qui un affresco molto grande che raffigurava Virginio Orsini, figlio di Napoleone, che veniva omaggiato da Piero de' Medici, futuro Signore di Firenze. Le due famiglie infatti nel corso dei secoli  rimarranno molto unite e sigilleranno spesso, come all'epoca accadeva, alleanze ed intese con matrimoni. Così fu per Lorenzo de' Medici, il Magnifico e Clarice Orsini o per Piero II e Alfonsina Orsini. Virginio fu un abile stratega e riuscì ad intessere alleanze ed intese con il Papato così con il Regno di Napoli, gli Aragonesi, che gli concessero il permesso di usare il nome di Aragonese ed infine anche con la Firenze dei Medici. A lui abile stratega si deve la fortificazione del Castello per mano del più geniale e capace ingegnere dell'epoca così che quando il Papa Alessandro VI Borgia li attaccò dopo che gli Orsini avevano ospitato Enrico VIII disceso a Roma e diretto contro il Regno napoletano; la fortezza riuscì non solo a resistere e a respingere ma alla fine anche a sconfiggere l'esercito dei Borgia. Tutto questo fu possibile grazie ai ritrovati difensivi voluti da Virginio ma anche a Bartolomea Orsini che quando Virginio fu fatto prigioniero a Napoli nel Castel dell'Ovo dovette andare a combattere e condurre la difesa, come d'altronde era stata istruita nella previsione che le cose, come fu, precipitassero.
A Bartolomea vengono poi attribuiti gli affreschi che si trovano nella così denominata Sala delle donne.
In questa sala del Castello si possono ammirare infatti degli affreschi che rappresentano scene di gruppi di nobildonne impegnate in attività di corte, dalla pesca, al gioco, alla caccia, al pranzo, dal canto al suonare. Tra le tante rappresentazioni, spicca quella di due donne che abbracciano le bandiere con lo stemma degli Orsini  e corrono come per difendere il Castello. 
Molte figure di donne sono accompagnate da nomi come Proserpina, Galatea, Semiramide...che non corrispondono però ai dipinti mostrati. Si è supposto quindi che sotto agli affreschi ci potessero essere degli arazzi ma non avendo fonti sulla committenza, su chi ha eseguito l'opera né lo scopo finale si possono solo fare supposizioni. Tra queste la più considerata è quella che probabilmente queste erano rappresentazioni del volume di Christine de Pisan, La città delle donne, poiché lo stile e l'ispirazione sono precedenti l'epoca perfino della costruzione del Castello.
Post su Christine de Pisan
Altra supposizione è che a volere questi affreschi sia stata invece Felice della Rovere Orsini che ebbe l'occasione di entrare in contatto con quella cultura francese quando assunse al suo servizio come collaboratrici numerose donne per coadiuvarla nel governo dello Stato di Bracciano. Felicia infatti alla morte del marito, Gian Giordano, divenne Gubernatix, governatrice delle terre e dei possedimenti degli Orsini. Si occupava delle leggi, dell'agricoltura delle terre, del Castello, delle strade...e proprio nella sala a lei dedicata nel Castello è ancora visibile il suo trono dal quale esercitava il potere.
Il trono di Felice della Rovere Orsini

 
Anche in questa sala troviamo affreschi raffiguranti molte donne simboliche come le Sibille, Egeria, Lucrezia, Clelia 
ma anche e soprattutto una figura emblematica come Tanaquilla, donna etrusca sposa del re romano Tarquinio Prisco che riuscì con la sua abilità politica a garantire ai propri figli il potere. Infatti anche Felice dovette superare indenne l'assedio del primogenito del marito, Napoleone che reclamava per sé il potere ma che fu sconfitto dal figlio di Felice e Gian Giordano, Girolamo che non solo riuscì, con l'aiuto della madre ad essere scagionato dall'accusa di omicidio ma fu ritenuto il legittimo erede. Sua madre riuscì inoltre a garantirgli un buon matrimonio con Francesca Sforza Santafiora.
Da questa unione nasce Paolo Giordano I, che vede una nonna materna quale Costanza Farnese che nasce da una relazione clandestina di Papa Paolo III e la nonna paterna, Felice della Rovere nata da Papa Giulio II. Felice veniva per questo chiamata la Figlia di Sua Santità. Per il suo matrimonio ricevette dal Papa una cospicua somma di denaro come dote che Felicia volle adottare per riscattare il Castello di Bracciano e farne una Corte che rispecchiasse il suo potere. Felice infatti era una donna estremamente colta, amica di Michelangelo, Bernini, Raffaello, Bramante...negli affreschi della sala a lei dedicata nel Castello la si può infatti vedere raffigurata con in mano dei libri e delle carte. 

