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martedì 31 dicembre 2019
lunedì 23 dicembre 2019
martedì 29 ottobre 2019
Una stanza tutta per se' Virginia Woolf e Opportunità di Genere OG
Virginia Woolf |
Oggi veniva pubblicato "Una stanza tutta per se'" di Virginia Woolf un libro che per Opportunità di Genere OG è stato di fondamentale ispirazione, alla base della nascita del blog ormai più di dieci anni fa.
"Se vorrete farmi contenta dovete scrivere libri di viaggio e di avventura, di ricerca e di studio, di storia e biografia, e libri di critica, di filosofia e di scienze. Quindi nel chiedervi di scrivere più libri vi incito a fare qualcosa che sarà per il vostro bene e per il bene del mondo intero"
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COPYRIGHT dei contenuti dove non diversamente specificato
lunedì 23 settembre 2019
Victoria Claflin Woodhull broker editorialista e prima candidata alla Casa Bianca
Victoria Claflin Woodhull illustrata come candidata alla Casa Bianca |
Almanacco del 23 settembre:
Oggi ancora è una realtà vista solo nella fiction “Una donna alla Casa Bianca" (Commander in Chief) con Geena Davis ma più di un secolo fa era ritenuto un qualcosa di auspicabile, proponibile e realizzabile nonostante le donne americane non avessero neanche il diritto di voto.
Incarnò questo “sogno americano” del XIX secolo Victoria Woodhull Claflin nata il 23 settembre 1838 in Ohio nella città di Homer.
I primi anni della vita di Victoria Claflin sono poco conosciuti e difficilmente rintracciabili. Nata da una famiglia di proprietari di mulino, ricevette un’istruzione poco continuativa alla chiesa metodista della città ma quando l’attività legata al mulino venne meno per un incendio che lo distrusse la famiglia perdette tutto e fu costretta a lasciare la città di Homer decidendo di creare una compagnia nomade di chiaroveggenza e guaritori incoraggiando le doti paranormali che la madre di Victoria sosteneva di avere.
All’età circa di 14 anni Victoria sposò quello che sarà il suo primo marito il medico Canning Woodhull con cui ebbe due figli: il primogenito Byron, disabile, e la figlia Zulu ma dopo numerose relazioni extraconiugali del marito che aveva anche dipendenze dall'alcol, nel 1865 divorziò diventando libera di sposare il colonnello ed eroe della guerra civile, James Harvey Blood con il quale rimase dieci anni e dal quale non ebbe figli ma lo vide al suo fianco nelle battaglie più importanti come quella per il suffragio femminile.
Infatti nel 1868 i due e la sorella di lei, Tennessee, si trasferirono a New York dove stavano nascendo i primi movimenti sociali in favore dei diritti civili e politici in seguito alla guerra civile che aveva emancipato gli schiavi. Da questa realtà infatti le donne mossero le prime rimostranze per rivendicare la loro importanza nella società alla quale non corrispondeva una loro rappresentanza politica.
Grazie all'aiuto di uno dei personaggi più influenti a New York, il magnate Cornelius Vanderbilt, Victoria riuscì in una serie di operazioni speculative nel mercato dell’oro e così insieme alla sorella Tennessee nel 1869 fu in grado di aprire la prima società femminile di agenti di borsa a Wall Street, la “Woodhull Claflin & Co. Bankers and Brokers”. Viste come le regine della finanza, il loro successo fu salutato con entusiasmo e visto, con le parole di Susan B. Anthony nel 1870, come ‘una nuova fase della questione dei diritti delle donne’.
Con quegli stessi introiti aprirono un loro giornale il settimanale “Woodhull and Claflin Weekly” nel 1870 che si occupava appunto di tematiche legate al voto alle donne, al raggiungimento dell’uguaglianza, all'occupazione femminile, al controllo delle nascite ma anche di temi legati al loro lato più anticonformista e stravagante che in qualche modo aveva da sempre riguardato il loro stile di vita come il libero amore, l’educazione sessuale, l’uguaglianza sessuale, la legalizzazione della prostituzione, l’abolizione della proprietà privata. Temi quest’ultimi che suscitarono non poco scandalo e le valsero gli attacchi dei non riformisti per tanti anni, epiteti come "Strega impudente" "vile carcerata" e addirittura dipinta e letteralmente raffigurata come un demonio sulla rivista Harper’s Weekly.
Victoria Claflin caricatura di Thomas Nast 1872. |
Ma la loro attività procedeva spedita grazie comunque al successo che i loro articoli avevano sia quando si occupavano del diritto di voto delle donne sia quando denunciavano frodi fiscali, così che le maggiori agenzie di broker e banche non mancavano di acquistare spazi pubblicitari sulle prime pagine del loro giornale.
E a loro e al loro giornale è dovuto tra l’altro la prima traduzione ed edizione negli USA, del “Manifesto del Partito Comunista” di Karl Marx, uscito nel numero 30 del 1871 che non mancò anch'esso di produrre scandalo.
