mercoledì 15 novembre 2017

Mistiche d'Italia- Lucrezia della Genga e le Lucrezie todine



Mistiche d'Italia- Lucrezia della Genga e le Lucrezie todine



Arrivando a Todi tutto colpisce per il suo aspetto antico eppure attuale, accogliente come la sua piazza che ti riporta ad un tempo lontano capace di immergerti in fatti passati facendoti respirare la sua epoca come il Duomo dalla sua imponente scalinata che come un abbraccio ti invita a salire per entrare nel mistero spirituale confortato dai palazzi temporali al suo fianco come il Comune e i suoi grandiosi archi e con la scalinata su cui ti sembra di poter vedere ancora un avo con il suo mantello di feltro che si arrocca sui suoi gradini per questioni di massima urgenza.

E tra i palazzi dei potenti, religiosi o laici che siano, sta un piccolo convento che si fatica quasi a trovare se non con caparbia volontà lo si cerca. E' noto come “Le Lucrezie”.

L'entrata al monastero
Un portale di legno accoglie il visitatore in quello che oggi è il Museo lapidario della città e il teatro ricavato nel primo ordine del monastero detto “delle aquile”, poiché lì è stato ritrovato un nido di aquila che suffragherebbe la leggenda fondativa di Todi il cui simbolo è infatti un'aquila perché si vuole che questo rapace abbia indicato ai primi abitanti dove fondare la città poggiandosi su queste terre.

Il Chiostro
Il monastero regala poi dal suo chiostro un panorama mozzafiato che riconcilia gli affari terreni con lo spirito e questo forse è stato proprio il volere della sua fondatrice che qui volle dare dimora stabile al Terzo Ordine francescano presente a Todi già dalla fine del 1200 ma senza una fissa residenza. A questo inconveniente volle riparare appunto una nobile donna.  
Lucrezia della Genga, figlia di Simone della Genga, conte della Genga nella Marca Anconetana, nacque intorno al 1340 e andò in sposa a Federico Baldino dei conti di Marsciano da cui ebbe un figlio che come tradizione vuole fu chiamato come il nonno, Baldino.
Proveniente da Roma ma la cui famiglia era originaria delle Marche, a Roma fondò un convento presso la chiesa di Santa Maria della Minerva1.
Rimasta vedova già nel 1400 dopo che perse anche suo figlio a breve distanza dal marito2, ebbe problemi con la famiglia dei Conti Marsciano che rivendicavano indietro la dote. Lucrezia volle investire invece questi averi creando un monastero che accogliesse le terziarie francescane. Nel 1411 è documentato l'ordine di costruzione di un monastero a Todi.3
L'entrata del monastero

L'esempio infatti di San Francesco e di Santa Chiara aveva ispirato molte seguaci che volevano vivere secondo la regola dei Santi francescani, in collettività senza prendere i voti e rimanendo nella società in mezzo ai più bisognosi, come accadde a Foligno con la Beata Angela, la Magistra Theologorum, convertitasi dopo aver visitato la tomba di San Francesco nel 1299, definita addirittura alter Franciscus4 e in questo stesso periodo a Beata Angelinafiglia del Conte Giacomo Maresciano5, cognata di Lucrezia, che sempre a Foligno nel convento di Sant'Anna diede sede al terzo ordine francescano regolare nel 1388, riconosciuto ufficialmente nel 1404 da Papa Bonifacio IX.6
Figure femminili negli affreschi
della Cappella monacale
Alcuni vogliono proprio Angelina tra le prime seguaci di Lucrezia nel monastero todino allorché in numero di dodici, le donne che composero il primo nucleo stanziale dell'ordine francescano, si fermarono a Todi. Lucrezia acquistò un primo nucleo di abitazioni da cui prese avvio il complesso conventuale: domus seu locus religiosus.



Il Chiostro
Nel 1425, all'età di 84 anni, Lucrezia fece testamento davanti al notaio Bartolomeo di Guarriscio di Francesco il 28 marzo7 nel quale oltre a citare come eredi i nipoti, i figli del fratello Contuccio della Genga8, lasciava gli stabili del monastero alle sue consorelle tra cui sua sorella Caterina Zuccano che le succedette alla guida del monastero nel 14289.

Inizialmente al monastero fu dato il nome di San Giovanni Battista ma dopo il lascito di Lucrezia che venne ulteriormente ampliato grazie alle altre consorelle che acquistarono altri edifici attigui, venne per tutti e da allora chiamato “Le Lucrezie”.

La piazzetta antistante l'entrata

Nel 1429 infatti anche le altre consorelle parteciparono attivamente all'ampliamento dello stabile acquistando altre proprietà limitrofe ed ingrandendo così il monastero tanto da riuscire a creare una piazzetta antistante l'arco di entrata.