Suo nipote Paolo Giordano Orsini d'Aragona,  rimane orfano di padre pochi mesi prima di nascere quando suo padre Girolamo fu trovato ucciso in uno dei vicoli di Roma. Sua madre Francesca Sforza di Santafiora assunse quindi il potere. Poi fu suo zio materno, il Cardinale Santafiora a prendere le redini della sua reggenza e a stipulare con Cosimo de' Medici l'accordo di matrimonio con Isabella de' Medici rinsaldando la vecchia alleanza tra le famiglie. Nel 1560 Paolo Giordano I ottiene dal Papa che il suo feudo diventi Ducato. Il matrimonio con Isabella si formalizza nel 1558 vicino a Firenze.  
La parte sottostante del Castello è quella che vide la bella storia d'amore tra Paolo Giordano ed Isabella, i due seppur spesso lontani, ebbero un matrimonio d'amore. A Firenze però i lutti consecutivi avevano portato Cosimo de' Medici all'esigenza di far rientrare Isabella a corte per occuparsi dei numerosi fratelli essendo venute a mancare la moglie Eleonora, ma anche le altre figlie, Maria e Lucrezia. Così i due sposini ebbero fugaci momenti di felicità insieme.
Isabella era una ragazza colta, intelligente, sensibile, amante delle Arti e del bello, raffinata e che scriveva versi ed era in contatto con i maggiori intellettuali della sua epoca. In un madrigale che scrisse definì suo marito: "il mio bel sole", lui  fece affrescare parte dei suoi appartamenti con panorami della campagna toscana forse per nostalgia della sua sposa lontana o per invogliarla a rimanere più a lungo. Questa lontananza però in realtà alimentò il pettegolezzo per cui Paolo Giordano I fosse la causa della morte della moglie che avvenne nel 1576 a Cerreto Guidi, vicino a Firenze, per gelosia. Questa calunnia si diffuse e si perpetuò per secoli, fino ai nostri giorni quando grazie al lavoro di ricerca di Elisabetta Mori, che ha ritrovato più di settecento lettere che i due sposi si scambiarono negli anni, la verità, cioè quella di un matrimonio felice e amorevole è venuta finalmente alla luce, sconfessando questa odiosa diceria. Isabella de' Medici quindi morì di malattia. Paolo Giordano I ormai vedovo si risposò con madonna Vittoria Accoramboni di assai più umili origini tanto che i due, perseguitati per questo, decisero di fuggire insieme e ripararsi a Venezia ma l'impresa fu assai rischiosa e rovinosa, infatti non giunsero mai, vivi, nella Serenissima. Paolo Giordano I morì a Salò nel 1585 e Vittoria fu vittima di un agguato a Padova. Nel 1571 e 1572 erano nati, da Isabella, Eleonora e Virginio Orsini, erede di Bracciano che diede i natali al Terzo Duca di Bracciano: Paolo Giordano II.
Paolo Giordano II era un mecenate dell'arte e grazie alle sue doti di interessante e brillante conversatore riuscì ad instaurare una prolifica corrispondenza con Cristina di Svezia tanto che quando questa decise di venire a Roma nel 1655, si fermò prima a Bracciano dove fu accolta al castello, nel giorno del suo compleanno, da salve di cannoni in festa e gran cerimoniale. Testimonia questo legame d'amicizia un grande ritratto della Regina Cristina in quella sala che fu di Paolo Giordano II. 
Ritratto di Cristina di Svezia
nella camera di Paolo Giordano II

Con Flavio Orsini, ultimo Duca di Bracciano, la dinastia Orsini si estinse.
Il Castello di Bracciano fu quindi acquistato, nel 1696, dalla prestigiosa famiglia nobile degli Odescalchi che con Livio Odescalchi divennero gli illuminati proprietari di questo Castello e con questo in un certo senso anche eredi di quella nobiltà romana che gli Orsini portavano con loro. La famiglia Odescalchi infatti aveva origini comasche. Flavio Odescalchi era il nipote di Papa Innocenzo XI che era alle prese con la Lega Santa contro il turco. Proprio Livio Odescalchi si distinse  nello scontro contro gli Ottomani a Vienna.  In un secondo momento della sua vita, più tranquillo, si dedicò all'arte e al collezionismo e quando la Regina di Svezia Cristina morì, ne acquisì la collezione d'arte. Fu anche membro importante dell'Accademia dell'Arcadia proprio come la Regina Cristina.
A fine Ottocento Baldassarre Odescalchi, figlio di Livio III e Sofia Branicka, legata alla potente famiglia russa Potemkin e quindi alla cultura russa, si dedicò al restauro del Castello mantenendolo nelle sue architetture e rispettando la fisiologia che Paolo Giordano I aveva dato al Castello quando ormai nel Rinascimento lo aveva reso una residenza di rappresentanza e non più una mera fortezza. Nella stanza delle donne si trova il ritratto suo e della moglie come Regina di Saba: Emilia Rucellai. 
Ritratto di Emilia Rucellai Odescalchi
nella sala delle Donne.
La stessa premura filologica riguarda l'organizzazione del museo voluta dalla Principessa Maria Pace Odescalchi che non vuole adombrare la più antica famiglia a favore dell'attuale ma vuole metterle in comunicazione attivando un percorso storico affascinante che rispecchia le importanti vicende storiche vissute dal Castello e dai suoi tanti  e come visto tante abitanti illustri.