Nello stesso anno Victoria fu la prima donna che si presentò davanti alla Commissione Giudiziaria della Camera dei Rappresentanti per reclamare il suffragio femminile poiché nessun articolo della Costituzione negava formalmente alle donne il voto.
Durante il suo soggiorno a New York conobbe numerosi personaggi che l’aiutarono ad introdursi nei movimenti per i diritti delle donne e per i quali molto spesso teneva discorsi pubblici e conferenze per riuscire ad interessare anche il Congresso su questo tema. Fu l’unica dopo Elisabeth C. Stanton ad indirizzare una petizione sulla questione direttamente al Congresso, guadagnando pagine intere sui giornali dell’epoca che la raffiguravano mentre declamava le sue argomentazioni in favore delle donne, ribattezzandola come la regina delle tribune, una tra le più abili avvocate delle donne, piena di originalità e potere. I suoi sostenitori spaziavano dalle suffragiste come Elisabeth Cady Stanton, Lucretia Mott, ai riformatori liberali, ai pacifisti, agli spiritisti come il Congressista Benjamin F. Butler e Stephen Pearl Andrews grazie al quale entrò nel gruppo socialista chiamato Pantarchy che auspicava il libero amore, l’abolizione della proprietà privata in favore di una condivisione della proprietà e una responsabilità comunitaria dei bambini.
Qui puoi leggere il post su Elisabeth C. Stanton e Susan B. Antonhy |
Continuò comunque in modo tenace la sua attività in favore della condizione femminile in particolar modo per il suffragio femminile, così nel 1871 tenne una sua deposizione sull'argomento di fronte al Comitato Giuridico; il discorso, scritto insieme al deputato Benjamin Butler, sosteneva il diritto di voto delle donne in base al tredicesimo e quattordicesimo emendamento della Costituzione americana che lo prevedeva per tutti i cittadini, poiché: “le donne erano uguali di fronte alla legge, e lo erano quindi rispetto anche a tutti gli altri diritti”.
Questo discorso le valse l’ammirazione della National Woman Suffrage Association, NWSA, che cominciò a promuoverla quale sua figura di spicco nei discorsi pubblici in favore del voto alle donne e la volle per l’apertura del Terzo Congresso del NWSA a Washington.
Tuttavia molte attiviste dell’associazione non furono così contente di essere rappresentate da una donna così 'scandalosa' che predicava anche il libero amore, la legalizzazione della prostituzione e altre tematiche ad esse legate.
Tra i più accaniti detrattori della Woodhull c’era il reverendo Henry Beecher che cominciò una forte azione di demolizione della reputazione della candidata alla rappresentanza femminile all’interno dell’associazione.
Nonostante però le numerose critiche Victoria fu nomiata da un gruppo isolato del NWSA alla Presidenza del partito per l’uguaglianza dei diritti: l’ Equal Rights Party che nel 1872 la candidò alla Presidenza degli Stati Uniti d’ America per acclamazione con 1500 voti di uomini e donne: liberali, suffragiste, pacifisti, internazionalisti...
In questo periodo però si intensificarono gli attacchi alla sua vita privata, demonizzata quale donna dissoluta, fu più volte denunciata per immoralità, questo causò a lei e alla sua famiglia problemi finanziari che portarono anche alla sospensione della pubblicazione del settimanale da lei creato. Probabilmente stanca della situazione creatasi, rivelò più volte in pubblico la relazione extra coniugale che il reverendo Beecher ebbe con la moglie di un altro suo grande detrattore l’editore, nonché autore di una biografia a lei dedicata, Theodore Tilton, accusandolo esplicitamente di ipocrisia e doppia morale. Non contenta pubblicò parte della notizia sul numero del Weekly.
Questo però portò all'arresto suo e della sorella per aver distribuito materiale osceno proprio nel giorno in cui si tennero le votazioni presidenziali per le quali Victoria pur concorrendo non ebbe la possibilità di farsi campagna elettorale e non ricevette quindi neanche un voto.
Nel 1876 divorziò anche dal secondo marito e terminò definitivamente anche la pubblicazione del Weekly. Tentò invano di impugnare il testamento di Cornellius e poi Victoria, i figli e la sorella si trasferirono in Inghilterra dove si risposò con il facoltoso banchiere John Biddulph Martin.
Qui usando il suo nuovo nome da sposata, Victoria Woodhull Martin scrisse altre opere insieme alla sorella che nel frattempo sposò Lord Francis Cook.
Tornò solo saltuariamente negli Stati Uniti e nel 1892 fu di nuovo nominata come candidata alla Casa Bianca per il Humanitarian Party.
Nel 1895 fondò un nuovo giornale l’ Humanitarian insieme alla figlia Zulu, aprì una scuola e una fiera agricola. Si interessò al movimento per il suffragio femminile in Inghilterra promosso da Emmeline Pankhurst e a varie cause umanitarie. Morì in Inghilterra nel 1927 a Londra.
Qui puoi leggere il post su Emmeline Pankhurst |
Il suo esempio di donna manager, broker, editorialista nonché prima candidata alla Presidenza degli Stati Uniti, di donna che lottò per rivendicare la libertà all'autodeterminazione della sua vita e al diritto di tutte le donne di votare e di esprimersi per i propri diritti è stato alla base delle future richieste di rivalsa a noi più vicine anche se ne abbiamo perso, anche solo in parte, la memoria e forse per questo ancora in parte stiamo in attesa che si realizzino.
