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mercoledì 31 gennaio 2018

Scelto da Voi - I ragazzi stanno bene



Quando proponevo  "Un film di una donna a settimana per un anno" ho ricevuto da parte vostra tante segnalazioni e suggerimenti che mi sono piaciuti molto e così ho deciso di creare questa nuova finestra in cui sarete voi a suggerire un film che merita di essere visto. 

Se avete anche voi un film da suggerire, che riguardi una donna (donne) o fatto (regia, produzione, sceneggiatura...) da una donna (donne), potete mandare una mail con una breve trama e il perché suggerite questo film; mandate la vostra proposta a 

opp.genere@gmail.com



Iniziamo con la proposta di Anny che ci suggerisce un film davvero interessante con un cast di grandi attrici che affrontano un tema delicato e attuale. Ma lascio la parola a lei...e grazie ancora Anny! 




I ragazzi stanno bene - The Kids Are All Right


Una storia originale, narrata con la semplicità e la sensibilità che forse solo una donna, Lisa Cholodenko (già regista di The L World, dichiaratamente lesbica e a sua volta con un figlio concepito tramite inseminazione artificiale) poteva ideare.

Trama:
Una commedia delicata che racconta, senza veli e fuori da stereotipi, la complessità dei rapporti umani e dei loro protagonisti.
E' la storia di un piccolo incidente di percorso all'interno di un piccolo paradiso familiare piuttosto ordinario. Solo che la famiglia in questione non è delle più convenzionali: Juls e Nic sono una coppia lesbica di mezz'età, molto innamorata, e con un figlio e una figlia adolescenti, concepiti tramite inseminazione artificiale. Quando i ragazzi decidono di andare a cercare il loro padre biologico, le due donne sono costrette ad aprire il proprio menage familiare ad un terzo elemento inaspettatatmente ingombrante: Paul, il donatore di sperma, affascinante tombeur de femme simpatico e travolgente. Questa nuova conoscenza segnerà profondamente l'esistenza di ogni membro della famiglia, sconvolgendo gli equilibri e svelando le mille sfaccettature e fragilità che caratterizzano l'essere umano.


Scelto perché:
Consiglio questo film per l'originalità del soggetto, per il talento del cast (Annette Bening ha vinto il Golden Globe come migliore attrice, ma anche Julianne Moore, comunque in nomination, l'avrebbe meritato) e per l'eclettica colonna sonora, che accompagna piacevolmente il ritmo della vicenda.
Anny86



Titolo: I ragazzi stanno bene
Titolo originale: Kids are All Right

Nazionalità: USA
Durata: 104 min.
Anno: 2010

Regia: Lisa Cholodenko
Sceneggiatura: Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg
Cast: Julienne Moore, Annette Bening, Mark Ruffalo



martedì 23 gennaio 2018

Tutto il mondo (dello stereotipo) è paese...











L'immaginario collettivo, ormai si sa ampiamente, si forma attraverso anche un simbolismo che una società crea e alimenta. E in una società basata sull'immagine grande rilievo assumono i mass-media che si basano su questa, prima fra tutti la Tv, ormai il mezzo di comunicazione più diffuso e quindi potente perché raccoglie in se' vari strumenti di comunicazione dalle trasmissioni, ai film, alle pubblicità e tutti usano sapientemente le immagini, ognuno in base al proprio pubblico di riferimento e al proprio obiettivo. In più la Tv ha un potere ulteriore, quello di amplificare il messaggio che veicola, in gergo “reificare”, un aspetto che sembra però sfuggire a chi invece, usandola perché la fa, dovrebbe ben conoscerlo e tenerlo a mente quando progetta programmi, servizi, video, scrive trame e sceneggiature.

In effetti ha fatto scalpore la puntata d'esordio di una delle fiction più longeve della tv italiana, Don Matteo 11 in cui a guidare la stazione dei Carabinieri quest'anno è una donna. Bene si dirà, e quindi dove è il problema? Di per se' nessuno, le donne sono entrate relativamente poco tempo fa nelle Forze armate e hanno fatto carriera rapidamente per cui anzi questa innovazione rispecchia solo la realtà dei fatti. Il problema che è sorto è che nonostante questa presa di coscienza e di relativa trasposizione scenica le aspettative sono state deluse ma non per motivi recitativi come si potrebbe pensare. Durante un dialogo infatti la dirigente del Comando pretende di essere chiamata CapitanO correggendo chi tra i suoi sottotenenti la chiamava, correttamente, CapitanA. Insomma la Capitana pretendeva di essere appellata al maschile adducendo che il termine al femminile non esiste, ergo...qui effettivamente di pensiero non ce ne è stato molto da parte di chi ha scritto la sceneggiatura come
non ce ne è stata di grammatica italiana o meglio chi ha scritto la sceneggiatura non ha usato il pensiero se non ha usato e rispettato la grammatica italiana, declinando semplicemente il termine al maschile, non usando un linguaggio di genere.

