domenica 24 febbraio 2019

Arcangela Tarabotti- Una stella fissa condannata in un chiostro per sempre








Almanacco del 24 febbraio:


Fu battezzata il 24 febbraio Elena Cassandra Tarabotti nel 1604 ma non si conosce ad oggi la sua data di nascita, forse uno scherzo del destino poiché Elena "apparterrà al mondo" solo per pochi anni, verrà infatti introdotta in convento intorno al 1617 prima come educanda e poi come novizia. E tortuoso sarà quindi anche il suo cammino in convento visto che la sua famiglia decise per lei l'abito monacale.





Elena si sentirà sempre tradita dai suoi genitori tanto che riporterà nella sua prima opera letteraria questa terribile esperienza paragonandola a quella di un uccellino che se ne sta libero finché non viene accalappiato da una rete e privato della libertà. Ed Elena soffrirà molto la sua condizione tanto da avere spesso malanni che la costringeranno a continue cure ma che allo stesso tempo saranno anche la spinta a scrivere per denunciare una condizione, quella delle monacazioni forzate, che riguardava in realtà molte altre figlie della Serenissima.


Il fenomeno delle monacazioni forzate infatti era all'epoca uno strumento molto usato non solo a Venezia nonostante le linee del Concilio di Trento.


L' opera “La tirannia paterna” che verrà pubblicata solo postuma con il titolo di “La Semplicità ingannata” descrive proprio la cattiveria paterna nel destinare ad una reclusione perenne quelle figlie che per meri motivi economici, una dote conventuale era più sostenibile di una maritale, o estetici, poco attraenti per trovare un buon partito, subivano un destino di sofferenza.



Elena era zoppa, come suo padre, e forse per questo finì in convento oltre al fatto di poter dare alle sue sorelle, più piccole, l'opportunità di sposarsi, procrastinando la spesa delle doti che altrimenti sarebbe stata dilapidata anni prima.

Così a sedici anni, nel 1620 prese i voti ma fu consacrata solo ben nove anni dopo. Nacque così Suor Arcangela, nome con cui passerà alla storia e ai posteri grazie alle sue opere, frutto di un intelletto che ci ha regalato il quadro di un'epoca complessa in uno Stato, quello della Repubblica Veneziana, intriso di lusso, bellezza, ricchezza ma anche di ipocrisia e violenza.


Seppur poco nota Arcangela Tarabotti è ormai riconosciuta tra le grandi firme letterarie del Seicento veneziano al pari, e in alcuni casi anche maggiormente, di altri suoi colleghi ingiustamente più noti. Filo conduttore delle sue opere, solo 6 arrivate a noi, c'è la difesa delle donne che soprattutto in quel periodo erano bersaglio di disputa ed offese in quella che è passata alla storia come la così detta “querelle des femmes”. Suor Arcangela per quanto autodidatta seppe tener testa ai maggiori intellettuali dell'epoca e spesso dovette ricorrere alle Sacre Scritture per sconfessare una presunta inferiorità femminile con la quale si difendeva e perpetuava una condizione sociale, ed economica, di subordinazione all'uomo. 

Arcangela Tarabotti si sofferma in particolare in tutte le sue opere, almeno quelle arrivate fino a noi, sulla necessità di dare un'istruzione alle donne [1] afferma infatti “Permettete alla donna di frequentare la scuola, ammettetela nelle vostre università e vedrete s'ella non saprà professare quanto voi la magistratura, la medicina, la giurisprudenza e il resto”[2]. Tutelò le donne con una difesa dotta e precisa volta a riconoscere alle donne un animo umano, come nello scritto "Che le donne siano della stessa specie degli uomini", stesse possibilità d'istruzione che si tradurrebbero in stessi mestieri e guadagni, perché anche l'indipendenza economica era importante per una donna, insomma secoli prima di Virginia Woolf, una stanza tutta per se'.

E lei, Arcangela-Elena, ebbe davvero una stanza, anzi una cella, tutta per lei dove leggeva, anche libri messi all'Indice, scriveva, anche lettere agli accademici denigratori, pregava, perché nonostante tutto credeva e difendeva anzi le vere monacazioni che facevano bene alla religione.