Negli ultimi anni infatti l'esempio di Victoria e di sua sorella Tennessee è stato accostato da qualcuno al movimento del metoo grazie alla loro storia e soprattutto per il loro esempio nel denunciare gli abusi e la doppia morale del reverendo Beecher, come ebbe a dire Victoria nel suo discorso alla Steinway Hall di New York nel 1871 "La verità vi renderà libere"1 .
1 N. Katz, "Outrages: the Victoria Woodhull Saga 2: Fame, Infamy and Paradise Lost", LLC, New York, 2018.
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martedì 17 settembre 2019
Ponza- La sua storia al femminile
Ponza |
Ponza si trova
nell'arcipelago pontino, è un rifugio per i romani che dalla
Capitale da Anzio o da Formia si imbarcano per trovare ristoro.
E' una piccola isola
eppure molto antica che si perde nel mito e ricca di storia.
Il Mito:
“Ecco, ed all'isola
Eéa giungemmo...”
Omero
Grotte dell'isola di Ponza |
Qui infatti proprio su
questa isola viveva la maga Circe che affascinava gli uomini e li
rendeva porci finché non incontrò Ulisse. Una delle tante
interpretazioni vuole proprio Ponza quell'isola Eéa della mitologia.
Qui vuole sempre la tradizione in queste grotte Circe ogni sera
trasformata in luna le illuminava, possedendo Ulisse.
Oggi queste grotte
mitologiche sono visibili solo dal mare.
La Leggenda:
In una zona dell'isola
poco visitata ci sono degli scogli forse simili a tanti altri che
potrebbero passare senz'altro inosservati ma non per chi è del
posto e ne conosce il nome e la storia.
Questi scogli infatti sono
chiamati Lucia Rosa, portano il nome di una giovane ponziana che nel
Settecento qui consacrò la sua vita in mare.
Faraglioni di Lucia Rosa |
La ragazza non ancora
ventenne un giorno vide un giovane contadino e se ne innamorò. Il
giovane ricambiò con passione il sentimento ma il loro amore non fu
accettato dal padre di lei per le misere condizioni sociali del
giovane e non acconsentì al matrimonio. Così Lucia in un soleggiato
pomeriggio estivo decise di gettarsi giù dalla scogliera che da quel
giorno porta il suo nome e ricorda a tutti e a tutte la sua triste
storia di disperazione ancora viva nel ricordo della gente e ormai
entrata nel folklore popolare che rivive visitando i faraglioni di
Lucia Rosa.
Ma Ponza è anche ricca di
storia, oggi come ieri questo approdo isolano infatti fu riparo di
eccellenti esponenti delle famiglie imperiali romane che mandarono
proprio qui in esilio i loro membri più scomodi, madri, sorelle,
mogli e nel ventennio fascista confino per quegli intellettuali e
politici contro il regime; oggi invece è ristoro per turisti ed
artiste-i.
La Storia del territorio al femminile:
L'Impero Romano:
Chiesa Santissima Trinità Santa Domitilla e San Severio |
Le
crudeltà dell'imperatore Caligola portarono i suoi collaboratori e
familiari ad ordire una congiura per eliminarlo ma la cospirazione fu
scoperta e l'Imperatore corse ai ripari eliminando i suoi nemici
perfino quelli interni alla sua stessa famiglia. Così anche le sue
sorelle, Agrippina minore e Giulia Livilla che avevano partecipato al
complotto, si videro duramente punite e seppur fu risparmiata loro la
vita furono esiliate nell'isola di Ponza.
Agrippina
aveva da poco avuto un figlio, Nerone, che dovette lasciare a Roma
alle cure della zia paterna Domizia. Solo nel 41 d.C. con la morte di
Caligola, Agrippina minore viene richiamata nella capitale imperiale
da Claudio, diventato il nuovo imperatore.
Ponza, Chiesa di Santa Domitilla |
Stessa
sorte subisce l'altra sorella Giulia Livilla che confinata a Ponza
rientra a Roma grazie alla volontà del nuovo sovrano ma entrata in
contrasto con l'imperatrice Messalina viene di nuovo allontanata
dalla capitale e confinata questa volta nell'isola di Ventotene dove
dopo poco tempo viene uccisa per volontà dello stesso Imperatore.
Flavia
Domitilla invece orfana di madre all'età di nove anni viene
cresciuta dallo zio, l'Imperatore Vespasiano che sceglie per lei suo
cugino, il console Tito Flavio Clemente che sposa in giovane età ma
quando si converte al Cristianesimo per evitare lo scandalo viene
esiliata a Ponza. Qui fu imprigionata e torturata a lungo prima di
morire sull'isola nel 95/100 d. C.
