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sabato 24 dicembre 2022
Serene Feste
mercoledì 7 dicembre 2022
Donne mussulmane: un ritratto contro stereotipi e luoghi comuni. Giuliana Cacciapuoti
Donne mussulmane: un ritratto contro stereotipi e luoghi
comuni di Giuliana Cacciapuoti è innanzitutto un libro ben fatto, e
non è scontato, nonostante l'argomento che può risultare ostico é infatti molto chiaro e accompagna chi legge nella disamina con piacevolezza. Per sua vocazione è rivolto a chi non è una-o addetta-o ai lavori,
ha infatti una finalità divulgativa e tiene fede alla sua natura perché è un libro che senza dare per scontato né essere pernicioso ci fornisce una luce nuova su questo argomento, a volte spinoso.
Come ci tiene ad evidenziare infatti l’autrice la chiave di svolta per
comprendere questo mondo che a volte può sembrarci lontano, geograficamente e culturalmente,
è cambiare la prospettiva scevra di stereotipi e implicazioni valoriali che
quando interessano l’universo femminile sono ancora più caratterizzanti e
condizionanti.
Fornendoci facili, ma
non semplicistiche, nozioni sulla religione, sui luoghi e sulle vicende di un
passato che per la religione è un atto presente che si rinnova quotidianamente,
Giuliana Cacciapuoti ci fornisce il quadro d’insieme della condizione femminile
mussulmana partendo dal presupposto comune a tutte le società: il patriarcato.
Le donne mussulmane hanno da sempre lavorato dall’interno per cambiare la loro
condizione ma senza volerla rinnegare. Prima di tutto scopriamo che proprio l’Islam
vide tra le prime compagne di Maometto, le donne che vissero appieno la nuova
fede come guerriere ma anche come imam, addirittura esiste un genere letterario
specifico che elenca queste straordinarie figure di donne ancora oggi esempio
per tutte le mussulmane. Così scopriamo interessanti e poco note, per la
maggior parte sconosciute, donne affascinanti e carismatiche che hanno dato
subito valore all’Islam con il loro contributo di guerriere, mediche, mistiche,
poete…Seguendo questa linea matrilineare, nel senso di femminile, arriviamo con
l’autrice a capire quanto il nostro atteggiamento di donne occidentali sia
rivolto in modo sbagliato verso quello di donne mussulmane che credono e non
vogliono rinnegare la propria fede ma reclamano i primigeni valori che dichiaravano
e praticavano l’uguaglianza e parità di genere basata sull’istruzione e sulla
conoscenza. Un divario tra Occidente e Oriente ancora lungi dall’essere colmato
e di cui le donne occidentali quasi mai si accorgono.
Ma questo non è solo un viaggio nel passato, Giuliana
Cacciapuoti ci dimostra quell’assioma per cui ogni cosa nell’Islam anche se
passata è attuale, infatti l’analisi si allarga ai nostri giorni in cui
qualcosa ci appare in cambiamento nei paesi più vicini come la Turchia o in quelli
più lontani come l’Arabia Saudita; situazioni tuttavia condizionate dal
covid-19. E viaggiando attraverso la moda e la religione possiamo capire cosa
sta succedendo ad esempio in Iran.
Un libro che rende fruibile concetti a noi lontani e ostici poiché
li vediamo con una lente inadeguata, rendendoli chiari e intellegibili, per di
più è scaricabile gratuitamente sul sito dell’autrice. Giuliana Cacciapuoti ha
www.giulianacacciapuoti.it
martedì 29 novembre 2022
Donne che fanno la Storia. Programma di Valeria Palumbo su Rete Oro
mercoledì 23 novembre 2022
God save the Queer. Catechismo femminista. Michela Murgia. Einaudi
martedì 8 novembre 2022
La rete non ci salverà - Lilia Giugni. Longanesi.