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lunedì 26 giugno 2023

Call for Paper AIWAC 3



Si svolgerà ad Ottobre dall' 18 al 20 presso la prestigiosa sede dell'Università dell'Arkansas Rome Program,  la Terza edizione della Conferenza Annuale Internazionale delle Donne nelle Arti a cura di Consuelo Lollobrigida ed Adelina Modesti.

Il tema di quest'anno è quanto di più, purtroppo, attuale: la guerra.

From the Amazons to the Guerrilla Girls. Warring Women in Art, Architecture and Literature

 

Dal periodo matriarcale ai giorni contemporanei: Come si sono approcciate le donne, le artiste alla guerra, come hanno comunicato gli orrori che questa produce? Come hanno rappresentato il suo impatto su donne e bambini-ne?

La conferenza ha lo scopo di vedere se e quando l'arte, l'architettura e la letteratura hanno trattato questa materia e come. Allo stesso tempo ha lo scopo ad esempio di vedere come le donne 'guerriere' come Ethelfleda o la Contessa Matilde, ma non solo, furono rappresentate.

Le proposte possono essere di Storia dell'arte, Filosofia, Letteratura... Si possono inviare:

In Inglese max. 500 parole ed una breve Bio di max 150 parole che va salvata come AIWAC3_nome e Cognome     a

 

clollobr@uark.edu

amodesti@unimelb.edu.au

 

Deadline: 30 Giugno.

Responso se positivo: 31 Luglio.

 




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domenica 9 aprile 2023

Serena Pasqua


Con l'augurio di una Serena Pasqua ricca di opportunità






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venerdì 10 marzo 2023

Sahira storie di donne eroiche- il nuovo album di Giulia Tripoti per Karkum Project

Sahira storie di donne eroiche di Giulia Tripoti e Karkum Project


Sahira- storie di donne eroiche è il nuovo album di Giulia Tripoti con Karkum Project, con Claudio Merico, e presenta un viaggio dalle mille sonorità. Giulia Tripodi non è nuova a queste esperienze da quando la conosco, ormai decenni credo, ha sempre sperimentato, suonato, studiato e si è interessata alle tante realtà musicali del mondo. Con Gaia-mo musica rurale, con Italia migrante e con appunto Karkum Project con cui ha già pubblicato diversi cd ed è stata ospite di festival, manifestazioni internazionali e presente in trasmissioni tv e radiofoniche nazionali.

La ricerca artistica di  Giulia Tripoti è in continuo progresso e ora ha dato frutto a Shaira- storie di donne eroiche che in arabo significa 'Primavera eterna' a cui hanno voluto partecipare molte musiciste e musicisti e vocalist da ogni parte del mondo (Libia, Bulgaria, India, Burkina Faso...). Questa nuova creatura musicale racconta di donne, di storie di donne, vere o di fantasia, che vengono cantate una in ogni brano, ridandoci così un ritratto femminile che va dal Mediterraneo all'India, passando per l'Africa, infatti come le donne hanno mille volti e sfaccettature forse nulla più delle note musicali sono in grado di interpretarle.
Ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Giulia sul nuovo lavoro che é stato presentato il 4 marzo al Teatro Manlio a Magliano Sabina (Ri).

1) Come è nata l'idea di Sahira?


