Olympe de Gouges consegna i suoi Appunti patriottici al Re e alla Regina |
Dire chi era Olympe De Gouges
non è affatto facile, si potrebbe iniziare a dire che era Marie, innanzitutto,
nata il 7 Maggio 1748 a Montauban. Nata da Anne- Olympe Mouisset e dal noto e
facoltoso scrittore Le Franc de Pompignan ma crebbe col marito della madre, il
macellaio Pierre Gouze.
Ma Marie nasce ancora nel 1766
quando ad un anno dal matrimonio con un cuoco e dalla nascita di suo figlio
Pierre, a poco meno di vent’anni, prende il nome di Olympe de Gouges e
nonostante Marie abbia ricevuto un’istruzione sommaria, Olympe di contro scrive
opere teatrali, frequenta i salotti e i maggiori intellettuali della sua epoca,
grazie al supporto economico del suo nuovo marito more uxorio, dopo la morte del suo precedente coniuge, l’imprenditore
Jacques Biétrix de Rozières che la porta a Parigi, nel cuore degli eventi
culturali e poi rivoluzionari.
Olympe, così come Marie, sa che
nel suo sangue scorre patrimonio di scrittore e trova la sua espressione nella
composizione di opere, dapprima culturali ma poi con l’avvento rivoluzionario con opere politiche volte non solo più
ad educare il popolo sulla condizione femminile, scrive ad esempio nel 1786 la pièce “Le Mariage inattendu de Chérubin” in cui denuncia la barbarie dei
matrimoni combinati, ma ora volte a spronare l’iniziativa popolare.
Nasce una nuova Olympe, ancora.
Nasce una nuova Olympe, ancora.
Nel 1788 scrive la sua prima opera
politica indirizzata direttamente ai francesi in cui propone la creazione di
una cassa patriottica per ridurre il debito pubblico, come lo chiameremmo oggi.
E non si fermerà più; cambierà spesso residenza per seguire da vicino gli
avvenimenti più salienti e stare sempre lì dove c’è fermento politico.
Olympe ormai ha abbandonato l’occitano,
ha dimostrato a Marie di saper parlare francese, ha dimostrato a tutti di
essere una valente compositrice di opere teatrali che vengono rappresentate e
dalla Commedie francese e da quella Italiana, una chimera per un autore
qualsiasi figuriamoci per un’autrice. Ma Olympe è, e sarà, soprattutto capace di
dimostrarsi una valente erede di un padre che non l’ha mai riconosciuta
legalmente ma solo nei fatti e tanto però le bastò per sapere chi fosse, quanto
valesse e per pretendere da tutti gli altri pari diritti, per tutte le donne.
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Stimolò, cercò, sperò, aspettò
che la Rivoluzione portasse i suoi frutti di uguaglianza, un’uguaglianza reale,
vera per tutti, che riconoscesse le differenze tra i sessi, le rispettasse e
tutelasse, in quanto tra l’altro la Rivoluzione aveva visto anche le donne in prima linea lottare per la libertà e l’uguaglianza; la Rivoluzione era anche
merito e lavoro loro; la Rivoluzione doveva qualcosa anche alle donne.
Ma come una figlia ingrata, la
Rivoluzione proprio per quelle donne che si erano più esposte fu una gogna,
quando andò bene, o il più terribile dei tribunali: inquisì, intimò abiure e lì dove trovò resistenza ed orgoglio dispensò
solo morte.
Olympe attese con speranza la
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ma non trovò corrispondenza
con i suoi ideali ed aspettative, secoli prima di noi si accorse che la
declinazione solo al maschile non includeva ma escludeva e sanciva; Olympie
quindi decise che lei avrebbe rispettato, fatto rispettare il patto con le
cittadine che la Rivoluzione aveva invece tradito.
Nei Diritti della donna e della
cittadina si appella alla Regina e dà sfogo alla sua veemenza poiché essa
stessa ammetterà di se’ “La natura ha
messo nella mia personalità, la fierezza e l’audacia di un uomo coraggioso”[1], infatti al I articolo
postula che “La Donna nasce libera e
mantiene parità di diritti con l’uomo”[2] e da questa base muove,
riprendendo articolo per articolo, i suoi diciassette articoli sui diritti e
doveri delle cittadine francesi.In “Svegliati, donna!” annuncia: “...riconosci
i tuoi diritti! L’uomo schiavo ha moltiplicato le forze ed ha avuto bisogno di
ricorrere anche alle tue per spezzare le proprie catene. Diventato libero, si è
mostrato ingiusto verso le sue compagne. O donne, donne!”[3].