Questa mancanza ha suscitato polemiche e giuste rimostranze con pensieri e reclami lasciati sulla pagina facebook della fiction.

A prendere l'iniziativa è stata proprio la linguista che spesso collabora con l'Accademia della Crusca, Cecilia Robustelli che ha lanciato l'allarme e ha richiesto l'intervento di tutte e tutti per focalizzare l'attenzione sull'importanza del linguaggio e del suo rispetto, che in questo episodio è venuto decisamente a mancare.

Si è trattato di un gesto gratuito, con un po' di malizia si potrebbe pensare che sia stato provocatorio ma sicuramente si è trattato solo di superficialità condita però da abbondante pregiudizio che vuole il maschile essere più prestigioso nelle cariche e funzioni elevate. Si è voluto fissare e rimarcare il fatto che alcune professioni esistono solo se al maschile, senza considerare la lingua italiana e le sue regole, che nella fattispecie erano proprio regole di base e senza tener conto poi dell'aspetto sociale delle parole e del mezzo usato per divulgarle.

Una mancanza da un punto di vista linguistico, semantico e sociologico importante visto che chi lavora con questi elementi dovrebbe invece avere ben chiaro gli effetti che si possono produrre, divulgare, rinforzare, costruire e demolire.

Si è creato in realtà una palese discrasia per cui si è voluto una nota di rottura col passato, introducendo una donna a capo di un Comando militare ma poi non le si è voluta dare la dignità di essere, cioè non le si è riconosciuta dignità di essere nominata, quindi di esistere.

Ma cosa succederebbe mi chiedo se fosse al contrario? Se nella precedente serie il Comandante venisse sempre e solo chiamato CapitanA? Ovviamente non andrebbe ugualmente bene proprio perché si verrebbe meno alla regola grammaticale di declinazione in base al genere e poi per questioni meramente culturali per cui suonerebbe molto strano, troppo, che un uomo venga appellato al femminile visto che appunto le professioni più importanti sono concepite solo se declinate al maschile ma altrettanto strano non pare se riguarda una donna, perché, ed è quello che è sfuggito agli-alle sceneggiatori, sceneggiatrici, il linguaggio è cultura, veicola e crea significati contribuendo a creare l'immaginario collettivo, e non è solo mere regole grammaticali, che comunque qui in ogni caso non sono state rispettate.




La campagna "In a Parallel Universe" di Eli Rezkallah
In questa faccenda ci può venire in aiuto un pubblicitario, produttore, fotografo, artista israeliano che proprio per scardinare gli stereotipi a danno delle donne ha reinterpretato alcune pubblicità delle più importanti aziende americane degli anni '40-'50 al maschile. Lo spunto gli è arrivato dallo zio che durante il giorno del Ringraziamento sosteneva che alcune faccende domestiche erano esclusivo appannaggio delle donne; da qui l'idea del progetto fotografico " In a Parallel Universe" in cui Eli Rezkallah reinterpreta al femminile pubblicità sessiste dello scorso secolo sperando di far cambiare la mentalità di quelle persone che la pensano come suo zio ed effettivamente riesce a veicolare sì l'assurdità e il ridicolo dei messaggi misogini dell'epoca anche se a quanto pare, come visto non interessano solo periodi passati ma gli stereotipi rimangono e si perpetuano e si celano subdoli, come solo gli stereotipi sanno fare, ancora nei meandri moderni e contemporanei per cui sì al capo femmina purché rimanga un'Innominabile.
















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venerdì 19 gennaio 2018

Una Vita Oltre- Luciana Gentilini

La Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma
credits: Opportunità di Genere OG



Alla presentazione del nuovo libro di Luciana Gentilini “Una Vita Oltre” è difficile trovare un posto seduti  alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Con impegno riesco a guadagnarmi un bel posto anche se poi girandomi vedo che ci sono persone rimaste in piedi.

A parlarci di questa novità editoriale, ci sono lo storico dell'arte, accademico Giuseppe Appella, anch'esso tra gli amici più cari dei coniugi Gentilini, il critico letterario Arnaldo Colasanti, che riesce in pochi tratti, si direbbe per restare in tema, poche pennellate a chiudere con poetica la presentazione e Maria Pia Ammirati, scrittrice e giornalista, ex vice presidente della Rai e membro della Commissione Pari Opportunità Rai che dona, immancabile, una visione femminile.

