Mistiche d'Italia- Lucrezia della Genga e le Lucrezie todine
Arrivando a Todi tutto colpisce per il suo aspetto antico eppure attuale, accogliente come la sua piazza che ti riporta ad un tempo lontano capace di immergerti in fatti passati facendoti respirare la sua epoca come il Duomo dalla sua imponente scalinata che come un abbraccio ti invita a salire per entrare nel mistero spirituale confortato dai palazzi temporali al suo fianco come il Comune e i suoi grandiosi archi e con la scalinata su cui ti sembra di poter vedere ancora un avo con il suo mantello di feltro che si arrocca sui suoi gradini per questioni di massima urgenza.
E
tra i palazzi dei potenti, religiosi o laici che siano, sta un
piccolo convento che si fatica quasi a trovare se non con caparbia
volontà lo si cerca. E' noto come “Le Lucrezie”.
L'entrata al monastero |
Il Chiostro |
Lucrezia
della Genga, figlia di Simone della Genga, conte della Genga nella
Marca Anconetana, nacque intorno al 1340 e andò in sposa a Federico
Baldino dei conti di Marsciano da cui ebbe un figlio che come
tradizione vuole fu chiamato come il nonno, Baldino.
Proveniente
da Roma ma la cui famiglia era originaria delle Marche, a Roma fondò
un convento presso la chiesa di Santa Maria della Minerva1.
Rimasta
vedova già nel 1400 dopo che perse anche suo figlio a breve distanza
dal marito2,
ebbe problemi con la famiglia dei Conti Marsciano che rivendicavano
indietro la dote. Lucrezia volle investire invece questi averi
creando un monastero che accogliesse le terziarie francescane. Nel
1411 è documentato l'ordine di costruzione di un monastero a Todi.3
L'entrata del monastero |
L'esempio
infatti di San Francesco e di Santa Chiara aveva ispirato molte
seguaci che volevano vivere secondo la regola dei Santi francescani,
in collettività senza prendere i voti e rimanendo nella società in
mezzo ai più bisognosi, come accadde a Foligno con la
Beata Angela, la Magistra Theologorum,
convertitasi dopo aver visitato la tomba di San Francesco nel 1299,
definita addirittura “alter Franciscus”4
e in questo stesso periodo a Beata Angelina, figlia del Conte Giacomo Maresciano5,
cognata di Lucrezia,
che sempre a Foligno nel convento di Sant'Anna diede sede al
terzo ordine francescano regolare nel 1388, riconosciuto
ufficialmente nel 1404 da Papa Bonifacio IX.6
Alcuni
vogliono proprio Angelina tra le prime seguaci di Lucrezia nel
monastero todino allorché in numero di dodici, le donne che
composero il primo nucleo stanziale dell'ordine francescano, si
fermarono a Todi. Lucrezia acquistò un primo nucleo di abitazioni
da cui prese avvio il complesso conventuale: domus seu locus
religiosus.
Figure femminili negli affreschi della Cappella monacale |
Il Chiostro |
Nel
1425, all'età di 84 anni, Lucrezia fece testamento davanti al notaio
Bartolomeo di Guarriscio di Francesco il 28 marzo7
nel quale oltre a citare come eredi i nipoti, i figli del fratello
Contuccio della Genga8,
lasciava gli stabili del monastero alle sue consorelle tra cui sua
sorella Caterina Zuccano
che le succedette alla guida del
monastero nel
14289.
Inizialmente
al monastero fu dato il nome di San Giovanni Battista ma dopo il
lascito di Lucrezia che venne ulteriormente ampliato grazie alle
altre consorelle che acquistarono altri edifici attigui, venne per
tutti e da allora chiamato “Le Lucrezie”.
La piazzetta antistante l'entrata |
Nel 1429 infatti anche le altre consorelle parteciparono attivamente all'ampliamento dello stabile acquistando altre proprietà limitrofe ed ingrandendo così il monastero tanto da riuscire a creare una piazzetta antistante l'arco di entrata.
All'entrata del monastero
si trovava lo strumento emblematico della clausura delle monache: la
Ruota.
