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venerdì 29 gennaio 2016

Si tratta solo e sempre di Barbie




"Saint Barbie", Mark Ryden, 1994.
http://www.markryden.com/paintings/two/index.html

La Mattel ha annunciato la commercializzazione di una nuova Barbie con nuove corporature e colori di pelle, ci sarà quella bassa, la curvy, la rossa, la alta, la robusta, la mora, la magra, la bionda, la nera, quella con i fianchi larghi, la diafana e tutte, tutte con piedi “reali”, cioè proporzionati alle diverse corporature. A parte la contestazione che si potrebbe muovere per cui nella realtà non sempre tutto, ahinoi, è proporzionato nella corporatura degli individui, c’è chi a prescindere non è contenta e si lamenta del cambiamento, dopo anni di lotte, di litri di inchiostro, di letteratura sul “valore simbolico della Barbie”  ora si riaffaccia, nel mondo anglossassone e in particolare negli USA, patria di ogni inizio ma anche subito di opposizione così come la polemica sulla necessità del Femminismo di qualche tempo fa, la necessità di mistificare il cambiamento perché è senza dubbio meglio la tradizione, quella difficile da abbandonare, quella dei più profondi stereotipi che ci appartengono, ci formano e ci tranquillizzano, c’è chi infatti non è contenta perché la Barbie deve essere la Barbie, deve essere quella bionda, dagli occhi indaco, dal corpo “perfetto” (sproporzionato in avanti), dalla pettinatura platinata e dalla messa in piega inamovibile, dai piedi minuscoli che non la fanno restare neanche in piedi, squilibrata verso i suoi enormi seni, ma che importa Cenerentola non aveva anche lei un piedino piccolo e grazioso e la sua scarpina non era d’oro o al più di cristallo?, e a lamentarsi non è colei che con impegno, forza e risorse, per fortuna lei economicamente ne ha molte seppur ereditate, ha fatto di tutto per incarnarne l’immagine, la stra-nota Paris Hilton che non a caso è l’idolo dei più giovani, non lei che invece avrebbe effettivamente da lamentarsi con la Mattel e da ridire, paventando magari anche un’azione per risarcimento danni ma delle giornaliste, donne quindi che fanno delle loro capacità intellettuali la loro espressione e il loro mezzo di sostentamento economico ma che non hanno saputo e non sanno fare a meno dei loro stereotipi.

Noi invece che preferiamo Alice a Barbie siamo contente di questo cambiamento che riflette una nuova sensibilità, un mondo che sta cambiando, lentamente se volete ma questo è un cambiamento epocale, c’è un nuovo messaggio non facile certamente perché scardina sessant’anni di mentalità culturale della donna bella e scema che ora viene trasformato in bambole più affini invece alla realtà corporale di ciascuna e ciascuno di noi e in cui ogni bambina e bambino può in qualche modo rivedere se stessa e l’altro perché la Barbie non è solo una Barbie se “ il modo in cui il gioco si esprime, le sue regole, i suoi oggetti sono indubbiamente il prodotto di una cultura[1].
Alcune giornaliste statunitensi invece gridano all’orrore,c’è chi  invoca il ritorno  alle origini, chi deride l’iniziativa dicendo che se si volesse la Barbie veramente specchio del reale dovrebbe avere i capelli arruffati la mattina, il rimmel che si sbafa, e il bucato rosa perché ha dimenticato un calzino rosso all’interno, insomma “accuse” infondate, giustificazioni che come la vecchia Barbie non stanno in piedi. Anche in un paese quindi dove un nero è diventato Presidente e l’uomo più potente del mondo e dove ora una donna si candida al suo posto, lì dove tutto è nato nella lotta femminile, lì allo stesso tempo nello stesso luogo, ora, c’è bisogno di tornare ad un confronto serio, vero in spazi importanti, perché  tutto viene oggi rimesso in discussione e dalle stesse donne, perché assistiamo ancora alla vecchia storia di donne che lottano per le donne e altre donne che deridono e mistificano “Non conta. Non conta, si diceva trent’anni fa, quando si sottolineava che, senza  l’azione sul mito e sui simboli, una stagione di riflessioni, di battaglie, di entusiasmi, sarebbe rifluita come l’acqua[2], e purtroppo sembra davvero passata tanta acqua sulle pagine di una Betty Friedan o di una Germaine Greer, acqua che ha lavato via quel periodo di riflessioni, di denuncia, quella necessità di confronto con se stesse e gli altri e le altre per superare quegli stereotipi che subdoli ci condizionano ma la realtà è ancora, per concludere,  che “per confutarli e distruggerli occorre non solo una notevolissima presa di coscienza ma anche il coraggio della ribellione che non tutti hanno[3].