Anna Maria Ammirati, Luciana Gentilini,
Giuseppe Appella, Arnaldo Colasanti.

Credits: Opportunità di Genere OG
Il tutto è costantemente completato da immagini che riprendono quelle presenti nel libro ma anche foto inedite che scorrono sul tableau affianco ai relatori e che accompagnano aspetti evidenti del libro ma che ci restituiscono anche una dimensione più privata, intima, coinvolgente, si direbbe familiare che è poi quella che si è respirata durante la presentazione grazie agli interventi che si sono susseguiti ma che è anche afferente al libro stesso.

Le immagini scorrono nel tableaux della sala  delle Colonne.
Credits: Opportunità di Genere OG.
Il nuovo libro di Luciana Gentilini, edito da Silvana editoriale,  ci regala infatti le sue memorie dal 1971 al 1981, anno della scomparsa del marito, il pittore Franco Gentilini.
In questa decade Luciana ha tenuto infatti un diario dopo il suggerimento di Augusto Augustinci, il titolare della nota Galleria d'Arte francese la Rive Gauche, che un giorno le disse “Mon Dieu Luciana, lei incontrerà certamente molte persone interessanti, o persone che le raccontano cose interessanti e questi incontri, questi racconti, potrebbero essere materia dei suoi scritti1 e su questi scritti, oggi è incentrato proprio il nuovo libro dove ritroviamo i pensieri e le impressioni dirette della Signora Gentilini che dopo premiazioni, vernissage, mostre o 'semplici' serate tra amci, annotava i suoi pensieri. Sì perché Franco e Luciana Gentilini avevano come amici Ungaretti, De Chirico, Alfonso Gatto, Bona De Pisis, Falqui, Manzini...solo per citarne alcuni, così che il tempo passato in loro compagnia era un gran bel tempo insieme “Dietro specifica domanda, ho dovuto riconoscere che con te frequentavamo poco i teatri, fosse per i concerti, opere, balletti o pièce teatrali. Tu preferivi le serate intorno a un tavolo con gli amici. Ma quali amici!
Potevano essere Ungaretti, De Libero, Sinisgalli, Falqui, Petroni, Gianna Manzini, per citarne alcuni, e a Parigi Gualtieri di San Lazzaro, Alain Jouffroy, André Pièyre de Mandiargues, Bona de Pisis, Patrick Walderberg. E accanto a loro lo spettacolo era comunque garantito...le loro conversazioni, i loro ricordi, i loro racconti, le loro grandezze, le loro debolezze, le loro manie, le loro bizzarie e quant'altro, come tutti del resto, ma sempre con qualcosa in più.
Che necessità c'era di andare a teatro? Quello che loro ci offrivano era di qualità extra.
E gratis per giunta
2.

Questo di più è quello che Luciana Gentilini ci regala in questo nuovo libro con le sue impressioni e suoi pensieri sull'intellighenzia internazionale del secolo scorso. Così scopriamo i retroscena del rapporto tra Falqui e Gianna Manzini, il senso, scarso, di ospitalità di Bona De Pisis e insomma l'aspetto più umano e forse più vero di grandi personalità; un documento storico che riesce a divertire grazie allo stile ironico e pungente della sua autrice anche se ci lascia un po' di malinconia per un tempo che non c'è più.
A differenza del precedente libro “Continuare il tempo” dove di fatto il tempo è sospeso perché Luciana Gentilini decide di non inserire alcun riferimento temporale ai suoi ricordi di una vita coniugale che è rimasta sospesa, interrotta, dopo la scomparsa del marito, in questa opera invece i suoi appunti seppur circoscritti, datati ci raccontano di un'epoca sospesa in cui le varie forme d'Arte si incontravano tra loro e dal cui incontro nasceva altra insuperabile Arte.
Una Vita Oltre” ci restituisce un tempo passato ma non superato, anzi eterno come l'Arte di questi grandi artisti e grandi artiste che oggi in questa opera ci vengono restituiti in una dimensione concreta eppure effimera, proprio come solo l'Arte sa essere.



 "Una Vita oltre"   di Luciana Gentilini
 Ed. SilvanaEditoriale
2017
pagg. 177










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1 L.GENTILINI, “Una Vita Oltre”, ed. SilvanaEditoriale, Milano, 2017, pag. 13.

2 L. GENTILINI, “Continuare il tempo”, ed. De Luca Editori d'Arte, Roma, 2013, pag. 129.




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martedì 2 gennaio 2018

Buon Anno nuovo, 2018



"Apriremo il libro.
Le sue pagine sono bianche.
Saremo noi a inserire le parole.
Il libro si chiama Opportunità

e il suo primo capitolo è il primo giorno dell'anno..."
Edith Lovejoy Pierce