“Sahira” è il nuovo disco prodotto da Karkum Project e interamente ideato (musica e testi) assieme al mio amico e collega Claudio Merico. Ci occupiamo di culture dei popoli, delle loro tradizioni e interazioni musicali attraverso studio, ricerca e produzione.
L’idea di “Sahira” è sbocciata un anno e mezzo fa, quando abbiamo cominciato a radunare tutte le idee testuali e musicali da inserire nel disco. Ne è nata una storia, un filo conduttore interamente dedicato alla figura femminile e al simbolismo della Madre Terra. Abbiamo immaginato la madrina del disco come la dodicesima donna (il disco narra di undici donne eroiche), la nostra eroina, Sahira, madre di tutte, con quel suo sguardo disincantato e consapevole di dover sorreggere sulla sua testa tutto il peso del Mondo, con i suoi problemi e le sue storie. L’artista Marta Cavicchioni le ha dato un volto ed ora possiamo immaginarla anche grazie alla sua meravigliosa illustrazione.

2) Che donne racconta Sahira?

Sahira raccoglie le storie di undici donne, eroine, amazzoni, piratesse, bambine, realmente esistite o frutto della fantasia, che con la loro unicità ed esperienza rimangono eterne, immortalate in quell’azione o essenza che le ha rese simbolo di una cultura, storia, leggenda. Tutte ci lasciano un messaggio, un segno di pace o speranza, per rendere il loro passaggio di aiuto o simbolo verso un cambiamento.
Ed è così che ad esempio abbiamo immaginato e creato la figura di una bambina di nome Lala, che con la sua innocenza e naturale bellezza porta pace e speranza tra gli abitanti di un villaggio rom in Bulgaria...o una ragazza Kurda dal nome Lêzan che spera in un mondo senza confini o muri per poter abbracciare il suo amore e la sua terra natia… o una ragazza di nome Gaia che, come la Madre Terra, porta pace tra gli esseri umani e animali. Ma è anche la storia di femminicidi come quello della gitana Carmen o della principessa Skuma, spiriti liberi e puri che nonostante vengano uccise da ideali maschilisti o retrogradi, diventano immortali e di esempio per un mondo in cui si spera non succedano più queste disgrazie.
Forza, tenacia e coraggio vengono rappresentati a pieno dalla principessa araba di Sicilia che difese la sua rocca di Entella fino all’ultimo o la principessa marocchina Sayyida che si vendica dell’offesa e dell'imposizione alla diaspora di arabi ed ebrei dalla Spagna cristiana di Re Ferdinando. Le leggende mitologiche ci riportano poi a figure come l’amazzone Cleta, che cerca invano di raggiungere la sua regina Pentesilea, uccisa e deturpata per mano di Achille… o la bambina Rosetta di Viterbo, il cui unico pensiero è quello di poter donare cibo a chi non può permetterselo… o Sahmeran, la regina dei serpenti, uccisa per vile mano maschile ma resa immortale incarnata nell’amore del suo compagno. Tra le principesse del disco c’è poi Yennenga, che con il suo coraggio e amore riesce a scappare da un "padre padrone", conquistando l’indipendenza e quella maternità desiderata che la renderà madre costituente del nuovo stato del Burkina Faso.

3) Raccontare di donne in musica secondo te ha un valore aggiunto?

La musica può arrivare ovunque, oltrepassando confini e barriere e quando questa viaggia assieme alle parole può consegnare messaggi e speranze. Purtroppo oggi abbiamo ancora bisogno di lottare per il diritto all'uguaglianza di genere. Ci parlano sempre di "eroi" come se esistessero solo figure maschili nella storia. Le eroine di Sahira sono la testimonianza che non esiste un genere predominante ma che tutto spesso si risolve o cambia grazie alla determinazione di una donna, una mamma, una bambina che con la sua naturalezza, semplicità o innocenza riesce persino a perdonare l'imperdonabile, per poter costruire senza distruggere.


4) Cosa hanno, se ce l'hanno, in comune le storie di queste donne cantate in Sahira?

Sono madri, figlie, sorelle. Sono leggende, mitologiche o reali. Sono anziane, giovani o senza età. Sono donne che in comune hanno il fatto che non perdono mai la speranza, la determinatezza verso la libertà di espressione e sentimento. Perseguono la loro strada perché sanno che é quella giusta anche a costo del sacrificio o del perdono impossibile. Coraggiose e protettive verso tuttu, come la madre terra.


Non ci resta che ascoltare il nuovo album e supportare il progetto, al link:




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venerdì 24 febbraio 2023

Sondaggio di Opportunità di Genere OG




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lunedì 2 gennaio 2023

Buon nuovo anno ricco di Opportunità


Iniziamo il 2023 con l'augurio di piene opportunità e le parole della poeta 
Edith Lovejoy Pierce

"Apriremo il libro.
Le sue pagine sono bianche.
Saremo noi a inserire le parole.
Il libro si chiama Opportunità e il suo primo capitolo è il primo giorno dell'anno..."



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