lunedì 21 dicembre 2009

Valentine de Saint-Point La più futurista





Valentine de Saint-Point




Cento anni fa veniva proclamato un movimento che si prefiggeva l’azione, la velocità, la forza e l’opposizione all’antico, alle Accademie.
Nella sua costituzione, immancabile, un riferimento sprezzante alla donna: “noi vogliamo glorificare la guerra, [...] il militarismo, il patriottismo, [...], e il disprezzo della donna”*. Ma anche la donna è futurista e lei glielo ricorda nei panni di Valentine de Saint-Point, che con il suo Manifesto della Donna Futurista, saprà vedere molto più in là di quello che era forse nel suo stesso intento.
Al Marinetti rispose che: “E’ assurdo dividere l’Umanità in uomini e donne. Essa è composta solo di femminilità e di mascolinità. Ogni superuomo, ogni eroe, ogni genio, [...], è composto ad un tempo di elementi femminili e maschili [...] ossia è un essere completo”.
Valentine è futurista perché riesce ad accogliere i proclami e gli ideali del Futurismo ma riesce anche allo stesso tempo ad andarvi oltre.
Li accoglie quando dice allo stesso Marinetti, quasi ad educarlo, proprio a lui, il fondatore, ai principi futuristi: “Ciò che manca alle donne, come agli uomini, è la virilità. Ecco perché il Futurismo, [...], ha ragione”,
quindi, 
Bisogna imporre a tutti, uomini e donne, ugualmente deboli, un nuovo dogma di energia”.
E li supera quando si appella non più ad una dicotomia tra l’uno e l’altra, non parla più di uomini e di donne ma di un’unica umanità in cui “la donne non è né superiore né inferiore all’uomo. Meritano entrambi lo stesso disprezzo”, è vero ma l’aspetto femminile e quello maschile si possono bilanciare perfettamente in un individuo completo che rende l’Umanità superiore.
Infatti la donna, angelo del focolare, come sino ad allora era stata cantata, concepita e forgiata era solo una femmina come però un uomo solo virile era semplicemente un bruto.
Quindi bisognava liberare la donna dall'oppressione poiché: “per istinto la donna non è saggia, non è pacifista, non è buona” “Le donne sono le Erinni, Le Amazzoni; le Semiramidi, le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette; Le Giuditte e le Carlotte Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, “la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento”.
Valentine de Saint Point fu anche danzatrice,
qui in una sua performance
“Smettiamo di predicare la giustizia spirituale, verso cui si è sforzata invano. Donne, tornate ad essere sublimi ed ingiuste, come tutte le forze della natura!”.
ecco perché nessuna rivoluzione deve escluderla. Ecco perché invece di disprezzarla bisogna rivolgersi a lei
E nonostante gridi che: “ Da secoli si contrasta l'istinto della donna, se ne apprezzano solo il fascino e la tenerezza. L’uomo anemico, avaro del suo sangue, gli chiede solo di fargli da infermiera. E lei si è lasciata domare”,
quindi,
Basta con le donne infermiere, [...], basta con le donne che fanno figli solo per se stesse...”.
Essa tuttavia rifiuta il femminismo poiché da futurista inneggia alla rivolta e il femminismo invece eleverebbe solamente, a suo dire, la donna allo stesso livello dell’uomo, creando una mera stabilizzazione del sistema esistente: “niente femminismo[...] Non bisogna dare alla donna nessuno dei diritti reclamati dalle femministe. Accordarglieli non porterebbe a nessuno dei disordini auspicati dai Futuiristi ma anzi ad un eccesso di ordine”** .
Più rivoluzionaria di Marinetti stesso che invece afferma: “[...] noi difendiamo col massimo fervore il diritto delle suffraggette[...] affrettiamoci dunque ad accordare alle donne il diritto di voto” ***.
A favore di un’emancipazione femminile uno quanto contraria l’altra ma se da un lato, quello di Marinetti, questo si traduce in un "no" ad una “donna-angelo” che non porta comunque ad un’emancipazione ma che le toglie solo l’ edulcorazione patinata che nei millenni è stata associata alla donna per diventare mero strumento di e a piacere dell’uomo, dall’altra parte, quella di Saint- Point, se essa rifiuta il femminismo parla tuttavia, spingendosi oltre, non più di sesso ma di individuo e lì dove, nell’individuo, c’è un equilibrio tra femminilità e virilità, c’è un individuo completo e un’umanità che si eleva.
Rivoluzionaria, esaltante quando abbatte la condizione che è stata creata per le donne e si richiama ad una donna naturalmente non buona, non pacifica, non saggia.
Lei che fu più femminista delle femministe, più futurista dei futuristi nell’intento ma anche forse nella sua inconsapevolezza.

