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domenica 27 settembre 2020

Grazia Deledda-- unicità da Nobel

Grazia Deledda 
nel francobollo del 1971
 a lei dedicato. 




Almanacco del 27 settembre:

Da autodidatta insegnò ai letterati e letterate cosa voleva dire essere e allo stesso tempo accogliere creando unicità  come infatti  fu proprio l’opera e lo stile della scrittrice Grazia Deledda.

Nata in Sardegna il 27 settembre 1871 nella città di Nuoro, crebbe in una famiglia benestante  che le riuscì a  garantire un’istruzione anche dopo il livello elementare, era infatti molto difficile per le donne all'epoca poter continuare gli studi oltre un livello basilare. Bisogna infatti parlare purtroppo di eccezioni per quelle donne che riuscirono ad avere un'istruzione completa e continuativa. 
Grazie infatti ad un precettore privato acquisì i rudimenti della lingua francese, latina e italiana per poi proseguire come autodidatta. Questo non le impedì di dedicarsi alla scrittura di poesie, racconti e anche alla traduzione. Sua è infatti una delle prime traduzioni di Eugénie Grandet  di Balzac.

Sposatasi nel 1900 con Palmiro Madesani, un funzionario del Ministero delle Finanze, si trasferisce a Roma dove abiterà per il resto della sua vita e dove già aveva dei contatti  dopo la pubblicazione delle sue prime opere, Anime oneste del 1895 e Paesaggi del 1896. Sempre nel 1900 pubblica il Vecchio della montagna, oltre a vari articoli per le riviste Piccola Rivista, La Sardegna e Nuova Antologia.

Le sue opere furono notate ed apprezzate da subito per il suo stile del tutto personale che se da una parte la rese di difficile collocazione in uno stile letterario che all’epoca si divideva tra veristi e decadentisti, dall’altra la faceva rassomigliare agli scrittori russi. Deledda è riuscita infatti nelle sue opere a conciliare l’animo della sua terra sarda, del sentire sardo con l’emotività  di un intero genere umano, facendo della sua isola un’ emblema delle vicissitudini umane e soprattutto è riuscita ad usare la lingua italiana come una trasposizione di quella sarda a lei più familiare e amata. Lei stessa e di frequente riconosceva di non conoscere bene l’ italiano ma riuscì comunque, nelle sue opere, a fare una sorta di traduzione dalla lingua sarda a quella italiana cercando di non perdere quelle verità che solo un dialetto a volte riesce a comunicare.
Per questo essere riuscita ad esprimere nello stesso tempo la sua realtà sarda elevandola a realtà più generale e comune, delle comuni genti alle prese con la vita e le sue difficoltà ma anche le sue gioie e misericordie inaspettate, per essere riuscita a conciliare la lingua sarda con la più “accademica” e a volte inespressiva lingua italiana venne apprezzata ed amata anche da scrittori esteri come l’inglese  D. H. Lawrence che curò la traduzione de “La Madre” e come Gorkij, e spesso proprio per la sua volontà di parlare e descrivere la sua terra viene affiancata alla grandezza degli scrittori russi come Tolstoj, da lei peraltro molto amato. 
Fu la seconda donna, in ordine di tempo, che vinse il Nobel per la letteratura nel 1926.

Si spense a Roma il  15 agosto del 1936 per un tumore; la sua tomba si trova a Nuoro nella Chiesa della Solitudine e la sua casa natìa è ora un museo a lei dedicato. 

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Opere:

Nell'azzurro!..., Milano, Trevisini, 1890.
Stella d'oriente/Ilia di Saint-Ismael, Cagliari, Tip. Edit. dell'Avvenire di Sardegna, 1890.
Fior di Sardegna, Roma, Perino, 1891.
Racconti sardi, Sassari, Dessì, 1894.
Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna, Roma, Forzani e c. tipografi del Senato, 1894.
Anime oneste. Romanzo famigliare, Milano, Cogliati, 1895.
La via del male, Torino, Speirani e Figli, 1896.
L'ospite, Rocca S. Casciano, Cappelli, 1897.
Paesaggi sardi, Torino, Speirani e Figli, 1897.
Il tesoro, Torino, Speirani e Figli, 1897.
Le tentazioni. Novella sarda, in "Nuova Antologia", 1898; Milano, Cogliati, 1899.
La giustizia, Torino, Speirani e Figli, 1899.
Giaffah. Racconto, Milano-Palermo, Sandron, 1900.
Il vecchio della montagna, Torino, Roux e Viarengo, 1900.
Elias Portolu, in "Nuova Antologia", agosto-ottobre 1900; Torino-Roma, Roux e Viarengo, 1903.
La regina delle tenebre, Milano, Agnelli, 1902.
Dopo il divorzio, Torino, Roux e Viarengo, 1902.
I giuochi della vita, in "Nuova Antologia", 1902; Milano, Treves, 1905.
Cenere, Roma, Nuova Antologia, 1904.
Nostalgie, Roma, Nuova Antologia, 1905.
L'ombra del passato, Roma, Nuova Antologia, 1907.
Amori moderni, Roma, Voghera, 1907.
Il nonno. Novelle, Roma, Nuova Antologia, 1908.
L'edera, in "Nuova Antologia", 1908; Milano, Treves, 1921.
Il nostro padrone, Milano, Treves, 1910.
Sino al confine, Milano, Treves, 1910.
Colombi e sparvieri, Milano, Treves, 1912.
Chiaroscuro. Novelle, Milano, Treves, 1912.
L'edera. Dramma in tre atti, con Camillo Antona-Traversi, Milano, Treves, 1912.
Canne al vento, in "L'Illustrazione italiana", 12 gennaio-27 aprile 1913; Milano, Treves, 1913.
Le colpe altrui, Milano, Treves, 1914.
Marianna Sirca, Milano, Treves, 1915.
Il fanciullo nascosto. Novelle, Milano, Treves, 1915.
L'incendio nell'oliveto, Milano, Treves, 1918.
Il ritorno del figlio; La bambina rubata. Novelle, Milano, Treves, 1919.
La madre, Milano, Treves, 1920.
La Grazia. Dramma pastorale in tre atti, con Claudio Guastalla e Vincenzo Michetti, Milano, Ricordi, 1921.
Il segreto dell'uomo solitario, Milano, Treves, 1921.
Il Dio dei viventi, Milano, Treves, 1922.
Il flauto nel bosco. Novelle, Milano, Treves, 1923.
La danza della collana, Milano, Treves, 1924.
La fuga in Egitto, Milano, Treves, 1925.
Il sigillo d'amore, Milano, Treves, 1926.
Annalena Bilsini, Milano, Treves, 1927.
Il vecchio e i fanciulli, Milano, Treves, 1928.
Il dono di Natale, Milano, Treves, 1930.
Il paese del vento, Milano, Treves, 1931.
La vigna sul mare, Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1932.
Sole d'estate, Milano, Treves, 1933.
L'argine, Milano, Treves, 1934.
La chiesa della solitudine, Milano, Treves, 1936.
Cosima, in "Nuova Antologia", 16 settembre e 16 ottobre 1936; Milano, Treves, 1937.
Il cedro del Libano. Novelle, Milano, Garzanti, 1939.


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