La rete non ci salverà - Lilia Giugni. Longanesi. Lilia Giugni in questo libro riesce a farci vedere una rete
invisibile, non solo la rete che da decenni ci muove su internet ma quella rete
invisibile che condiziona le nostre vite, soprattutto quelle delle donne e
delle minoranze grazie all’approccio intersezionale che permea l’analisi.
Riusciamo quindi a vedere mano a mano che proseguiamo nella lettura come la
tecnologia che pensiamo di usare in realtà ci usi e non solo per quanto
riguarda i dati personali o sensibili. Scopriamo infatti che c’è un rovescio
dello schermo, un mondo che sfrutta, maltratta e violenta le donne che
coinvolge l’intera catena di creazione, produzione e uso delle tecnologie che
invece spesso diamo per neutre. Il problema, ci ammonisce più volte l’autrice, certamente non sono le tecnologie ma come esse sono concepite ed usate ma in
una società patriarcale, capitalista e misogina non possiamo non evidenziarne l’ineguaglianza
e lo sfruttamento ai danni delle donne che ne deriva.
Post sulle Donne indigene |
Con questa opera l’autrice auspica di mettere noi donne di fronte alla realtà per rimboccarci le maniche ed agire su un sistema che va
conosciuto per difenderci e soprattutto cambiarlo, così come Germaine Greer ci invitava a “voltarci e combattere”.
Accettiamo quindi la sfida che si rinnova con questa opera
potente.
Le testimonianze e le storie di tante donne, italiane ed
estere, bianche e non, lavoratici e non, ricostruiscono vivamente ai nostri
occhi questa rete che il filosofo settecentesco invitava a squarciare per
liberare la condizione delle donne da questi fili che ne pregiudicavano e
guidavano le esistenze, anche noi ora pienamente coscienti possiamo iniziare a tirare
i fili affinché si dissolva la trama
sottile che imprigiona le donne nelle nuove tecnologie. Da condizioni di lavoro
sottopagato, dal lavoro in miniera per le materie prime necessarie all’assemblaggio
e produzione degli strumenti che quotidianamente usiamo, alla violenza a cui
sono sottoposte coloro che moderano i contenuti violenti dei social, che sono
per la maggior parte donne. Così come giovani che loro malgrado ritrovano la
loro vita privata su internet come il drammatico esempio di Tiziana Cantone,
tutte donne a cui è dedicato il libro.
Ma ci sono anche i famosi algoritmi tramite i quali, senza rendercene
conto, solo per il fatto di essere donne possiamo essere escluse o meno da posti
di lavoro o da concessioni di mutui: “La transazione digitale ha portato con sé anche ingiustizie più sottili e incastonate nelle tecnologie d’avangaurdia”[1]
, ingiustizie che inconsapevolmente contribuiamo a riproporre e diffondere
anche solo usando, creando contenuti, mantenendo attive queste tecnologie.
Siamo tutte ‘casalinghe digitali’[2].
L’autrice riesce bene a mettere in evidenza come questo circolo vizioso da ‘macchina
dalle uova d’oro’ ha ‘trasformato
gradualmente ma inesorabilmente ogni aspetto della vita umana in risorsa
economica, solitamente senza il nostro consenso’[3].
Come ci indica l’autrice c’è un filo invisibile che passa
dalle risorse naturali che servono a far funzionare i nostri dispositivi high
tech a chi nelle fabbriche li assembla fino a chi ci incappa involontariamente
(si vedano i vari episodi di chi si è ritrovata su Hub-porn) perché come ci fa
riflettere l’autrice questo mondo spesso ritenuto immateriale invece un
riflesso materiale ce l’ha e guarda caso è a spese delle donne.
Link al post sulla Tesi di Laurea sul Linguaggio di genere |
Ma Lilia Giugni ci dà anche dei rimedi per non cadere nella
rete e anzi rialzarci e diventare attrici attive affinché qualcosa, molto,
cambi.