Sebbene
inizialmente l'ordine terziario francescano non prevedesse la
clausura nel tempo e soprattutto con il Concilio di Trento questa fu
imposta anche al monastero delle Lucrezie dove la Ruota divenne
quindi strumento di comunicazione con l'esterno. Essa veniva usata
sia per introdurre derrate alimentari sia vestiario e comunicazioni
quando a volte anche infanti che venivano affidati alle cure delle
monache.
La Ruota del monastero delle Lucrezie. |
Dopo
la Controriforma nel 1498, l'importanza della Ruota venne
sottolineata e rafforzata dall'Arcivescovo Angelo Cesi che ne volle
rimarcare l'importanza e anzi chiuse la porta del monastero
dall'esterno in favore di un maggior lavoro della Ruota quale unico
mezzo di contatto con il mondo esterno: “...onde evitare
qualunque inconveniente che fosse in ogni tempo mai potuto
insorgere”10.
La Cappella del monastero, oggi museo lapidario di Todi. |
La
Cappella è rimasta invece dedicata a San Giovanni Battista e
annovera affreschi della prima metà del Seicento ed oggi ospita la
collezione del Museo Lapidario.
I tre ordini del monastero |
Trai suoi
beneficiari si annovera anche Papa Eugenio IV che nella sua impresa
di riformare la chiesa cattolica fece delle concessioni al
monastero11.
Lucrezia
della Genga non sarà ritenuta né santa né beata ma ebbe comunque
il grande merito locale di dare una sede stabile alla congregazione
francescana dell'ordine terziario che presente nella città dal 1298
non aveva mai avuto una residenza permanente che appunto le diede Lucrezia
entro le mura fortificate di Todi da cui ammirare e contemplare la
natura e tutte le sue creature. Scelse infatti un luogo a ridosso
delle mura romane, un po' arroccato che nelle epoche più moderne
soffrirà infatti delle frane che porteranno le monache nel 1700 e
definitivamente nel 1800 a dover abbandonare il monastero per le
importanti lesioni che avevano colpito
Il panorama dal Chiostro del monastero delle Lucrezie |
Il complesso del monastero visto dai giardini Oberdan. |
L'opera
di Lucrezia è oggi ancora importante per tutto il tessuto urbano e
popolare todino; il complesso del Convento delle Lucrezie infatti è
un importante fulcro per la popolazione locale essendo sede del Museo
lapidario nei locali dell'ex cappella conventuale, sede del teatro
detto “nido delle aquile” nel primo ordine mentre nell'ordine
superiore è presente una scuola.
Lucrezia
morì nel 1445.
1Pannello
espositivo Convento Le Lucrezie, Todi.
2www.beatangelinadimarsciano.it consultato 11/11/ 2017
3www.siusa.
archivi.beniculturali.it consultato il 13/11/ 2017
5
Moroni Romano G.,“Dizionario di erudizione storico- eclessiastica
da San Pietro sino ai nostri giorni” Volume 38, Pag. 246, 1844.
6www.beatangelinadimarsciano.it
URL Cit.
7
Pannello espositivo del Convento delle Lucrezie, Todi.
8URL
www.beatangelina Cit.
10Pannello
espositivo del monastero delle Lucrezie, Todi.
11www.siusa.archivi.beniculturali.it
URL Cit.
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Che bellissima storia, tu mi affascini sempre Silvia!
RispondiEliminaGrazie mille.
Eliminaciao la forza femminile si sente anche nelle mura di un convento e lascia il suo segno nella storia che va ... grazie che ci fai scoprire le varie forme della forza femminile
RispondiEliminaGrazie a te Mariadoria per venire sempre a curiosare qui...
EliminaCiao, ha ragione sr. MariaDoria. La forza femminile è da sempre universale, non smetterà mai di stupirci per quanto piccole le nostre azioni possono essere. Descrivi questi fatti storici come una storyteller, bellissimo. Grazie, Federica
RispondiEliminaGrazie Federica, la tua storyteller sempre pronta...
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