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giovedì 2 ottobre 2014

Fumiko Ueda Enchi e la condizione della donna giapponese


Almanacco del 02 ottobre:




"Confronto di bellezze conclamate e la lega di fedeltà, scena 6",
Kitagawa Utamaro, 1797.



In un Giappone che stava cambiando, stava diventando moderno, una potenza più simile a quelle occidentali, aggressiva a livello internazionale, anche una donna fu rivoluzionaria descrivendo in modo magistrale la vita e le condizioni delle donne giapponesi, quali vittime strumentali del potere delle grandi dinastie imperiali e più semplicemente della cultura e struttura sociale nipponica.

"Ritratto dell'attore di teatro Kabuki, Ukiyo-E",
Utagawa Toyokuni
Fumiko Ueda Enchi, nasce a Tokyo il 2 ottobre del 1905 da una famiglia di intellettuali, e questo le garantì una solida base di conoscenza rispetto alla letteratura classica giapponese anche quando la sua salute cagionevole la costrinse a non frequentare la scuola normalmente, il padre, infatti, era Kazutoshi Ueda, professore di letteratura e filologia all’Università Imperiale di Tokyo, e la nonna una grande appassionata di teatro, il kabuki, che le passò il grande amore per questa arte che , dopo la conoscenza di Kaoru Osanai, il fondatore dello Shingeki, si ampliò anche verso il teatro moderno.
Le sue prime opere, infatti, saranno proprio pièce teatrali con testi drammatici; nel 1926 pubblica “Patria” sul giornale Kabuki che riceverà molte critiche positive, nel 1928 l’opera “Una notte rumorosa di fine estate” che sarà rappresentata al Piccolo Teatro Tsukiji. 

Nel 1930 conosce e sposa il giornalista Yoshimatsu Enchi da cui avrà una figlia.

"Donna con calamaio calligrafico", Utagawa Toyokuni, 1769-1825.
Inizialmente avrà molte difficoltà a trovare degli editori per pubblicare le sue opere e i suoi continui problemi di salute la indurranno, per un lungo periodo, a sospendere l’attività, infatti nel 1938 essendole stato diagnosticato un cancro all’utero sarà sottoposta a mastectomia aggravata da complicanze post operatorie; nel 1945 la sua casa e suoi averi rimarranno vittime dei bombardamenti su Tokyo, e ancora nel 1946 sarà sottoposta a isterectomia e dovrà sospendere la sua attività di scrittrice almeno fino agli anni cinquanta.

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"Raccoglitrici di sale sulla spiaggia di Tago-No-Ura
col Monte Fuji alle spalle",
Suzuki Harunobu.
Dopo quindi questo periodo molto difficile caratterizzato da lutti e difficoltà di salute che la costringono ad allontanarsi dalla sua attività creativa, riprende a scrivere ma si avvicina al romanzo e al racconto, così nel 1953 nel racconto breve “I giorni della fame” si impone all’attenzione del grande pubblico, descrivendo una di quelle figure femminili che caratterizzeranno la sua scrittura e magistralità, in questo libro, infatti, Fumiko ben descrive la condizione di rassegnazione e prostrazione in cui cade una famiglia, la durezza della povertà e della miseria che si rispecchia inevitabilmente in una povertà anche emotiva e fisica della protagonista. Ambientato ai tempi della guerra, che essa stessa aveva vissuto e subìto, grazie a questo libro vince il prestigioso Premio per la letteratura femminile nel 1954.

donna seduta sola e con rassegnazione in veranda
"Donna seduta in una veranda",
Kitagawa Utamaro, 1798.
Ne “Il sentiero nell’ombra” del 1957 la protagonista ben mette in luce la condizione delle donne tenute prigioniere da valori e regole familiari che sistematicamente vessano e umiliano il ruolo femminile, provocando solo rancore e amarezza degnamente celata però dalla compostezza tipica, e anche quella insegnata e imposta, dei costumi giapponesi. La protagonista è infatti la moglie di un ufficiale governativo, durante il periodo Meiji, che è umiliata dai costumi patriarcali e maschilisti che la società le impone come quelli di, non solo accettare che il marito abbia delle concubine, ma di doverci convivere nella stessa casa in qualità di cameriere e a volte anche di vere e proprie mogli. Con questa opera vincerà in quello stesso anno, il premio Noma.