Se per secoli si è attribuito alle donne la capacità di tessere tele nelle quali catturare gli uomini, si
pensi solo alle opere di Bouchet o di Aylic Langle[4]
a noi piace invece, alla luce della
lettura de La rete non ci salverà di Lilia Giugni, pensare a l’unica filosofa e
scrittrice che nel Seicento rivoltò questo simbolo contro le donne in positivo
per reclamare la naturalezza del suo pensiero creativo, scardinando e
rivoluzionando le regole intellettuali e sociali con il concetto di trama e
scrittura: Margaret Cavendish. Così anche noi seguendo i consigli di Lilia
Giugni potremo essere novelle Cavendish ognuna con il proprio contributo che, goccia nel mare, anche questo piccolo
blog cerca di fare da decenni.
[1] Lilia
Giugni, La rete non ci salverà, Milano, Longanesi, pag. 51.
[2] Ivi, pag.
139.
[3] Ivi, pag.
118.
[4] A. Buchet,
Les femmes qui savent souffrir avec une introduction sur les femmes dans la
societè chrétienne: Une toile d’aragnée, Paris, 1862. E Aylic Langle, La tolie d’aragnée,
Paris, 1864.
martedì 18 ottobre 2022
AIWAC Seconda Edizione della Conferenza delle Donne nell'Arte 19-21 ottobre by Consuelo Lollobrigida e Adelina Modesti- University of Arkansas Rome Center
Link al post su Maria Sybilla Merian |
Il programma della seconda edizione dell'AIWAC |
lunedì 17 ottobre 2022
Perché io non voglio star più a questa vita. La voce di Beatrice Cenci. Alessandra Masu. GBE EditoriA
Link al post su Beatrice Cenci |
Quello che si è sempre creduto essere il ritratto di Beatrice Cenci, attribuito a Guido Reni. Donna con turbante, Ginevra Cantofoli, 1650, Galleria Barberini, Roma. |
mercoledì 5 ottobre 2022
Opportunità di Genere OG e Les Fleur du Mal nuova collaborazione
lunedì 15 agosto 2022
lunedì 1 agosto 2022
"Costola sarà lei!"- ed. Il Poligrafo
Qui il link per leggere i post su Paolina Leopardi |
martedì 3 maggio 2022
La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea- Rita Coruzzi
La Giudicessa. Storia di Eleonora di Arborea. Rita Coruzzi. |
Qui il link del post su Eleonora d'Arborea |
Il romanzo su Eleonora d' Arborea é
solo l'ultimo che hai scritto e che arriva dopo quelli su Matilde di Canossa e
Giovanna d'Arco. Come é nato il tuo interesse nel voler raccontare le storie di
donne, più in generale per il romanzo storico?
Il mio interesse per le donne è
qualcosa che ho sempre avuto, in quanto fin da adolescente ero convinta che la
donna fosse il vero pilastro non solo della famiglia, ma dell’intera società.
Poi studiando, leggendo romanzi storici e capendo la storia, mi sono resa conto
che da sempre la donna è stata sottovalutata e dimenticata, ma che la sua
figura è sempre stata determinante in ogni epoca storica e in ogni evoluzione
del genere umano. Così ho capito di essere chiamata a questa missione,
valorizzare le figure femminili della storia passata per portarle alla luce nel
presente e farle conoscere, ricordare che sono esistite e che sono state forti,
coraggiose e volitive e che con la loro storia hanno lasciato un segno nella
grande Storia, determinando alcuni eventi fondamentali.
Eleonora d'Arborea, Matilde di
Canossa e Giovanna d'Arco, tre grandi donne che hanno in comune la capacità di
guidare, comandare...delle guerriere, donne forti é questo che ti ha guidato
nell' averle scelte come soggetti dei tuoi scritti?