Santa Domitilla |
La sua
figura e il suo martirio cristiano rimasero un esempio per la
comunità dei primi credenti come narra infatti San Girolamo nei suoi
ricordi una pellegrina romana di nome Paola si fece condurre in
questi luoghi dove era avvenuto l'esilio di Domitilla, alle celle che
la videro martirizzata sull'isola di Ponza che diventa celebre grazie
alla Santa.
Altare maggiore Chiesa Santa Domitilla |
La
Chiesa più antica di Ponza fu costruita dai Borbone nel 1738 e
dedicata in un primo momento alla Santissima Trinità tuttavia
proprio la longevità dell'esempio di Domitilla fece sì che il
vescovo Pergamo la nominò, con San Saverio Papa, patrona dell'isola
nel 1772 e nel 1778 ne consacrò l'altare maggiore. Oggi la Chiesa è
intitolata a San Saverio e Santa Domitilla.
Il
Ventennio Fascista:
Anche in epoca fascista
Ponza divenne sede di confino per quei politici, intellettuali
diffidenti del regime fascista.
Qui tanti 'soggiornarono'
e molti si innamorarono anche, tante furono le storie d'amore tra i
confinati e le isolane che a volte furono contrastate e a volte
invece lasciate fiorire.
La targa che a Ponza ricorda il soggiorno forzato di Pertini |
Trai i celebri 'ospiti' di
Ponza nel periodo fascista si ricorda soprattutto l'ex Presidente
della Repubblica Italiana Sandro Pertini che fu portato sull'isola
nel Settembre del 1934.
In poche interviste ma anche lui ha lasciato memoria di una donna ponzese con cui all'epoca ebbe una bella storia d'amore e nonostante le lunghe passeggiate sempre scortato in quanto 'elemento pericoloso' la concessione di poter vivere in una casa privata da cui si vedeva il mare aiutò decisamente l'intesa con questa donna. La casa in questione è oggi un hotel, Il piccolo hotel Luisa, che conserva ancora la stanza in cui soggiornò Pertini e l'innamorata era la cugina della proprietaria Giuseppina Mazzella che invano però dopo la partenza di Pertini lo aspettò tanto che alla fine andò ad abitare negli Stati Uniti e lì si sposò. La rincontrò moltissimi anni dopo quando lui era ormai Sandro Pertini, Presidente della Repubblica Italiana.1
La strada di Ponza dove visse Pertini |
Tante altre furono poi le
storie che come questa non ebbe un seguito come ad esempio l'amore
contrastato tra Rita Parisi e Mario Magri. Rita ragazza orfana viveva
con lo zio prete ma quando la sua storia d'amore fu scoperta fu
cacciata e si nascose a Napoli finché Mario, trasferito a Lipari,
riuscì ad unirsi alla Resistenza ed entrambi si riunirono a Roma
dove però Mario fu catturato dai tedeschi ed ucciso alle Fosse
ardeatine. Rita lo seppe quasi un mese dopo.
O ancora la storia tra
Libera Scarpati e Vittorio Zovich uno dei pochi rapporti che ebbero
un lieto fine. Dopo aver subito persecuzioni, vessazioni e violenze
si videro separati dopo la nascita del loro figlio ma finita la
guerra riuscirono ad emigrare insieme negli Stati Uniti.2
La
contemporaneità:
Quando
nel 1804 Lady Mary Acheson Duchessa di Gosford sposa Lord William
Cavendish-Bentick non poteva immaginare che tra i tanti impegni
militari del marito ci sarà anche quello
di fortificare una piccola, microscopica sconosciuta isola
nell'arcipelago pontino durante gli scontri che videro impegnate le
potenze europee contro Napoleone.
Scoglio Ravia con la casetta bianca e il Faro del Porto di Ponza |
Così
il Duca rese il porto isolano più sicuro armando la Torre borbonica
e il Fortino del Lanternino ma non solo. Si rese conto che c'era un
punto vulnerabile ma strategico che valeva assolutamente la pena ed
anzi era necessario difendere e armare: il grande scoglio di fronte
al porto. Questo scoglio, della Ravia, venne dotato di una cisterna
per l'acqua, di un deposito per le armi e vi furono sistemati gli
alloggi dei militari.
Scoglio Ravia, il fortino di Lord Bentick o la casetta di Florentina |
Cessata
però l'esigenza difensiva le strutture militari rimasero
inutilizzate e con il tempo abbandonate infatti neanche nel ventennio
fascista con l'esigenza di controllo dei confinati gli impianti dello
scoglio vennero recuperati.
Nel
1961 però giunse con la sua famiglia sull'isola di Ponza la turista
Ursula Querner che trovando nella natura, nel mito e nelle leggende
isolane una continua ispirazione per la sua arte decise di fermarsi e
di vivere qui. Scelse di acquistare proprio lo scoglio Ravia, anche
conosciuto come il fortino di Lord Bentick, e di farne la sua casa.
Da qui le sue sculture partivano per le esposizioni mondiali a New
York passando per Parigi, Anversa, Roma...e qui le sue due figlie,
Silveria e Florentina sono cresciute tanto che ancora oggi è
chiamata così “la casetta di Florentina”, la casetta vicina al
faro sullo scoglio.
