...buona lettura.
Dalla
Conferenza di Pechino alle azioni pratiche
di
Silvia Palandri
L’Organizzazione
Mondiale della Sanità
A raccogliere le
raccomandazioni internazionali sulla necessità di indagare il
fenomeno della violenza contro le donne, è stata l’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), convinta del fatto che tale violenza
sia un’onta per quelle società che la tutelano e per quegli Stati
che non la combattonoi.
Negli anni, quindi, è stata creata una banca dati e sono stati
pubblicati degli studi su questo tema dai quali si apprende che
questa realtà appare sempre più preoccupante se si pensa che la
principale causa di morte per le donne di età compresa tra i 15 e i
44 anni è la violenza. L’OMS quindi, ponendo in evidenza la
tragicità del fenomeno che è trattato in modo ancora inadeguato da
parte degli Stati, sottolinea come la violenza contro le donne non
sia affatto un’eccezione ma attenga piuttosto alla normalità.
Viene infatti posta l’attenzione sul fatto che questa violenza si
consuma nel luogo più tradizionalmente ritenuto sicuro: il focolare
domestico, la famiglia, ed è perpetrata dalle persone meglio
conosciute dalle vittime: mariti, conviventi, parenti. In queste
relazioni violente spesso le percosse si accompagnano anche a
violenze psicologiche e verbali di altrettanta gravità. In effetti,
l’OMS mette in evidenza come la violenza di genere, oltre ad essere
un costo in sé che interessa il settore sanitario, quello dei
servizi sociali e quello giudiziario, produce nella realtà ulteriori
effetti, danni, denominati “indiretti”, che sono poco
quantificabili ma incidono pesantemente sull’intera società.
Questi costi “indiretti” sono la sofferenza, la paura, i problemi
psicologi e le malattie psicosomatiche che le vittime sviluppano in
reazione ai traumi subiti.
Per l’OMS il
settore sanitario, per quanto riguarda i paesi industrializzati, ha
una funzione fondamentale nell’affrontare questa problematica,
poiché è il primo ‘servizio’ con il quale le donne che hanno
subito violenza si confrontano. Purtroppo, viene anche messo in
evidenza come, molto spesso, questo ‘servizio’ non è in grado di
sfruttare al meglio tutte le sue potenzialità; infatti, i medici
stessi, gli infermieri e il personale paramedico non sono
sufficientemente informati e formati sul fenomeno, così che spesso
si fermano ai bisogni sanitari immediati senza saper riconoscere
l’esistenza di una violenza quale causa di tali bisogni.
L’ OMS quindi
sancisce come importantissimo l’intervento sanitario, ma sottolinea
anche l’assoluta necessità di azioni multisettoriali per
contrastare le violenze verso le donne, ritenendo che alla base di
queste ci siano condizioni di disuguaglianza tra i sessi; riconosce
inoltre come essenziale l’analisi delle cause, delle attitudini e
delle credenze maschili su cui si basano e si alimentano le violenze
nei confronti delle donne e la relativa necessità di coinvolgere e
sensibilizzare gli uomini su questo tema. L’OMS sottolinea
l’esigenza, da parte degli Stati, di fornire alle donne pari
condizioni socio-economiche per colmare quella disparità ritenuta
causa delle violenze e per questo fine invita gli Stati a collaborare
con le Organizzazioni Internazionali e le ONG e ad applicare i
trattati e gli accordi internazionali ratificati in tema di diritti
umani poiché, ribadisce ancora una volta anche l’OMS, la violenza
contro le donne fa parte delle violazioni dei diritti umani, e quindi
invita gi Stati a modificare in tal senso le leggi, le politiche e i
programmi nazionali.
i
Etude Multipays de l’OMS sur la
santé des femmes et la violence domestique à l’égard des
femmes, Premier
résultat concernant la prévalence, les effects sur la santé et le
réaction des femmes, pag. 8,
Switzerland, 2005.
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