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mercoledì 27 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #48







#48 We want sex



Sulla scia del tema che OG ha scelto per arrivare a concludere questa iniziativa di “Un film di una donna a settimana per un anno?” liberamente ispirata a #52FilmsbyWomen che appunto si concluderà tra qualche settimana, un film inglese di qualche anno fa che è stato prodotto dalla BBC e che ci introduce seppur con qualche finzione scenica, negli avvenimenti realmente accaduti in un paese dell'Essex nel 1968 quando un gruppo di quasi duecento operaie lottò per rivendicare i loro diritti.

Trama:
Nella cittadina di Dagenham ha sede una delle fabbriche americane delle automobili tra le più importanti, la Ford tuttavia le condizioni lavorative riservate alle operaie sono davvero critiche.
Le donne assunte nella fabbrica sono addette alla cucitura dei sedili automobilistici ma sono sottopagate, hanno orari massacranti che minano la loro stabilità fisica e familiare, né alcuna condizione di sicurezza, occupano infatti il vecchio capannone degli anni '20 vecchio ed obsoleto, dove fa caldo e ci piove dentro. Le operai decidono quindi di unirsi e protestare per reclamare i loro diritti e la loro condizione economica, infatti sono state paragonate ad operai non qualificati e come tali vengono retribuite.

Così si raggruppano sotto la guida di Rita O'Grady e attuano uno sciopero che sarà davvero in grado di mettere in serie difficoltà l'azienda, ottenendo visibilità tra l'opinione pubblica e il governo, coinvolgendo perfino la deputata Barbara Castle che supporterà la rivendicazione dei diritti lavorativi delle operaie per un' uguaglianza anche retributiva.

La loro lotta e determinazione sarà alla base della Legge che porterà alla parità di diritti lavorativi e salariali tra uomini e donne in Inghilterra.


Scelto perché:
La rivendicazione per un'adeguata remunerazione in favore delle donne a parità di mansione è davvero ancora molto attuale in tutto il mondo se pensiamo che negli Stati Uniti il Presidente Obama ha firmato una legge su questa materia solo nel 2009 o se ancora a Marzo di quest'anno il Censis stabiliva che le manager italiane guadagnano ben il 33% in meno rispetto ai manager.
Insomma se lo striscione originale delle operaie dell'Essex dichiarava: “We want Sex Equality!”, ovunque ancora c'è bisogno di sventolarlo!.




Titolo: We want sex
Titolo originale: Made in Dagenham
Nazionalità: UK
Durata:113 min.
Anno: 2010
Regia: Nigel Cole
Produzione: Laurie Borg, Elisabeth Karlsen, Stephen Woolly

Cast: Sally Hawkins, Miranda Richardson, Rosamunde Pinke




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lunedì 18 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #47






#47 Luisa Spagnoli 



Continuiamo per questa settimana ancora con il tema delle donne e del lavoro questa volta con una storia di successo al femminile, una grande imprenditrice italiana dello scorso secolo non sempre nota per i suoi successi che invece sono stati di importanza secolare visto che ancora oggi noi stess* possiamo godere delle sue intuizioni imprenditoriali.

La protagonista raccontata in questo film è infatti Luisa Spagnoli, inventrice sì della nota e ancora pregiata marca di abbigliamento femminile ma ancor prima di tanti prodotti dolciari tra cui il golosissimo Bacio e della Perugina stessa!.
Il Film è stato pensato per la tv e interpretato da Luisa Ranieri, uscito a puntate sulle reti nazionali nel 2016, é proposto in  2 dvd. E' liberamente ispirato al racconto della biografia che ne fece Maria Rita Parsi nel libro "Le Italiane" a cura di Annamaria Barbato Ricci, dal titolo appunto di "Luisa Spagnoli" pubblicato nel 2010 da Castelvecchio.