Ma
Ponza è capace di regalare suggestioni e ispirazione anche ai nostri
giorni, Christine Whittemore, scrittrice inglese, ha dedicato il suo
ultimo romanzo proprio a questa isola, “Inscription” così
il titolo del libro, narra di una scribba di Ponza, Marina vissuta
nel I secolo dopo Cristo il cui manoscritto viene ritrovato nel XX
secolo da Aubrey che lo interpreta scoprendo le difficoltà della
vita di una donna nella società romana. Le loro storie così si
intrecciano a secoli di distanza.
Società:
Ponza
è una meta turistica che soprattutto nel Lazio è conosciuta,
apprezzata per la natura, i colori e oggi per le attività turistiche
che offre ai visitatori dagli alberghi affacciati sul mare ai
ristoranti prelibati per non parlare degli scorci sulle baie, delle
calette e delle grotte di un mare limpido.
Ma per
quanto visitata ed apprezzata l'isola di Ponza cela ancora una sua
parte più privata ed intima, sconosciuta o poco nota.
Le Forna, Ponza in cartina |
'Le
Forna' è infatti la parte meno turistica e quindi meno visitata a
nord dell'isola. Qui l'attività principale infatti si basa sulla
pesca e accompagna con se' un'organizzazione sociale del tutto
particolare e diversa rispetto a “Ponza”.
Le
ragioni sono da ricercare in primo luogo nella storia infatti 'Le
Forna' fu colonizzata in un secondo momento rispetto alla prima colonizzazione che interessò la parte del porto nel Settecento a seguito della cessione dell'arcipelago pontino da parte di Elisabetta Farnese al figlio Carlo III Re di Napoli. Qui la popolazione dei coloni non arrivò come
per “Ponza” da Ischia ma da Torre del Greco e si dedicò
prevalentemente all'attività ittica. Qui dunque gli uomini sono
assenti da casa per lunghi periodi per dedicarsi alla pesca ed ogni
cosa ed attività è lasciata alle donne; si può ben dire che è
un'organizzazione sociale al femminile.
Elisabetta Farnese (1692-1766) |
I
lunghi ed intensi periodi di solitudine sono infatti mitigati
dall'aiuto delle donne della comunità in cui i figli/e di ciascuna
sono di tutte e in cui le attività sono scandite dal
ritrovarsi insieme e riescono meglio se condivise. Il tempo è meglio
impiegato e passa più in fretta se in compagnia di chi ha più
esperienza e ha già trovato ed imparato soluzioni da tramandare da
donna a donna da chi prima di lei ha vissuto aspettando il sospirato
ritorno del proprio marito dal mare.3
Curiosità:
L'isola di Ponza è sede
del più piccolo cinema del mondo. L'iniziativa è partita dall'idea
di cinque donne dell'associazione Eikon che hanno creato l' evento
“Feelmare” con cui in apecalessino girano l'isola portando la
rassegna cinematografica tra le piazze dell'isola di Ponza.
Note:
1“A
Ponza l'amore segreto di Pertini”, Ciro Paglia , “Il
Mattino” del 06 luglio 1985.
2“Donne
ponzesi nel ventennio” di Gennaro Di Fazio,
www.ponzaracconta.it;
consultato il 30/08/2019.
3
Per approfondire: “Donne di Le Forna- Isola di Ponza (1989)”
di Gabriella Mondardini Morelli.
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martedì 27 agosto 2019
Eleonora d'Arborea Bas - La prima Giudicessa di Arborea
Eleonora d'Arborea Bas, Giudicessa di Arborea |
Quando suo padre, Mariano IV, viene
eletto giudice d'Arborea nel 1347, le guerre tra pisani e genovesi
per il possesso dell'isola erano terminate già nel 1284 con la
battaglia della Meloria, in cui la Repubblica pisana aveva
sostanzialmente perso il suo dominio in favore dei genovesi e
soprattutto degli aragonesi che dopo l'accordo con Papa Bonifacio
VIII, in cambio di un loro disimpegno in Sicilia nella disputa con
gli Angioini, erano stati investiti del Regno di Sardegna.
La nuova dominazione spagnola non impiegò molto a voler imporre una sua organizzazione, elargendo a valenziani e catalani nuove terre e titoli che non tenevano conto degli antichi privilegi e tradizioni.
Il porto di Livorno di fronte la Torre della Memoria dove avvenne la battaglia tra pisani e genovesi. |
La nuova dominazione spagnola non impiegò molto a voler imporre una sua organizzazione, elargendo a valenziani e catalani nuove terre e titoli che non tenevano conto degli antichi privilegi e tradizioni.
Mariano IV decide quindi di combattere
“lo straniero” e difendere gli usi e costumi, nonché le antiche
organizzazioni territoriali, ingaggiando una battaglia contro gli
aragonesi. Si allea per questo con i Doria, la famiglia genovese
presente sull'isola con importanti possedimenti terrieri.
Le
numerose vittorie di Mariano però iniziano a preoccupare lo stesso
alleato genovese e la loro alleanza viene meno quando Brancaleone
Doria decide di passare dalla parte degli Aragonesi.