Morì in convento a Venezia nel 1652 probabilmente per una bronchite a circa 46 anni, il 28 febbraio ma era entrata già tra le firme più lette dai suoi contemporanei anche se in seguito cadrà nel dimenticatoio fino al XX secolo quando si svilupperanno ricerche e studi alternativamente fino ai nostri giorni.
Qui puoi leggere il post su Arcangela Tarabotti 
Io ho dato il mio piccolo contributo alla sua storia e ai suoi scritti nel 2004 con la mia tesi di laurea,  e in seguito con articoli anche internazionali, (vedi l' articolo per la rete delle università inglesi Women's Network) nonché creando la voce su Wikipedia, con la volontà di contribuire alla riscoperta di una letterata, sì, ma soprattutto una figura di donna esemplare che con i suoi scritti ha così attraversato il tempo e le epoche per lei che non poteva essere “una stella errante, ma più tosto una stella fissa, condannata nel cielo di un chiostro per sempre” [3].


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[1] Silvia PALANDRI, "L'istruzione femminile nel pensiero di Arcangela Tarabotti", tesi laurea, Università Roma Tre, A.A. 2003-2004. 
[2] E.ZANETTE; “Suor Arcangela monaca del Seicento veneziano”, 1960, Istituto per la Coll.zione Culturale, pag. 224. 
[3] G. CONTI ODORISIO, “Donna e Società nel Seicento”, 1979, Bulzoni, pag. 216.




Bibliografia parziale ricavata dalla mia tesi, aggiornata:




E. A. Cicogna, Delle iscrizioni veneziane raccolte e illustrate, Venezia, Orlandelli, 1824.
G. Portigliotti, Penombre claustrali, Milano, Treves editori, 1930. 
E. Zanette, Suor Arcangela monaca del Seicento veneziano, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1960. 
G. Conti Odorisio, Donne e Società nel Seicento. Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti, Roma, Bulzoni editore, 1979. 
N. Costa- Zalessow, Scrittrici mistiche italiane dal XIII al XX secolo. Testi e critica, Ravenna, Longo Editore, 1982. 
F. Medioli, L'Inferno monacale di Arcangela Tarabotti, Trino, Rosenberg&Sellier, 1990. 
L. Panizza (a cura di), Women are no less rational than Men, Arcangela Tarabotti "Che le donne siano della spezie degli uomini", edited with an introductory essay by Letizia Panizza, London, Institute of Romance Studies, 1994. 
E. Weaver (a cura di), Satira e Antisatira, Francesco Buoninsegni, Suor Arcangela Tarabotti, Roma, Salerno editrice, 1998. 
L. Panizza, Women in Italian Reinassance Culture and Society, Oxford, Legenda, 2000. 
S. Palandri, "L'istruzione femminile nel pensiero di Arcangela Tarabotti", Tesi di Laurea, Università degli Studi Roma Tre, 2003-2004.
L. Panizza ( a cura di), Paternal Tyranny, Chicago, University of Chicago Press, 2004. 
L. L Westwater- M. Kennedy Ray (a cura di), Lettere familiari e di complimento, Torino, Rosenberg&Sellier, 2005.
S. Bortot (a cura di), La Semplicità ingannata, Padova, Il Poligrafo, 2008. 
M. K. Ray- L. L. Westwater, Letters Familiar and Formal (The other Voice in Early Modern Europe: The Toronto Series), Centre for Reformation and Renaissance Studies, 2012. 
Lynn Lara Westwater, A Rediscovered Friendship in the Republic of Letters: The Unpublished Correspondence of Arcangela Tarabotti and Ismaël Boulliau, Renaissance Quarterly, Vol. 65, No. 1, pp. 67-134, 2012.
G. Scarabello, "Venezia tre figlie della Repubblica Bianca Cappello, Veronica Franco, Arcangela Tarabotti", 2013.
S. Mantioni (a cura di), Che le Donne siano della spetie degli Huomini. Un trattato proto-femminista del XVII secolo, Capua, Artetetraedizioni, 2015.





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