Trama:
Luisa vive a Perugia ed è sposata con Annibale un musicista con poca dimestichezza con il lavoro pratico mentre Luisa ha una grande creatività che alla fine decide di assecondare comprando una confetteria abbandonata a cui ridà vita grazie ai suoi esperimenti culinari e intraprendenza, lavora fino a notte fonda nonostante la cura dei tre figli. La sua buona volontà e i suoi sacrifici la mettono in luce in tutta Perugia e anche il signorotto della città, il Conte Sangiorgi le mette gli occhi addosso e cerca di condizionare le sorti della sua attività imprenditoriale per farla cedere al suo corteggiamento ma Luisa non cede.
Nonostante i pettegolezzi alimentati dal pregiudizio per il solo fatto che sia una donna a tirare avanti un'azienda e a mantenere la famiglia, riesce comunque grazie al suo talento dolciario ad avere un qualche successo ma Luisa stessa capisce che non basta e così per rispondere alle continue difficoltà anche date dalla diffidenza verso una donna 'manager', ha un'intuizione impegnativa ma che può aiutare sostanzialmente la sua impresa.
Propone infatti ai Buitoni, la nota azienda alimentare, una 'fusione' ...nasce la Perugina grazie a Francesco Buitoni che accetta la sfida, intuendone i benefici. Suo figlio Giovanni va quindi a Perugia per riassettare i conti dell'azienda e con la sua giovinezza ma perspicacia, lanciare i prodotti dolciari. Tra Luisa e Giovanni però, almeno inizialmente, non si crea un buon rapporto, i due caratteri molto forti e la determinazione di Giovanni indispettiscono Luisa mentre nel frattempo è scoppiata la Guerra e anche i suoi operai sono dovuti partire per il fronte, a corto di manodopera Luisa ha un'intuizione geniale, accoglie nella sua azienda le moglie, le sorelle degli operai garantendo così a se stessa continuità e alle famiglie un reddito. 
La presenza di operaie induce l'imprenditrice Spagnoli a voler creare un asilo aziendale, il primo mai pensato e creato, sostenendo che rendere migliori le condizioni di lavoro degli operai/e era essenziale per avere un rendimento migliore.
Luisa quindi difende le sue decisioni con Giuseppe e tra i due, costretti a lavorare tutto il giorno insieme, scoppia la passione che però non resta celata per troppo tempo. Di questo tenta di approfittarne il Conte Sangiorgi per far scoppiare uno scandalo e riprendersi la sua rivincita ma il marito di Luisa, Annibale, decide invece di fare un passo indietro senza darle nessuna colpa e rinunciando a lei, ritirandosi ad Assisi. Anche Francesco Buitoni però crede sia opportuno che i due si lascino ma Giuseppe invece lascia la famiglia e si trasferisce a Perugia, proprio nei locali della Perugina per stare con Luisa. L'azienda grazie alle idee di Luisa e l'appoggio e intraprendenza di Giuseppe intanto ha successo e si ingrandisce, Luisa inventa il cioccolatino più noto e mangiato ancora oggi: Il Bacio! Che diventa un po' l'emblema del marchio.

I prodotti dell'azienda dolciaria sbarcano anche oltreoceano e hanno un successo strepitoso ma le cose tra Luisa e Giuseppe si complicano, infatti Luisa, più grande di quattordici anni, si rende conto che Giuseppe ha bisogno di una compagna più giovane che possa dargli una vera famiglia con dei figli e lo lascia ma Giovanni non è della stessa opinione per risposta però decide di andare negli Stati Uniti per seguire gli affari dell'azienda.
Luisa a questo punto ha bisogno di un nuovo progetto e decide di assecondare la sua fantasia e progettualità aprendo una sartoria, che porterà il suo nome, essendo convinta che non ci sia ancora una moda adatta alle signore.
Inizia on poche lavoranti quando però si ammala improvvisamente e neanche l'arrivo di Giuseppe, accorso al suo capezzale, la potrà aiutare.


Scelto perché: La figura di Luisa Spagnoli, la sua forza creativa unita ad un'imprenditorialità straordinaria ha creato nell' 800 due aziende diverse ma altrettanto di successo grazie ad intuizioni geniali sia sul tipo di prodotti che per qualità e progettualità, e che hanno portato queste aziende ad essere a tutt'oggi ancora dei marchi di successo dopo secoli, eppure la sua figura non è così conosciuta né ricordata come invece dovrebbe al pari di altri grandi industriali italiani.