Credits: Pinterest







[1]  BELOTTI GIANINI E., “Dalla Parte delle Bambine”,Universale economica Feltrinelli, 2004, pag. 82.
[2]  LIPPERINI L., "Ancora dalla parte delle bambine", Feltrinelli, 2007, pag. 57.
[3] Ivi, pag. 58.




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giovedì 28 gennaio 2016

Novità in corso

Periodo di rinnovi e novità su Og sarà anche l'occasione dell'anniversario dei 10 anni di attività ma anche tante piccole innovazioni che permettono qualche sfizio in più, tanta strada è stata fatta dai primi numeri solo cartacei ed amatoriali al web ma l'impegno, la dedizione, lo sforzo, l'entusiasmo, la passione e l'amore è sempre lo stesso.

Grazie a tutte e tutti voi che continuate a seguire Og sempre più numerosi anche grazie alle piccole novità che di volta in volta la tecnologia ci da modo di usare, ecco quindi anche una pagina su Facebook su cui potete iscrivervi o meglio mettere Mi Piace e poi Bloglovin piattaforma da cui è possibile seguire il blog ed essere aggiornati sui nuovi post pubblicati, trovate i widget entrambi a destra sulla barra basta cliccarci e inoltre piccola aggiunta ogni settimana Og vi ricorderà un post passato ma che vi è rimasto particolarmente nel cuore e in base alle statistiche di visione in alto a destra nella barra affianco lo ritroverete a disposizione...quindi buona lettura e buon proseguimento su Og!.



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mercoledì 27 gennaio 2016

La sorprendente Beatrix Potter: due fiabe inedite, una in uscita






Una storia vecchia di cento anni fa in un mondo globalizzato  come il nostro non ha nessun appeal ormai ma se è inedita ci si chiede come possa essere possibile e se sarà mai possibile ma per fortuna i casi, il caso, ancora nel XXI secolo può agire indisturbato e far ritrovare storie che nessuno aveva ancora letto, il caso riesce ancora a sorprenderci, piacevolmente se grazie a persone che ricercano alla vecchia maniera tra le carte e i fogli ingialliti del tempo che, ci e, si raccontano trovano nuove ed inedite fiabe di Beatrix Potter che riportate alla luce nel nostro XXI secolo vengono a portare ancora, oggi come allora, un po’ di romanticismo e di incanto grazie al suo immenso talento.

Beatrix Potter nasce a Londra nel 1866 e riceve un’istruzione privata ed estremamente razionalizzata al suo rango sociale e alla sua condizione di donna, i suoi genitori infatti appartenevano a famiglie benestanti da cui avevano ereditato grosse somme di denaro con le quali vivevano, di mentalità estremamente tradizionalista le vietarono studi ed attività non consone al suo ruolo di donna e soprattutto di futura moglie, di un buon partito possibilmente.
Beatrix però lottò sempre per la sua indipendenza personale, rifiutando “buon- partiti in cerca di moglie”, e per la sua realizzazione professionale, incarnazione “woolferiana” finché non riuscirà a mantenersi da sola grazie al suo lavoro, alle sue storie e ai suoi disegni, finché quindi non avrà una sua indipendenza economica, una stanza tutta per se', dovrà stare sotto lo stesso tetto dei suoi genitori subendo ricatti, sabotaggi, umiliazioni ai quali non cederà mai, continuando a portare avanti la sua passione per la natura, gli animali e il disegno anche quando la sua candidatura come studente al Royal Botanic Gardens verrà respinta in quanto donna e quando, con la stessa motivazione, anche la Società Reale di Scienze britanniche rifiuterà di pubblicare i suoi disegni botanici nonostante, grazie alla sue illustrazioni, in particolar modo di licheni e funghi, conquista il rispetto e la stima di micologi per il contributo allo studio e alla conoscenza che le sue illustrazioni avevano apportato alla biologia.