La mancanza di una salda alleanza che
non si basasse sulla sola strategia fu risolta dal figlio di Mariano
IV, Ugone III, quando gli succedette
dopo la sua morte nel 1376.
Ugone decide infatti di far sposare
sua sorella Eleonora con il Signore di Longodoro, Brancaleone
Doria.
Le nozze si celebrarono intorno al 1376 e da quel momento
Eleonora diventa la domina di questa alleanza
politico-familiare.
Nozze di Eleonora d'Arborea con Brancaleone Doria, Antonio Benini. Credit Wikipedia. |
Suo
fratello Ugone III infatti è stato ucciso ad Oristano e il Regno
d'Arborea rischia di essere vulnerabile a sommosse interne e
all'attacco degli spagnoli. Invocando l'antico diritto regio per cui
una donna poteva succedere al padre o al fratello, si porta sul campo
di battaglia.
A cavallo si sposta sul vasto territorio per evitare
sommosse e rappresaglie, reclama il Regno d'Arborea per suo figlio
Federico e vuole che, in modo pacifico questa volta, anche la Spagna
lo riconosca e lo accetti legittimamente.
C'è bisogno quindi di un'ambasciata
fidata anche per gli spagnoli e chi meglio di suo marito Brancaleone?
La famiglia genovese dei Doria anche dopo il matrimonio con
Eleonora era rimasta infatti fedele agli Aragonesi, preferendo una posizione
neutrale.
Brancaleone si decide quindi a partire
alla volta del Re di Spagna che lo accoglie con tutti gli onori. Ma
mentre Brancaleone è occupato nel suo viaggio diplomatico, Eleonora
non sta ferma ad aspettare.
A capo delle sue milizie difende
intanto il suo territorio e conquista castelli e fortezze,
costringendo gli spagnoli a rinchiudersi e resistere.
Le sue gesta
però non mancano di arrivare puntualmente al Re spagnolo che ora
iniziava a dubitare della fedeltà di Brancaleone il quale viene
sempre più attenzionato fino ad essere imprigionato.
Eleonora
riceve quindi una proposta di scambio: avere indietro suo marito in
cambio di suo figlio Federico che sarebbe dovuto crescere alla corte
spagnola. Brancaleone stesso avrebbe portato alla moglie l'ambasciata
e, per il resto, però avrebbe dimorato, in custodia, nel Castello di
Cagliari.
Il Castello di Eleonora d' Arborea, Sanluri. credit: wikipedia |
Nel frattempo Eleonora però aveva
riconquistato Oristano, punito gli assassini del fratello e
ristabilito l'antica legge ed organizzazione del Regno. Riunita la
Corona de Logu, l'assemblea elettiva, le aveva fatto giurare fedeltà
al figlio Federico di cui ne aveva assunto la reggenza.
Quando l'anno seguente finalmente
Brancaleone propone le condizioni di scambio, Eleonora rifiuta
categoricamente di consegnare suo figlio Federico di fatto già
investito come futuro sovrano.
Lo scontro d'armi diventa inevitabile.
Il re di Spagna pur avendo come ostaggio Brancaleone però si rende
conto che non conviene uno scontro diretto, infatti Eleonora nel
frattempo aveva riconquistato gran parte del territorio isolano e
agli spagnoli non rimanevano che Cagliari ed Alghero. In effetti
Eleonora costrinse gli aragonesi ad una dura resistenza asserragliati
nel Castello di Cagliari che veniva sorvegliato e depredato in
continuazione. Una strategia di attacco e indebolimento che non
sfociò mai in guerra aperta, per volontà del re spagnolo, ma che
durò ben due anni.
Pietro Alfonso d'Aragona detto il Cerimonioso |
Nel 1836 Eleonora decise quindi di far
evadere il marito ma il progetto viene scoperto e la resa diventa
l'unica soluzione.
Mentre si trattano le condizioni della pace che
in realtà riconoscevano molte delle istanze che Eleonora reclamava
per il popolo, le leggi e le tradizioni della sua terra, il re Pietro
IV, il Cerimonioso, muore. Gli succede il figlio Giovanni che rivede
al rialzo tutte le clausole tra cui la liberazione di Brancaleone
Doria condizionata alla piena applicazione delle altre che a
differenza del precedente patto risultavano questa volta estremamente
dure per Eleonora e il suo feudo.
Eleonora doveva anche restituire tutti
i castelli armati e riarredati con i soldi della famiglia Doria prima
di riconsegnarli agli aragonesi. Doveva sciogliere il popolo dal
giuramento al figlio e pagare il censo feudale dai tempi di suo
padre.
Il Regno d'Arborea inoltre veniva riconfermato alle loro
concessioni ma se non ci fossero stati eredi, Federico infatti nel
frattempo era morto ed era rimasto solo il secondogenito Mariano, il
territorio doveva tornare al sovrano spagnolo.
La Pace di Cagliari
fu firmata nel 1388.
il Giudicato d'Arborea |
Eleonora dopo aver rimostrato
ufficialmente le sue contrarietà al re, si muove sul campo.