Titolo: Luisa Spagnoli
Nazionalità: ITA
Durata: 200 min.
Anno: 2016 
Regia: Lodovico Gasparini
Sceneggiatura: Franco Bernini, Gloria Malatesta
Produzione: Federica Rossi, Matteo Martari


mercoledì 13 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #46





#46 Mi piace lavorare (Mobbing)



La scorsa settimana abbiamo affrontato per la rubrica “Un film di una donna a settimana per un anno?” il tema delle donne e del lavoro da un punto di vista della commedia, questa settimana continuiamo a parlare del lavoro e delle donne ma in chiave più realistica e drammatica con un film di Francesca Comencini, interpretato da Nicoletta Braschi che ha vinto al Festival di Berlino del 2003 la sezione Panorama.

Trama: Anna è una mamma divorziata divisa tra lavoro, suo padre e sua figlia ma massimizzando il suo tempo e le sue energie ha saputo creare un buon equilibrio tra gli impegni lavorativi e personali, ottenendo gratificazioni perfino sul lavoro nella sua azienda dove è capocontabile.
Un giorno però la sua azienda annuncia una fusione con una multinazionale che non prevede in realtà, almeno a parole, un ricollocamento del personale che quindi è solo felice per la joint venture.

In verità per Anna comincerà una discesa professionale che la farà ammalare. Dal nuovo pc rotto, che nessuno le aggiusterà mai, alla ricerca di una fattura in archivio , precedentemente sottratta proprio dal capo, dal controllo della fotocopiatrice alla sincronizzazione temporale dei magazzinieri fino alla richiesta espressa dell'azienda di dimissione “volontarie” per aver deluso le aspettative aziendali tanto più che così da mamma single può avere più tempo per sua figlia.
Anna cade quindi in depressione da cui uscirà proprio grazie all'affetto di sua figlia che la spingerà a fare causa e a vincerla.


Scelto perché: Questo film è un'altra chiave di lettura della condizione femminile nel mondo del lavoro che ci presenta una realtà cruda in cui le donne protagoniste della scena lavorativa fuori casa, spesso sono doppiamente coinvolte come ci dimostra una recente ricerca del Censis per cui non solo a parità di mansione lavorativa una donna guadagna di meno di un collega ma un uomo passa un terzo del tempo di quello che passa una donna per fare le faccende domestiche e su cui spesso grava anche il così detto 'lavoro di cura', cioè il prendersi cura di un familiare malato o anziano.


Titolo: Mi piace lavorare (Mobbing)
Nazionalità: ITA
Durata: 89 min.
Anno: 2003
Regia: Francesca Comenicini
Soggetto: Francesca Comencini, Assunta Cestaro, Daniele Ranieri
Scenografia: Paola Comencini
Cast: Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini, Impero Bartoli.




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sabato 9 settembre 2017

Un film di una donna a settimana per un anno? #45



#45 Baby Boom




Ormai periodo di vacanze terminato, le scuole riaprono e il lavoro riprende e allora riprendiamo alla grande con questo film che OG vi suggerisce per questa settimana, la prima di settembre.


Questo film parla infatti delle donne e il lavoro, una commedia piacevole ma che tratta delle difficoltà per una donna di coniugare carriera e prole; del 1987 e candidato a due Golden Globe tra cui miglior attrice protagonista vede Diane Keaton donna in carriera ormai lanciata verso il successo quando...

