venerdì 28 marzo 2014

Carolina, la giallista oscurata

Almanacco del 28 Marzo:

Carolina Invernizio ai primi del' 900.



Carolina, tra le più prolifiche ed importanti scrittrici italiane di fine Ottocento che come altre resterà misconosciuta e quasi bistrattata.



Carolina Maria Margarita Invernizio nacque a Voghera in una famiglia agiata con la quale si trasferì prima a Firenze, in occasione del cambiamento della capitale da Torino appunto a Firenze e poi dopo il matrimonio con l'ufficiale Quinternio a Torino ed infine a Cuneo dove aprirà un salotto culturale e dove rimarrà tutta la vita, spegnendosi il 27 Novembre 1916.


Carolina fu una delle più prolifiche scrittrici  italiane di fine Ottocento di romanzi da lei definiti "storico sociologici" ma che in realtà muovono ispirazione dalla cronaca di allora più o meno recente.
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Fu una scrittrice di quelli che all'epoca si chiamavano feuilleton ovvero i romanzi d'appendice che uscivano a puntate sui giornali.
La sua produzione fu davvero ampia, si calcola che scrisse più di un centinaio di romanzi. Addirittura iniziò già dalle scuole a Firenze, dove frequentò l'Istituto Magistrale e dal quale rischiò di essere espulsa proprio per aver pubblicato, nel giornalino scolastico, un racconto.


Iniziò tuttavia la sua carriera a Firenze con l'editore Salani, con cui pubblicò la sua prima "vera" opera, "Rina o l'angelo delle Alpi" nel 1877, poi fu la volta di "Pia dei Tolomei" nel 1879 con l'editore Barbini. Ma sarà con l'editore Salani che istaurerà un rapporto particolare e a cui rimarrà legata con un contratto in esclusiva nei quasi quarant'anni di sfolgorante carriera.

Nonostante fosse molto amata dal pubblico e le sue opere garantivano numerose vendite ai quotidiani che le pubblicavano, il suo talento non fu mai riconosciuto dagli altri autori più affermati ma probabilmente questo senso di superiorità che le scagliavano contro derivava proprio dal genere letterario a cui appartenevano i suoi racconti, anzi se vogliamo proprio dal fatto che rientravano in un genere minore, un sotto- genere letterario che si rivolgeva ad un pubblico meno colto.

In realtà le sue opere risultano a tutt'oggi molto attuali, con uno stile fresco, a parte il linguaggio vetusto che ci rimanda inesorabilmente ad antichi tempi passati ma la trama è assai fitta, complessa e riccamente intrecciata e questo ancora oggi fa di lei un'abile scrittrice che seppure abbia, come l'accusavano i suoi detrattori, usato gli stereotipi del tempo per farcire i suoi racconti e così catturare e farsi amare e seguire dal pubblico più umile, rivela una capacità di certo non comune a tutti e una sorprendente modernità che forse all'epoca non erano in grado di apprezzare in pieno.


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Molti dei suoi romanzi verranno ripresi da quel genere che oggi è considerato la naturale evoluzione di quelli che erano i feuilleton di una volta, cioè dai film muti prima e dalle serie tv in seguito negli anni quaranta e cinquanta del Novecento. In effetti i suoi lavori richiamano gli albori di quel filone che si svilupperà proprio nei primi anni del Novecento conosciuti come i primi polizieschi o ancor prima i Gialli e i Mistery.
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Se è vero che nelle sue opere Carolina tratta  figure estremizzate, del buono e del cattivo, del ricco e del povero e costruisce le sue storie intrecciando gli opposti e sfruttando gli stereotipi che ve ne derivano, lo fa anche con le donne che sono anch'esse presentate  come femmes fatales, ammaliatrici, traditrici, vendicative ma è anche vero che riconosce però anche alla donna il potere, la forza e la dignità di educare l'uomo, e quindi la società stessa "Due nobili cuori, due caratteri forti. Se tutte le donne somigliassero ad esse, anche gli uomini diverrebbero migliori!"[1] oppure ancora fa dire al fratello, nato "dalla colpa" parlando della sorella Clara "Clara sotto un'apparenza delicata, nutriva un animo forte e coraggioso. Dal giorno che ella venne a me, la mai vita cambiò affatto."[2]. Nei romanzi di Carolina infatti sempre saranno presenti i richiami alla famiglia, alle relazioni extra coniugali che portano al peccato e conducono a situazioni riprovevoli molte delle quali sono lo spunto proprio per i delitti che verranno commessi e che troveranno un colpevole che però a differenza dei cosi detti veri e propri polizieschi non vedono, nelle opere di Carolina, uno specifico detective o ispettore ma sono i protagonisti stessi che si ingaggiano ad investigare e a risolvere il crimine ma questo non toglie alla grandezza di questa scrittrice che nulla ha comunque da invidiare alle più grandi firme dei thriller moderni.

