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lunedì 20 settembre 2021

Paolina Leopardi XI parte- La letteratura di viaggio e le traduzioni

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Paolina Leopardi XI Parte- La letteratura di viaggio e  le traduzioni



PAOLINA LEOPARDI
di
ELISABETTA BENUCCI

Nella formazione culturale di Paolina, grande rilevanza ebbero anche i libri e le relazioni di viaggio. La passione di Paolina per i testi di viaggio era nata tra le mura del suo palazzo, dove sia Monaldo che Giacomo erano particolarmente interessati a quel genere letterario. La libreria di casa Leopardi, non dissimile in questo da altre biblioteche marchigiane, era ricca di libri di viaggio classici e moderni, indigeni ed esotici, ingenui e sentimentali; c’erano guide per il viaggiatore e descrizioni anche fantastiche di paesi lontani. D’altronde c’era in Giacomo, ma anche in Monaldo e nella stessa Paolina, un forte desiderio di viaggio, o di immaginazione del viaggio. Paolina aveva così a disposizione descrizioni di tutto il mondo: non solo delle aree europee, in particolare della Francia, della Svizzera, dell’Inghilterra, della Germania, della Spagna, del Portogallo e della Russia, ma anche di quelle extra europee, quali il Nord America, la Cina, il Giappone, la Nuova Zelanda, l’Egitto, la Persia, l’Alasca. Non mancavano poi i testi di geografia, né le carte geografiche, sulle quali spesso Paolina passava il tempo a tracciare gli itinerari dei suoi ipotetici viaggi. All’amica Marianna Brighenti, che si trovava in tournée in Portogallo, Paolina confidava il 2 febbraio 1837 il suo desiderio di vedere il mondo, «come le ghiacciaie della Svizzera, il cielo di Napoli, un’aurora boreale e Pietroburgo», ma soprattutto rivelava la disperazione che l’assaliva nel leggere le descrizioni di luoghi che lei non avrebbe mai potuto raggiungere.

La decisione di Paolina di servirsi delle traduzioni per esprimere le sue idee, i suoi gusti e i suoi sentimenti potrebbe essere interpretata come una conseguenza della rinuncia alla scrittura creativa, per la quale sentiva di non possedere competenze e autorità necessarie. A dimostrazione di ciò sta il carattere delle sue traduzioni: quando le fu possibile, libri e articoli non furono scelti mai a caso o per ragioni diverse da quella di una loro corrispondenza con particolari contenuti del suo animo e del suo pensiero. La contessa Leopardi, insomma, affidò agli scrittori che scelse di tradurre la responsabilità di giudizi e sentimenti che sentiva appartenerle. Del resto, la rassegnazione di Paolina al modello di comportamento familiare e al «sistema di vita incominciato da sua madre», comportava anche una svalutazione delle proprie capacità di letterata, incapace lei per prima di prenderle sul serio, come confidava in una lettera all’amica Marianna Brighenti, nel febbraio 1842: «In quanto poi a quello che dici ch’io debbo scrivere e non rimanere oziosa, io ti darei ragione se potessi. Ma so ben io quanto valgo, e so bene che non è in mio potere di lasciare dopo di me un nome non indegno di associarsi a quello del nostro Giacomo».

Paolina dunque non fu solo una avidissima lettrice di romanzi che la facevano sognare. Fu lei stessa raffinata traduttrice/interprete, se non di romanzi veri e propri, di due forme particolari del romanzesco: il Viaggio notturno intorno alla mia camera di Xavier de Maistre e una vita di Mozart.

L’eccezionalità di questi scritti sta anche nel fatto che il Viaggio notturno è la prima traduzione italiana del testo di de Maistre, mentre Mozart risulta essere una delle primissime opere biografiche sul famoso musicista scritte nella nostra lingua. Senz’altro Paolina Leopardi è stata la prima donna a cimentarsi con la vita dello straordinario musicista austriaco ed è questa operetta il suo capolavoro.

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