Dai
monti della Barbagia fino al mare di Ogliastra smuove la popolazione
che l'acclamava festante, riconquistando i territori persi; di nuovo
agli spagnoli non rimangono che Cagliari e Alghero.
Il re spagnolo
nonostante avesse proclamato nel 1392 Eleonora e Brancaleone ribelli
e condannati a morte, non si decide però a mandare un contingente
sull'isola per ristabilire la pace e con lo scoppio di nuovi tumulti
in Sicilia perde ancora più tempo che Eleonora sfrutta tutto a suo
vantaggio.
Decisa a riunificare l'isola sotto il
suo casato, riorganizza politicamente, amministrativamente,
giuridicamente il suo territorio. Riprende il progetto di suo padre
Mariano IV ma lo modernizza. Scrive una nuova Carta de Logu nel 1395.
La Carta mette per iscritto gli antichi
usi e tradizioni locali a cui tuttavia Eleonora non manca di dare una
sua personale impronta “riformatrice”.
Stabilisce che le pene
previste sia in caso di questioni pubbliche o tra privati siano
stabilite da un'autorità pubblica, vietando un accordo di
risarcimento privato. Le pene fisiche invece sono previste solo per i
casi più gravi come quello di omicidio o lesa maestà.
Introduce
il concetto di intenzionalità del reato commesso e quindi la
differenza tra dolo e colpa.
Su tutto c'è la volontà di instaurare
un principio di sovranità che regoli la pratica privata per quanto
antica con l'obiettivo di formare una nazione sarda.
Particolare attenzione pone anche alla
condizione femminile, istituisce infatti la comunione dei beni nel
matrimonio, la salvaguardia della moglie e dei figli dal marito
pignorato e soprattutto riconosce alla donna libertà di rifiutare un
matrimonio riparatore dopo una violenza sessuale.
Riorganizzato così il suo territorio
Eleonora prosegue la sua battaglia contro gli spagnoli che nel
frattempo erano impegnati anche sul fronte siciliano.
Re Giovanni
era da parte sua invece sempre più distante dai suoi impegni
politici e preferiva cercare rifugio tra i balli di corte e la vita
mondana e invece di organizzare una spedizione in terra sarda si
sposta a Maiorca dove rimane vittima di una battuta di caccia. Gli
succede il fratello Martino che è determinato a risolvere la
'questione sarda'.
Nel frattempo però sull'isola scoppia
la peste di cui la stessa Eleonora rimane vittima, morendo intorno al
1404.
Quando nel 1409 gli aragonesi impongono
il loro dominio sull'isola, applicano la Carta de Logu su tutto il
territorio.
Per più di quattrocento anni Eleonora
continuò a governare la sua isola, realizzando il sogno della sua
casata: Nos Elionora per issa gratia de Deus Iudicissa d' Arborea,
Comtissa de Gociano e biscontissa de Basso.
Ritratto di Eleonora d'Arborea, Antonio Caboni, 1881. Credit: Wikipedia |
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giovedì 15 agosto 2019
lunedì 5 agosto 2019
Sperlonga- La sua storia al femminile
Sperlonga è una ridente cittadina a
sud della regione Lazio, oggi rinomata località turistica che vanta
lontane e prestigiose origini che risalirebbero agli Spartani che qui
fondarono un primo nucleo abitativo denominato Amyclae.
Con gli antichi Romani divenne sede di
riposo imperiale e nel Rinascimento testimone, con la limitrofa zona
di Fondi, di importanti avvenimenti storico-politici. Oggi ha trovato
nuova vita nella vocazione vacanziera. La sua storia si lega ad alcune figure di donne, come la Contessa di Fondi Giulia Gonzaga Colonna e soprattutto alla rivolta femminile delle sue abitanti che si opposero alla dispersione di importanti reperti archeologici oggi convogliati in un importante museo locale.
Stemma della famiglia Caetani presente sulle Porte della cittadina. Unica testimonianza delle antiche mura fatte costruire dalla famiglia. |
Fino al 1400, Sperlonga rientrava nei possedimenti territoriali della nota
famiglia romana dei Caetani quando Ladislao I d'Angiò, futuro Re di
Napoli, la sottrasse ad Onorato Caetani. In effetti questa località
rimarrà per secoli sotto l'influsso del Regno delle Due Sicilie e
ancora oggi è largamente apprezzata e conosciuta dai vacanzieri
campani infatti solo nel ventennio fascista Sperlonga sarà annessa
al Lazio nella provincia della Littoria, oggi Latina.
Simbolo della cittadina è la possente
Torre a picco sul mare, Torre Truglia fatta costruire nel 1532 dal
barone di Carduccio e Sperlonga, Carduccio Gattola, commissario di
Ladislao I.
La necessità sempre più impellente di
difendere il territorio derivava infatti dal bisogno di arginare
l'offensiva turca nel Mediterraneo. Già dal XV secolo infatti gli
attacchi dei turchi si erano fatti sempre più decisi e preoccupanti
tanto che i vari sovrani europei con il Papa si erano alleati contro
il turco dando vita nel tempo a Leghe ed Ordini con lo scopo preciso
di fermarlo in Europa, come ad esempio l'Ordine del Drago nato
dall'iniziativa tra Sigismondo di Lussemburgo, Alfonso d'Aragona e
Scandeberg d'Albania.