Qui puoi leggere il post dedicato a
Nina la polizziotta dilettante
 di Carolina Invernizio

Potremmo dire che se gli Inglesi hanno avuto Agatha Christie, noi abbiamo avuto Carolina Invernizio ma forse proprio accecati dagli stereotipi, non siamo stati in grado di riconoscerla.


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Edizioni delle Opere (più recenti):

INVERNIZIO Carolina, "Il treno della Morte", Ed. Mursia, 1989.

INVERNIZIO Carolina, "La via del peccato", Ed. Murzia, 1990.
INVERNIZIO Carolina, "La vendetta di una pazza", Ed. Mursio, 1990.
INVERNIZIO Carolina, "Il treno della morte" , ed. Mursia, 2000.
INVERNIZIO Carolia, "Tre storie in giallo e nero", Ed. Armando, 2002.
INVERNIZIO Carolia, "Nero per Signora", ed. Editori Internazionali Riuniti, 2006.
INVERNIZIO Carolia, "Storie gialle, rosa e nere", ed. De Ferrari, 2007.
INVERNIZIO Carolina, "Il bacio di una morta", Ed. Einaudi, 2008.
INVERNIZIO Carolina, "Peccatrice moderna", Ed. Avagliano, 2011.
INVERNIZIO Carolina, "I sette capelli d'oro della fata Gusmara", Ed. GuideMoizzi, 2012.



Biografia:

ECO U. et al., "Carolina Invernizio, Matilde Serao, Liala", Ed. La Nuova Italia, 1979.

LEPSCHY A. L., "Narrativa e teatro fra due secoli. Verga, Invernizio, Svevo, Pirandello", Ed. Olschki, 1984.
PONCHIONE Ornella, "Carolina Invernizio. Il gusto del proibito?", Ed. Piazza D., 2011.
LEVI ANNA; "Si pecca ad ogni pagina. Le due vite di Carolina Invernizio", Ed. Bibliografia ed Informazione, 2013.




Note:

[1] INVERNIZIO Carolina, "I misteri delle soffitte", Ed. Salani, 1930.
[2] INVERNIZIO Carolina, "Il bacio d' una morta", Ed. Salani, 1926.

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11 commenti:

  1. In pratica una donna da ammirare e da cui trarre ispirazione, in tutti i sensi!
    Sono una forte sostenitrice del potere femminile e per questo motivo non potevo astenermi dal leggere questo articolo. Grazie per avercene parlato,
    Chiara

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  2. Sono una forte sostenitrice del girl power e di quanto le donne sappiano lasciare tratti distintivi più marcati di un uomo in qualunque settore essere operino. Sicuramente una donna da ammirare e da cui trarre, ispirazione in tutti i sensi!

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  3. Molto interessante questo articolo (come tutti d'altra parte) che mi ha portato alla conoscenza di questa scrittrice che già lo so mi sarebbe piaciuta un sacco se non altro per il suo coraggio e la sua intraprendenza. Bella questa sua particolarità di scrivere contenuti leggibili da tutti, io la condivido pienamente.Grazie!

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  4. grazie per averci fatto scoprire Carolina Invernizio. Spesso la letterature cosiddeta meno colta È molto più popolare e per certi versi insegna tantti valori perchè è più accessibile alla gente comune. grazie

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    1. Sì Mariadoria lei non si è mai fatta intimidire dal fatto che la 'snobbassero' perché scriveva per la massa.

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  5. Innanzitutto grazie perché ho scoperto un saggio di Eco di cui ignoravo l'esistenza. E grazie anche per questo ritratto di Carolina Invernizio che non conoscevo. Sono rimasta colpita dal "gioco degli stereotipi": protagonisti nelle sue pagine non l'hanno salvata da quelli del novecento. Donna scrittrice di gialli e per di più in un paese che ha sempre guardato con sospetto la letteratura popolare. Veramente molto interessante!

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    1. E pensa che per di più si presentava come 'casalinga' e non scrittrice perché per lei non c'era nulla di male a seguire la famiglia anche se 'lavorava' per quanto nessuno la prendesse sul serio.

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  6. Questo post mi sta facendo veramente frullare tante cose per la testa. Non conoscevo Carolina Invernizio. Sembra davvero che sia rimasta incastrata in un "gioco di stereotipi": li ha usati nei suoi testi pur forse non ritrovandosi in essi, stereotipi di genere non le hanno permesso una più longeva popolarità, ha patito la diffidenza nostrana verso la letteratura popolare. In più è stata protagonista di un saggio di Eco che non conoscevo. Grazie per questo concentrato di spunti.

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  7. È un po'l'accusa che le fanno quello di aver giocato con gli elementi che piacevano al pubblico per avere successo ma io credo che queste critiche siano frutto di palese invidia!

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