Sono donne che, chiamate a fare qualcosa che sembra impossibile, dopo un momento di smarrimento iniziale, non oppongono resistenza alla chiamata, l’accettano e la incarnano dando il meglio di loro stesse, realizzandosi pienamente in un ruolo che mai avrebbero pensato potessero avere. Il mio desiderio è mostrare non tanto le loro imprese straordinarie, questo lo si può trovare in qualsiasi biografia e saggio storico, ma piuttosto come siano state donne normali, insicure, riluttanti ad accettare il loro destino, con dei loro sogni, dei desideri personali che hanno avuto la forza di mettere da parte. Il mio desiderio è che ai lettori arrivi il messaggio che si possono compiere imprese impensabili e straordinarie pur essendo persone normali. Per strada si può incontrare una Matilde di Canossa, o un’Eleonora di Arborea, una Giovanna d’Arco, solo che nessuno lo sa. Il mio desiderio sarebbe far arrivare ai lettori questa consapevolezza. La straordinarietà vive nella quotidianità.
Perché per il tuo ultimo romanzo hai
scelto proprio Eleonora d'Arborea, cosa ti ha colpito in particolare delle sua
storia?
Io ero alla ricerca di un nuovo personaggio, ed è stato come se Eleonora mi
tendesse la mano, era la storia che cercavo, sconosciuta a molti, di una donna
forte e volitiva che è stata guerriera senza mai brandire spada. Ha combattuto
con la giustizia e soprattutto è stata un’innovatrice in quanto nel Medioevo ha
emanato La Carta de Logu, un codice di leggi che insieme a disposizioni di
vario tipo, tra cui agraria, mezzadria, pone particolare attenzione alle donne,
soprattutto propone una legge a difesa di quelle stuprate, tema purtroppo
ancora attualissimo, che nel Medioevo procurava tante morti, infatti le donne
violentate si suicidavano in quanto non avevano futuro. Eleonora di Arborea
invece, una volta diventata giudicessa cambia le cose, dà loro la possibilità
di un futuro dignitoso, impedendone così la morte e rompendo gli schemi
dell’epoca in cui la colpa era attribuita solo alla donna. Una lungimiranza
fuori dal comune, una donna che ha visto ben oltre il suo presente, anticipando
addirittura secoli futuri, una figura femminile che vale assolutamente la pena
di conoscere, leggere, approfondire e amare.
Quale aspetto in particolare, se c'è, di Eleonora d'Arborea hai voluto mettere in evidenza nel tuo romanzo? Che Eleonora d'Arborea emerge dalle tue pagine?
Di Eleonora ho voluto far emergere la donna dedita alla giustizia, alla legge, alla sua famiglia e alla sua terra di origine più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ed è proprio questa passione, questo amore viscerale che lei ha per la sua Arborea, per il suo popolo, per i suoi genitori e in seguito marito e figli che la spinge a fare cose straordinarie e ad autoproclamarsi giudicessa. Sarebbe facile pensare che si autoproclama tale per auto incensarsi, per essere considerata superiore, ma in realtà è l’opposto, lei lo fa proprio perché non vuole essere considerata la Signora di Arborea, perché quel titolo spetta a suo figlio, il vero erede di cui lei governa in vece prima che lui abbia raggiunto l’età prevista. Prima di lui questo titolo spettava a suo padre, lei si rende conto che non potrà mai essere come un uomo, e non vuole esserlo, lei dà il suo contributo per la sua terra rimanendo se stessa, una donna interessata di legge, che tenta in tutti i modi di essere giusta e imparziale e che vuole migliorare la qualità della vita del suo popolo indistintamente, in modo che il figlio abbia un Giudicato fiorente e solido quando prenderà il suo posto come Giudice e signore di Arborea.
Eleonora rimane se stessa ed è proprio per questo che riesce a seguire
così bene le sue idee, il suo destino, perché non si sforza di cambiare se
stessa, ma mette in gioco se stessa a favore dell’Arborea e dei suoi figli. Questo
la rende la prima donna di legge in Italia e in Europa, una donna normale che
ha avuto un destino straordinario e al limite del proibitivo, un destino che
tutti avrebbero detto impossibile da affrontare.
Progetti futuri?
