mercoledì 9 luglio 2025

Quello che so di te- Nadia Terranova






Quello che so di te di Nadia Terranova è la ricostruzione di quello che accadde alla bisnonna dell'autrice ma non è il tipico romanzo storico famigliare né un mero racconto di ricordi personali. La sua struttura offre vari livelli di lettura.
La vicenda si snoda intorno a Venera e alla memoria storica della sua famiglia che nel racconto acquisisce una  propria personalità come Mitologia famigliare, la memoria collettiva racconta infatti che Venera fu internata in manicomio a Messina nella prima metà del Novecento e alle ricerche che Nadia Terranova fa per rintracciare gli avvenimenti reali; c'è poi la vicenda contemporanea testimoniata dalla vita quotidiana dell'autrice che è sempre in dialogo con i fatti che riguardano la sua antenata.
Chi legge si trova quindi a ripercorrere le vicende che colpirono Venera ma allo stesso tempo anche quelle storiche del manicomio messinese e delle cure usate sulle pazienti, probabilmente un po' in tutta Italia. Le donne infatti sono, da tempo indefinito e indefinibile, soggette privilegiate di un rapporto, quello tra follia e femminile, molto forte.
Venera fu forse sottoposta ad elettroshock anche se il suo uso formale risale solo a pochi anni dopo ma molte donne ancora negli anni '40-'50 del Novecento vennero torturate cercando di essere curate solo perché ritenute esuberanti, per aver voluto vestirsi più colorate di altre, subito additate come ninfomani e donne di poco conto, da curare. Io ne ho conosciuta una che ancora nella sua vecchiaia veniva indicata come una 'povera scema ' e magari lo era diventata davvero visto che gli effetti di queste 'cure' non li conosceva nessuno. Li hanno scoperti dopo, sulla pelle delle donne. Chissà se anche la stessa Venera dovette il suo 'musso cuciutu', 'muso cucito', che la caratterizzerà da lì in avanti come una persona scostante che parlava a mugugni a quello che subì lì? Senza dimenticarsi di tutte quelle donne che ancora negli anni '80, sempre del '900, venivano curate per isterismo, per essere irritabili, suscettibili e nervose, con la cura del sonno. In pratica venivano dati loro sonniferi per dormire, qualche giorno, qualche settimana e perfino qualche mese salvo poi decretare fuori legge una pratica così pericolosa ma intanto...
Il saggio-romanzo di Nadia Terranova è in realtà una serie di viaggi che ci portano in giro nel tempo; un tempo che ci coinvolge e richiede empatia e riflessione anche verso noi stesse e soprattutto la memoria storica della nostra famiglia. Un passato ed un presente in continuo dialogo. Ma questo libro è soprattutto un libro che parla di maternità. Venera aveva due bambine di cui chiedeva spesso mentre era ricoverata in manicomio, la sua maternità sarà forse la causa del suo ricovero mentre l'autrice ci porta alla scoperta della sua maternità, come non ritrovarsi nelle difficoltà fisiche ma anche lavorative che l'autrice ci confessa, nelle assurdità che si riversano sulle neo mamme? Ma è un libro che parla di maternità anche per quel filo invisibile ma costantemente presente che Nadia Terranova riesce a tessere in questa storia principalmente di donne, ma anche di padri, in una trama che unisce le donne in una grande tela comune che si nutre delle esperienze di ciascuna oltre il tempo e lo spazio. 












COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente specificato