Ma siamo solo nel 1791 e ancora
molte cose devono accadere, ancora la Rivoluzione deve dare il suo “meglio” che
uomini, sempre altri uomini, sceglieranno per lei, ancora le donne partecipano
alle discussioni, ai fermenti di cambiamento che ancora ci sono, partecipano
agli scontri, anche fisici, che ancora ci sono, perché la Rivoluzione è ancora
creatura appena nata, va guidata, custodita, ancora può diventare tutto ciò per
cui era nata, può dare il meglio di se’ e rispondere a tutte le più alte
aspettative che quella Uguaglianza, Fraternità e Libertà racchiudono.
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Ritratto di Olympe de Gouges, Alexandre Kucharsky, XVII secolo. |
Ma basteranno pochi anni e
tutto questo sarà annullato, spazzato via da un clima di paura e sospetti, preludio di un Terrore, quel terrore che mano a mano avrà scacciato via le
donne dall’esercito, dai clubs, dalle associazioni e di lì a poco anche Olympe,
la donna che aveva “voluto essere qualcuno”[4], Marie, “solo una donna”, aprirà sul mondo intero i suoi occhi fieri per
richiuderli per sempre, perché per Olympe “Nessuno
dev’essere perseguito per le sue opinioni, per quanto radicali; come la donna
ha diritto di salire al patibolo, così deve avere anche quello di salire alla Tribuna”[5], per la Rivoluzione e i
suoi figli e tiranni, invece tutti, quelli sì uomini e donne vengono perseguiti
e condannati, a morte; l’unica avvertenza che la Rivoluzione sceglierà di
seguire ed attuare: Olympe, Marie Gouze, de Gouges verrà ghigliottinata il 3
Novembre 1793 a Parigi, dopo mesi di prigionia e un processo sommario, la sua
colpa: “ha voluto essere Uomo di Stato”[6].
[1]
De Gouges Olympe, “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”,
postfazione di Gaulier Emanuèle, Ed. il Melangolo, 2007, pag. 53.
[2]
Ivi, pag. 19.
[3]
Ivi, pag. 25.
[4]
Coaì scriverà al figlio nei suoi ultimi giorni di vita in prigionia in attesa
del processo.
[5]
Ivi, pag. 21.
[6]
Questo quanto scritto nel rapporto sulla morte di Olympe de Gouges del 14
Brumario, anno II della Repubblica.
Bibliografia:
De GOUGES Olympe, “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, postfazione di Gaulier Emanuèle, Ed. il Melangolo, 2007.
Opere su Olympe:
DE GOUGES Olympe, “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, postfazione di Gaulier Emanuèle, Ed. il Melangolo, 2007.
CUTRUFELLI Maria Rosa, "La donna che visse per un sogno", ed. Frassinelli, 2008.
De GOUGES Olympe, "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina", a cura di Udi Romana “La Goccia”, ed. Caravan, 2013.
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Articolo interessantissimo! Non conoscevo questo capitolo della storia della Rivoluzione Francese e infatti è vero: di solito l'unica donna di cui si parla durante la Rivoluzione è la regina e il suo "Mangino brioches". Grazie davvero per questo testo veramente interessante. Insieme a questo post scopro il tuo blog che salvo senz'altro tra i preferiti!
RispondiEliminaTi ringrazio davvero! Allora benvenuta e a presto.
EliminaAncora una storia che non conoscevo. Queste tue pillole sono davvero preziose. Mi piacerebbe ospitarti sul
RispondiEliminamio piccolo blog per scoprire come è nata l’idea di raccontarle!
Grazie Francesca, molto volentieri.
Eliminaincredibile ma interessante. quello che scrivi é unico. mi piace. a livello culturale insegna veramente tante cose belle quello che pubblichi. ciao
RispondiEliminaGrazie Mariadoria sei sempre molto attenta ed entusiasta, ti ringrazio molto. A presto.
RispondiEliminaWow! Olympe è sempre stata un mio mito, grazie alla sua dichiarazione. Ma fino ad ora non avevo mai approfondito il personaggio. Grazie per averci raccontato così bene e analiticamente la sua storia.
RispondiEliminaGrazie Rossella detto da te mi fa ancora più piacere.
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