Per il futuro continuerò ad occuparmi delle donne che nella loro storia personale abbiano lasciato un segno e dato un contributo alla grande Storia. Per un fatto di prudenza, chiamiamola pure scaramanzia, preferiscono non entrare nei particolari dei miei progetti futuri, ma posso dire che ne ho e riguarderanno sempre la figura femminile. Ormai per me è molto più che un lavoro, è una missione che palpita dentro di me e che è diventato il fulcro propulsivo della mia esistenza. Concludo con una citazione: “La missione di uno scrittore è testimoniare un tempo che non ha vissuto” (Giuseppe Lupo, La breve storia del mio silenzio – candidato al Premio Bancarella 2020). Io continuerò a testimoniare un tempo e una condizione che non ho vissuto, al solo scopo di imparare che ho ancora molto da imparare.
mercoledì 20 aprile 2022
No, la censura no- EnterprisinGirls
No la censura no la nuova campagna di comunicazione di EnterprisinGirls |
Qui il link all'analisi di Francesca Vitelli |
sabato 16 aprile 2022
lunedì 4 aprile 2022
Musa e Getta- Arianna Ninchi e Silvia Siravo (a cura di)
lunedì 14 marzo 2022
Giana Anguissola, Una giornalista, una scrittrice e molto altro ancora- Anna Maria de Majo
Donna indipendente e capace lo dimostrò da subito quando a soli sedici anni abbandonò Piacenza e il tipico destino riservato alle donne, quello di maestra, e si propose come giornalista nella fervente Milano.
Giana Anguissola, una giornalista, una scrittrice e molto altro ancora- Anna Maria de Majo
La carriera di giornalista e di scrittrice di Giana Anguissola, nata a Piacenza il 24 gennaio 1906, cominciò a soli sedici anni quando con assoluta “sfacciataggine” , come ricorda lei stessa, si presentò a Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera , per sottoporgli una sua novella.
Il direttore, che sapeva ben valutare le capacità e le potenzialità di giovani talenti, l’assunse subito come collaboratrice agli “illustrati” del Corriere della Sera. La novella infatti fu pubblicata sulla Domenica del Corriere.
Su suggerimento dello stesso Albertini, Giana incontrò poi Silvio Spaventa Filippi, direttore del Corriere dei Piccoli, iniziando con la rivista settimanale, una collaborazione che sarebbe durata per oltre trent’anni.
Giana pubblicò sul “Corrierino” racconti di vario genere, spesso poi riuniti in libri.
Cominciò con la storia di tre fratelli discoli (I tre. Storia di tre ragazzi, Mondadori, 1937) e continuò con le puntate de Gli eredi del Circo Alicante che, nell’edizione riveduta, pubblicata da Mursia nel 1953 vinse il premio Soroptimist.
Seguirono storie di animali (Nel bosco, Hoepli, 1935), racconti polizieschi (La polizia indaga, UPA, 1936), storie di evoluzione (Gli animali al principio del mondo, Garzanti, 1938), storie di oggetti parlanti e di trasformazioni fantastiche (Il Carretto del mercante, Hoepli, 1942), spesso illustrate dalla stessa Giana che era brava a disegnare quelli che lei chiamava i suoi “pupazzi” avendo preso lezioni dal pittore piacentino Francesco Ghittoni.
Suoi articoli comparvero su vari giornali d’epoca e teneva anche su La Lettura, supplemento del Corriere della Sera, una rubrica di moda firmandosi Gianola ed avvalendosi della collaborazione di Brunetta (pseudonimo di Bruna Moretti Mateldi) per quello che riguardava i figurini.
Giana Anguissola fu anche scrittrice
per adulti.
Il suo primo libro Il romanzo di molta gente,
ambientato nella sua Piacenza ed in parte autobiografico, edito
da Mondadori, vinse il premio Viareggio come opera prima nel 1931.
