Ugolina
di Biella: Una storia di emigrazione italiana di Jean Webster -
PublisHERstory
Quanti italiani, tra la seconda metà dell’Ottocento e il
primo ventennio del Novecento, sono emigrati in America in cerca di prospettive
di vita migliori? La nostra penisola, colpita da una profonda crisi economica,
non garantiva un salario adeguato ai lavoratori, i quali, con coraggio e
spirito d’iniziativa, ma con il cuore straziato, decisero di lasciare le
proprie famiglie e origini per trasferirsi e inseguire il sogno americano.
Tante furono le difficoltà incontrate, tra cui una severa discriminazione da
parte degli abitanti autoctoni che costrinse gli italiani ad accettare spesso
condizioni di lavoro innaturali e trattamenti inaccettabili, con la speranza di
poter migliorare un giorno la loro situazione.
Jean Webster, celebre per il suo capolavoro Papà Gambalunga, visitò il Bel Paese durante il secondo semestre del suo terzo anno al Vassar College per scrivere la tesi Pauperism in Italy, e rimase colpita dai luoghi, dalla storia, dalla cultura e dal colore locale tanto da ritornarci tra l’inverno del 1903 e la primavera del 1904, e nell’estate del 1905. Sempre attiva in campo sociale, Jean Webster prese a cuore la questione della povertà in Italia e dei moti contadini di fine Ottocento.
L'autrice statunitense era vissuta in una famiglia di
attiviste, si era interessata alle battaglie per la parità di genere e il
diritto all’istruzione - tematiche che emergono dalla maggior parte dei suoi
romanzi -, ma anche per la riforma degli orfanotrofi e delle carceri; la sua
produzione si prefigge l’obiettivo di trattare con ironia e scrupolosità anche
altre tematiche come quella del razzismo (Il
mistero di Four-Pools), della salute mentale e dell’alcolismo (Caro nemico), e Ugolina di Biella non fa eccezione.
L'emancipazione femminile è infatti uno
dei principi cardine su cui basò la sua vita e le sue opere: da Judy a Sallie,
da Marcia a Polly, le donne di Webster sono tutte indipendenti e
anticonvenzionali, proprio come Ugolina di Biella.
Il racconto, che vede protagonista una delle domestiche
che animò casa Webster dal marzo 1905 circa, abbraccia sia la tematica
dell'emigrazione che quella dell'emancipazione femminile. Jean Webster si
abbandona a un ritratto di Ugolina alternando episodi esilaranti ad aneddoti
raccontati dalla domestica stessa che la presentano come una donna testarda,
determinata, dedita al lavoro, ma soprattutto emancipata, trasferitasi
dall'Italia negli Stati Uniti su consiglio del fratello per assicurarsi
l’indipendenza assoluta.
All’interno del racconto si mescolano elementi tipici
della cultura italiana (come le canzoni popolari cantate da Ugolina, l’amore
per la buona cucina e la profonda religiosità, i quali vengono utilizzati come
stereotipi tipici del consueto stile ironico che caratterizza la prosa
dell’autrice) e di quella americana (come i riferimenti a usi, costumi e
luoghi). L’apparato di note previsto nell’edizione PublisHERstory fornisce a
chi legge tutte le informazioni necessarie per inquadrare il testo nel periodo
storico in cui è stato concepito, oltre a integrare il racconto di Jean Webster
con le informazioni che si ricavano dalla bozza scritta dalla madre Annie
Moffett dal titolo Enter Ugolina.
Quest’ultima riporta molti episodi già presenti in Ugolina of Biella, ma indugia su altri particolari che la figlia ha
escluso e che risultano utili per avere un’idea di insieme della vita e dei
modi di fare della domestica italiana. Inoltre, il volume è fruibile da tutti,
grazie all’utilizzo di un font ad alta leggibilità.
Ugolina
di Biella viene dato alle stampe oggi per la prima volta in Italia
e nel mondo: il dattiloscritto, che rientra tra i Jean Webster Papers del Vassar College (istituto dove lei si
formò), fu messo in un cassetto per dare spazio alla stesura di altre opere più
importanti, e di fatto non fu più rimaneggiato né proposto ad alcuna rivista.
Ciò lo rende un tesoro prezioso da riscoprire per conoscere più a fondo una
parte della vita di Webster, date le scarse notizie biografiche riportate nel
volume di Alan e Mary Simpson e Ralph Connor Jean Webster: Storyteller.
Miriam Chiaromonte