Una volta però avuto il giusto riconoscimento Beatrix acquista dei terreni in campagna da cui creerà una fattoria e diventerà imprenditrice di se stessa, delle sue capacità e anche delle sue proprietà creando Hill Top Farm che volle destinare ad una gestione eco solidale, come diremmo oggi, accrescendo nel tempo il latifondo con appezzamenti di terra limitrofi per evitare una possibile urbanizzazione della zona e preservare il paesaggio e la collina; oggi i suoi terreni sono il Parco Nazionale del Distretto Dei Laghi.


La sua favola più conosciuta è senz’altro Peter Coniglio anche se rimangono indimenticabili personaggi come Mr. Tod o Samuel Baffetti, Jeremy Pescatore, Jemima Anatra De’ Stagni, Timmy Punttapié.

Beatrix Potter cominciò però intorno agli anni ’20 ad avere problemi di vista e smise progressivamente di scrivere è infatti del 1916 il ritrovamento di un’altra sua favola, incompiuta per volontà dell’autrice stessa che abbandonò il progetto non convinta dell’originalità del soggetto, ma che ella stessa seppur in via anonima aveva chiesto al disegnatore Ernest Aris di illustrare, intitolata “The Oakmen” (Gli Gnomi). Beatrix mandò ad Aris un set di matite di disegno con le istruzioni sui colori e la composizione ma poi ci ripensò e la storia non fu mai realizzata. Oggi queste illustrazioni, ritrovate negli archivi del disegnatore Aris, sono visibili nella mostra permanete alla Galleria 102 del Victoria&Albert Museum che fino al 22 Luglio rimarrà ad ingresso libero.  Ma l’ultima fiaba di Baetrix Potter viene pubblicata nel 2016 ed è l’inedito “Kitty in Boots” (Il Gattino con gli stivali), sì avete letto bene Beatrix Potter è ancora con noi, ancora si fa leggere, ancora è pronta a regalarci magia, emozioni e bellezza.

La storia inedita che potremo tutti per la prima volta trovare negli scaffali delle librerie del XXI secolo è stata trovata dalla editrice Jo Hanks che rileggendo una biografia della Potter ha colto il riferimento a questa favola nelle lettere scritte al suo editore dell’epoca. Ricercando quindi negli archivi della Victoria&Albert Museum, i detentori del materiale della Potter e come visto anche di Aris, è venuto alla luce il manoscritto. La particolarità della storia è la contemporanea presenza di altri noti personaggi cari ai lettori come Mr. Tod, Ribby & Tabitha Twitchit e perfino Peter Coniglio anche se più anziano e lento.

"Kitty in Boots",
 l'illustrazione originale di Beatrix Potter;
(Frederick Warne&Co. & The V&A Museum)
La fiaba, del 1914, non è mai stata pubblicata perché per ammissione della stessa autrice si sono susseguite interruzioni su interruzioni, dalla Prima Guerra mondiale, al matrimonio con l’Avvocato William Healis nel 1913 e non per ultimi i suoi problemi di salute.


Kitty in Boots” , di cui nel link c'è un estratto della casa editrice Penguin, narra di un gatto nero, ben educato che vive una doppia vita ma bisognerà aspettare Settembre 2016 per saperne di più e svelare questa doppia identità intanto un po’ di suspense non manca come da tradizione e potremo attendere l’uscita del libro, illustrato dall'espertissimo Quentin Blake, riguardando il film sulla vita di Beatrix : “Miss Potter” con Renée Zellweger del 2006 oppure rileggendo le sue indimenticabili fiabe o il suo diario, “The Journal of Beatrix Potter: 1881-1897” a cura di Leslie Linder, nel quale, parlando di se stessa, ci lascia un ricco quadro dell’epoca vittoriana,  della società del suo tempo, profondamente cambiata, per certe cose, dalla nostra ma non nel gusto e nell’ amore per il suo talento, per le sue opere, per il suo esempio.



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