Nel romanzo l’autrice disegna una galleria di indimenticabili
figure femminili che si muovono nella cornice della Piacenza degli
anni '20, una città della provincia italiana che si stava avviando
verso una prima industrializzazione fatta di fabbriche, botteghe,
mode provenienti dalle grandi città del Nord. Una storia di
“donne, amore, lavoro, partenze e ritorni a Piacenza" come
recita il sottotitolo del lavoro teatrale, tratto dal romanzo e
messo in scena il 27 agosto 2021; una riduzione curata e diretta da
Carolina Migli Bateson e Roberto Dassoni nella splendida cornice del
cortile di Palazzo Farnese a Piacenza. E così prendono vita i
personaggi di donne incredibilmente moderne e padrone della propria
esistenza, dalla sarta che va a Milano a vendere le sue toilette,
alla ragazza madre abbandonata dal fidanzato che, nonostante la
promessa di matrimonio, fugge in America senza assumersi le sue
responsabilità, alla giovane e talentuosa pittrice che in parte
richiama nel carattere la stessa autrice.
Il romanzo di molta gente A questo seguirono altri romanzi come Trovar marito, Rizzoli, 1933, Una ragazza, Casa Editrice La Prora, 1935, La giornata del Diavolo, Garzanti, 1939, I demoni vestono come noi, 1955 dove la scrittrice affronta il problema della presenza di persone apparentemente comuni ma che sono invece «[...] abitate e mosse da spiriti malefici, i quali traviano i deboli e combattono strenuamente, ferocemente quanto sottilmente, le nature angeliche» .
Dopo la seconda guerra mondiale, in concomitanza con il sodalizio stretto con la casa editrice di Ugo Mursia alla cui moglie, Giancarla Mursia Re, Giana fu anche legata da profonda amicizia, l’autrice si dedicò quasi esclusivamente alla letteratura per ragazzi, ritenendo fondamentale per uno scrittore, ed anche per un editore, impegnarsi in una missione di alto spessore pedagogico nel rivolgersi ai giovani in particolare nel delicato momento dell’adolescenza.
Oltre ai romanzi già citati, ne pubblicò molti altri sempre con la stessa casa editrice da Marilù a Lolli, da L’inviata specialissima, a Coda di cavallo per citarne solo alcuni. In questi romanzi le protagoniste sono generalmente ragazzine di un’età compresa tra i 12 ed i 16 anni, pre-adolescenti ed adolescenti alle prese con i piccoli problemi quotidiani della scuola e della famiglia, viste in un momento della loro vita che rappresenta la maturazione ed il passaggio dall’età della spensieratezza a quella della consapevolezza. Ragazzine che hanno già un precisa determinazione nell’ immaginare il loro futuro non più e non solo limitato alla loro realizzazione come mogli e come madri ma proteso ad un’affermazione personale in campi come il giornalismo, la medicina, l’ingegneria , antesignane di una volontà e consapevolezza che le porterà ad affermarsi in campi considerati riservati agli uomini, come del resto aveva fatto la loro creatrice.
Profonda conoscitrice dei problemi dei giovani, venne spesso chiamata a tavole rotonde della radio, dove venivano dibattuti i temi ed i problemi dell’adolescenza. Rendendosi conto dell’importanza che andavano assumendo i nuovi mezzi di comunicazione fu pronta a collaborare con la nascente TV dei ragazzi per la quale sceneggiò, nel 1954, le 21 puntate de Il Diario di Giulietta, un grande affresco della vita di una famiglia milanese con un padre burbero, una madre dolce ma ferma, una figlia maggiore, Giulietta, alle prese con la scuola e con i primi innamoramenti e due terribili fratelli minori. A grande richiesta del pubblico, successivamente l’autrice ne ricavò la trilogia Il Diario di Giulietta, Giulietta e i sedici anni (= Giulietta ha preso zero), Giulietta se ne va, pubblicato dalla Casa Editrice La Sorgente nel 1954 .
Giana Anguissola si occupò anche di Teatro, mettendo in scena nel 1938 all’Arcimboldi di Milano la sua opera: Il Paese delle bugie ed al Teatro dell’Opera di Roma, nel 1956, Le Avventure di Pinocchio.
