venerdì 14 dicembre 2007

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Un terribile evento familiare è accaduto la scorsa estate in Italia, una giovane ragazza pakistana chiamata Hina è stata uccisa dai suoi cari: suo padre, suo zio e due cognati. Aveva 21 anni e la sua colpa era quella di non essere una buona musulmana. Voleva infatti vestirsi in modo occidentale, sposare un ragazzo italiano, insomma era troppo europea, per cui i suoi parenti hanno pensato di darle una lezione.
Tutta la sua famiglia, anche sua madre, aveva pianificato l'intero affare: mentre sua madre con gli altri figli erano in Pakistan, i maschi della famiglia avrebbero fatto giustizia, quindi Hina è stata uccisa e seppellita nel giardino di casa.
Per la prima volta in Italia, la politica, l'opinione pubblica e la società, tutti hanno capito che c'è stato un problema serio legato anche all'integrazione degli immigrati. Qualche mese più tardi ancora in Italia si parlava e discuteva solo di questa vicenda eppure ad un anno ancora non si sono trovate soluzioni e nulla è stato fatto di concreto a livello istituzionale.
Una risposta a questo terribile fatto è venuta da un'associazione privata, l' ACMID (Associazione della Comunità Marocchina in Italia delle Donne) che ha attivato un numero gratuito per tutte le donne arabe in Italia vittime di violenza. Il centralino risponde direttamente in lingua araba, marocchina, francese e inglese, ed è sponsorizzato dalla Fondazione Nando Peretti, una fondazione anch'essa privata, che sostiene questa iniziativa chiamata "Mai più sola" perché non è stato possibile trovare un finanziamento pubblico.
Dopo l'omicidio di Hina ci si augura un cambiamento nelle politiche di tutela alle donne e in quelle dell'accoglienza, ma fino ad oggi non sono state messe in atto soluzioni di alcun tipo, quindi la questione può essere affrontata solo da privati, insomma le donne devono ancora occuparsi di altre donne.
Tutto questo mi fa pensare a una frase di Germaine Greer: "Non abbiamo altra scelta se non girarci e combattere".









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