maschera giapponese
maschera del teatro giapponese
L’anno seguente pubblica il suo capolavoro “Maschere di donna” in cui riprende in chiave moderna un classico del teatro Nō, tre maschere di donna, tipiche della tradizione teatrale attraverso la quale descrive la forza distruttrice della gelosia e della competizione tra donne.
Sempre nel 1957 ne “Il villaggio dei fiori caduti” descrive per la prima volta il conflitto che una donna vive tra la sua sensualità e l’aumentare dell’età.
Ancora nel 1965 con “La Storia delle false sciamane” ci porta nella Corte imperiale dell'imperatore Ichijo, riprendendo anche qui temi della letteratura classica: nell’anno mille circa, la scrittrice ci racconta la storia di due dame, storicamente vissute, che diventano strumenti inconsapevoli di rivalsa, ripicche e vendette di due famiglie per il potere a corte e in cui aggiunge per la prima volta, ma non sarà l’unica, elementi di soprannaturale e del fantastico. Essa va contro la tradizione del buddismo contrapponendogli la religione indigena giapponese Shinto improntata sullo sciamanismo usato nelle sue storie come mezzo di rivalsa sull’uomo e di accrescimento del potere delle donne. Con questo libro nel 1966 vincerà il Premio della letteratura femminile.
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Questi stessi elementi si ritroveranno anche nel successivo libro del 1970, “Spiriti vaganti” in cui sono messi a nudo gli aspetti sensuali ed erotici della psiche femminile e riprende il tema del conflitto tra l’avanzare dell’età e la sessualità femminile, trattato nel precedente racconto, visto come una disuguaglianza biologica tra uomini e donne e in cui la protagonista è ossessionata dall’idea di poter ringiovanire grazie a rapporti con giovani ragazzi.
Nel 1969 vince il Premio Tanizaki per l’opera autobiografica “L’arcobaleno e il demone”.
"Okabe dalla 53 stazione della strada Tokaido",
 Ando Hiroshige.
Nel 1967 inizia la traduzione di quell’opera che le richiederà quasi dieci anni di lavoro, e infatti solo nel 1972 uscirà il primo dei tre libri: traduzione in chiave moderna del capolavoro della narrativa nipponica, scritto dalla dama di corte Murasaki Shikibu nell’anno mille: “La Storia di Genji Monogatari”.
Nel 1975 poi pubblica “Nebbia colorata”.
Nel 1979 viene fatta Persona di merito della Cultura e nel 1985 riceve la massima onorificenza giapponese, viene insignita infatti dell’Ordine al merito della cultura ed eletta all’Accademia delle Arti giapponesi nel 1986 pochi mesi prima della sua morte avvenuta il 14 novembre per un infarto.
La sua tomba si trova nel Cimitero Yanaka.




Opere:




Romanzi:

Le Parole come il vento”, 1939.
Il Tesoro del Paradiso e del mare”, 1940.
Esate ed Autunno”, 1943.
I giorni della fame” 1954, in "Il Giappone",  1997.
L'ammaliatrice” (Yō), 1956, Milano, Ed. Mondadori, 1992.
Il sentiero nell'ombra” (Onnazaka), 1957, Firenze, Ed. Giunti, 1987.
Maschere di donna” (Onnamen), 1958, Venezia, Ed. Marsilio, 1999.
Un uomo di valore” (Masurao) 1958, in "Il Giappone", 1984.
Storie di sciamane” (Namamiko Monogatari), 1965.
L’arcobaleno e il demone”, 1969.
Spiriti vaganti”, 1970.
La Storia di Genji Monogatari”, 1972
Nebbia colorata”, 1975.


Pièces teatrali:

Patria”, 1926.
Una rumorosa notte di fine estate”, 1928.


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