Trama:

J.C. Wiatt è una donna in carriera con il suo bell'ufficio con tanto di segretaria personale nelle sfavillanti Torri Gemelle, sempre pronta a lottare per mantenere il suo posto di comando ai vertici dagli attacchi dei colleghi quando un giorno riceve una telefonata con cui le prospettano un'eredità di un lontanissimo cugino inglese.
J.C. é raggiante e felice di questo inaspettato colpo di fortuna e pensa di accettare senz'altro credendo ad un'enorme somma di denaro quando si reca in aeroporto per ritirare i documenti dell'eredità scopre che questa è una bimba di pochi mesi, Elisabeth! Sconvolta da questa novità che a sua volta le scombussolerà l'esistenza fatta di riunioni e orari notturni a lavorare decide di non tenere la bambina e di darla in adozione ma si accorge di non volerla lasciare e cerca allora di organizzare la sua vita privata e professionale intorno alla bambina.
Questa sua decisione però non viene accettata dal suo compagno storico che la lascia per un'esistenza più tranquilla e meno impegnativa e anche sul lavoro non sono più contenti della disponibilità condizionata di J.C. così perde anche il lavoro.
Credits:
By Source, Fair use,
https://en.wikipedia.org/w/
index.php?curid=12433298
Perso tutto, J.C. non si scoraggia e seppur demoralizzata decide di cambiare completamente vita e vende tutto, lascia la grande città e decide di traslocare in Vermont con la bambina, lì compra una fattoria e quando vede che Elisabeth è ghiotta degli omogenizzati fatti con i frutti del loro frutteto, le sue capacità manageriali verranno fuori e dal nulla J.C. realizzerà una nuova linea per bambini/e.


Superate le iniziali difficoltà per entrare nel mercato a cui risponderà di volta in volta modificando il suo piano aziendale, riuscirà ad affermarsi al punto tale che la sua vecchia azienda le propone l'acquisizione per 3 milioni di dollari...J.C. quindi rientra nella sua vecchia azienda ma questa volta direttamente nella Sala delle Grandi Riunioni come cliente e, nonostante l'allettante proposta, rifiuta. Presasi questa grande rivincita decide infatti di tornare in Vermont dove ha trovato anche il suo grande amore, il dottore del villaggio, e con tante altre buone idee in testa...

Scelto perché:
Questo film affronta in chiave di commedia quelle situazioni che le donne si trovano a dover fronteggiare sul lavoro soprattutto poi quando è presente un'esigenza legata alle/i bambine/i ma anche di come esse stesse possono essere la soluzione. Le donne stesse infatti hanno la forza e le capacità di riprendere in mano le situazioni più difficili e, pur non senza difficoltà, risollevarle anche a loro vantaggio grazie alla loro intelligenza senza paura di ricominciare da capo.


Titolo: Baby Boom
Nazionalità: USA
Durata: 103 min.
Anno: 1987
Regia: Charles Shyer
Sceneggiatura: Nancy Meyers, Charles Shyer
Produzione: Nancy Meyers
Cast: Diane Keaton, Sem Sheppard, Harold Raims.





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mercoledì 6 settembre 2017

Ogni passione spenta- Vita Sackville West







Ogni passione spenta di Vita Sackville West è un romanzo magistralmente scritto che ripercorre l'esistenza di una anziana donna dell'alta società britannica di fine '800.


Una Lady ultra ottantenne che alla morte del noto marito, Lord, ex primo ministro nonché Viceré d'India, padre dei suoi sei figli, marito devoto che le aveva offerto lusso  e prestigio, ha la possibilità di tornare ad essere quello che era stata prima del matrimonio, quello che avrebbe voluto essere, semplicemente Deborah, ora poteva esserlo anche per se stessa, dopo la morte del suo compagno, quello di una lunga vita...ma quale vita?. 

L'anziana mylady si ritrova ora senza impegni ufficiali, etichette da rispettare, adesso è libera, libera di ripensare alla sua vita e di tirare le somme di quella che riaffiorandole in mente si delinea sempre più come una vita ufficiale, non scelta se non per adeguarsi alle aspettative sociali che imponevano ad una ragazza di buona famiglia di accettare una proposta di matrimonio più che vantaggiosa. Mano a mano che si ricreano i ricordi si capisce che questa vita all'apparenza perfetta fatta di ricevimenti, viaggi, lusso, servitù, merletti, cene ufficiali, etichette, rendite e case non era quello che Lady Slane avrebbe voluto dalla sua vita, che avrebbe scelto per la sua vita perché le sue velleità personali, quelle d'artista erano state messe in secondo piano, anzi annichilite per anni, fermate da quello che la società riservava alle donne della sua classe: un buon matrimonio e dei figli.