All'entrata del monastero si trovava lo strumento emblematico della clausura delle monache: la Ruota.
Sebbene inizialmente l'ordine terziario francescano non prevedesse la clausura nel tempo e soprattutto con il Concilio di Trento questa fu imposta anche al monastero delle Lucrezie dove la Ruota divenne quindi strumento di comunicazione con l'esterno. Essa veniva usata sia per introdurre derrate alimentari sia vestiario e comunicazioni quando a volte anche infanti che venivano affidati alle cure delle monache.
La Ruota del monastero delle Lucrezie.

Dopo la Controriforma nel 1498, l'importanza della Ruota venne sottolineata e rafforzata dall'Arcivescovo Angelo Cesi che ne volle rimarcare l'importanza e anzi chiuse la porta del monastero dall'esterno in favore di un maggior lavoro della Ruota quale unico mezzo di contatto con il mondo esterno: “...onde evitare qualunque inconveniente che fosse in ogni tempo mai potuto insorgere10.

La Cappella del monastero, oggi museo lapidario di Todi.
La Cappella è rimasta invece dedicata a San Giovanni Battista e annovera affreschi della prima metà del Seicento ed oggi ospita la collezione del Museo Lapidario.


I tre ordini del monastero
Sebbene alla fine del '400 i conventi e i monasteri attraversassero un periodo di crisi e difficoltà, il monastero creato e voluto da Lucrezia invece incontrò la beneficenza di molti laici todini che permisero così l'ingrandimento dell'edificio che quindi alla fine e a tutt'oggi conta una struttura fatta di tre ordini.
Trai suoi beneficiari si annovera anche Papa Eugenio IV che nella sua impresa di riformare la chiesa cattolica fece delle concessioni al monastero11.

Lucrezia della Genga non sarà ritenuta né santa né beata ma ebbe comunque il grande merito locale di dare una sede stabile alla congregazione francescana dell'ordine terziario che presente nella città dal 1298 non aveva mai avuto una residenza permanente che appunto le diede Lucrezia entro le mura fortificate di Todi da cui ammirare e contemplare la natura e tutte le sue creature. Scelse infatti un luogo a ridosso delle mura romane, un po' arroccato che nelle epoche più moderne soffrirà infatti delle frane che porteranno le monache nel 1700 e definitivamente nel 1800 a dover abbandonare il monastero per le importanti lesioni che avevano colpito
Il panorama dal Chiostro del monastero delle Lucrezie
l'edificio12 ma dal suo chiostro, che spicca sulla vallata teverina, non è possibile non fermarsi a contemplare la meraviglia del Creato proprio come San Francesco insegna.


Il complesso del monastero visto dai giardini Oberdan.
L'opera di Lucrezia è oggi ancora importante per tutto il tessuto urbano e popolare todino; il complesso del Convento delle Lucrezie infatti è un importante fulcro per la popolazione locale essendo sede del Museo lapidario nei locali dell'ex cappella conventuale, sede del teatro detto “nido delle aquile” nel primo ordine mentre nell'ordine superiore è presente una scuola.



Lucrezia morì nel 1445.











1Pannello espositivo Convento Le Lucrezie, Todi.
2www.beatangelinadimarsciano.it      consultato  11/11/ 2017
3www.siusa. archivi.beniculturali.it    consultato il 13/11/ 2017
4Andreoli S. “Angela da Foligno “alter Franciscus. VII centenario della morte", Roma, 2008.
5 Moroni Romano G.,“Dizionario di erudizione storico- eclessiastica da San Pietro sino ai nostri giorni” Volume 38, Pag. 246, 1844.
6www.beatangelinadimarsciano.it URL Cit.
7 Pannello espositivo del Convento delle Lucrezie, Todi.
8URL www.beatangelina Cit.
9www.monasticmatrix.osu.edu/monasticon/s-giovanni-di-paragnano     consultato il 12/11/ 2017
10Pannello espositivo del monastero delle Lucrezie, Todi.
11www.siusa.archivi.beniculturali.it URL Cit.
12Opera Ipogea, 1/2010, pag. 36.





TUTTI I CONTENUTI DEI POST SONO SOTTO COPYRIGHT







6 commenti:

  1. Che bellissima storia, tu mi affascini sempre Silvia!

    RispondiElimina
  2. ciao la forza femminile si sente anche nelle mura di un convento e lascia il suo segno nella storia che va ... grazie che ci fai scoprire le varie forme della forza femminile

    RispondiElimina
  3. Ciao, ha ragione sr. MariaDoria. La forza femminile è da sempre universale, non smetterà mai di stupirci per quanto piccole le nostre azioni possono essere. Descrivi questi fatti storici come una storyteller, bellissimo. Grazie, Federica

    RispondiElimina

La moderazione dei commenti è stata abilitata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autrice del blog.