Qui Puoi leggere il post su Beatrice Caetani |
I Caetani come visto furono i signori
anche di Sperlonga dove proprio per delimitare le incursioni turche
costruirono delle mura cittadine di cui oggi però restano solo le
porte di accesso. La popolazione infatti pur vivendo nella cittadina
arroccata era soggetta a frequenti scorribande da parte dei corsari
che depredavano e rapivano la popolazione, soprattutto donne. Di queste scorrerie se ne
conserva memoria in alcuni murales presenti su di una casa dell'antico borgo.
Proprio per rapire, si dice, una donna
il corsaro Bey di Algeri al soldo dei turchi il famoso Barbarossa,
Khair Ad-Din, arrivò fin qui per Giulia Gonzaga Colonna, Contessa di
Fondi avendo sposato Vespasiano Colonna nel 1526.
La sua dimora, il Castello di Fondi, oggi Museo civico archeologico, divenne un
importante ritrovo di artisti, poeti, letterati. Giulia infatti oltre
ad essere molto bella era anche molto colta come si addiceva alla sua
casata, i Gonzaga appunto. Fu una sovrana amata, apprezzata e stimata
dagli artisti di corte e la sua fama arrivò perfino al di là del
Mediterraneo se il Barbarossa cercò di rapirla per farne un omaggio
a Solimano I.
Giulia Gonzaga Colonna, Tiziano xvi secolo, collezione privata. |
Tuttavia il corsaro non riuscì
nell'impresa e a farne le spese fu proprio il territorio di
Sperlonga, la sua popolazione e il suo simbolo, la Torre Truglia che
fu distrutta dal Barbarossa nel 1534.
Ricostruita nel 1611 fu di nuovo
danneggiata dai turchi nel 1623, ricostruita infine nel'700 dopo
l'Unità d'Italia nel 1862 divenne un'importante avamposto militare e
in seguito fino al 1969 comando della Guardia di Finanza, oggi è
sede del Centro
educazione
dell'ambiente
marino
del
Parco naturale regionale 'Riviera d'Ulisse'.
La Torre Truglia si basa su un'antica
torre romana che serviva come punto di comunicazione, infatti
l'Imperatore Tiberio aveva probabilmente ereditato dal nonno una
villa in questa località, sua mamma Livia infatti era nata a Fondi;
Tiberio aveva poi pensato anche ad attrezzare una grotta per i suoi
pranzi estivi con giochi d'acqua e gruppi scultorei e la torre
romana, sui cui resti sarà costruita torre Truglia, serviva per
informarlo della situazione politica del suo Impero, già allora un
poco in subbuglio, quando dovette abbandonare questa villa per un
crollo scegliendo come dimora Capri.
I reperti e la grotta, oggi visitabile,
furono ritrovati nel 1957 durante i lavori per ristrutturare la Via
Flacca, già destinati ai principali musei capitolini rimasero invece
sul territorio grazie alla determinazione delle sperlongane.
I camion da Roma per prelevare i
reperti erano già giunti sul territorio ed erano pronti a ripartire
dopo aver preso il carico ma le donne del luogo si posero difronte,
molte di loro si finsero incinte e bloccarono il passaggio, come
riporta uno scrittore testimone quell'ottobre in quel momento a
Sperlonga che chiese a una di quelle donne, tutte vestite di nero,
cosa accadesse ed essa rispose “Vogliono portar via le petre
nostre”2.
Queste donne infatti capirono l'importanza per il loro territorio di
quei ritrovamenti e li difesero con tenacia. Alla 'rivolta femminile' delle donne di Sperlonga si deve quindi l'incapacità dei
camion di muoversi per portare, e disperdere, quei beni preziosi che
appartenevano al territorio e alla sua popolazione e strenuamente
difesi dalle donne tanto che nel 1963 lo Stato si vide costretto a
creare proprio a Sperlonga il Museo archeologico Nazionale e l'Area archeologica di Sperlonga, che oggi risulta essere, esclusi i musei
della Capitale, tra i poli museali più visitati della regione.
1 Caterina Fiorani (a cura di), 'Virtù più che virili- Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608)' , 2017, Roma, Viella.
2 Marisa de' Spagnolis, 'L'Antologia
Omerica di Sperlonga Storia di una grande scoperta archeologica' , 2017, Gaeta, Ali Ribelli edizioni, pag. 73.
Bibliografia:
M. de' Spagnolis, "L'Antologia Omerica di Sperlonga Storia di una grande scoperta archeologica' , 2017, Gaeta, Ali Ribelli edizioni.
C. Fiorani (A cura di), 'Virtù più che virili- Le lettere familiari di Beatrice Caetani Cesi (1557-1608)' , 2017, Roma, Viella.
P. Bertelli, 'Giulia Gonzaga: L'immagine di una Signora del Rinascimento Un approccio iconografico', pdf consultato il 05/08/2019.
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