Senza farsi vincere dal dolore per la morte dell’amatissimo marito Rinaldo Kuferle, giornalista, slavista traduttore e compositore che aveva sposato nel 1933, sostenuta dall’amore per il figlio Riccardo, continuò a scrivere anche per l’editore e fumettista Tristano Torelli. Dal loro sodalizio nacquero personaggi come Il piccolo sceriffo e Sciuscià, passati poi dal fumetto al romanzo.
Collaborò con vari settimanali quali La vispa Teresa fondata e diretta da Lia Pierotti Cei, Mignon, Grand Hotel e Sogno su cui teneva una rubrica “La posta di Giana” in cui dava consigli, spesso all’avanguardia rispetto ai tempi, alle giovani lettrici che le scrivevano.
Fu anche inviata speciale per “La Gazzetta Lombarda” in Polesine, descrivendo, con la consueta maestria, le disastrose conseguenze dell’alluvione che aveva colpito quelle zone nel 1951. I suoi articoli comparvero su vari giornali soprattutto sul quotidiano “La lettura” di Piacenza che li conserva in un archivio a lei dedicato.
La sua passione per lo scrivere non fu vinta neppure dalla malattia. In clinica ricoverata per una recidiva di tumore al seno, aveva sul comodino il suo ultimo romanzo Aniceto. o la bocca della verità, uno dei pochi in cui il protagonista è un ragazzo e non una ragazza. Morì a Milano, il 13 febbraio 1966 senza averlo completato. Fu la sua amica Giancarla Mursia Re a finirlo, pubblicandolo postumo nel 1972.
Un altro suo libro incompiuto Buona tavola e belle lettere, un originale ricettario di piatti tipici lombardi ed emiliani, nato su suggerimento del giornalista Orio Vergani che aveva fondato, nel 1953 l’Accademia Italiana della Cucina, fu completato dal figlio Ricardo Kufferle e pubblicato nel 2007 dalla Casa Editrice Tipleco grazie all’interessamento della stessa Accademia e del Soroptimist Club di Piacenza.
Piacenza le ha intitolato la sezione per i ragazzi della Biblioteca Passerini Landi, ed a lei è dedicato un Parco cittadino.
A Travo, sul fiume Trebbia, il luogo delle sue vacanze, viene ogni anno organizzato un Concorso per giovani scrittori emergenti nel campo della Letteratura per Ragazzi, giunto alla XII edizione e realizzato in collaborazione con la Rivista Andersen tra i più noti mensili italiani dedicato alla cultura per bambini e ragazzi.
A Roma, nel 2014 si è svolto un Convegno: "Giana Anguissola alla riscoperta di una grande scrittrice per ragazzi" nella cornice di Explora, il Museo dei bambini di Roma. Gli Atti, curati da Claudia Camicia, Presidente del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile, e da Anna Maria de Majo sono stati pubblicati dalla Casa Editrice Mursia grazie alla liberalità della Banca di Piacenza.
E’ allo studio il progetto di creare in sua memoria, un Parco Letterario per far riscoprire i luoghi presenti nei suoi romanzi, dal titolo Giana Anguissola e la Val Trebbia.
Laureata in Scienze Naturali all’Università La Sapienza di Roma è stata per 35 anni assistente di Antropologia Fisica.
Dal 2010 fa parte del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile in qualità di consigliere e redattore della rivista del Gruppo, Pagine Giovani.
Ha partecipato all’organizzazione di vari Convegni come quello su Giana Anguissola del 2014 tenutosi a Roma a novembre 2021 sulla scrittrice Emma Perodi.
E’ anche membro di Toponomastica femminile e coordinatrice organizzativa presso Illustramente, partecipando negli ultimi tre anni al Festival omonimo.Gestisce su Facebook alcune pagine quali:
La signora A dedicata a Giana Anguissola,
Emma Perodi,
Sirene nel mito e nella Fiaba
Fiabe, leggende e miti d’Italia
Lazio in fabula.