Ora all'alba dei suoi ottantotto anni era libera di scegliere una vita campestre nonostante le perplessità dei figli che per mera formalità si rincorrevano l'ospitalità da offrire alla madre e che accolgono la decisione del tutto imprevista dell'anziana lady con sollievo ma allo stesso tempo con assoluto stupore visto che la donna non aveva mai deciso alcunché in vita sua. Deborah Slane infatti era stata sempre una moglie fedele, devota, accondiscendente e presente, mai fuori posto, mai oltre, sempre all'ombra del più attivo e impegnato amato marito a cui si era sacrificata in qualità di moglie e madre, infatti questa non era la sua vita...era stata sì la sua esistenza ma non quella che avrebbe scelto. I suoi ricordi vividi, in pieno contrasto con il titolo del libro: “Ogni passione spenta”, sottolineano solamente le rinunce che aveva fatto perché così doveva una donna. 

Al tramonto della sua vita Lady Slane scopre l'importanza di essere solo se stessa al di là delle convenzioni e aspettative sociali e quando scopre un barlume di creatività e autonomia di pensiero in una delle sue pronipoti le lancia un appoggio, un supporto morale e trova la serenità così di lasciare questa vita e addormentarsi per sempre, ormai che “Ogni passione spenta”.


L'autrice del libro lo suddivide in tre parti che lascia iniziare con versi ora di Cristina Rossetti ora di Shakespeare che non tanto sottolineano o scandiscono la trama del racconto ma piuttosto fanno da collante a quel sentimento che parte dal titolo “ogni passione spenta”, sottolineano la caducità di una vita che è ormai al tramonto che se da un lato sono in contrasto però con i ricordi invece vividi della protagonista sono in piena sintonia dall'altra parte con le recriminazioni della sua esistenza che in modo discreto ma costante riemergono dai suoi ricordi. 

La scrittrice, Vita Sackville West forse attingendo in parte dalla sua esperienza personale ci regala un'opera mai banale, sofisticata e superlativamente costruita; è un romanzo che è il racconto di un'esistenza femminile intorno a cui ne gravitano tante altre, tutte più o meno insignificanti, mai piene come quella di un'anziana donna che ripercorre la sua esistenza ormai al tramonto che tuttavia è nonostante tutto ancora viva di emozioni e desideri mai sopiti, solo addormentati a cui non è stato possibile neanche dar voce perché la società non avrebbe capito ed accettato. Insomma un'autrice d'altri tempi che sarebbe utile ai nostri tempi riscoprire.





L'Autrice: Vita Sackville West “romanziera”, così la definisce l'edizione del 1979, appartenente all'alta aristocrazia britannica ed ad un' epoca nel pieno dell'età edoardiana caratterizzata da una parte dallo snobismo aristocratico e dall'altra dalla sfrontatezza; Vita fu una egregia esponente dell'una e dell'altra parte.

Debuttò in società nel 1910 e sposò il diplomatico Harold Nicolson da cui avrà un figlio, Nigel che molti anni più tardi scriverà una biografia della scandalosa ed eccentrica madre “Ritratto di un matrimonio”. Nel 1922 incontra Virginia Woolf e tra le due nasce una sconfinata stima ed affetto tanto che a lei Woolf dedica e scrive 'Orlando', descritto dal figlio di Vita come “una lunga, affascinante lettera d'amore”, lei è infatti la V. della ambigua dedica. 



Fu personalità di spicco della cultura britannica, scrittrice, personaggio eccentrico in pieno sentimento della sua epoca. Ha scritto: 'Una signora scostumata' (The Edwardians) 'Pepita The Eagle and the Dove' 'Ogni passione spenta'.



La traduzione egregia della versione letta, risalente al 1979 è quella originale del 1935 affidata ad Alessandra Scalero. 

Vita era nata a Knole nel 1892 e si è spenta nel 1962.


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