#8 Big Eyes
Siamo arrivati alla settimana
di Natale e come tradizione vuole non c’è nulla di meglio che una bella favola
anche se non proprio natalizia, una
favola moderna talmente surreale che solo un regista come Tim Burton poteva
proporre ma è una favola diversa però anche da quelle a cui ci ha abituato il regista, è
la storia vera di una pittrice a cui hanno rubato il talento. Margaret Keane
infatti negli anni’50 divenne una delle artiste più quotate ed apprezzate nel
mondo, dai galleristi ai collezionisti tra cui l’imprenditore italiano Dino
Olivetti che fu tra i primi acquirenti famosi della pittrice; una storia talmente
normale che è incredibile ma vera.
Trama: Margaret Ulbrich (Amy Adams) lascia il marito
e scappa con la figlia, rifugiandosi a Los Angeles dove inizia una nuova vita
mantenendosi dipingendo e conosce Walter Keane durante un’esposizione in un
parco cittadino, ne rimane affascinata e quando il primo marito la minaccia di
toglierle la bambina decide di accettare la proposta di matrimonio di Walter
con cui ormai si frequenta assiduamente. Walter infatti sembra proprio l’uomo
giusto, pronto a sorreggerla e spronarla nella sua passione che è anche la sua.
Lui è un sedicente pittore e un grande venditore e in breve tempo riesce a far esporre le opere della moglie, ma non le sue, con un espediente… se le attribuisce, d’altronde la moglie, Margaret, firma con il solo cognome di Keane. Dapprima Margaret non sa nulla ma poi inavvertitamente una sera se ne accorge e lo prega di non farlo più ma di riconoscerle il suo talento cosa che invece non avverrà. Il suo stile e i suoi soggetti: dei bambini e bambine con grandi occhi ma molto tristi catturano in pochi anni il pubblico e i divi di Hollywood assicurando alla famiglia Keane un’agiatezza insperata di cui Margaret è l’autrice in incognito. Quando le pretese del marito però si faranno troppo azzardate, costringendola a rinchiudersi in una stanza a dipingere fino ad addormentarsi, e soprattutto quando Margaret reclamerà una sua strada artistica, Walter rivelerà tutto il suo squallore che sfocerà nella violenza contro Margaret e sua figlia, tentando di bruciarle vive. Margaret scappa alle Hawaii e trova il coraggio, dopo dieci anni, di divorziare e soprattutto si rivolgerà alle autorità legali per avere finalmente giustizia: vedere riconosciuta la sua arte. Durante il processo dimostrerà infatti di essere lei e solo lei l’unica vera artista in grado di concepire e trasformare in quadri le sue emozioni.
Lui è un sedicente pittore e un grande venditore e in breve tempo riesce a far esporre le opere della moglie, ma non le sue, con un espediente… se le attribuisce, d’altronde la moglie, Margaret, firma con il solo cognome di Keane. Dapprima Margaret non sa nulla ma poi inavvertitamente una sera se ne accorge e lo prega di non farlo più ma di riconoscerle il suo talento cosa che invece non avverrà. Il suo stile e i suoi soggetti: dei bambini e bambine con grandi occhi ma molto tristi catturano in pochi anni il pubblico e i divi di Hollywood assicurando alla famiglia Keane un’agiatezza insperata di cui Margaret è l’autrice in incognito. Quando le pretese del marito però si faranno troppo azzardate, costringendola a rinchiudersi in una stanza a dipingere fino ad addormentarsi, e soprattutto quando Margaret reclamerà una sua strada artistica, Walter rivelerà tutto il suo squallore che sfocerà nella violenza contro Margaret e sua figlia, tentando di bruciarle vive. Margaret scappa alle Hawaii e trova il coraggio, dopo dieci anni, di divorziare e soprattutto si rivolgerà alle autorità legali per avere finalmente giustizia: vedere riconosciuta la sua arte. Durante il processo dimostrerà infatti di essere lei e solo lei l’unica vera artista in grado di concepire e trasformare in quadri le sue emozioni.
Il marito Walter morirà nel
2000 povero e rancoroso senza aver prodotto mai più neanche un quadro.
Margaret, tornata a San Francisco ha aperto una sua galleria e dipinge ancora
ogni giorno.
Le sue opere sono ancora nei
Musei e nelle collezioni private più importanti del mondo.
Scelto perché: Margaret stessa
intervistata per il film dice di essere stata succube di un uomo affascinante
che poi nei fatti si è rivelato un bugiardo e un violento e soprattutto era
condizionata da una mentalità maschilista che ancora negli anni’50 era molto
forte e riteneva il marito, il padre di famiglia il solo che decideva per tutti
in modo incondizionato, così accettò seppur in un secondo momento che il marito
si presentasse come l’artista “perché i
quadri di una donna non li avrebbe comprati nessuno” le diceva. Questa
storia, dice ancora la vera Margaret, “è stata
importante raccontarla, perché la verità è venuta finalmente a galla. Spero che
abbia aiutato chi vive situazioni difficili ad avere il coraggio di parlare, a
chi sbaglia, di voltare pagina e cominciare da capo”.
Titolo: Big Eyes
Naz.: USA
Naz.: USA
Anno: 2014
Durata: 105 min.
Regia: Tim Burton
Produzione: Lynette HowellCast: Amy Adams, Christoph Waltz
Una buona favola, insolita, di
Natale…
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