* Punto 9 del “Manifesto Futurista”, F.T. Marinetti, 1909.
** “Manifesto della Donna futurista”, V. de Saint-Point, 1912.
***“ Contro l’amore e il parlamentarismo” , F. T. Marinetti, 1915.

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Manifesto della donna futurista Valentine de Saint Point


Prologo

Leggo proprio di recente dopo aver scritto l’articolo su Valentine de Saint-Point, su una rivista di editoria un articolo sulle donne futuriste dove si sostiene che il futurismo non fu misogino poiché invece diede come nessun altro movimento artistico, spazio e valorizzazione alla donna. A riprova di ciò si riportano le frasi di Marinetti in favore dell’uguaglianza dei sessi, del diritto di voto alle donne e di apprezzamento del genio delle sue colleghe. Ma gli auspici di Marinetti in favore delle donne tuttavia, se è vero che sono comunque contro l’immagine di una “donna del focolare”, sono comunque augurali per la “liberazione” maschile non più oppressa dall’amore soffocante e limitante delle donne educate al romanticismo. “Quest'odio, appunto, contro la tirannia dell'amore, noi esprimemmo con una frase laconica: "il disprezzo della donna.
Noi disprezziamo la donna, concepita come unico ideale, divino serbatoio d'amore, la donna veleno, la donna ninnolo tragico, la donna fragile, ossessionante e fatale, [...].
Noi disprezziamo l'orribile e pesante Amore che ostacola la marcia dell'uomo[...]”, e ancora rispetto al tema del voto in favore delle donne, la visione di Marinetti non risulta così benevola verso le donne perché è un sostegno alle suffraggette sì ma solo perché così “In questo nostro sforzo di liberazione, le suffragette sono le nostre migliori collaboratrici, poiché quanti più diritti e poteri esse otterranno alla donna, quanto più essa sarà impoverita d'amore, tanto più essa cesserà di essere un focolare di passione sentimentale o di lussuria". E inoltre anche perché: “Per questo, appunto, noi difendiamo col massimo fervore il diritto delle suffragette, pur compiangendo il loro entusiasmo infantile pel misero e ridicolo diritto di voto.
Infatti, siamo convinti che esse se ne impadroniranno con fervore e ci aiuteranno così involontariamente, a distruggere quella grande minchioneria, fatta di corruzione e di banalità, a cui è ormai ridotto il parlamentarismo” Poiché: “Noi che disprezziamo profondamente i mestieranti della politica, siamo felici di abbandonare il parlamentarismo agli artigli astiosi delle donne; poiché alle donne, appunto, è riservato il nobile còmpito di ucciderlo definitivamente” dato che, sostiene  Marinetti : “La donna, com'è stata formata dalla nostra società contemporanea, non può che far crescere in splendore il principio di corruzione inseparabile dal principio del voto” ° 
Nell’articolo stesso alla fine comunque l’autore arriva alla conclusione che “la critica alla misogenia del movimento emerge, [...], fin dai primi manifesti negli scritti di Rosa Rosà e Enif Robert” °°, che rifiutarono l’immagine di mero oggetto sessuale.
Valentine de Saint-Point in una sua
performance di danza
Quindi la presenza femminile nel movimento dovette dapprima, come per ogni settore, mettersi in evidenza da se’ per poi essere apprezzata senza comunque che questa valorizzazione abbia prodotto nei meccanismi della diffusione storica un’altrettanta notorietà artistica come quella riservata ai loro colleghi futuristi, oggi infatti solo grazie al centenario del movimento e ad una timida visione di genere della storia, dai suoi svariati punti di vista, si stanno riscoprendo queste figure e tuttavia se ne parla sempre come qualcosa di eccezionale e di sorprendente, in realtà le donne futuriste, lo furono più degli stessi futuristi, si veda la Saint- Point.


° “Contro l’Amore e il Parlamentarismo”, F.T. Marinetti, 1915.
°° “Donne e futurismo”, E. C. Mendoza Garofani, in “Terza Pagina- Trimestrale di editoria e cultura”, Ed. Sovera, Numero 20-21, 2009.


Bibliografia sulle donne futuriste:

"Le futuriste italiane nelle arti visive" di Mirella Bentivoglio, Franca Zoccoli, De Luca Editori d'Arte.

"Spirituale di dolcezza. Serpe di fascino. Scrittrici futuriste" a cura di C. Bello Minciacchi, Bibliopolis.

"Futuriste. Letteratura: Arte. Vita" a cura di Giancarlo Carpi, Edizioni Castelvecchi.

"Quando il futurismo è donna. Barbara dei colori" di Francesca Brezzi, Mimesis.

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